Grandi Classici Libri

“I RACCONTI” DI F. KAFKA

Tra realismo e fantasia metaforica

MAGGIO 2023

Avete presente quando siete alle superiori (o addirittura alle medie) e vi fanno leggere “La metamorfosi” di Kafka? Solidamente metà della classe rimane estasiata dalla fantasia, dal disgusto, dalla morale e persino dalla brevità di questo grande classico, mentre l’altra metà prova un senso di raccapriccio e repulsione verso l’autore, oltre che verso la sua opera. Indovinate a quale gruppo apparteneva la sottoscritta? Ovviamente al secondo. Lo stile di Kafka non è propriamente nelle mie corde, così come il suo universo metaforico è lontano anni luce dalla mia sensibilità. Perché leggere i suoi racconti, allora? La prima risposta, più superficiale, è l’edizione: il volume è parte della collana che ho recuperato all’usato… Un’argomentazione più profonda potrebbe essere quella che ho deciso di dare a Kafka una seconda possibilità: in fondo, sono una persona diversa dalla me stessa adolescente. Beh, forse non così tanto.

  1. Sinossi:
  2. L’autore;
  3. Cosa ne penso?

I racconti pubblicati nell’edizione De Agostini 1986 sono suddivisi in alcune sezioni tematiche: la prima raccoglie solo due conversazioni (quella col mendicante e quella con l’ubriaco); vi è poi il racconto lungo Il giudizio e, a seguire, una lunga parte col titolo Contemplazione. Inutile dire che è presente pure il grande classico de La metamorfosi, per concludere con la raccolta Un medico di campagna. Piccoli racconti e con il testo più lungo Nella colonia penale. Qual è la mia idea complessiva? Difficile dirlo. Ci sono racconti che mi hanno parlato, altri che ho trovato fastidiosi e altri ancora che mi hanno lasciata indifferente.

Per affrontare subito la questione relativa alla Metamorfosi, posso dire che, leggendola oltre quindici anni dopo la prima volta, ha effettivamente molto più senso e persino una sua terribile logica. Continuo a trovare irritante che Kafka debba ricorrere all’universo degli insetti, con abbondanza di disgustosi particolari, per mostrare un quadro della società del tempo e per spingere a riflettere su se stessi, sulla nostra condizione esistenziale e sui legami (familiari e professionali) che intessiamo. Questo racconto, sicuramente il più articolato della raccolta, ci mostra l’inadeguatezza alla vita, il fallimento, l’inettitudine, gli egoismi e le ingenuità… Colgo meglio le sfumature, sento che qualcosa potrebbe risuonare in me, ma la trasformazione in insetto, trattata con spavento ma tutto sommato accettata con incredibile velocità, mi fa rimanere sempre perplessa. Diciamo che è un espediente narrativo non adatto a me.

Franz Kafka, I racconti.


A parte questo, stavolta sono riuscita persino a notare diverse sfumature di comicità, pur all’interno del compiersi della terrificante tragedia. Questo tratto, quasi comico, un po’ ironico, è presente anche in altri racconti ed è, secondo me, una delle caratteristiche migliori della scrittura di Kafka. Il suo stile, infatti, è semplice e incisivo, mentre la sua fantasia immette di continuo elementi di estraniamento e di comicità; sono racconti non complessi, ma in cui non bisogna distrarsi, pena leggere un paragrafo ed esclamare “O questo come è potuto succedere? Avrò letto male?” Invece no: trasformazioni inspiegabili e del tutto legittimate avvengono all’improvviso.

Il volume raccoglie i frammenti narrativi e i racconti pubblicati da Kafka mentre era in vita. Possiamo, quindi, interpretare tutti questi testi come ritenuti completi e riusciti da parte dell’autore, anche se il lettore potrebbe nutrire talvolta dei dubbi… Kafka, infatti, diede alle stampe pochi racconti e prima di morire espressa la volontà che i manoscritti inediti fossero dati alle fiamme; ciò non avvenne, ovviamente, e i tre romanzi incompiuti (America, Il processo, Il Castello) furono pubblicati da Max Brod (1925-27), mentre i racconti uscirono nel 1931.

Elementi distintivi sono la deformazione grottesca della realtà, l’ironia, la vana attesa di una risposta al senso del proprio destino, che è anche la trasposizione della ricerca di Kafka ad una soluzione, attraverso l’arte, all’inadeguatezza della vita. Realismo e metafora si combinano continuamente e prendono forme più dure e disilluse o toni più morbidi, ad esempio nei frammenti di Un medico di campagna.

Franz Kafka, I racconti.

I primi frammenti narrativi, quelli di Contemplazione e Descrizione di una lotta, furono scritti tra il 1904 e il 1912 e sono intrisi di elementi autobiografici: il personaggio narrante è una trasposizione dello stesso Kafka, il quale proietta la propria diversità sul mondo che lo circonda, nella vana speranza di trovare una risposta all’assurdo quotidiano.

La Metamoforsi, come anche Il giudizio (pubblicato nel 1916), risalgono entrambi al 1912 e hanno in comune il tema del rapporto con i genitori borghesi, i cui disegni sono disattesi dal figlio. Non bisogna dimenticare, infatti, che qualche anno dopo Kafka scrisse Lettera al padre (1919), vano tentativo di fare i conti con la figura paterna. Detto per inciso: quest’ultimo testo è stato e rimane il mio preferito tra le opere di Kafka…

Il giudizio è senza dubbio uno dei miei racconti prediletti, insieme a Nella colonia penale (1914-15, pubblicato nel 1919), che narra della tortura di un condannato con una tensione, un senso di impotenza, un’immobilità e un tratto di follia disturbanti. Sarà un caso che i miei testi preferiti non abbiano a che fare con trasformazioni? Probabilmente no.

Il realismo e la ferrea logica narrativa sono in continuo dialogo con la fantasia metaforica, che lo stesso Kafka confessava di non essere in grado di spiegare fino in fondo. Sicuramente fu influenzato dalla psicoanalisi, dalla teoria della relatività e dal rinnovamento delle arti dei primi del Novecento; fu un grande innovatore, in contrasto con la letteratura praghese del tempo, caratterizzata da un romanticismo barocco e stravagante… In conclusione, fu un grande autore e leggendo le sue opere non mi sfugge perché sia divenuto un classico. Mi rendo però conto che non può essere apprezzato e adatto a tutti, o almeno non possono esserlo tutti i suoi racconti.


SINOSSI

Il volume raccoglie i racconti di Kafka che egli pubblicò quando era in vita, rispettando la suddivisione dei testi da lui voluta e data alle stampe in diverse edizioni. Il racconto più celebre è senza dubbio La metamorfosi, anche se i temi sono ricorrenti e caratterizzati dal binomio realismo-fantasia metaforica.

FRANZ KAFKA

Franz Kafka, I racconti, e altri volumi.


Nato a Praga nel 1883, si laureò in legge nel 1906. Nel 1902 conobbe Max Brod, che divenne suo grande amico e pubblicò postumi i suoi scritti incompiuti. Due anni più tardi scrisse in tedesco (come tutte le sue opere) il primo racconto, Descrizione di una lotta. Nel 1908 divenne impiegato all’Istituto di assicurazioni contro gli infortuni dei lavoratori, dove fu funzionario per tutta la vita. Ebbe tendenze socialiste e antimilitariste; la rivista Hyperion pubblicò alcune sue prose. Nel 1912 scrisse il primo abbozzo de Il disperso, che divenne poi il romanzo postumo America (1927), Il giudizio e La metamorfosi; fu pubblicato il suo primo libro Contemplazione, che raccoglie diciotto brevi prose composte tra il 1904 e il 1912.

Dal 1914 scrisse l’inizio del romanzo Il processo (postumo e incompiuto, 1925) e Nella colonia penale, mentre l’anno dopo pubblicò La metamorfosi. Si ammalò di tubercolosi polmonare, mentre nel 1916 diede alle stampe il volume Il giudizio e scrisse alcuni frammenti di Un medico di campagna, pubblicato nel 1919, come anche Nella colonia penale. Lo stesso anno compose Lettera al padre. L’ultimo romanzo, Il Castello (postumo, 1926), fu iniziato nel 1922. Negli anni scrisse numerosi altri racconti e morì nel 1924.

IL LIBRO

Franz Kafka, I racconti, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1986.
> https://www.hoepli.it/libro/i-racconti/9788867235926.html


LEGGI ANCHE …

Potrebbe piacerti...