Riflessioni sul romanzo Teresa degli oracoli
Per la lettura di questo libro devo ringraziare solo ed esclusivamente Alessandra, la mia libraria di fiducia, che nella calura estiva, mentre cercavo disperatamente una copia dell’ultimo romanzo di Özpetek, mi ha consigliato Teresa degli oracoli.
“Che leggo mentre aspetto che Come un respiro rientri in stock?”, le ho domandato con un certo spaesamento. Lei, sicura, ha agguantato una copia del romanzo di Arianna Cecconi e si è prodigata nella spiegazione dei motivi per cui avrebbe potuto piacermi. Sembrava sufficientemente convinta, così mi sono affidata ad Alessandra: non avrei potuto compiere scelta migliore!
È un romanzo che coinvolge fin da subito: fresco e profondo, tratta tematiche complesse, dolori, persino traumi in modo leggero ma mai superficiale. Si legge veloce, tutto di un fiato, anche la sera dopo una giornata stancante a lavoro. È un libro particolare: prima pubblicazione della giovane Arianna Cecconi, dalle pagine traspare la sua formazione di antropologa; dal modo in cui affronta il tema della morte, dagli occhiolini ad argomenti sociali e culturali disseminati negli accenni a programmi radiofonici, fino all’evidente conoscenza delle tradizioni più antiche di alcune etnie del Perù, che emergono chiaramente nella figura (meravigliosa) della badante Pilar. Un romanzo colto, sotto diversi punti di vista.
La storia, che si compone di numerosi flashback, si dipana intorno al personaggio di Teresa: anziana e quasi mummificata nel proprio letto, ha smesso di parlare ed interagire e sembra sia sul punto di morire… La sua morte imminente aziona un turbinio di narrazioni, ricordi, segreti di tutti i componenti della famiglia, ognuno custode di un frammento del passato che non riesce in qualche modo a superare, che ha condizionato la sua intera esistenza. Anche Teresa nasconde un segreto… ma quale? Verrà mai alla luce?
Il libro ruota intorno a sole figure femminili: un vero e proprio matriarcato; tutte forti e al tempo stesso così deboli, unite e indivisibili nel loro affetto eppure isolate dai segreti che pesano nei loro petti. Teresa ha scelto il mutismo, l’annichilamento, la totale e completa immobilità, perpetrata per anni in un letto al centro del salotto di casa, pur di non tradire le verità che ha nascosto. Le due figlie, la sorella e la nipote, insieme alla badante, ruotano intorno al suo giaciglio, si raccontano a lei e si aprono a se stesse; l’orlo della morte di Teresa le spinge finalmente ad agire e a compiere gli atti di coraggio che fino ad allora non avevano osato neppure immaginare. Sentono il vento che entra nella casa, sognano mappe sul corpo dell’anziana matriarca, piangono e ridono con lei: segni inspiegabili accadono… davvero inspiegabili? Forse, invece, la realtà è ciò che ci immaginiamo, è il senso che diamo al passato, il valore che attribuiamo al presente, la speranza di cui investiamo il futuro.
Tutto ciò che è possibile è reale in qualche modo, dice la legge della fisica quantistica.
Arianna Cecconi, Teresa degli oracoli, Feltrinelli, Milano, 2020, p. 87.
Nina, nipote di Teresa, è la cantrice delle storie delle donne della sua famiglia; è il personaggio e al tempo stesso è il narratore onnisciente perché conoscere pensieri, ricordi, azioni di ognuna di loro. È la più giovane ma già gravata da un episodio (o sono molti?) che ha segnato per sempre la sua esistenza: non è una questione di età, ci dice Arianna Cecconi. La sorella di Teresa, zia Rusì, vive da anni nella paura… dovrà affrontarla, proprio come le altre donne della famiglia; dovrà rivivere il momento in cui è cominciata, dovrà guardarsi dentro per poter finalmente trovare il coraggio di uscire fuori di casa.
Il presente è inestricabilmente connesso al passato; le figure dell’uno si palesano nell’altro e si proiettano come spettri nel futuro. Ci si domanda se forse Teresa, con il fardello del proprio segreto, con la propria schiera di fantasmi, non sia forse l’unica in pace con ciò che è trascorso; sopporta il carico di dolore che le è stato assegnato, si sacrifica per le figlie, combatte per la propria casa, per la terra alla quale è sanguignamente legata. O forse la verità che nasconde l’ha inchiodata a quel letto? Difficile a dirsi, ma sicuramente è il perno, la scintilla che dà modo a Nina, Irene, Flora, Rusì (e persino Pilar) di affrontare il passato, i cui temibili e gelidi tentacoli attanagliano e imprigionano le loro esistenze.
p. 65
“Cos’è il senso di colpa?”
(…) “È quando sei rimasta viva, e allora deicidi di vivere il meno possibile. È quando pensi che la tua vita non vale niente, meno di quella degli altri, era meglio che lasciavi a loro la possibilità di esistere. È quando ti rimpicciolisci ogni giorno, sperando che prima o poi si dimentichino di te, o ti perdonino.”
p. 78
“Cos’è il senso di colpa?”
(…) “È quando ti convinci che avresti potuto fare qualcosa e non l’hai fatto, e continui a vivere come se niente fosse successo. Il senso di colpa ti rinchiude nella prigione che ti sei costruita intorno, facendoti dimenticare chi sei e cosa senti.”
Non a caso uno dei temi portanti è quello del senso di colpa: episodi del passato, scelte, avvenimenti sepolti dentro i vari personaggi, verità taciute e oscure, inconfessabili persino a loro stessi. Pilar, che nella sua cultura non conosce cosa significhi la colpa, chiede ad ognuna cosa sia per lei: le risposte sono sempre diverse; sinceramente, se dovessi darne io una definizione, dovrei elencarle quasi tutte… Cosa sia il senso di colpa è dettato dall’esperienza che ne abbiamo fatto nel viverlo; è il nostro inferno privato, è l’ostacolo che ci impedisce di guardare avanti, di vedere oltre e di sperare in un domani. Siamo noi ad attribuirgli un significato, siamo noi a rimanerne invischiati, vittime e carnefici allo stesso tempo.
Tutti ci portiamo all’interno uno o più scrigni di oscurità: lasciamo che quel buio si diffonda e detti chi siamo, ciò che facciamo, come ci relazioniamo con gli altri. Ma cosa accade quando i segreti emergono? Quando l’oscurità sembra rischiararsi? Sono questi i momenti in cui abbiamo una possibilità di riscattare il passato, di perdonarci e di essere liberi. Di vivere, finalmente.
LEGGI ANCHE …