Firenze Firenze - Musei, chiese e ville

VILLA LEMMI TORNABUONI

A Careggi un palazzo e un giardino intrisi di arte e di storia

Domenica 22 maggio 2023
Durata della visita: 1h – cani solo in braccio o nello zainetto

Durante la giornata di apertura delle Dimore Storiche, dopo aver ammirato alcuni dei giardini e dei cortili del centro di Firenze, mi sono spostata nella zona di Careggi (dove avevo già ammirato la Villa medicea) per visitare Villa Lemmi Tornabuoni prima e Villa Le Pergole poi. In entrambi i casi la prenotazione è stata obbligatoria e i tour erano guidati: un’eccezionale occasione per scoprire palazzi meravigliosi, nascosti e sconosciuti alla maggioranza!

Parcheggio l’auto lungo via Taddeo Alderotti per entrare direttamente dal passaggio carrabile (numero civico 56) che conduce nel meraviglioso giardino: già da qui il colpo d’occhio sulla villa è meraviglioso. Il muretto, che separa la proprietà da via Incontri, delimita il giardino ed è affiancata da un piacevole sentiero accanto al quale si sviluppa il prato verdeggiante.

La passeggiata che ci avvicina alla villa è molto scenografica; le auto che hanno l’accesso passano dalla strada carrabile e vengono posizionate sul retro, non in vista. La nostra visita inizia dal portone principale di accesso, posto di lato e sormontato dalle bandiere dell’Italia e dell’Unione Europea. Le guide che ci accompagnano lungo il percorso sono dipendenti dell’INAIL: il palazzo, infatti, è sede del centro di formazione dell’INAIL e, pur conservando notevoli opere, non è un museo.

Villa Lemmi Tornabuoni - giardino.
Villa Lemmi Tornabuoni - ingresso.

STORIA

Per prima cosa veniamo informati della secolare storia della dimora. La prima struttura fu costruita intorno al Mille, se non addirittura nel IX secolo: si trattava di una torre, usata come fortezza di avvistamento; la trasformazione in abitazione, sempre fortificata, avvenne nell’età comunale, intorno al Trecento. I proprietari antecedenti al 1427 sono ignoti, ma in quell’anno fu istituito il primo catasto fiorentino, dove risulta che la famiglia in possesso della villa erano i Ginori. Nel 1450 l’edificio fu acquistato dai Da Galliano, che chiamarono il famoso architetto Michelozzo, di gran moda al tempo, e trasformarono la villa in un’elegante dimora.

Nel 1469 Giovanni Tornabuoni divenne il nuovo proprietario, importante signore fiorentino, fratello di Lucrezia Tornabuoni, la madre di Lorenzo il Magnifico. La villa fu, quindi, un luogo di ritrovo, dove erano organizzati feste e incontri; addirittura, alla fine del Quattrocento il pittore Botticelli fu chiamato ad affrescare la loggia… Ahimè, i dipinti non sono più presenti poiché furono venduti al Louvre nell’Ottocento (e lì sono rimasti). I Tornabuoni chiamarono un altro importante artista per decorare la Cappella, il Ghirlandaio; purtroppo, della sua opera si ha notizia solo dai racconti del Vasari, poiché nel Cinquecento era già stata danneggiata dal torrente Terzolle, che scorre vicino alla villa.

Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza Affrescata.
Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza Affrescata.

Nei secoli la villa passò di mano in mano e nel Seicento fu acquistata dai Baccelli, il cui stemma troneggia sopra la porta. Dal 1824 i Lemmi ne furono proprietari per 130 anni e fu un esponente della famiglia a vendere gli affreschi alla Francia, aiutato dal collezionista Bardini. Infine, nel 1953 l’INAIL comprò l’immobile, perché aveva necessità del terreno per costruire il CTO, che infatti adesso si trova proprio di fronte.

L’intervento dell’INAIL si deve all’architetto Pierluigi Spadolini (fratello del celebre polito del quale abbiamo visitato la villa, Casa Spadolini), il quale congiunse la villa alla casa colonica sul retro, prima del parcheggio. Adesso il palazzo è un edificio suddiviso in molte aule e sale per congressi, ideale per essere utilizzato per la formazione e per essere affittato per seminari medici e di altro tipo.

Villa Lemmi Tornabuoni - cortile.
Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza del Paliotto.

INTERNO

La ricchezza della villa, oltre alla bella architettura, è rappresentata soprattutto dai mobili, quasi tutti databili tra il Cinquecento e il Seicento (solo tre oggetti sono settecenteschi); purtroppo dei quadri vi sono pochissimi originali, mentre la maggioranza sono copie ottocentesche realizzate dallo stesso Lemmi, il quale aveva una predilezione per Tiziano.

Superati i gradini di accesso, entriamo nell’atrio, uno spazio piuttosto angusto ornato solo dal mobilio seicentesco e da un coevo stemma gentilizio, non attribuito ad alcuna famiglia.

Girano subito nella prima stanza a destra ci troviamo in uno degli ambienti più suggestivi della villa: la Stanza Affrescata. Com’è facile indovinare, tutte le pareti sono dipinte e, per la sua peculiarità, è uno degli ambienti più rappresentativi del palazzo. In effetti, potremmo trovare delle somiglianze con la Stanza dei Pappagalli di Palazzo d’Avanzati, in centro… La sala è molto ben conservata e rappresenta ciò che i signori locali vedevano intorno: una zona con tanti alberi da frutto, come mele, pere, melagrane, aranci. Notiamo che ai tronchi sono appese delle reti e, sotto, vi è una fascia con grappoli d’uva e stemmi, dopo la quale inizia il motivo geometrico che imita gli arazzi. La stanza è frutto dell’ampliamento comunale della seconda metà del Trecento: infatti, lo stemma con scudo bianco e la croce rossa indica che la famiglia proprietaria della villa (a noi ignota) aveva appoggiato il tumulto dei Ciompi. Sopra la porta, invece, individuiamo lo stemma in pietra dei Da Galliano.

Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza dell'Alberello.
Villa Lemmi Tornabuoni - nicchia con Madonna col bambino, San Nicola e Santa Caterina.

Usciamo nel cortile ideato da Michelozzo, artefice della ristrutturazione quattrocentesca: egli utilizzò il pozzo del Trecento come centro di un ambiente al quale aggiunse volumi. La firma dell’architetto è visibile in cima alla colonna centrale del loggiato: lo stile è tipico della sua architettura e, infatti, possiamo notare numerose somiglianze con il cortile di Palazzo Medici Riccardi.

Rientriamo nel palazzo passando dalla Sala delle Alabarde e svoltiamo a destra nella Stanza del Paliotto, che prende evidentemente il nome dall’oggetto qui esposto: il paliotto è un arredo sacro, in questo caso in legno dipinto. Era solitamente utilizzato per decorare gli altari e spesso si trova nella forma di tovaglia; qui, invece, è in legno, di manifattura marchigiana. Al centro della stanza si allunga un mobile ricorrente nella villa: il tavolo fratino. Perché ve ne sono così tanti nel palazzo? Lemmi lo utilizzava come residenza, ma i suoi predecessori lo impiegavano come seconda casa, dove venire per mangiare e bere in compagnia… Avevano, quindi, bisogno di molti tavoli, comodi e con sedie tutte diverse perché gli ospiti potessero scegliere la migliore in base alla propria corporatura.

Torniamo nella Sala delle Alabarde, usate per arrostire e infilzare gli animali: qui si trovava la cucina dei Lemmi, con un camino, che fu tolto dalle modifiche di Spadolini.

Villa Lemmi Tornabuoni - Cristo flagellato.
Villa Lemmi Tornabuoni - Tempio pagano.

Saliamo le scale a sinistra e visitiamo il primo piano che ci accoglie con una delle sue stanze più particolari. L’edificio nacque come torretta e siamo adesso nel nucleo originario della villa: la stanza è quadrata e sopra se ne trova una identica. In epoca trecentesca doveva essere affrescata, come la stanza al piano terreno; lo capiamo dal resto di un dipinto, da qui la sala prende il nome (Stanza dell’Alberello). Uno dei due tabernacoli alle pareti è affrescato e presenta un dipinto quattrocentesco di una Madonna che allatta il Bambino, con uno sguardo triste e senza guardarlo, un fiore bianco in mano: nella simbologia ciò significa che la donna conosce la sorte del figlio e per questo è infelice. La affiancano ai due lati San Nicola e Santa Caterina. Come nelle altre stanza, il mobilio è di grande pregio.

La seconda rampa fu costruita da Michelozzo e ci conduce in una sala aggiunta sempre da lui aggiunta, decorata da un tavolinetto del Quattrocento, il pezzo più antico della villa. Il quadro, invece, è una copia ottocentesca dell’allegoria della Vanità di Tiziano; la cassapanca, simile al panchetto dell’atrio, presenta una decorazione con baccanali, tipicamente usata per i matrimoni, e conservava gli indumenti e la biancheria, poiché gli armadi erano un tempo armari, cioè usati come deposito delle armi.

Villa Lemmi Tornabuoni - copia dell'affresco di Botticelli raffigurante Giovanna degli Albizzi.
Villa Lemmi Tornabuoni - copia dell'affresco di Botticelli raffigurante Lorenzo Tornabuoni.
Villa Lemmi Tornabuoni - frammento di affresco della bottega del Botticelli.

Ci troviamo al secondo piano e l’ingresso ci conduce all’altra stanza dell’antica torretta di avvistamento, ora Stanza Da Galliano. Alle pareti sono presenti due quadri originali: il Tempio pagano, di manifattura fiamminga, e il Cristo flagellato, originariamente parte di un trittico, la cui parte mancante è ora conservata al Convento delle Mantellate.

La sala successiva era quella ornata dagli affreschi di Botticelli, che li realizzò nel 1486 in occasione delle nozze di Lorenzo, figlio di Giovanni Tornabuoni, mentre adesso sono sostituiti da due copie, opera dell’Alinari. Trattandosi di un dono di auguri agli sposi, il tema è chiaro: Giovanna degli Albizzi porta un’offerta a Venere, insieme alle tre Grazie; Lorenzo è accompagno da grammatica e dalle arti del quadrivio, oltre che dalla prudenza. La sposa deve avere virtù, grazia e bellezza, mentre lo sposo sarà un importante uomo politico.

Dall’altro lato possiamo vedere il resto di un affresco, probabilmente di bottega botticelliana e che rappresenta forse Giovanni o Niccolò Tornabuoni, vestito di rosso, dietro ad un tavolo con tovaglia dello stesso colore, quindi rappresentante il potere, in qualità di Gonfaloniere di Giustizia; vi è anche una figura femminile accanto, forse la sorellina. Ciò che è più particolare e notevole dell’affresco è il panorama alle spalle delle due figure: un paesaggio fluviale con il Terzolle e i campi, unico esempio di questo tipo di pittura all’interno della bottega botticelliana.

Villa Lemmi Tornabuoni - veduta dal ballatoio.
Villa Lemmi Tornabuoni - cassapanca al secondo piano.
Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza della Sagrestia.

Dalla Loggia di Botticelli passiamo dal ballatoio sopra il cortile e ci spostiamo nel Salone Tornabuoni, decorato da una credenza molto bella e da copie di Tiziano alle pareti; uno dei pezzi più importanti è l’armadio del Cinquecento con due pinnacoli aggiunti il secolo successivo e i cui pomelli sono intarsiati come frutti di melograno in modo molto accurato.

Scendiamo al piano terreno e, attraversando la Stanza Affrescata, entriamo in un grande salone, sempre opera di Michelozzo. L’ambiente viene chiamato Stanza della Sagrestia per il grande mobile tipico delle sagrestie delle chiese. La sala è utilizzata per i convegni ed è la più grande della villa, con un tavolo del Cinquecento e due appliques del Settecento in ferro battuto, ancora funzionanti.

Arriviamo alla parte seicentesca della villa con la Stanza Baccelli e poi quella Petronio Lemmi. La prima è così denominata in onore della famiglia che nel Seicento conferì l’ultima aggiunta di valore artistico alla dimora. Oltre al tavolo fratina con tanti cassetti, alle credenze e ai quadri copie di Tiziano, emerge il meraviglioso mappamondo, opera del 1696 del grande cartografo Coronelli. Su di esso sono indicati con molta precisione tutti i porti ed era infatti utilizzato con scopi nautici. Il suo gemello, identico, è conservato al Museo della navigazione di Venezia.

Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza Petronio Lemmi, ritratto.
Villa Lemmi Tornabuoni - Stanza Baccelli, mappamondo.

L’ultima stanza della visita è dedicata a Petronio Lemmi, colui che scoprì e vendette gli affreschi del Botticelli. Il suo ritratto, realizzato da Antonio Ciseri, è tipicamente ottocentesco; l’armadio di manifattura toscana è solido e con un finto doppio cassetto, un vezzo artistico degli artigiani.

Dalla sala col mappamondo usciamo nel piccolo ma delizioso giardino chiuso all’italiana e ammiriamo da sotto una loggia, in cui purtroppo non è possibile accedere. Fiore all’occhiello del giardino sono senza dubbio le bellissime rose antiche che crescono sulla parete di fondo…

Siamo arrivati alla fine della nostra visita: percorriamo il vialetto pedonale del bucolico giardino e ci godiamo un’ultima occhiata alla villa, il cui caldo intonaco spicca sul verde del prato e degli alberi.

Villa Lemmi Tornabuoni - giardino all'italiana.
Villa Lemmi Tornabuoni - giardino all'italiana.

INFORMAZIONI


LEGGI ANCHE …

Potrebbe piacerti...