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ANEDDOTI DI UN ITINERARIO NEL CENTRO DI FIRENZE

Il Porcellino, le buchette del vino e la storica gelateria Vivoli

Ponte Vecchio.

Fase 2 dell’emergenza Covid-19: possiamo uscire a passeggiare anche lontano da casa. E i fiorentini si riversano per le strade, con il ponte del Primo Maggio e l’ordinanza della Regione Toscana che anticipa di qualche giorno la libertà concessa dal governo a partire da lunedì 4. Il centro, fino a qualche giorno fa deserto, ecco che si ripopola di turisti autoctoni… Qualcosa di più unico che raro: vedere famiglie, coppie, uomini e donne che corrono, camminano, vanno in bicicletta, tutti fiorentini. Forse è così che una città si riappropria degli spazi, dei monumenti, delle strade e degli scorci, magari davvero dalla nostra vita trascorsa in periferia impareremo a visitare di più le meraviglie del centro storico, strappandone un poco alle orde di turisti, alla massa delle cavallette che fino a poche settimane fa erano solite riversarsi nelle strette vie, leccando il loro cono gelato in coda per entrare all’Accademia o in attesa della visita programmata agli Uffizi.

Statua in bronzo del Porcellino (cinghiale) in mezzo al loggiato.
Il Porcellino

L’ITINERARIO

Da piazza della Repubblica al Porcellino

Un itinerario semplice, quello che ho percorso insieme a mia madre, fermandoci ad ascoltare il chiacchiericcio quieto di chi era uscito per la prima volta dopo giorni trascorsi al sicuro della propria stanza.

Da piazza della Repubblica alla loggia cinquecentesca del Mercato Nuovo con il celeberrimo Porcellino in bronzo, il muso lucido dalle carezze di coloro che vi hanno cercato fortuna. Questo cinghiale è in realtà una copia romana di un marmo ellenistico, donata a Cosimo I de’ Medici nella seconda metà del ‘500 dal papa Pio IV e conservata agli Uffizi. La fusione in bronzo è stata eseguita successivamente, nel 1633 da Pietro Tacca e nel 1640 è stata collocata da Ferdinando II de’ Medici nella loggia, con una funzione di fontana: già allora era chiamata “Porcellino”. Passeggiare con calma permette anche di scoprire cose nuove… come la targa commemorativa attaccata ad uno dei pilastri e che ricorda Hans Christian Andersen, il quale, dopo un viaggio a Firenze, dedicò alla statua una delle sue fiabe, ”Il porcellino di bronzo”.

Senza il trambusto e la calca, poi, e soprattutto senza le bancarelle, si può vedere una delle curiosità di questa loggia: la pietra dello scandalo o dell’acculata: si tratta di un tondo di marmo bicolore (rifacimento del 1838). Lì veniva posizionato il Carroccio, simbolo della Repubblica fiorentina e sul quale veniva issato il gonfalone, per farvi riunire intorno le truppe prima di ogni battaglia. Inoltre, era il luogo dove nel Rinascimento venivano puniti i debitori insolventi: calati i pantaloni, essi erano costretti a battere ripetutamente il sedere sulla pietra (l’acculata). Da questa usanza, forse, sono nati i modi di dire “essere con il culo a terra” e  “sculo” (sfortuna).

Facciata della Chiesa di Santa Croce e piazza.<
Piazza Santa Croce

Ponte Vecchio e Santa Croce

Dalla loggia si prosegue verso Ponte Vecchio. Sarebbe bello conservare sempre la sorpresa del bambino che ho sentito chiedere al padre: “Ma… quello è il ponte vecchio, vero?”; come si può avere l’accento fiorentino senza aver mai visto uno dei luoghi simbolo della città? Certo, agli occhi di chi lo vede la prima volta deve apparire come magico… E senza dubbio lo è, con le sue botteghe di orefici, le case sporgenti sull’Arno, quel miscuglio di colori a metà tra fantasia, armonia e fiaba.

Proseguiamo verso la Galleria degli Uffizi, che si estende proprio sotto il corridoio Vasariano, e, prima di ritrovarci in piazza della Signoria, giriamo verso via de’ Neri per dare un’occhiata a piazza Santa Croce, senza dubbio uno dei luoghi più amati della città. La basilica, consacrata nel Quattrocento, ha però una facciata ultimata solo nell’Ottocento: il papa Pio IX pose la prima pietra nel 1857 e la costruzione fu ultimata due anni più tardi, in occasione del centenario dantesco, quando nella piazza fu collocata anche la statua rappresentante un Dante Alighieri accigliato e superbo.

La gelateria Vivoli e le buchette del vino

Inoltrandoci in una viuzza che non a caso si chiama “torta”, ci troviamo sulla destra una delle gelaterie più storiche di Firenze: Vivoli. Nata come latteria nel 1929, fu aperta da una famiglia proveniente da Pelago, un paesino sopra Pontassieve, già un poco arrampicato sulla montagna.

Signora con la mascherina che prende il gelato dallo buchetta del vino della gelateria Vivoli.
Gelato attraverso la buchetta

Durante i giorni dell’emergenza Covid-19, i fiorentini hanno riscoperto l’utilità delle diffuse, ma spesso sconosciute “buchette del vino”. La gelateria, infatti, fa passare attraverso questa apertura il gelato, preservandolo da contaminazioni e rendendo possibile la sua degustazione a passeggio.

Cosa erano le “buchette del vino“? Le ritroviamo in molti palazzi signorili di Firenze, con un’apertura a circa un metro dal suolo: si tratta di minuscole porticine, ormai quasi sempre chiuse, ma che fanno parte della tradizione fiorentina. Hanno anche il nome di tabernacoli, finestrini o finestrelle del vino; fin dal Cinquecento, servivano per vendere un bicchiere o un fiaschetto di vino agli avventori. Lo smercio cominciava fin dalla mattina ed era un modo di vendere esentasse il vino da parte delle famiglie signorili che avevano tenute non lontane dalla città. Le buchette servivano anche per i più poveri: infatti potevano essere luogo di offerta delle eccedenze alimentari. Adesso, nel centro storico di Firenze, se ne contano circa 145, ma sono raramente aperte… tranne che durante questa quarantena!



Vivoli, infatti, ha saputo sfruttare e aggiornare un’antica usanza, con la vendita di gelato e caffè ai passanti, ma soprattutto facendo loro riscoprire queste graziose porticine, uno spiraglio su una tradizione curiosa da ricordare.

Palazzo Vecchio.
Piazza della Signoria

Signoria, Duomo e Santa Maria Novella

Passando borgo degli Albizi e poi via del Corso, giriamo a sinistra su via dei Cerchi, da cui scorgiamo il campanile di Palazzo Vecchio, sentiamo il suono dello scrosciare dell’acqua della fontana di Nettuno, il “Biancone”, realizzato da Ammannati tra il 1560 e il 1565 e tanto disprezzato dai fiorentini di tutti i tempi. Percorriamo via dei Calzaiuoli e sbuchiamo al Duomo, alla nostra destra uno dei punti più ventosi della città: il “rifrullo del diavolo”, che merita uno spazio a parte. Ammiriamo il Battistero, la cupola e il campanile, l’immensa facciata policroma. Ed infine, completiamo l’itinerario in Santa Maria Novella, la chiesa forse più elegante di tutta la città, con la facciata quattrocentesca dell’architetto dell’armonia, Leon Battista Alberti. Possiamo arrivarci passando dalla bella via dei Tornabuoni, con le vetrine per lo shopping di lusso, girando subito dopo il Palazzo Antinori, la cui cantina e il cui spazio espositivo sono sempre degni di una visita. Santa Maria Novella, con il respiro e la grazia che la contraddistinguono, è senza alcun dubbio il luogo ove far riposare lo sguardo, già colmo di tante bellezze.

Piazza Santa Maria Novella

INFORMAZIONI
Gelateria Vivoli;
– Buchette del vino
.


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