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“LA BIBLIOTECA SUL CAMMELLO” DI MASHA HAMILTON

Un romanzo che ci proietta in un’altra realtà

SETTEMBRE 2024

Il merito di avermi consigliato questo libro va sicuramente a Costanza, amica e collega, con la quale spesso ci scambiamo appassionate recensioni di ciò che stiamo leggendo. Quando mi ha parlato del romanzo di Masha Hamilton la trama mi ha subito affascinata e ho chiesto che mi fosse regalato per il compleanno. In verità, poi, me ne sono arrivate ben due copie: una acquistata da Lorenzo, il mio compagno, e proveniente dalla Germania, l’altra scovata da mia mamma in una libreria di Torino. Il volume, infatti, non sembra essere stato ristampato… un vero peccato!

  1. Trama;
  2. L’autrice;
  3. Cosa ne penso?

Tra i romanzi contemporanei che ho avuto modo di leggere ultimamente La biblioteca sul cammello è di sicuro uno dei migliori. Si tratta di un libro non banale sotto innumerevoli punti di vista, dalla trama alla sua costruzione fino allo stile utilizzato, che appare semplice, scorrevole e lineare, ma che è impreziosito da espressioni e vocaboli capaci di riflettere una cultura diversa dalla nostra e di proiettarci in modo immediato nel contesto africano.

Colpiscono in particolare le metafore, i cui protagonisti sono animali della savana e che fanno spesso riferimento all’acqua e alla pioggia, fenomeno atteso e prezioso. Talvolta riflettono un’attitudine esistenziale, un senso di fatalità, di destino predeterminato a cui è difficile sfuggire: “Il giorno in cui una scimmia è destinata a morire tutti gli alberi diventano scivolosi.” (p. 40).

La storia è ispirata ad una vicenda reale, di cui personalmente non avevo mai sentito parlare. Al fine di documentarsi per questo romanzo l’autrice, che vive a New York, ha trascorso vari mesi in Africa, partecipando all’iniziativa Kenya National Library Service. Masha Hamilton manca di nominare le persone che l’hanno aiutata e di fornire i riferimenti per cercare il progetto ed eventualmente supportarlo.

“Il viaggio era immancabilmente più facile per l’animale che portava i paraocchi.” p. 34

La narrazione procede in modo particolare e accattivante, concentrandosi in pochi giorni e con due capitoli antecedenti e uno successivo, che riescono ad allungare la parentesi temporale: il primo, con cui si apre il romanzo, racconta l’incidente del ragazzo, allora ancora bambino, che sarà poi conosciuto come Scar Boy, terribilmente sfigurato e mutilato dall’attacco di una iena; il secondo è l’unico non ambientato in Africa, poco prima della partenza della protagonista, Fiona Sweeney, quando si trova ancora in America e sta per congedarsi dai propri amici. L’ultimo capito, invece, conclude la storia, con il ritorno della donna bianca nel luogo dove ha incontrato la tribù africana di Mididima.

Masha Hamilton, La biblioteca sul cammello, Garzanti, Milano, 2007.


Sebbene la protagonista sia Fiona, l’americana che si trasferisce in Africa e porta i libri sui cammelli per incentivare l’alfabetizzazione nelle zone più isolate e periferiche, il romanzo risulta corale, composto dalle innumerevoli prospettive dei vari personaggi, ciascuno con le proprie aspirazioni, le credenze, le necessità personali.

Ci avviciniamo all’anziana donna con la nipote che vorrebbe andarsene da Mididima, all’impegnato e insicuro maestro e alla sua bella moglie, allo scettico bibliotecario, al fabbricante di tamburi su cui grava la responsabilità del figlio sfigurato…

Ogni capitolo è raccontato da un personaggio differente e, se in un primo momento la scelta può risultare spiazzante, si tratta senza dubbio di uno dei maggiori punti di forza del romanzo. La trama, infatti, si sviluppa intorno all’incontro tra l’americana e la tribù di Mididima: un singolo evento, la venuta dei libri sui cammelli, cambia la storia della popolazione, innesca una serie di effetti e stravolge gli equilibri.

È un bene o un male? Da occidentali speriamo nel lieto fine, ma la realtà e più complessa, come dimostra la figura del bibliotecario, posta ai margini, ma che ben incarna la dualità di un progetto come quello promosso, di una biblioteca sui cammelli: l’uomo è cinico e distaccato, eppure pronto a combattere per il proprio popolo, smascherando le ipocrisie occidentali… Nel finale, ci troviamo davanti al dato di fatto che il bibliotecario aveva ragione nella sua opinione sulla tribù di Mididima, ma al tempo stesso il progetto può ampliarsi e prosperare grazie ad un suo fatidico intervento.

“Forse, quando pensiamo di insegnare a un altro popolo che cosa è giusto
– anche se quel popolo non sa leggere – pecchiamo di presunzione”
p. 143

L’incontro tra Fiona e la tribù cambia le vite, anche se alla fine tutto torna come all’inizio, completamente diverso, ma apparentemente uguale. Il romanzo si ferma qui, non ci racconta, come forse vorremmo, le storie dei vari abitanti, cosa faranno, se riusciranno a continuare a leggere, se qualcuno di loro si allontanerà dalla tribù per studiare nella “città lontana”, se gli amori e i dissapori troveranno un loro compimento.

Non sappiamo molto neppure del destino dell’americana, solo che continuerà a lottare per l’alfabetizzazione, ma con uno sguardo e una consapevolezza diversa: i libri possono avere il potere di mostrare un’altra realtà, un altro modo di vivere, ma essere fautori di dolori, distruggere identità, cambiare i rapporti di potere…

Cedere all’illusione che porteranno di per sé un miglioramento nella vita di chiunque è miopia, significa non conoscere davvero i luoghi e le persone che stiamo cercando di aiutare, animati da buone intenzioni o da tornaconti di immagine (come sembrano alcuni finanziatori del progetto). Al tempo stesso, la protagonista fa esperienza sulla propria pelle, e noi con lei, dei limiti delle parole e della necessità di vivere insieme, guardare davvero le altre persone, immergersi in culture differenti, cercare di capire, oltre gli stereotipi, anche quelli idealizzanti.

“(…) ormai lui sapeva, se prima non l’aveva saputo, che le parole avevano dei limiti
– le parole nell’aria, o su una pagina.”
p. 258


TRAMA

Masha Hamilton, La biblioteca sul cammello, Garzanti, Milano, 2007.


Fiona Sweeney, giovane bibliotecaria di New York, decide di cambiare completamente la propria vita, aderendo al primo progetto di una biblioteca itinerante in Kenya, destinata a portare libri e alfabetizzazione agli abitanti di quelle regioni. Un oggetto sconosciuto giungerà loro su un animale noto, il cammello: ecco la nascita di una biblioteca sul cammello.

Gli equilibri nella tribù di Mididima sono sconvolti dall’arrivo dei libri prima e dell’americana poi, la quale decide di trascorrere alcuni giorni vivendo nelle loro capanne. Avviene così un incontro tra culture, che entrano in dialogo tra incomprensioni, sentimenti, stereotipi e aperture.

MASHA HAMILTON

Giornalista e scrittrice americana, Masha Hamilton (1961) ha lavorato per Associated Press e per il Los Angeles Times come corrispondente dal Medio Oriente e come inviata politica a Mosca. Nel 2004 è partita per l’Afghanistan, per fare ricerche sulla condizione delle donne nel Paese.

Due dei suoi romanzi più famosi sono Staircase of a thousand steps (2001) e The distance between us (2004). Nel 2006 ha trascorso vari mesi in Kenya svolgendo ricerche per il romanzo The Camel Bookmobile (2007), edito lo stesso anno in Italia con il titolo La biblioteca sul cammello.


IL LIBRO
Masha Hamilton, La biblioteca sul cammello, Garzanti, Milano, 2007.


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