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VILLA SCHIFANOIA

Un giardino e un panorama spettacolari

Sabato 25 marzo 2023
Giornate del FAI – durata visita: 45 min.

Dopo aver visitato la Badia Fiesolana nel 2022, sempre con le aperture del FAI, non potevamo perdere l’occasione di ammirare un’altra perla della collina fiesolana, anch’essa sede dell’Istituto Universitario Europeo. Con l’amica e collega Costanza, quindi, abbiamo partecipato ad una delle visite guidate, arrivando subito dopo pranzo ed evitando così la confusione e una lunga coda per poter accedere. La giornata primaverile e il clima mite hanno contribuito a regalarci una bellissima esperienza, ammirando una villa e soprattutto un giardino meravigliosi!

Arriviamo alla villa da via Boccaccio (numero civico 121) e fin da subito apprezziamo la doppia natura del giardino e del palazzo: da una parte elegante dimora storica, dall’altra sede dell’Istituto Universitario Europeo (EUI). La struttura si articola in tre parti: la villa vera e propria, l’adiacente villetta, il casale posto sul giardino all’italiana e la cappella, oltre ovviamente al parco che raggiunge un’estensione totale di 23.000 mq.

Villa Schifanoia.
Villa Schifanoia - giardino.

STORIA

Posta sulle colline di Fiesole, alla sinistra del torrente Mugnone, la struttura preesistente faceva probabilmente parte di un’ampia fascia di terreno di proprietà di un unico proprietario che comprendeva altre ville e casali del territorio circostante come Villa Palmieri, La Badia, Villa Il Granaio, Villa Malafrasca.

Questa terra era conosciuta come ‘Schifanoja’ o ‘Schivenoglia’, cioè luogo dove schivare, cioè liberarsi dalla noia. Si pensa infatti che Villa Palmieri (ancora esistente, proprio di fronte a Villa Schifanoia) sia stata l’ambientazione di alcune storie del Decameron del XIV secolo; il terreno, infatti, viene citato da Boccaccio e la leggenda vuole che qui si sia rifugiata la compagnia di giovani che durante la pestilenza fiorentina trascorrevano il proprio tempo allietandosi con racconti.

Sorta sui resti dell’antico casale di Villa Palmieri, il nucleo principale della dimora è di origine quattrocentesca, proprietà della famiglia Cresci, che ne detenne il possesso fino al 1550, insieme ad altri possedimenti lungo la valle del Mugnone. Successivamente fu acquistata da Bartolomeo di Bate di Zaccheria e passata in eredità ad Antonio di Marco Pacini (1571), il quale la vendette tre anni dopo a Francesco di Filippo Alamanneschi. Diversi proprietari si succedettero finché nel Settecento la villa fu ceduta da Girolamo Capponi-Dell’Antella a Lorenzo di Bartolomeo Saletti, per poi passare ai Ciacchi e ai Settimanni.

Fino al Settecento la struttura rimase praticamente immutata, tranne che per il giardino. Furono i Ciacchi, famiglia nobile legata alla Curia pontificia, i primi a voler modificare la villa: nel 1847 costruirono una piccola cappella dedicata a San Tommaso e numerosi elementi architettonici sia di essa sia del palazzo sono decorati con il loro stemma di famiglia.

Altre modifiche sono state le aggiunte del cancello da cui inizia il viale che attraversa il giardino fino alla villa e della piccola costruzione della villetta.

Villa Schifanoia.
Villa Schifanoia.

Nel 1927 Myron Taylor, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede durante il pontificato di Pio XII, comprò la tenuta, la restaurò per ospitare la sua collezione d’arte e creò il giardino all’italiana. La villa fu lasciata in eredità alla Chiesa, che la affidò alle Suore Domenicane di Sinsisawa (USA), le quali vi aprirono un centro di studi post-laurea in ambito musicale e artistico, per giovani americani di buona famiglia, il Rosary College. Questa destinazione religiosa salvò la villa dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1986 lo Stato italiano acquistò Villa Schifanoia per permetterne l’utilizzo da parte dell’Istituto Universitario Europeo (EUI), di cui è tuttora una delle sedi, ospitando i dipartimenti di Storia e Civiltà, Legge e l’Accademia di Legislazione Europea. Dal 2016 Villa Schifanoia è sede del Robert Schuman Center for Advanced Studies.

Numerosi sono stati gli ospiti illustri della villa; Alexandre Dumas padre, autore del celebre romanzo I tre moschettieri, vi abitò per un periodo e scrisse addirittura un libro dedicato alla dimora.

IL GIARDINO

Dal porticato che decora la facciata della villa e dalla grande terrazza, abbiamo un meraviglioso colpo d’occhio sul giardino all’italiana che si estende sotto di essa.

Ciò che vediamo adesso è il prodotto di una modifica novecentesca; inizialmente, infatti, l’intero terreno era utilizzato per campi agricoli: contemporaneamente era luogo di rilassamento e motore economico con la produzione di frutta e verdura. Progressivamente si è andato affermando il gusto del giardino all’italiana, già i Ciacchi nell’Ottocento vollero una suddivisione più formale del parco, confermata poi nel Novecento dai proprietari inglesi che crearono la geometria perfetta delle aiuole.

Villa Schifanoia - giardino.
Villa Schifanoia - giardino.

Tra il verde delle siepi, svetta il color ocra della facciata della villa, regolare, decorata da cornici e dal porticato a tre arcate e colonne ioniche. Da questa prospettiva l’edificio sembra di soli due piani, mentre ne conta ben cinque, di cui due interrati e un mezzanino. La loggia che vediamo a sinistra fu chiusa da Taylor su progetto dell’architetto Gherardo Bosio.

Il giardino di Villa Schifanoia è uno dei più belli della collina fiesolana e si suddivide in due terrazzamenti; il primo è a sua volta articolato in due sezioni, una più semplice e un’altra più complessa, dotata di una scalinata. La prima sezione è formata da quattro aiuole rettangolari con forme di volte al centro; piante sempreverdi ornano il giardino (il bosso delle siepi e i cipressi al confine) insieme ad una fontana di sapore manierista, un tempo decorata da statue.

Scendiamo nel secondo terrazzamento attraverso una scala, della quale sono poste a guardia due statue a soggetto mitologico. Questa parte del giardino è più complessa, con aiuole a doppia siepe e statue di figure allegoriche e mitologiche. Non a caso qui è posta la fontana più grande del parco, a forma rettangolare, con al centro tre soggetti femminili di stile manierista: sono tre ninfe marine con ostriche e conchiglie.

Chiudendo la nostra passeggiata ad anello, arriviamo alla seconda parte del primo settore del giardino e subito ammiriamo la scala a tenaglia, che venne realizzata nel Novecento in stile barocco. Il sentiero ci conduce alla villetta, coeva alla scalinata, mentre le forme delle aiuole sono qui dei triangoli.

Villa Schifanoia - Cappella.
Villa Schifanoia - giardino.

CAPPELLA

Lasciamo (a malincuore!) il giardino e giriamo sul retro della villa, dove si trova la cappella. La costruzione, molto seriosa, conta tre ingressi: uno su via Boccaccio (n. 123), su cui si affaccia anche il fronte della piccola chiesa, uno sul retro e un altro rivolto verso la villa. Altrettante sono le epigrafi che ornano le entrate: la prima recita “All’impeto dei venti immobile sono”, la seconda “Guerra al tempo” e la terza ci informa che vale una delle altre due (“Simile mi tengo alle altre due”).

La cappella, dedicata a San Tommaso e voluta dai Ciacchi a metà dell’Ottocento, si articola in due piani, di cui è accessibile solo il superiore. Appena entrati ci rendiamo subito conto dei rimaneggiamenti avvenuti per rendere la navata una moderna sala riunioni; notiamo la volta a sesto acuto, la parete con le finestre di gusto barocco e l’arco a tutto sesto che separa il transetto. Il miscuglio di stili, tra barocco, romanico e gotico, è caratteristico dell’epoca in cui fu edificata la cappella, quando era di moda un revival neo-medievale, mentre i colori dominanti sono il bianco dell’intonaco e il grigio della pietra serena. In fondo alla navata si trova un confessionale, mentre ai lati si aprono due cappelle che riportano frasi del Vangelo di San Matteo.

La chiave di volta dell’arco è ornata da diversi simboli, tra cui lo stemma dei Ciacchi, rimasto inalterato nonostante la cappella sia passata da diverse mani. Essa, infatti, fu lasciata in eredità alla marchesa Salviati e fu poi acquistata da diversi proprietari, finché non la comprò Taylor nel Novecento. 

Villa Schifanoia - Cappella.
Villa Schifanoia - Cappella.

LA VILLA

Usciamo dalla cappella e, passando a lato della terrazza, entriamo nella villa, dove siamo accolti dalla reception dell’Istituto europeo e dalla successiva Sala delle Bandiere. Qui si trovava il salotto dei Taylor, il cui arredamento è stato venduto all’asta; le pareti sono state dipinte di un rosso vivace, mentre gli americani avevano preferito un colore rosato. I coniugi Taylor avevano un gusto eclettico per la scelta degli oggetti, che spesso compravano all’asta, come i due portali spagnoli del Quattro-Cinquecento (bellissimi!). Il soffitto cassettonato cinquecentesco crea un gioco illusionistico; i motivi floreali e le conchiglie si alternano a nature morte e a profili di uomini e donne a noi sconosciuti; sicuramente la realizzazione è ottocentesca perché è ben riconoscibile lo stemma della famiglia Ciacchi.

Villa Schifanoia - Sala delle Bandiere.
Villa Schifanoia - Sala delle Bandiere.

La Sala Europa ospitava un tempo un tavolo proveniente da un convento circostante, con paraventi cinesi e vasi spagnoli. L’unica cosa rimasta è il camino in stile quattro-cinquecentesco in pietra serena, decorato da una ghirlanda e alcuni stemmi. Taylor era un collezionista d’arte, in particolare di stemmi, molti dei quali oggi non sappiamo a chi siano appartenuti. Il soffitto è un cassettonato ligneo con rosette.

Le stanze al piano superiore non sono accessibili, ma hanno mantenuto una parte dei nomi originali, come la stanza Fiesole o Girasole.

La nostra visita prevede, invece, la possibilità di uscire sulla loggia coperta e di ammirare la Sala Triaria, che racchiude un gioiello unico: il soffitto è rimasto invariato ed è di origine spagnola, mescola arte islamica e cristiana con figure mitiche, santi, martiri. Potrebbe addirittura provenire da una famiglia regnante spagnola… Al mondo esistono solo tre soffitti di questo tipo: gli altri due sono stati venduti all’asta a privati americani e se ne sono quindi perse le tracce. Ci affacciamo anche dal piccolo terrazzino, da cui si gode di un’amena vista sul giardino…

Villa Schifanoia - Sala Europa.
Villa Schifanoia - Sala Triaria.
Villa Schifanoia - Sala Triaria.

Ultima tappa del percorso è il Belvedere, da cui ammiriamo il panorama sulle colline e in particolare su Villa Salviati, anch’essa sede dell’Istituto Europeo.

In conclusione, Villa Schifanoia merita senza dubbio una visita, approfittando delle giornate di apertura organizzate dal FAI o di altre occasioni. È impossibile non innamorarsi dell’incantevole giardino, della vista bucolica sulle colline fiorentine e del gusto eclettico degli ultimi proprietari.

Villa Schifanoia - Belvedere.
Villa Schifanoia - Belvedere, panorama su Villa Salviati.

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