Libri Romanzi

DALLE DUE ESTREMITA’ DEL GOMITOLO

Come un respiro di Ferzan Özpetek

Agosto: riesco finalmente ad intercettare l’ultimo romanzo del regista e sceneggiatore nato ad Istanbul e naturalizzato romano. Erano settimane che davo la caccia a questo libro, ma il mio negozio di quartiere lo aveva esaurito… In realtà l’ho letto oltre un mese più tardi: nel weekend di servizio al seggio elettorale, tra il registro delle votanti e le scartoffie burocratiche dei verbali da compilare per la chiusura e lo scrutinio. L’ho divorato in un giorno e mezzo: è un romanzo scorrevole e avvincente, anche se purtroppo privo della grande magia che mi aveva avvinta leggendo Rosso Istanbul. Si tratta comunque di pagine che meritano di essere lette sia per la scrittura vivace e penetrante sia per la trama non scontata.

Libro "Come un respiro" appoggiato su una scatola rosso scuro con fiocco verde e una decorazione di foglie, pigne e bacche.



Premessa fondamentale per godere dei libri di Özpetek è, a mio parere, conoscerlo come regista (non a caso una delle due citazioni iniziali è tratta da Mine vaganti: “Gli amori impossibili non finiscono mai”): l’autore, infatti, riesce a trasportare sulla carta il medesimo taglio che imprime ai propri film, così come uguali sono anche le tematiche portanti: il cibo, l’amore, Istanbul, convivialità e segreti. È un mix che rende Özpetek sempre perfettamente riconoscibile, con un’attenzione ai dettagli e agli incastri e un’armonica minuziosità che crea scene vivide e realistiche, anche se di grande poesia.

Protagoniste del romanzo sono due grandi donne (questo è un altro elemento ricorrente): entrambe colpevoli ed entrambe innocenti; sono portatrici di due punti di vista differenti e complementari, anche dal punto di vista cronologico: una, infatti, racconta tramite lettere (scritte in seguito ad un determinato evento), mentre l’altra narra la storia prima di tale avvenimento. Le due storie, quindi, si corrono incontro per ritrovarsi alla fine nella descrizione del giorno, dell’ora e del momento esatto in cui qualcosa avviene, qualcosa che il lettore non conosce ma intorno a cui ruota tutto il romanzo e che innesca l’intera vicenda, il giro di boa che ha portato le vite delle due donne a cambiare e a diventare ciò che sono adesso.

L’amore è possessivo e pervasivo, ma anche con una connotazione di malattia, associato ad un’insalubre idea di prevaricazione, di dominazione… Ci si chiede se sia davvero amore, quello descritto, una nota stonata di passione furente, sanguigna e inarrestabile. “Ti spiano, ti controllano, cercano di convincerti che la gelosia sia una dimostrazione di quanto tengano a te. Ma cosa ha a che fare tutto ciò con l’amore? Nulla. Perché amare significa affidarsi. Contare l’uno sull’altro. Lasciarsi andare.” (p. 98) L’orgoglio e la caparbietà, poi, dominano le due protagoniste, seppure in modi differenti; rimane indiscussa la loro forza, la resilienza, la capacità straordinaria di rialzarsi e il loro affetto immutato nonostante la lontananza e gli anni.

Cercina: collina soleggiata con prati, cipressi e ulivi.
Cascata e laghetto in un bosco autunnale; arbusti e tronchi di albero.

“Cosa siamo disposti a sacrificare pur di non rinunciare alla considerazione che abbiamo di noi stessi?

Al nostro amor proprio?

Fin dove possiamo spingerci?”

p. 149

Amarezza e malinconia si intrecciano e dominano il romanzo: ciò che è accaduto ha determinato il corso degli eventi, ha interrotto esistenze che sono proseguite ma che ne sono rimaste irrimediabilmente mutilate. C’è un senso di oppressione che si insinua all’interno del racconto, che corre nelle parole trafitte delle lettere, che traspare persino nella ricerca dei momenti di gioia e nelle conquiste di un faticato successo.

p. 84

“Quell’amarezza che ti spinge a rinunciare a tutte le cose belle per cui hai lottato, perché hai la sensazione che tanto le perderesti comunque.”
Libro "Come un respiro" vicino ad una piccola stella di natale su pavimento in legno.

“(…) la vita scorre come un respiro. E dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventate.”

pp. 150-151

Non è un caso che il titolo stesso, Come un respiro, sia proprio qui contenuto e spiegato.

Gli altri personaggi sono frammenti, con le loro esistenze e vicissitudini, i loro scottanti segreti: sono gli spettatori di queste due narrazioni e si collocano nel presente, come il lettore. Le loro vite sono raccontate come viste dal buco della serratura; noi, il pubblico, li spiamo e osserviamo le loro azioni nel corso di una giornata, che dura l’intero romanzo e copre oltre cinquant’anni di vita con i flashback dei racconti delle due donne.

Vale la pena dirlo subito: è un romanzo da leggere soprattutto per il twist finale, quello che il fedele appassionato delle opere di Özpetek si aspetta arrivare da un momento all’altro. Ed in effetti il colpo di scena capovolge tutto ciò che il lettore si è immaginato fino a quel momento… In aggiunta a ciò, la chiusura finale dona un’ulteriore ambiguità: è tutto frutto del caso o del destino?

Viale alberato un po' scuro, prato quasi privo di erba, una macchina in lontananza.


Ti amo e non sai
quanto mi spezza il cuore
il fatto che sia tutto qui.

Poeta anonimo turco



IL LIBRO
> Ferzan Özpetek, Come un respiro, Mondadori, Milano, 2020


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