Ottocento e Novecento, nuovi stili e l’influenza della ginnastica
Abbiamo parlato della storia più antica dello yoga, di Tantra e Veda, della cultura indiana e del ruolo di Shiva. Ci concentriamo adesso sulla parte più moderna di questa disciplina, così da meglio comprendere anche lo yoga che pratichiamo adesso e in cosa esso si discosta da quello tradizionale.
STORIA MODERNA
Negli ultimi due secoli lo yoga ha raggiunto anche il mondo occidentale, in particolare in seguito alla colonizzazione dell’India da parte degli inglesi; così la cultura indiana ha raggiunto l’Europa e i suoi salotti, suscitando grande interesse e fascino.
In questo contesto assumono particolare rilevanza due Yogi: Vivekananda (fine ‘800) e Yogananda (anni ’20 del Novecento), che diffusero in Inghilterra e in America gli insegnamenti dei loro maestri. Grazie a tale spinta, furono fondati i primi ashram e centri yoga negli Stati Uniti e sempre più insegnanti di questa pratica cominciarono a raggiungere il mondo occidentale. In un primo momento, lo yoga si diffuse come pratica spirituale, tralasciando la parte delle asana.
Con il supporto della rivoluzione culturale degli anni ’60, soprattutto con il movimento hippie, la pratica yoga iniziò a diffondersi tra le generazioni più giovani e sempre un maggior numero di persone cominciarono ad interessarsi ad esso, anche per quanto riguardava le asana.
Alcuni maestri divennero molto popolari; essi insegnavano lo yoga in modi differenti. Due esempi sono offerti da Satchitananda e Osho, che diffusero pratiche e concetti negli anni ’80 e ’90.
In India Krsnamacharya, yogi di grande esperienza e passione per la parte più fisica dello yoga, fu ingaggiato dal Maharaja di Mysore in qualità di allenatore delle guardie del palazzo reale. Osservando i militari inglesi durante gli allenamenti e la ginnastica, Krsnamacharya sviluppò un nuovo tipo di yoga, che si diffuse poi molto in Occidente. Si potrebbe persino dire che egli fu il primo inventore dell’acro-yoga.
Tre dei suoi discepoli furono Iyengar, fondatore dello Iyengar Yoga, Desikachar, a cui si deve il Vini Yoga, e Pattabhi Jois, che inventò l’Ashthanga Vinyasa Yoga.
IYENGAR YOGA
Nell’intento di rendere lo yoga accessibile a tutti, B.K.S. Iyengar è stato il primo a creare una specifica didattica d’insegnamento e a introdurre l’uso di attrezzi (props) come coperte, cinture, cuscini, sedie, mattoni e altro ancora. Grazie a questo anche le persone meno flessibili o più deboli possono eseguire le posizioni per avere gli effetti desiderati su organi e sistema nervoso.
VINIYOGA
Il Viniyoga è un tipo di yoga che segue il normale sviluppo del movimento corporeo senza sottoporre il praticante a posizioni e sforzi innaturali. Le asana sono pensate per svolgere movimenti ripetitivi ed estesi nel tempo, seguendo la naturale conformazione degli individui, ciascuno con le proprie peculiarità ed esigenze. Ogni movimento è connesso alla respirazione e consente di sviluppare consapevolezza interiore e controllo del proprio corpo.
ASHTANGA VINYASA YOGA
Nei corsi di Ashtanga gli studenti apprendono le asana in un ordine preciso e rigoroso, la pratica in classe e la pratica personale seguono uno schema ben definito.
La sequenza di apertura prevede una serie di 8 o 10 saluti al sole, seguita da asana in piedi e da una delle sei sequenze principali di posture, chiamate “serie primaria”, “serie secondaria” e “serie avanzata”. Di quest’ultima esistono 4 varianti, per un totale di 6 sequenze predeterminate, una differente per ogni giorno della settimana. La pratica di una sessione di Ashtanga Yoga termina spesso con l’esecuzione di un mantra.
L’esecuzione delle asana avviene in un flusso, le posizioni sono collegate tra loro da movimenti di transizione (vinyasa) e coordinate con il respiro, che riveste grande importanza. La respirazione è nasale, rumorosa, vigorosa e scandisce il movimento, che avviene sempre in corrispondenza di una espirazione o inspirazione.
Nelle due foto:
Iyengar che assiste nell’uso della sedia e Pattabhi Jois che assiste nell’asana del pesce.
ALTRI STILI
Da questi stili ne derivarono molti altri, come l’Hatha yoga moderno dallo Iyengar Yoga e il Vinyasa Flow Yoga e il Power Yoga dall’Ashtanga.
In California, Bikram Choudhury fondò lo Hot Yoga, in cui l’esecuzione delle asana all’interno di un ambiente riscaldato di circa 40 gradi, mentre alla creazione dell’Acro Yoga che conosciamo adesso concorsero diversi acrobati.
Fin dall’antichità lo yoga è stato praticato in modi differenti (Hatha Yoga, Raja Yoga, Bhakti Yoga etc.), quindi non dobbiamo stupirci di questa proliferazione di stili: lo yoga, infatti, è sempre adattato e si adatta ancora continuamente ai bisogni dell’uomo. In questo momento, in particolare, è molto utilizzato per risolvere problemi legati alla sedentarietà; per questo vi sono anche molte più asana che in passato.
Negli ultimi decenni lo yoga si è mescolato sempre di più con fitness, ginnastica e sport; con il crescere dell’interesse i centri sono divenuti sempre più grandi, si sono moltiplicati i props e i tappetini sono sempre più sofisticati e costosi. È nato così così tutto il business legato allo yoga.
Certo, la pratica delle asana ha rivelato i grandi benefici che esse portano, ma l’immagine dello yoga è divenuta sempre più fisica e le stesse posizione possono essere dannose e avere numerose controindicazioni.
CONCLUSIONI
Ciò che si sta spesso perdendo nella pratica dello yoga è la dimensione metafisica, spirituale, ad esso strettamente collegata. Lo yoga è concepito come una ginnastica, come uno strumento per aver sollievo da un mal di schiena, ma anche come un mezzo per creare l’ultima foto da postare sui social.
Sebbene alcune scuole, lezioni, seminari, cerchino di riportare e valorizzare aspetti fondamentali, anche antichi, pur adattati alle esigenze moderne, l’impressione generale è purtroppo che la moda dello yoga lo stia progressivamente snaturando e depauperando di tutti quegli elementi per cui il lavoro compiuto sul fisico attraverso le asana andava di pari passo ad un percorso spirituale, ad un cambiamento della propria mente e prospettive, ad una ricerca interiore.
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