Firenze Firenze - Itinerari

DIMORE STORICHE NEL CENTRO DI FIRENZE (2)

Palazzi e giardini, cortili e terrazze privati e nascosti

Palazzo Leopardi, Palazzo Pucci,
Palazzo Ximenes Panciatichi e Palazzo Antellesi

Locandina giornata nazionale dimore storiche.


Eccoci al secondo articolo dedicato alle dimore storiche che abbiamo scoperto in occasione della loro apertura durante la giornata nazionale promossa dall’ADSI (domenica 23 maggio 2021).

Siamo partiti dall’Oltrarno, con la visita al Giardino Torrigiani per poi passare il fiume e vedere Palazzo Gianfigliazzi Bonaparte; dopo una capatina al Palazzo Bartolini Salimbeni. Siamo saliti sull’Antica Torre Tornabuoni. Tutto questo lo abbiamo già raccontato nella prima parte del nostro itinerario… Ci siamo fermati proprio per pranzo e, dopo esserci rifocillati con gli squisiti arancini del locale dallo spirito siciliano Arà (via degli Alfani, 127), siamo ripartiti pieni di energia verso altri quattro palazzi, tutti molto diversi gli uni dagli altri, con caratteristiche particolarissime e di grande fascino…

Mappa dell'itinerario.


Ecco qui le nostre tappe della seconda parte dell’itinerario!

1. Palazzo Leopardi

2. Terrazze di Palazzo Pucci

3. Palazzo Ximenes Panciatichi

4. Palazzo Antellesi

PALAZZO LEOPARDI

h. 14.00 – Via della Pergola, 57

Dopo una breve pausa per il pranzo, eccoci pronti ad esplorare Palazzo Leopardi, che deve il proprio nome ai conti Leopardi, i quali, per un periodo, ne furono i proprietari.

L’edificio è di impianto quattrocentesco, con rimaneggiamenti del secolo successivo. La facciata attuale risale probabilmente alla fine del Cinquecento e ricalca lo stile manierista dell’epoca.

Palazzo Leopardi - cortile interno con gessi, loggiato e piante verdi.


Entriamo in uno stretto corridoio e sbuchiamo in un cortile abbellito da un elegante loggiato. Secondo la tradizione, qui visse lo scultore Benvenuto Cellini e proprio in questo luogo, i primi del ‘500, fuse la famosa opera Perseo e Medusa (visibile sotto la Loggia dei Lanci in piazza della Signoria). L’orto, confinante con il giardino degli Innocenti, era infatti decentrato e vicino alle mura della città: al tempo, quindi, era uno dei posti ideali per costruire fonderie.

Alla fine del Settecento il palazzo fu acquistato dalla famiglia Leopardi (la stessa del poeta, che però non vi soggiornò mai); cambiarono poi i proprietari ma il nome rimase invariato.

Allo stesso modo continuò anche ad essere un luogo di arte. Dagli anni Settanta gli ambienti del piano terra furono lo studio dello scultore Marcello Tommasi, nato a Pietrasanta nel 1928. Figlio d’arte, il padre Leone Tommasi era anch’egli scultore mentre il fratello, Riccardo Tommasi Ferroni, fu uno stimato pittore. 
Ci ha accolti la nipote, la quale ci ha spiegato come Marcello Tommasi fu anche presidente dell’accademia e collezionò gessi antichi, ma anche dei suoi studenti, oltre a numerose altre opere. Quando è scomparso nel 2008, la famiglia ha archiviato quasi 5.000 lavori artistici, tra cui bronzi, dipinti, acqueforti, statue etc. Nel 2014 Francesca Sacchi Tommasi, ha voluto ridare nuova vita all’atelier del nonno, inaugurando, dopo i restauri, la galleria Etra Studio Tommasi, elegante sede di mostre d’arte contemporanea, ma anche di presentazioni di libri, concerti, eventi e letture di poesia.

Si tratta di un cortile, un orto, una serie di ambienti colmi di gessi, fotografie e opere: ha una bellezza particolare, il fascino dell’arte e della grande passione, anche se di nicchia e riservato a pochi intimi (come suggerisce anche la ristretta capienza delle sale e del giardino).

Palazzo Leopardi - facciata del palazzo con finestre e porte con cornici in pietra serena.
Palazzo Leopardi - gessi di statue antiche.
Palazzo Leopardi - opere d'arte e finestra che dà sul piccolo giardino verdeggiante.
Palazzo Leopardi - foto appese ad una porta.

TERRAZZE DI PALAZZO PUCCI

h.15.30 – Via de’ Pucci, 4

Palazzo Pucci è una tra le dimore storiche più importanti di Firenze e si trova nel cuore della città, a pochi passi dal Duomo, in via de’ Pucci a cui dà il nome.

È composto da tre corpi (due ancora appartenenti tuttora alla famiglia Pucci). Il primo risale al 1480, quando Antonio Pucci acquistò in questa zona case ed orti. Successivamente, a partire dal 1525, vi furono ampliamenti e interventi architettonici eseguiti da illustri architetti ed artisti.

L’edificio è famoso non solo per le preziose decorazioni (affreschi, tele e sculture), ma anche per un fatto storico: qui si svolse la celebre “congiura dei Pucci” contro Cosimo I de’ Medici. Un sicario avrebbe dovuto colpire il Granduca proprio davanti al Palazzo, mentre si recava in corteo alle celebrazioni religiose in Basilica, in Piazza della Santissima Annunziata. Pandolfo Pucci, fautore della congiura, fu scoperto e impiccato insieme ai suoi complici e la finestra da cui si appostò il sicario fu murata per sempre, a ricordo dell’evento e per punizione della famiglia. Tale finestra, tuttora murata, può essere vista al piano terra, all’angolo con via dei Servi.

Noi non abbiamo potuto visitare il palazzo, ma ci siamo diretti attraverso le rampe di scale alle terrazze, dove ci ha accolti il promotore del grande intervento che portato la trasformazione di questi luoghi in un vero e proprio orto.

Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo con pergolato di vite.
Terrazze Palazzo Pucci - orti visti dall'alto.
Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo di lato.

In totale sono presenti 90 metri quadri di superfici coltivabili, in cui crescono piante e ortaggi di vario genere. Ci è stato spiegato che la terra è molto migliorata negli ultimi 7 anni e quello che era partito come un esperimento è diventato un orto sinergico a tutti gli effetti, come se fosse in un campo aperto, sebbene, trovandosi al quinto pianto, debba affrontare delle condizioni meteorologiche più avverse (maggiore caldo, esposizione al vento e al freddo…). Chiave del funzionamento dell’orto è l’impiego di tutto ciò che viene prodotto dalle piante; ad esempio, quelle di ceci e fave quando muoiono liberano azoto liquido che è un concime naturale (non viene, così usato alcun concime di tipo animale). Unica fauna presente nel giardino sono gli insetti, che sono particolarmente utili per cacciare quelli nocivi, come le coccinelle.

Da un lato vediamo uno specchio d’acqua in cui crescono delle ninfee; solitamente esse necessitano di acqua corrente perché altrimenti fanno imputridire lo stagno; qui, però, non vi è ricambio di acqua, che viene aggiunta solo quando evapora. Come possono fiorire le niente, allora? Grazie ad una piantina chiamata ceratophyllum demersum, la quale si nutre proprio degli scarti responsabili dell’imputridimento dell’acqua; digerendoli, essa produce ossigeno, rendendo così il piccolo stagno del tutto autosufficiente. Anche il muschio presente sui sassi ha la medesima funzione. Infine, l’acqua piovana viene incanalata e trattenuta, grazie ad un complesso sistema; in caso di necessità è possibile accedere anche ad antichi pozzi medievali perfettamente funzionanti.

Oltre al grande fascino del luogo e all’incredibile ingegno di chi lo ha ideato, siamo colpiti dalla vista spettacolare, a 360 gradi su tutta Firenze e, in particolare, ad un soffio da Duomo, di cui sembra di poter sfiorare la cupola con le dita…

Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo con Federica sorridente.
Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo con pergolato.
Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo con Lorenzo.
Terrazze Palazzo Pucci - panorama sul Duomo con margherite.

PALAZZO XIMENES PANCIATICHI

h.16.30 – Borgo Pinti, 68

Nel 1498 i due fratelli e noti architetti Giuliano e Antonio da Sangallo commissionarono la costruzione di questo palazzo, un edificio a pianta pressoché quadrata, con annesso un ampio orto, la cui lunghezza era circa il doppio di quello attuale. Installandovi statue antiche e moderne, oltre a dipinti di celebri artisti come Botticelli e Paolo Uccello, il palazzo divenne una sorta di museo personale e rimase di proprietà dei Sangallo finché non fu venduto nel 1603 a Sebastiano di Tommaso Ximenes d’Aragona, appartenente ad una famiglia di ebrei di origine portoghese arricchitasi con i commerci con le Americhe e trasferitasi a Firenze a metà del Cinquecento. Egli, oltre a restaurare il giardino, incaricò l’architetto Gherardo Silvani di rimodernare il palazzo, ingrandirlo e dotarlo di una nuova facciata. Dopo questo intervento, non ve ne furono altri di rilievo, solo abbellimenti e decorazioni dell’atrio e delle sale del piano nobile.

Fu Ferdinanzo Ximenes nel 1753 a modificare palazzo e giardino, conferendogli l’aspetto che vediamo ancora oggi. Da un primo androne si arriva ad un ampio cortile rettangolare e da esso si passa al loggiato che si affaccia sul giardino; furono realizzate le due belle scale simmetriche e al centro del cortile fu posta la statua di Ercole che lotta contro il leone. L’ampliamento dell’edificio portò ad una riduzione del parco: lo spazio verde fu suddiviso in aiuole di forma rettangolare allungata e coronato da una fontana. A Ferdinando, malauguratamente affetto da squilibrio mentale, fu fatta sposare per procura la sedicenne Charlotte de Lesteyre, la cui famiglia aveva molte conoscenze nell’ambito della corte parigina e non solo. Essa aveva stretti legami con i rivoluzionari; non a caso nel 1796 l’ambasciata francese a Firenze fu trasferita proprio nel palazzo Ximenes di Borgo Pinti; qui fu poi ospitato Napoleone nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio 1796, in occasione della sua visita in città. Sempre in questo palazzo si insediò nei primi giorni di aprile 1799, dopo la fuga del Granduca, il Ministro Residente della Repubblica Francese, il cittadino Reinerd.

Palazzo Ximenes Panciatichi - giardino verde e statua di un leone.
Palazzo Ximenes Panciatichi - giardino e loggiato del palazzo giallo.
Palazzo Ximenes Panciatichi - giardino con erba, vasi e alberi.

Alla morte del marchese Ferdinando, il palazzo passò ai figli della sorella, sposata con Niccolò Panciatichi. A metà dell’Ottocento, la famiglia, che prese il nome di Ximenes Panciatichi, ampliò il palazzo annettendovi le strutture dell’adiacente noviziato di San Salvatore, già acquistato da Ferdinando. Il complesso fu tagliato con l’ampliamento del “quartiere della mattonaia” e delle sue vie, in particolare di via Giusti. Il giardino, conservatosi all’italiana, fu modificato nella seconda metà del XIX secolo da Marianna Panciatichi, che ne volle uno all’inglese: la sua configurazione rimane pressoché immutata da allora.

Passato alla famiglia San Giorgio, il parco fu in parte venduto per costruirvi un edificio con più appartamenti e il palazzo subì gravi danni in seguito all’alluvione del 1966. Nel XXI secolo, i discendenti hanno restaurato l’edificio, riportandolo all’antico splendore.

Il giardino non è splendido, ma un luogo tranquillo in cui sostare; belle e ricercate sono le vedute del palazzo e soprattutto del loggiato quando si passeggia sui vialetti di ghiaia intorno alla grande aiuola centrale.

PALAZZO ANTELLESI (o dell’Antella)

h. 17.30 – Piazza di Santa Croce, 21

La complessa facciata del palazzo è uno degli elementi più di spicco di piazza Santa Croce. La decorazione murale consiste in pitture divise in numerosi riguardi, all’interno dei quali si trovano figure allegoriche, putti, fiori, elementi vegetali e arabeschi. Il fulcro della composizione è il busto di Cosimo II de’ Medici, posto sopra il portone al numero 21, mentre tutt’intorno si dispiega un complesso programma celebrativo del quarto granduca di Toscana.

Da notare come il palazzo abbia le finestre via via più vicine verso la chiesa di Santa Croce, per dare l’illusione prospettica di maggiore grandezza. Degno di interesse è il disco di marmo datato 1565, che segna la divisione dei due campi delle squadre che giocavano il calcio fiorentino in questa piazza.

All’interno, dopo un atrio con travature in legno, si accede ad un piccolo cortile, con archi ribassati sui lati opposti (in parte murati), un pozzo, porte e finestre racchiuse in eleganti cornici in pietra serena. Due stanze al pian terreno hanno affreschi seicenteschi, collegabili a quelli della facciata.

Palazzo Antellesi - facciata sulla piazza.
Palazzo Antellesi - cortile interno con tavolo e albero in primo piano, dietro fontana e fiori.

Dopo un ambiente con la volta affrescata probabilmente nell’Ottocento, si accede al giardino “segreto”, cioè murato, che, nonostante le aggiunte successive, mantiene ancora l’aspetto di hortus conclusus tipico medievale. Qui si trovava una fontana con vasca in marmo e una statua di fanciulletto commissionata al Giambologna ma eseguita da Pietro Tacca; andata dispersa, è stata ritrovata da Pope Hennesy e si trova oggi smembrata tra San Pietroburgo e Londra. Di essa rimane unica testimonianza un disco a mosaico al centro del giardino.

Caratterizzano questo hortus piante da fiore e un ninfeo in stile settecentesco, con rocce spugnose, mosaici in ciottoli di fiume e conchiglie. Anche qui la statua che decorava la nicchia è andata purtroppo dispersa.

È un giardino grazioso, in cui si respira un’atmosfera di pace e tranquillità, ideale per riposarsi e rigenerarsi dal caos della città.

Palazzo Antellesi - Federica e alberi.
Palazzo Antellesi - cortile interno con varie piante e vasi.


INFORMAZIONI

Palazzo Leopardi:
https://www.etrastudiotommasi.it/

Palazzo Pucci:
https://filofirenze.it/palazzo-pucci/

Palazzo Ximenes Panciatichi: https://www.palazzoximenes.com/

Palazzo Antellesi:
https://www.palazzoantellesiflorence.com/


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