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“GRANDE MERAVIGLIA” DI VIOLA ARDONE

Relazionarsi e riconoscersi per esistere

GENNAIO 2024

Dopo aver letto in pochissimi giorni “Abel” di Baricco, mentre ero ancora in vacanza in Trentino mi sono trovata improvvisamente sprovvista di libri… Così Lorenzo ha deciso di regalarmi questo romanzo, acquistandolo insieme a me alla cartoleria Pensieri Belli di Cavalese, il giorno prima dell’Epifania, mentre la neve fioccava…

  1. Sinossi;
  2. L’autore;
  3. Cosa ne penso?

Viola Ardone è per me un’autrice conosciuta: qualche anno fa, infatti, ho letto il suo primo libro, Il treno dei bambini, e sono rimasta colpita dalla limpidezza narrativa, priva di giudizi e dotata di un’eccezionale sensibilità.

Sono felice della mia scelta: Grande meraviglia è un romanzo potente e delicato al tempo stesso. L’ho letto velocemente, senza prestare particolare attenzione critica, perché mi ha coinvolta fin da subito, mi sono immersa nella sua storia con facilità e ne sono uscita solo dopo aver girato l’ultima pagina.

La storia è raccontata da una doppia prospettiva: da una parte, la ragazza, Elba, la protagonista femminile, nata in un manicomio ma non affetta da alcuna patologia mentale; dall’altra, l’anziano psichiatra, il Dr. Meraviglia, che l’ha conosciuta e aiutata e che adesso affronta da solo lo scoccare del suo settantacinquesimo anno di età.

Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi, Torino, 2023.


La suddivisione della narrazione, sempre in prima persona, si riflette sul piano temporale: Elba racconta episodi degli anni 1982 (prima parte), in cui, quattordicenne, si trova ancora in manicomio e vuole ricongiungersi con la madre, e 1988-89 (terza parte), quando viene accolta nella casa di Meraviglia e studia all’università.

La seconda e la quarta sezione del libro, invece, sono affidate alla voce del famoso psichiatra, che parla nell’arco di una sola giornata, il 31 dicembre 2019, con un breve prolungamento sulla mattina del 1° gennaio 2020.

Grazie a questa doppia narrazione ricostruiamo i momenti più significativi della vita di entrambi i protagonisti: l’infanzia di Elba, le lotte politiche e ideologiche di Fausto Meraviglia, il suo matrimonio e il rapporto con i figli, lo studio della ragazza e le sue scelte di vita. Il tempo, quindi, che si estende prima del 1982 e tra esso e il 2019, viene ricostruito dal lettore stesso, tramite i monologhi e le conversazioni dei personaggi.

Degno di nota è senza dubbio lo stile: le voci dei due protagonisti sono rese in modo diverso (vi è persino una differenza tra Elba nel 1982, più infantile, e nel 1988, quando diviene più consapevole). La scrittura rispecchia le due figure, la loro età e lo stato psicologico.

Elba e Meraviglia diventano persone vive, reali, con le loro idiosincrasie, i modi di dire, le frasi ripetute, i tic verbali e fisici, i sentimenti verso gli altri, una visione della vita e della realtà che li circonda; hanno necessità, si costruiscono inganni, provano ed esprimono emozioni, cercano la libertà, il riconoscimento dell’altro, lottano e sbagliano, si vergognano, mentono… Non sono figure di carta; il lettore li percepisce come personaggi in carne ed ossa.

L’eccezionale resa dal punto di vista umano si sposa con la decisione da parte dell’autrice di affrontare alcuni temi importanti a livello sia storico, come la chiusura dei manicomi o le pratiche psichiatriche e l’elettroshock, sia esistenziale, ad esempio cosa sia davvero la libertà, qual è il nostro legame con gli altri e l’umana necessità di un riconoscimento. Al tempo stesso, però, quanto possiamo dire di conoscere e comprendere gli altri?

“Tu puoi essere certa di conoscere la verità degli altri? Io no. Non ho questo potere, nessuno lo possiede, senti a me. La verità è un’ipotesi che non basta una vita a verificare.”
p. 245

Sono argomenti pesanti, trattati con delicatezza e da una prospettiva sempre personale, soggettiva, senza la pretesa di fornire risposte e senza alcun giudizio. Le contraddizioni emergono come parte della vita e della storia: i manicomi vengono chiusi, ma la pazzia continua a esistere; Meraviglia è un’idealista che lotta per la dignità dei pazienti, ma si rivela un pessimo padre; la fame di libertà diventa la gabbia solitaria della vecchiaia; il talento di Elba si concretizza in una strada diversa da quella prefissata; la sua storia eclatante cambia la vita di un uomo, ma non si fa bandiera e modello per la maggioranza…

Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi, Torino, 2023.

“la rabbia è un tumore dell’anima”
p. 13

“(…) fuori dai cancelli è uguale. Solo che i matti qui dentro girano in camicia, dicono quello che pensano e hanno una prigione più stretta rispetto ai matti di fuori, che girano tutto il giorno in camicia e cravatta, si sentono liberi e ogni canto si dicono tra loro: che ti credi, sono mica matto?
I mica-matti odiano i matti, li chiudono nel mezzomondo e qui non ci vogliono mettere piede, neanche nei giorni di visita perché, sotto sotto, hanno paura che non li facciano uscire mai più. Tutti quelli che dànno fastidio nel mondo di fuori li portano qua, perché sono brutti, perché sono cattivi e perché sono poveri. I ricchi non sono mai pazzi (…) È più comodo tenere tutti i difettosi in un unico posto nascosto, così nessuno li vede e non esistono più.”
pp. 14-15

“(…) che differenza c’è tra quello che è immaginato e quello che è vero? Impazzire può essere un risarcimento, per chi non ha niente di meglio.”
p. 43

“Ma i posti con le sbarre si somigliano tutti: nessuno è del tutto colpevole e nessuno è del tutto innocente.”
p. 119

Alcune pagine sono amare e dolorose, sebbene il romanzo non perda il carattere mite, tenue, delicato. Gli episodi sono osservati talvolta con ironia, altre con partecipazione, altre ancora con compassione… Mentre vediamo Elba e Meraviglia lottare, ognuno a suo modo, ci domandiamo: dov’è la follia? Qual è la soglia della libertà che non nuoce agli altri? Quanto siamo disposti a sacrificare per inseguire ciò in cui crediamo?

Due principi mi sono rimasti particolarmente impressi e condivido pienamente. Il primo prende in considerazione l’amore degli altri: non dobbiamo pensare che dipenda unicamente da noi. È una responsabilità che non possiamo avere, almeno non interamente.  La seconda riflessione è che cercare di salvarsi non può essere una colpa; ognuno di noi ha parti oscure, episodi difficili, idiosincrasie non risolte, sensi di colpa o vergogne. Vivere e cercare di essere felici, trovare la propria strada nel mondo, non è una mancanza verso coloro che non ce la fanno.

Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi, Torino, 2023.


“Salvarsi non è una colpa.”
p. 180


“La vera libertà è riuscire a immaginare la propria salvezza.”
p. 186


“Arrendersi è una forma di guarigione. Riuscire è una nevrosi.”
p. 136

Libertà, morte, possibilità di autodeterminarsi, scegliere il proprio futuro, persino decidere se e quando morire: sono tutti temi ricorrenti, declinati in vari modi nelle pagine del romanzo…

“Forse dimentico tutto perché in fondo non mi importa più di niente. Non è mancanza di memoria, ma di interesse. (…) La dimenticanza, a pensarci bene, è l’ultima carezza della vita, lo sconto di pena previsto per chi ha vissuto troppo e ha più ricordi del necessario.”
p. 91

“Sono rimasto vivo per morire di qualche stupido male senza gloria che mi spegnerà di giorno in giorno. (…) credi che ogni elemento sia indispensabile e ti accorgi col tempo di poter andare avanti anche senza. Si sopravvive così., perdendo pezzi.”
pp. 97-98

“In questo Paese si può morire di botti illegali, di incidenti sul lavoro, di violenza domestica, ma non si può decidere di andarsene in santa pace senza rompere le scatole a nessuno. Bisogna aspettare pazientemente che qualcuno ti faccia fuori o che la natura ti stermini con umiliazione e sofferenza.”
pp. 125-26

“Perché oggi morire è un reato, ammalarsi è una sconfitta e nessuno può concedersi il lusso di deragliare dal virtuoso protocollo della salute.”
p. 280

“Non riuscire a conoscere il finale, è questo forse l’aspetto più deludente della vita: non poter arrivare all’ultima pagina per essere sicuri che niente più accadrà né di bello, né di brutto.”
p. 283

Infine, non posso non parlare del gioco di parole che risiede nel titolo: meraviglia è quella provata dai vari personaggi mentre affrontano il mondo e la sua bellezza e si relazionano con gli altri, in un susseguirsi di sorprese inaspettate; Meraviglia è il cognome dello psichiatra che fa uscire Elba dal manicomio, che lotta per la loro chiusura e di cui la ragazza si riconoscerà figlia, venendo anche lei una Meraviglia.

Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi, Torino, 2023.


“- Non bisogna credere troppo alle proprie speranze (…)
– Nemmeno alle certezze degli altri”
p. 45


“Sa qual è il problema del nostro tempo? Tutti vogliono parlare e nessuno ascoltare (…)”
p. 93

Grande meraviglia è un romanzo che ci porta a riflettere su noi stessi, sulla nostra dose di follia, la responsabilità verso gli altri, la libertà che ci arroghiamo e pretendiamo e quanto siamo disposti a concederne a chi amiamo.

SINOSSI

Nel 1982 la quattordicenne Elba vive nel manicomio dove è nata e dove, dopo un periodo di istruzione dalle suore, è voluta tornare per rivedere sua madre, che lei crede ancora viva, ma che medici e infermieri sostengono essere morta. Qui incontra lo psichiatra Fausto Meraviglia, che lotta per la chiusura dei manicomi e per restituire la dignità ai pazienti, proponendo metodi di cura alternativi a quelli tradizionali.

VIOLA ARDONE

Nata a Napoli nel 1974, insegna latino e italiano al liceo. Ha pubblicato due best seller: Il treno dei bambini (2019) e Oliva Denaro (2021), tradotti in tutto il mondo. Nel 2023 è uscito il terzo romanzo di questa “trilogia” del Novecento: Grande meraviglia.

IL LIBRO
Viola Ardone, Grande meraviglia, Einaudi, Torino, 2023.
> https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/grande-meraviglia-viola-ardone-9788806257620/


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