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ANELLO DI MONTEFIORALLE

Da Greve in Chianti a Montefioralle
fino alla Pieve di San Cresci e al Molino al Borro

Sabato 11 novembre 2023

Stavolta passeggiamo nella terra del Chianti e nel centro dell’eno-escursionismo, in gran voga soprattutto tra i turisti stranieri e che prevede passeggiate semplici alle quali vengono abbinate alcune degustazioni, soprattutto di vino e olio. Partendo da Greve in Chianti arriviamo fino al borgo di Montefioralle, per poi raggiungere la graziosa Pieve di San Cresci e scendere fino al Molino al Borro…

Lunghezza complessiva8,8 km
Tempi di percorrenza2h40min
Dislivello325 m.
Grado di difficoltàMolto facile
SCHEDA TECNICA

Greve in Chianti è un gradevole paesino nella celebre campagna toscana e si sviluppa intorno a piazza Matteotti, dove sorge il Municipio. Proprio da questo ampio spiazzo, brulicante di bar, pasticcerie e negozi, inizia il nostro trekking. Abbiamo lasciato l’auto subito fuori dal centro, in uno dei parcheggi gratuiti (altri, invece, sono a pagamento).

Nella piazza principale si erge l’imponente statua di Giovanni da Verrazzano, che scruta gli avventori con un certo cipiglio, in alto dal suo piedistallo su chi spicca la nave di cui era capitano. Questo celebre navigatore, infatti, nato a Greve in Chianti alla fine del Quattrocento, fu lo scopritore della costa dell’America Settentrionale: al servizio della corona di Francia, infatti, dal 1524 costeggiò per 1.800 km il litorale da New York alla Florida, scoprendo, tra l’altro, la baia di Hudson. Di lui si persero le tracce nel 1528, quando scomparì durante uno dei suoi viaggi, forse diretto in Brasile.

Greve in Chianti - statua di Giovanni da Verrazzano.
Greve in Chianti - sentiero verso Montefioralle.

Dalla piazza imbocchiamo via delle Conce, che sale rapidamente trasformandosi in un sentiero nel bosco, composto prevalentemente dalla roverella, quercia tipica dell’ambiente collinare, e dal cipresso, qui piantato, oltre a qualche frassino orniello e alla macchia mediterranea che cresce al di sotto.

Questo tratto di salita è uno dei pochi del nostro trekking e diventa meno ripido quando sbuca nell’ampio sentiero forestale, in parte addirittura asfaltato. Ci troviamo sul percorso n. 424, detto Anello di Montefioralle.

Sempre durante la salita è impossibile non individuare una grande roverella ibridata, sulla sinistra, il cui tronco ospita due nidi di picchio e uno di calabroni. Poco dopo giungiamo ad un bivio: a sinistra proseguiamo per Montegonzi, mentre a destra arriviamo direttamente a Montefioralle.

Panorama da Montegonzoli - Montefioralle.
Panorama da Montegonzoli - Monte Fili.

Scegliamo la prima opzione e giungiamo a Montegonzi attraverso un comodo sentiero che costeggia alcune vigne. Il panorama è splendido: ammiriamo sia il borgo di Montefioralle sia la cima di Monte Fili, proprio davanti a noi. Boschi, campi, borghi: la perfetta rappresentazione della campagna toscana!

Montegonzi, antico borgo risalente al XII secolo, è adesso un albergo di lusso, composto da diversi appartamenti e una piscina con vista sul Chianti… Proseguiamo lungo il sentiero, stavolta in discesa, ma che presto, dopo un piccolo guado, ricomincia a salire per arrivare a Montefioralle, di cui godiamo di una bella veduta.

Montegonzoli.
Montefioralle.

MONTEFIORALLE

Giunti sulla strada asfaltata, entriamo a destra dalla porta del borgo fortificato, costruito con una struttura urbanistica improntata alla difesa. Il paesino è composto da una sola strada, che circolarmente si insinua tra le casupole e si apre in un piccolo belvedere davanti alla Chiesa di Santo Stefano, che raggiungiamo attraverso una doppia scalinata.

La struttura gotica ha subito nell’Ottocento vari rifacimenti che ne hanno alterato l’aspetto originario. L’interno ad unica navata, rimodernato fra il Sei e il Settecento con l’aggiunta di altari barocchi, custodisce alcune fra le opere più preziose della zona. Fra queste particolarmente rilevante è la duecentesca Madonna col Bambino del cosiddetto Maestro di Montefioralle. Degne di nota sono anche l’Annunciazione su tavola fra i Santi Giovanni Battista e Stefano del Maestro di Sant’Ivo (fine Trecento); la tavola con la Trinità e Santi attribuita al Maestro dell’Epifania di Fiesole (seconda metà del Quattrocento); la tela di Orazio Fidani raffigurante i Santi Michele Arcangelo, Jacopo, Stefano e Domenico (1647).

Montefioralle.
Montefioralle.

Passeggiamo tra le vie del paese e, dopo un pranzo al sacco, ci fermiamo per un caffè al Circolo Arci, che con i suoi colori e le sue scritte divertenti spicca nel vicolo.

Il borgo ha una storia molto antica, che affonda la propria origine all’epoca romana; il castello di Montefioralle (prima detto Monteficalle) fu eretto invece nel 931 circa: nel suo viaggio da Cluny a Roma il monaco tedesco Tanchelmo fondò sulla collina di Montefioralle un monastero fortificato, sullo stile dell’architettura militare germanica. L’ordine monastico era dei marinai e per questo la chiesa ha come patrono Santo Stefano, protettore della gente di mare.

Il castello è ricordato per la prima volta in un documento del 1085 e nel corso dei secoli appartenne a numerose famiglie nobili: Ricasoli, Benci, Gerardini, Buondelmonti. Nel 1325 Castruccio Castracani prese con la forza l’abbazia fortificata e modificò l’architettura dell’insieme, rinforzando la cinta con un secondo ordine di mura e aumentando il numero delle torri.

Una di esse svetta proprio accanto al parcheggio e una targa ci indica che il torrino, appartenente all’antica cerchia muraria del castello, fu donato al comune di Greve in Chianti per volontà di Giovanni e Pierina Burdassi. Da qui godiamo di un bel panorama sulle colline…

Montefioralle - Chiesa di Santo Stefano.
Montefioralle.
Montefioralle.

Siena e Firenze si contesero il controllo del Castello, che rientrò nei possedimenti della seconda e conservò a lungo la propria importanza politica: qui si trovavano il municipio e l’ospedale di Santa Maria del Bigallo, che amministrava e controllava le terre circostanti.

Una curiosità: la famiglia Vespucci possedeva una casa nel borgo; ciò ha contribuito a credere che qui fosse nato anche Amerigo Vespucci, celebre scopritore dell’America. In verità, non ci sono testimonianze che indichino la presenza della sua famiglia alla fine del Quattrocento…

PIEVE DI SAN CRESCI

Usciamo da Montefioralle dalla medesima porta di entrata e giriamo a destra, in un sentiero che prima scende tra i vitigni e poi sale fino a raggiungere una strada asfaltata (via Montefioralle Case Sparse). Il paesaggio è meraviglioso: da un lato il borgo arroccato, dall’altro l’imponente struttura fortificata dal Castello di Colognole, ovunque viti e olivi.

Montefioralle.
Castello di Colognole.

Merita una visita la Pieve di San Cresci, a cui arriviamo imboccando a sinistra la strada asfaltata. Ricordata già dal 948, la pieve è intitolatala santo martire Acrisio, volgarmente detto Cresci, e fa parte di un complesso che comprende la canonica, la Cappella del Santissimo Sacramento, la sagrestia e una casa colonica.

L’aspetto della facciata è molto particolare, ma ben diverso da quello che doveva essere l’originale; una serie di interventi e di restauri si sono avvicendati nel corso del tempo: il porticato con le colonne risale al XV secolo e fu rimaneggiato all’inizio del XIX secolo; su un architrave delle porte che si aprono sul cortile è stata rinvenutala data 1668, segno che nel Seicento fu ristrutturato tutto il complesso. Il campanile “a vela”, invece, si erge sul basamento del campanile originario.

Nel 1966 un fulmine colpì il tetto provocandone il crollo. I danni, già notevoli, furono aggravati dalle piogge successive… I restauri durarono fino al 1997 e permisero di scoprire, sotto lo strato di intonaco steso nel 1854, dodici figure di Santi, affrescati lungo le pareti laterali e del presbiterio.

All’interno, l’unica navata è ornata da un crocifisso del Settecento, una tela del 1615 del Boldrini e un organo a canne del 1869. Molte altre opere, un tempo presenti nella chiesa, sono ora conservate al Museo di Arte Sacra a Greve in Chianti.

Pieve di San Cresci.
Castello di Colognole.
Edicola al Molino al Borro.

Nel 2003 anche le cantine pertinenti alla canonica sono state restaurate e sono ora occupate dall’Associazione “La Macina di San Cresci” (un secolo fa, infatti, qui si trovava un frantoio), promossa da Duccio Trassinelli e Demetria Verduci, che vi organizzano eventi di natura culturale e hanno ricavato una residenza per artisti.

MOLINO AL BORRO

Tornando sui nostri passi, lungo la strada asfaltata, giriamo a sinistra verso il Molino al Borro e il Castello di Colognole, al quale non arriviamo, ma che possiamo ammirare dal basso.

Dopo essere scesi prima costeggiando i filari delle viti e poi, deviando a sinistra, lungo uno stretto sentiero nel bosco, oltrepassiamo il piccolo torrente e raggiungiamo un’ampia strada sterrata. Alla nostra sinistra si trova l’agglomerato di case che un tempo ospitava il mulino, a ricordo del quale è posta una macina in pietra nel parcheggio antistante all’abitato.

Costeggiando i cipressi e i campi di vite, imbocchiamo via San Cresci (asfaltata) e giriamo poi in via Colognole, a destra, che ci conduce nuovamente nel centro di Greve in Chianti, costeggiando il fiume Greve.

Greve in Chianti - vigneti.
Greve in Chianti - piazza Matteotti.

Qui termina il nostro trekking, che potrebbe essere arricchito da una visita al Museo del Vino (purtroppo, quando ci siamo stati noi, era chiuso a causa di infiltrazioni) oppure da una degustazione alla famosa e fornitissima Enoteca Falorni

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