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LA MOSTRA DI KIEFER A PALAZZO STROZZI

Anselm Kiefer. Angeli caduti a Firenze

Sabato 20 luglio 2024

Come spesso mi accade nell’ultimo periodo, mi sono ritrovata a visitare la mostra di Palazzo Strozzi dedicata all’artista contemporaneo Anselm Kiefer solo nell’ultimo weekend di apertura. Meno male che non ho desistito, anche grazie ad un amico di famiglia e al mio compagno, Lorenzo, che si è prestato ad accompagnarmi… L’esposizione, infatti, ci ha sorpresi e piacevolmente colpiti.

Locandina della mostra "Anselm Kiefer. Angeli caduti".


Negli ultimi anni Palazzo Strozzi ha coltivato un’inclinazione importante verso l’arte contemporanea, ospitando artisti internazionali di grande rilievo e prestigio (ad esempio, noi abbiamo visitato la mostra dedicata a Tomás Saraceno, Aria, nel 2020). Quest’anno è toccato ad Anselm Kiefer con una mostra curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e sostenuta da diversi partner privati e pubblici.

ANSELM KIEFER

Anselm Kiefer è considerato uno dei più importanti artisti tra XX e XXI secolo; nato nel 1945 in Germania, è molto versatile, utilizzando media diversi, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla xilografia, dalle installazioni fino all’architettura. Dopo gli studi in legge e lingue romanze si è dedicato all’arte; nelle sue prime opere ha affrontato la storia del Terzo Reich e si è confrontato con l’identità post-bellica della Germania al fine di rompere il silenzio sul passato recente.

Trasferitosi in Francia nel 1992, dove tuttora vive e lavora, ha progressivamente incorporato nelle proprie opere materiali e tecniche come piombo, paglia, piante, tessuti e xilografie, insieme a poemi, poesie e testi, riferimenti biblici e non solo… Appassionato lettore, Kiefer ha arricchito le proprie creazioni di riferimenti letterari stratificati.

Palazzo Strozzi - Mostra "Anselm Kiefer. Angeli caduti".
Anselm Kiefer, "Caduta dell’angelo", 2022-2023, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, tessuto, sedimento di elettrolisi e carboncino su tela.

Dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia e in seguito a lunghi viaggi in India, Asia, America e Nord Africa, la sua arte si è evoluta incorporando elementi della cultura orientale. Oltre a realizzare dipinti, sculture, libri e fotografie, Anselm Kiefer è intervenuto in vari luoghi: ha trasformato una vecchia fabbrica di mattoni in Germania, in uno studio, inserendovi installazioni e sculture che ne sono diventate parte; alcuni anni dopo il trasferimento in Francia, Kiefer ha nuovamente modificato la proprietà intorno al proprio studio, scavando per creare una rete di tunnel sotterranei e cripte collegati a installazioni d’arte. Il complesso adesso fa parte della Eschaton-Anselm Kiefer Foundation, aperta nel 2022 e aperta al pubblico.

Mostra "Anselm Kiefer. Angeli caduti" - Lorenzo e Federica.
Mostra "Anselm Kiefer. Angeli caduti" - piantina dell'esposizione.

CORTILE

  • Caduta dell’angelo, 2022-2023

SALA 1

  • Luzifer (Lucifero), 2012-2023

SALA 2

  • Für Antonin Artaud: Helagabale (Per Antonin Artaud: Eliogabalo), 2023
  • SOL INVICTUS Heliogabal (Sole invitto Eliogabalo), 2023
  • Sol Invictus (Sole invitto), 1995

SALA 3

  • La Scuola di Atene, 2022,
  • Vor Sokrates (Prima di Socrate), 2022
  • Ave Maria, 2022

SALA 4

  • En Sof (L’Infinito), 2016
  • Das Balder-Lied (La canzone di Balder), 2018
  • Danae, 2016

SALA 5

  • Locus solus (Il luogo solitario), 2019-2023
  • Cynara, 2023
  • A phantom city, phaked of philim pholk (Una città fantasma, falsata dalla folla dei film), e Archaic zelotypia and the odium teleologicum (Zelotipia arcaica e lo odium teleologicum), 2023

SALA 6

  • Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati), 1983-2023

SALA 7

  • Der Rhein (Il Reno), 1982-2013
  • Dem unbekannten Maler (Al pittore ignoto), 2013
  • Hortus Philosophorum (Il giardino dei filosofi), 1997-2011
  • Daphne (Dafne), 2008-2011
  • Nemesis (Nemesi), 2017
  • Ave Maria turris eburnea (Ave Maria, torre d’avorio), 2017

SALA 8

  • Heroische Sinnbilder (Simboli eroici), 2009

LA MOSTRA

Avviandoci a visitare la mostra dobbiamo innanzitutto ricordare che essa è stata ideata e realizzata insieme all’artista stesso: il percorso si snoda tra lavori storici e nuove produzioni ed è concepito in diretto dialogo con gli spazi di Palazzo Strozzi. Ne è un chiaro esempio l’enorme tela di oltre sette metri di altezza affissa nel cortile rinascimentale, Caduta dell’angelo (2022-2023), che ci introduce sia ai materiali utilizzati in molte opere (emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, tessuto, sedimento di elettrolisi e carboncino su tela) sia al tema portante dell’esposizione stessa.

L’opera è stata concepita e realizzata appositamente per entrare in dialogo con il cortile del palazzo e con la sua architettura rinascimentale, in un’enfatica fusione tra contemporaneità e tradizione. In alto leggiamo il titolo in tedesco e, accanto, il nome di Michele è scritto nell’alfabeto ebraico. Per la figura centrale Kiefer si è ispirato all’opera di Luca Giordano (1634-1705), mostrando fin da subito l’eccezionale capacità di utilizzare insieme riferimenti culturali differenti nel tempo e nello spazio.

Gli angeli ribelli vengono cacciati dal Paradiso dall’Arcangelo Michele, che impugna la spada e indica il cielo manifestando la volontà divina e sottolineando il proprio nome. Il fondo dorato risplende colpito dai raggi del sole che penetrano nel cortile: è un elemento tipico della pittura trecentesca, simboleggiando il mondo metafisico. Dalla luce gli ex-angeli precipitano nella zona scura della tela, il mondo terreno, dove acquisiscono la tridimensionalità, diventano di materia.

Anselm Kiefer, "Caduta dell’angelo", 2022-2023, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, tessuto, sedimento di elettrolisi e carboncino su tela.
Anselm Kiefer, "Luzifer (Lucifero)", 2012-2023, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, sedimento di elettrolisi, tessuto e stampa fotografica su tela su carta.

Tema dell’opera è la lotta tra il Bene e il Male e, con essa, il rapporto tra cielo e terra, spirito e materia; gli angeli caduti non raffigurano forse l’intera umanità? L’immagine di questa tela è il punto di partenza della mostra, che si pone come viaggio tra allegorie, figure e forme che riflettono su vicende storiche (da quelle antiche alla Seconda guerra mondiale), religione e pensieri filosofici, mito e memoria, identità e poesia, spirito e materia. Kiefer si interroga, spingendo il pubblico a fare lo stesso, sulla natura umana, le contraddizioni e le potenzialità.

La grandezza della tela nel cortile ci svela un altro tratto tipico dell’arte di Kiefer: l’espressione del rifiuto del limite. Le sue creazioni, infatti, sono monumentali, materiche, imponenti e suggestive grazie anche alla forte presenza fisica e tattile. Chi osserva è immediatamente coinvolto nell’opera e chiamato ad interagire, scoprire le stratificazioni di significato, formulare pensieri e provare emozioni.

Le macerie sono come il fiore di una pianta; sono l’apice radioso di un incessante metabolismo, l’inizio di una rinascita.
Anselm Kiefer

SALA 1

Luzifer (Lucifero), 2012-2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, sedimento di elettrolisi, tessuto e stampa fotografica su tela su carta

Dopo la prima anticipazione nel cortile, la mostra si sviluppa al primo piano di Palazzo Strozzi e ci accoglie con un’opera eccezionale, di grande impatto: Lucifero (2012-2023). Salito l’ultimo gradino delle scale e preso il grazioso dépliant in carta riciclata in cui sono illustrate le varie tele e installazioni, ci troviamo di fronte ad un’enorme ala di areo, che spunta da un dipinto esteso a coprire quasi interamente una parete di una stanza.

Il collegamento con il tema degli angeli caduti è evidente: Lucifero sta precipitando e gli ex angeli che l’hanno preceduto sono raffigurati come tuniche vuote. Le loro vesti tridimensionali, elemento tipico nell’arte di Kiefer, simboleggiano la dualità tra l’essenza spirituale dell’anima e la materia nella quale essa si incarna; gli angeli caduti attraversano questo confine tra spirito e materia.

Il titolo in tedesco è scritto a sinistra, mentre la parola a destra e sotto l’ala dell’areo significa Michele. La nostra attenzione è catturata proprio da questo enorme apparato metallico, un’ala di un aereo, che ha permesso all’uomo di volare, ma che richiama la dimensione degli angeli. Un chiaro rimando è al mito di Icaro: gli uomini vogliono superare i propri limiti, ma la libertà diventa distruzione e morte, l’aspirazione è destinata a fallire.

Anselm Kiefer, "SOL INVICTUS Heliogabal (Sole invitto Eliogabalo)", 2023, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro e sedimento di elettrolisi su tela.
Anselm Kiefer, "Sol Invictus (Sole invitto)", 1995, emulsione, acrilico, gommalacca e semi di girasole su tela di iuta.

SALA 2

Für Antonin Artaud: Helagabale (Per Antonin Artaud: Eliogabalo), 2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, sedimento di elettrolisi, gesso, terracotta e fili di acciaio su tela

SOL INVICTUS Heliogabal (Sole invitto Eliogabalo), 2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro e sedimento di elettrolisi su tela

Sol Invictus (Sole invitto), 1995
emulsione, acrilico, gommalacca e semi di girasole su tela di iuta

Lo scenario cambia completamente quando entriamo nella seconda sala, dominata dal colore oro: due enormi tele occupano le pareti e formano un trittico con quella centrale, Sol Invictus, precedente rispetto ad esse (del 1995 rispetto alle altre del 2023), diafana e con il medesimo soggetto, ovvero il girasole.

Anselm Kiefer, "Für Antonin Artaud: Helagabale (Per Antonin Artaud: Eliogabalo)", 2023, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, sedimento di elettrolisi, gesso, terracotta e fili di acciaio su tela.

Una delle figure che hanno attratto Kiefer fin dagli anni Settanta è stata Marco Aurelio Antonio, detto Eliogabalo, imperatore romano del III secolo, giovane e controverso poiché tentò di imporre il culto siriano del dio sole Baal come religione di Stato, ma fu assassinato dai suoi pretoriani.

La prima opera, Per Antonin Artaud: Eliogabalo, si riferisce al romanzo Eliogabalo o l’anarchico incoronato del 1934, scritta dal commediografo e saggista francese Antonin Artaud e dedicata proprio a Marco Aurelio Antonio. Storia romana, riferimenti religiosi e simbolici, letteratura novecentesca si intrecciano così in queste tele…

I culti solari sono richiamati dagli estesi fondi oro, che celebrano la vittoria della luce sulle tenebre; la presenza ricorrente del girasole è un omaggio a Van Gogh e si lega con il pensiero del filosofo e alchimista inglese Robert Fludd, vissuto nel XVII secolo, il quale associava ogni pianta ad una stella, creando un legame tra mondo terreno e celeste secondo un pensiero ispirato da Platone. Nuovamente notiamo la stratificazione dei riferimenti e delle citazioni, che spaziano in ambiti, tempi e luoghi differenti.

La stretta tela centrale, Sol Invictus, con il titolo non casualmente in latino, incarna anche la concezione ciclica del tempo e della vita: i semi di girasole, infatti, cadono sulla figura distesa, che rappresenta l’artista stesso.

SALA 3

La Scuola di Atene, 2022
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, sedimento di elettrolisi, tessuto e collage di tela su tela

Vor Sokrates (Prima di Socrate), 2022
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, sedimento di elettrolisi e collage di tela su tela

Ave Maria, 2022
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, sedimento di elettrolisi, tessuto, piombo e collage di tela su tela

Anselm Kiefer, "La Scuola di Atene", 2022, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, sedimento di elettrolisi, tessuto e collage di tela su tela.
Anselm Kiefer, "Vor Sokrates (Prima di Socrate)", 2022, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, sedimento di elettrolisi e collage di tela su tela.

L’atmosfera cambia nuovamente con l’ingresso nella terza sala, dominata anch’essa da gigantesche tele, ma dai colori più cupi, numerosi volti e le materiche vesti delle figure, inserite in architetture classiche. Queste tre opere, tutte del 2022, rappresentano il pensiero di Kiefer secondo il quale la pittura è filosofia, una disciplina che sempre lo ha affascinato e attratto.

I personaggi sono filosofi antichi, messi tra loro in correlazione secondo l’evoluzione del pensiero: da una parte abbiamo i presocratici (Prima di Socrate), che hanno esplorato l’universo e i fenomeni naturali usando elementi come acqua, aria e fuoco. Le figure sono poste in una sorta di albero genealogico, tra i cui rami riconosciamo filosofi vissuti tra il VII e il V sec. a.C., come Archimede, Anassimandro, Anassimene, Parmenide.

Anselm Kiefer, "Ave Maria", 2022, emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, sedimento di elettrolisi, tessuto, piombo e collage di tela su tela.


La tela successiva, Ave Maria, più stretta e allungata, inserisce in un’esedra elevata su una scalinata le teste dei pensatori sia presocratici (Xenofane, Eraclito, Parmenide, Empedocle, Democrito, Protagora, Epicuro) sia postsocratici (Platone, Aristotele, Diogene).

Infine, La Scuola di Atene, con il titolo proprio in italiano, fa riferimento a Raffaello e al suo affresco dipinto in Vaticano (1509-1511), dove troviamo i pensatori della filosofia classica, concentrati su temi etici e politici. I volti sono ben individuati e caratterizzati, scritte dorate con i loro nomi li contornano, mostrando la notevole cultura e lo spirito di ricerca dell’artista.

Trovo sorprendente che, senza riferimenti puntuali all’affresco di Raffaello, lo spettatore possa cogliere immediatamente la suggestione!

SALA 4

En Sof (L’Infinito), 2016
vetro, acciaio, legno, piombo, zinco, gesso, sedimenti di elettrolisi e carboncino

Das Balder-Lied (La canzone di Balder), 2018
acciaio, vetro, piombo, vischio seccato e gesso

Danae, 2016
vetro, metallo, resina, piombo, semi di girasole e foglia d’oro, metallo, gommalacca, emulsione, acrilico e argilla

Dalle grandi tele passiamo in questa sala alle sculture: ve ne sono tre, disposte in altrettante vetrine, che Kiefer ha iniziato ad utilizzare alla fine degli anni Ottanta per inserirvi materiali, oggetti e scritte con riferimenti letterari, storici o filosofici.

La prima opera, L’infinito, è un omaggio al pensiero della Cabbala, ricorrente in molte creazioni di Kiefer. En Sof indica la natura infinita di Dio; la scala unisce terra e cielo e allude, quindi, ad un processo di crescita spirituale e di elevazione verso il divino. I regni spirituali della Cabbala sono scritti sul piombo e segnano i pioli della scala, in una progressione verso l’alto. Notiamo anche un serpentello, che può essere interpretato come ulteriore simbolo di elevazione spirituale, ma può anche essere associato alla tentazione o alla conoscenza proibita.

Dal lato opposto della stanza troviamo Danae: un girasole di piombo cresce sulle pagine di un libro aperto; i fiori dorati sono la pioggia in cui Zeus si trasforma per fecondare la ninfa, ma alludono pure alla Cabbala e al pensiero di Robert Fludd secondo il quale a ogni pianta corrisponde una stella.

Anselm Kiefer, "En Sof (L'Infinito)", 2016, vetro, acciaio, legno, piombo, zinco, gesso, sedimenti di elettrolisi e carboncino.
Anselm Kiefer, "Das Balder-Lied (La canzone di Balder)", 2018, acciaio, vetro, piombo, vischio seccato e gesso.
Anselm Kiefer, "Danae", 2016, vetro, metallo, resina, piombo, semi di girasole e foglia d'oro, metallo, gommalacca, emulsione, acrilico e argilla.

Delle tre l’opera che sicuramente preferisco è La canzone di Balder, in cui un ramo di vischio essiccato pende su un libro di piombo. I versi recitano “”Cosa disse Odino al defunto Balder / mentre giaceva sul catafalco di legno?”; sono tratti da una raccolta di canti norreni e si interrogano sulle parole pronunciate da Odino, padre degli dèi, sulla tomba del figlio Balder, ucciso involontariamente dal fratello con una freccia di vischio. La cecità dell’assassino simboleggia l’oscurità e l’inverno, mentre Balder è la primavera e la luce: l’osservatore è così invitato a riflettere sul ciclo di vita e morte, secondo uno spunto dato dalla mitologia nordica.

SALA 5

Locus solus (Il luogo solitario), 2019-2023
vetro, acciaio, piombo, resina, foglia d’oro, gesso, carboncino, asfalto, ghiaia, cenere, tessuto, emulsione, olio e gommalacca

Cynara, 2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d’oro e carciofi essiccati su tela

A phantom city, phaked of philim pholk (Una città fantasma, falsata dalla folla dei film),
Archaic zelotypia and the odium teleologicum (Zelotipia arcaica e lo odium teleologicum), 2023
emulsione, acrilico, gommalacca, foglia d’oro, cartone e carboncino su tela

Anselm Kiefer, "Locus solus (Il luogo solitario)", 2019-2023, vetro, acciaio, piombo, resina, foglia d'oro, gesso, carboncino, asfalto, ghiaia, cenere, tessuto, emulsione, olio e gommalacca.
Anselm Kiefer, "A phantom city, phaked of philim pholk (Una città fantasma, falsata dalla folla dei film)", 2023, emulsione, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, cartone e carboncino su tela.

Come abbiamo avuto già modo di notare nelle sale precedenti, il rapporto tra l’arte di Kiefer e la letteratura è molto stretto. La quinta sala si concentra proprio su questo tema, ponendo al centro una vetrina, Il luogo solitario, ispirata all’omonimo testo pubblicato nel 1914 dall’autore francese Raymond Roussel.

L’intento di Kiefer è quello di creare un legame tra il verbale e il visuale: dall’alto della vetrina pende una macchia di piombo, elemento tridimensionale usato per alludere al processo creativo secondo la tradizione cabbalistica. Sotto si estende un pavimento squarciato e disseminato di denti, con una veste e un serpente, figure presenti nell’opera di Roussel; l’opera finale risulta per me un po’ inquietante, soprattutto per la presenza dei denti, dei quali si vedono incise persino le radici…

Anselm Kiefer, Anselm Kiefer, "Locus solus (Il luogo solitario)", 2019-2023, vetro, acciaio, piombo, resina, foglia d'oro, gesso, carboncino, asfalto, ghiaia, cenere, tessuto, emulsione, olio e gommalacca.
Anselm Kiefer, "Cynara", 2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro e carciofi essiccati su tela.
Anselm Kiefer, "Cynara", 2023
emulsione, olio, acrilico, gommalacca, foglia d'oro e carciofi essiccati su tela.

Alle pareti sono appese tre grandi tele, due speculari e una di maggiori dimensioni, con uno sviluppo in verticale: è il dipinto Cynara, ispirato alla mitologia egea e alla ninfa di cui Zeus, il cui nome è tracciato in alto in caratteri greci, si innamora; Cynara, con il nome anch’esso presente nell’opera, respinge il dio e viene trasformata in un carciofo. La metamorfosi, raccontata da Ovidio, è resa concreta e tangibile dalla presenza nell’opera di carciofi reali, dorati.

Gli altri due dipinti, Una città fantasma, falsata dalla folla dei film e Zelotipia arcaica e lo odium teleologicum, trasferiscono sulla tela la visione della città ispirata al romanzo Finnegans Wake (1939)di James Joyce. Il celebre capolavoro letterario trova qui una realizzazione visiva, attraverso architetture, travi, mattoni e sfondi dorati. Colpisce il senso di deserta solitudine, ammantata di luce, e che pure trasmette inquietudine.

Anselm Kiefer, "Archaic zelotypia and the odium teleologicum (Zelotipia arcaica e lo odium teleologicum)", 2023, emulsione, acrilico, gommalacca, foglia d'oro, cartone e carboncino su tela.
Anselm Kiefer, "Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati)", 1983-2023, 60 dipinti e specchi.

SALA 6

Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati), 1983-2023
60 dipinti e specchi

La sala successiva è senza dubbio quella che, nel suo complesso, più mi ha colpita. Appena entrata, sono rimasta folgorata: l’installazione immersiva è composta da sessanta opere di diverso formato, eseguite negli ultimi quarant’anni. Il risultato è intenso e spettacolare!

Le tele occupano tutte le pareti e il soffitto, mentre sul pavimento un enorme specchio a forma di tavolo riflette e moltiplica le opere… Siamo circondati dall’arte di Kiefer, della quale tocchiamo con mano la caratteristica stratificazione e l’aspetto totalizzante.

I dipinti hanno vari soggetti, alcuni riconoscibili, come i girasoli, altri materici e astratti; sono posti in direzioni e versi differenti, quelli sottosopra tornano diritti nel riflesso dello specchio. Si tratta di un’installazione fortemente evocativa, che vuole farci riflettere sulla fragilità della vita e sulla natura trasformativa dell’arte.

Anselm Kiefer, "Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati)", 1983-2023, 60 dipinti e specchi.
Anselm Kiefer, "Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati)", 1983-2023, 60 dipinti e specchi.
Anselm Kiefer, "Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati)", 1983-2023, 60 dipinti e specchi.
Anselm Kiefer, "Vestrahlte Bilder (Dipinti irradiati)", 1983-2023, 60 dipinti e specchi.

Una delle tecniche utilizzate, infatti, è l’elettrolisi; Kiefer spiega così il processo di creazione: “la distruzione è un mezzo per fare arte. lo metto i miei dipinti all’aperto, li metto in una vasca di elettrolisi. La scorsa settimana ho esposto una serie di dipinti che per anni sono stati sottoposti a una sorta di radiazione nucleare’ all’interno di container. Ora soffrono di malattie da radiazione e sono diventati temporaneamente meravigliosi”.

Ci voltiamo tra le pareti, i nostri occhi saltano da un’opera all’altra, rimangono stupefatti dell’abbondanza; siamo completamente immersi nella dimensione creata da Kiefer e non possiamo fare a meno di rimanere a bocca aperta…

SALA 7

Der Rhein (Il Reno), 1982-2013
collage di xilografie su carta con olio, emulsione, acrilico e gommalacca, montato su tela

Dem unbekannten Maler (Al pittore ignoto), 2013
collage di xilografie su carta con emulsione, olio, acrilico, gommalacca e gesso, montato su tela

Hortus Philosophorum (Il giardino dei filosofi), 1997-2011
collage di xilografie su carta con emulsione, acrilico, gommalacca, gesso e carboncino montato su tela

Meno belli, a mio parere, sono i collage di xilografie della sala successiva; i primi due, totalmente in bianco e nero, hanno come tematica il rapporto con il fiume Reno e reinterpretano lavori precedenti. In Il Reno e Al pittore ignoto il corso d’acqua, simbolo della Germania romantica e wagneriana, è l’elemento che riporta l’artista all’infanzia, mentre il poliedro rinvia a Dürer, iconico artista tedesco.

Anselm Kiefer, "Dem unbekannten Maler (Al pittore ignoto)", 2013, collage di xilografie su carta con emulsione, olio, acrilico, gommalacca e gesso, montato su tela.
Anselm Kiefer, "Der Rhein (Il Reno)", 1982-2013, collage di xilografie su carta con olio, emulsione, acrilico e gommalacca, montato su tela.

In Al pittore ignoto notiamo alcune fortificazioni militari, che alludono al ruolo politico del fiume, conteso con la Francia; gli stessi fusti delle piante in primo piano paiono le sbarre di una prigione… Il pittore ignoto del titolo è un riferimento alla consuetudine di dedicare monumenti al “milite ignoto” e vuole essere un omaggio agli artisti vittime di repressioni e censure, ma anche oggetti di oblio.

Sulla parete di fondo svetta in verticale l’Hortus Philosophorum, in cui torna l’elemento ricorrente del girasole: la natura ciclica della vita è simboleggiata dal fiore che cresce dall’ombelico dell’artista, disteso nella posizione del “cadavere” dello yoga (Shavasana). L’uomo è quindi protagonista di un processo di trasformazione.

Anselm Kiefer, "Hortus Philosophorum (Il giardino dei filosofi)", 1997-2011, collage di xilografie su carta con emulsione, acrilico, gommalacca, gesso e carboncino montato su tela.
Anselm Kiefer, "Ave Maria turris eburnea (Ave Maria, torre d’avorio)", 2017, resina e gesso.
Anselm Kiefer, "Nemesis (Nemesi)", 2017, resina, gesso, piombo e terra

Daphne (Dafne), 2008-2011
resina, gesso, e rami

Nemesis (Nemesi), 2017
resina, gesso, piombo e terra

Ave Maria turris eburnea (Ave Maria, torre d’avorio), 2017
resina e gesso

Al centro della sala si stagliano eleganti contro le finestre affacciate sul cortile tre statue, combinate insieme a formare Die Fraven der Antke (Le donne dell’antichità) e ispirate alla mitologia. Gli elaborati abiti ottocenteschi sono sormontati da testi che chiariscono l’identità delle figure.

In fondo ammiriamo la ninfa Dafne, rappresentata con un ramo d’alloro, pianta nella quale viene trasformata per sfuggire ad Apollo; al centro si erge Nemesi, dura e rigida con la sua pietra al posto del volto, la dea greca della vendetta. L’ultima figura è tratta dalla litania lauretana Ave Maria turris eburnea e richiama il Cantico dei Cantici, in cui l’espressione è apparsa per la prima volta.

Anselm Kiefer, "Daphne (Dafne)", 2008-2011, resina, gesso, e rami.
Anselm Kiefer, "Heroische Sinnbilder (Simboli eroici)", 2009, stampe fotografiche su carta montate su piombo.
Anselm Kiefer, "Heroische Sinnbilder (Simboli eroici)", 2009, stampe fotografiche su carta montate su piombo.

SALA 8

Heroische Sinnbilder (Simboli eroici), 2009
stampe fotografiche su carta montate su piombo

La mostra si conclude con le opere più vecchie del percorso, datate 2009: si tratta di gigantesche stampe fotografiche montate su supporti in piombo che creano una sorta di arazzi. Ci troviamo alle radici dell’opera di Kiefer, quando si dedicava alla fotografia delle azioni denominate Besetzungen (Occupazioni) e agli Heroische Sinnbilder (Simboli eroici) che ne sono derivate.

Nel 1969, infatti, quando era ancora studente all’Accademia delle Belle Arti, Kiefer si fece fotografare durante delle “azioni” in vari luoghi (qui a Paestum, Sète e Montpellier): indossando l’uniforme da ufficiale tedesco del padre, l’artista emula il saluto nazista, ma in modo meno enfatico e marziale. L’artista sfida così l’identità propria e del popolo tedesco.

Il nazismo ha rappresentato il crepuscolo della storia e della cultura; per richiamare questo concetto la mostra si conclude con i versi di Quasimodo (“Ed è subito sera”), che riflettono anche sulla precarietà della vita umana e sullo scorrere del tempo. È stato Kiefer stesso a vergare le parole su una parete bianca e vuota della sala.

Anselm Kiefer, "Heroische Sinnbilder (Simboli eroici)", 2009, stampe fotografiche su carta montate su piombo.
Mostra "Anselm Kiefer. Angeli caduti" - Federica.

Ancora una volta, quindi, ci troviamo di fronte ad un riferimento letterario nell’opera di questo artista e ci ricolleghiamo con il tema portante della mostra: gli uomini, in qualità di angeli caduti, lottano contro la solitudine, la morte, una felicità effimera… Sono concetti individuali, ma che esprimono anche una condizione esistenziale comune e persino una lettura delle tragedie della storia.

Il percorso espositivo si è concluso e possiamo scendere nel cortile, dove ci troviamo nuovamente di fronte alla prima grande tela; adesso la osserviamo in modo differente, consapevoli dei vari messaggi di cui l’arte di Kiefer si fa portatrice e che riesce a trasmettere attraverso riferimenti colti e forti impatti emotivi.


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