Altro Firenze Firenze - Mostre ed eventi

LA FONDERIA GALARDI

L’incredibile fascino dell’ultima fonderia in ghisa rimasta in Toscana

La Fonderia Galardi è uno dei luoghi che ho avuto la grande fortuna di poter ammirare grazie a coincidenze della mia vita personale e lavorativa. Infatti, sebbene da alcuni anni conoscessi tangenzialmente il proprietario, Omero, ho potuto ammirare l’interno della fonderia e conoscerla maggiormente in occasione di un evento di raccolta fondi di AIAU ODV, l’Associazione per cui lavoro. La fonderia è stata infatti scelta come location per un’apericena informale, in cui parte del ricavato è stato devoluto ad un progetto in Ucraina (qui alcune informazioni).

Fonderia Galardi - Omero Galardi al lavoro.


LA FONDERIA

La storica e premiata Fonderia Galardi, situata in via della Stazione delle Cascine 2 a Firenze, è da ben 25 anni l’ultima rimasta in Toscana con produzione artigianale di manufatti in ghisa, meccanici e artistici. Questo primato, per quanto strabiliante e ricco di fascino, è anche piuttosto triste perché ci racconta subito una storia di dimenticanza verso saperi e tradizioni secolari. La creazione degli oggetti, infatti, avviene tramite un’antichissima tecnica di fusione e la lavorazione è completamente manuale.

Omero Galardi, appassionato ed esuberante artigiano, mostra e insegna come il lavoro con le mani produca oggetti eterni: un’opera in ghisa è per sempre!

La prima e antica attività della Fonderia Ciuffi fu rilevata nel 1948 dalla famiglia Galardi e in particolare dal padre di Omero, Enzo. Dalla sede originaria di via Pepe, nella zona delle Cure, fu trasferita nel 1961 nella sede attuale e nel 1969, a soli 17 anni, Omero ha iniziato questo mestiere, che ha proseguito ininterrottamente fino ad oggi, con un passaggio ufficiale di consegne da parte del padre nel 1985.

Fonderia Galardi.
Fonderia Galardi - decorazioni e macchinari.

Le opere prodotte sono numerosissime… A Firenze ne sono splendidi esempi la tettoia nel giardino di Villa Bardini, la balaustra delle due rampe del piazzale Michelangelo e quella della Terrazza Cinque Paniere (subito sotto), i particolari in ghisa al Giardino dell’Orticoltura, la scala a chiocciola al Museo della scienza e della tecnica in piazza Giudici, il Portale del Parmiggiani in via Celle, il distributore dell’acqua in piazza Signoria.

Da anni parte degli esercizi storici fiorentini, a luglio 2021 la Fonderia è stata premiata con l’importante riconoscimento di Eccellenza storica da parte del Comune di Firenze.

Data la grande disponibilità, Omero si è prestato negli anni ad organizzare visite e illustrare la tecnica della fusione della ghisa ai ragazzi delle scuole: ci racconta con soddisfazione la loro sorpresa e il loro stupore nell’apprendere che tutto viene ancora realizzato a mano…

VISITA ALLA FONDERIA

Omero Galardi è il perfetto padrone di casa: non solo è accogliente e ospitale, ma subito si adopera con ardore per condurre nei meandri della fonderia e ne illustra il funzionamento.

Vedendola da fuori si distingue da una targa su un cancello, in mezzo a capannoni e parcheggi proprio sotto il Ponte all’Indiano, che (vale la pena sottolinearlo) non esisteva ancora, quando la fonderia si è trasferita nella periferia di Firenze. Appena entrati ci si rende conto che non è un luogo qualunque: mi colpisce in primo luogo la quantità di piante, che crescono ovunque rigogliose, addirittura con un pergolato sotto il quale si estende un grande tavolo, sedie, svariati oggetti. Dall’altro lato, invece, si nota la casa di Omero e di Chiara, che abitano proprio qui in fonderia.

Ci addentriamo nel grande spazio sotto il capannone industriale e veniamo sbalzati in un altro mondo: niente più piante, solo strumenti di lavoro, scatole, ferri e una sabbia scura. Per l’occasione l’ampio spazio è addobbato con quadri e un lunghissimo tavolo con sedie si estende da una parte all’altra.

Fonderia Galardi - ingresso.
Fonderia Galardi - il tavolo per l'evento AIAU.
Fonderia Galardi - ingresso.

Omero ci guida nella parte più nascosta: oltre alle belle opere, tra cui colonne e dettagli di strutture di design, e alle creazioni di oggetti di manufatti meccanici, ci colpisce la quantità di quelle che sembrano delle vere e proprie cassette, come riempite di quella sabbia scura, che, scopriamo, è una sabbia industriale apposita.

Omero ci illustra due diversi modelli: uno per pezzi meccanici e un altro per delle decorazioni di un camino per un importante negozio di arredamento di lusso. Il modello è fondamentale e deve essere ben calibrato perché pensato proprio per la lavorazione della ghisa e per le sue caratteristiche. Si tratta di un pezzo quasi uguale a quello che si vuole costruire; anticamente veniva costruito in legno e verniciato per limitare l’assorbimento di umidità, mentre oggi si preferiscono materie plastiche, legno artificiale e metalli. Ciò che è importante è la dimensione: dato che il metallo subisce un ritiro durante il raffreddamento, il disegno del modello deve essere leggermente più grande del pezzo finito per compensare.

Dal modello sono ricavate le forme, che vengono riempite colandovi all’interno la ghisa, grazie alla sua buona fluidità allo stato fuso, che si raggiunge a 1250°, ma ne occorrono 1400 per poterla colorare.

Omero ci mostra l’enorme forno dove avviene questa fusione. Fino al 1986 veniva usato quello tradizionale (il “cubilotto a carbon coke”), ma per problemi di inquinamento è stato sostituito con un forno rotativo oximetan, che adopera ossigeno e metano invece che carbone. La Fonderia Galardi è stata pionieristica in questo perché la prima in Italia a operare tale scelta. Omero ci mostra come, ruotandolo, la ghisa fuoriesce e cola nell’apposito recipiente, che viene poi sollevato dal braccio di una gru e fa colare la lega dal proprio beccuccio dentro la forma.

Raffreddata la ghisa, l’oggetto è formato e viene liberato dalla sabbia al proprio interno e rifinito nei dettagli. Omero ci spiega come tutta la lavorazione avvenga manualmente: questo permette la creazione di manufatti di altissima qualità e di poter produrre anche piccole serie o oggetti unici, mentre la produzione industriale avviene necessariamente solo per grandi quantità.

Fonderia Galardi - particolari della produzione.
Fonderia Galardi - le forme per la produzione.
Fonderia Galardi - il forno.

PRODUZIONE DELLA GHISA

Tecnicamente la ghisa è una lega ferro carbonio a tenore di carbonio relativamente alto (>2,14%); come l’acciaio, è quindi una lega metallica costituita da ferro e carbonio ma la percentuale di carbonio presente è superiore a quella dell’acciaio.

Creata per errore la prima volta nel XIII secolo, solo nel 1450 cominciò ad essere prodotta grazie alla realizzazione di un apposito forno. Nei secoli la ghisa subì molte trasformazioni per le innovazioni in campo meccanico e industriale; in metallurgia si diffuse velocemente grazie al basso costo e alla fluidità del prodotto, che permette un’eccellente lavorazione per fusione.

Il più antico sistema di fusione era quello del forno a cumulo, ottenuto accatastando il minerale in pezzi e il carbone di legna e ricoprendo di terra e argilla il tronco di cono così ottenuto. I forni erano distrutti dopo la fusione e non raggiungevano temperature superiori ai 1200°: questi gradi, però, non sono sufficienti per fondere il ferro, che diviene una massa pastosa e spugnosa (il ferro dolce), che non è molto resistente e che doveva quindi essere battuto nelle fucine per eliminare le scorie e aumentare la compattezza. Dal ‘500, con il miglioramento delle tecniche di fusione, i nuovi forni, più complessi e costosi, erano in grado di raggiungere temperature più elevate e la colata di ferro cominciò a contenere percentuali di carbonio più elevate: veniva prodotta la ghisa.

Fonderia Galardi - strumenti per la colatura della ghisa.
Fonderia Galardi.
Fonderia Galardi.

Negli ultimi secoli le tecniche sono ulteriormente migliorate, ma quella tradizionale, a mano, è rimasta una lavorazione stabile e ormai appannaggio di pochi fonditori, veri e propri artigiani. La maggioranza della produzione, infatti, avviene in modo industriale. Sebbene economicamente vantaggiosa, questa scelta di produzione impoverisce le nostre tradizioni e l’antico sapere rischia di andar perduto.

Omero racconta della propria attività con passione ed eloquenza; si capisce subito che molto del processo viene da lui gestito “a pelle”. Accanto al forno, infatti, ci mostra il rudimentale pannello di controllo e ci dice che se si vuole si può anche misurare la temperatura: questo è importante perché da essa dipende la qualità degli oggetti realizzati. Eppure, lui ridacchia e, battendosi un dito sulla tempia, ci dice: “Eh, ma io ho tutto nella testa, la temperatura è nella testa! Si dovesse tutte le volte stare lì a misurarla…”  Questa è la bellezza degli artigiani, degli artisti, di chi compie da tutta la vita una professione ed è maestro di una tecnica: la padroneggia e la conosce, conosce la ghisa, conosce i prodotti e con la fonderia si stabilisce un legame profondo, ancestrale, autentico e sanguigno. Non si può, e non si deve, permettere che tutto ciò vada perduto.



LEGGI ANCHE …

Potrebbe piacerti...