Firenze Firenze - Itinerari

ITINERARIO TRA DIMORE STORICHE NEL CENTRO DI FIRENZE

Palazzi, giardini e cortili durante le aperture straordinarie

Domenica 22 maggio 2023

Dopo la scoperta dell’Oltrarno fiorentino, la giornata con il ricco e serrato itinerario nel centro e una gita a Lucca, quest’anno siamo tornati nel centro di Firenze per godere al meglio delle aperture in occasione della giornata promossa dall’Associazione Dimore Storiche Italiane.


Evitando i luoghi già visitati (trovate comunque le segnalazioni), abbiamo costruito un itinerario da seguire in una mattina, godendo di ogni giardino e palazzo, alla scoperta di angoli nascosti della nostra città…


Programma:

PALAZZO WAGNIERE – FONTANA ELLIOTT

Lungarno Soderini 9 / borgo San Frediano 8
Giardino

Alle dieci in punto sono davanti al cancello sul Lungarno Soderini… La mattina a Firenze non potrebbe iniziare in un modo migliore: ancora avvolta nella sonnolenza domenicale, la città comincia a svegliarsi e il sole risplende sui monumenti del centro, l’Arno riflette la luce e, dall’altro lato, la Chiesa di Ognissanti occhieggia bianca ed elegante.

Museo Bellini.
Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.

Dopo aver passeggiato fino alla Porta di San Frediano, possiamo entrare a Palazzo Wagnière da due ingressi: il primo si affaccia su borgo San Frediano e da qui possiamo godere di una veduta d’insieme del palazzo, che si incastona tra botteghe e caffè letterari. L’altra entrata, che io preferisco, è quella sul lungarno, proprio accanto alla facciata in stile Liberty del Museo Bellini, impreziosito da una rigogliosa pianta di glicine.

Varcando la soglia dell’alto cancello veniamo catapultati in un piccolo ma concentrato universo lussureggiante, sul cui verde intenso si staglia l’intonaco chiaro del retro della dimora, con finestre e cornicioni in grigia pietra serena.

L’origine del palazzo non è certa, ma sicuramente alla fine del Cinquecento era presente un edificio con un orto, difeso da mura merlate dai possibili attacchi provenienti dal fiume. Circa un secolo più tardi, avvenne la fusione di più palazzi, creando una costruzione più complessa ed estesa, che corrisponde alla crescita edilizia della zona in occasione della nascita del nuovo complesso del Cestello e del Granaio Granducale.

Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.
Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.
Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.

Dalle carte del 1783 risulta presente un edificio con una grande corte centrale e un orto. In quel secolo il palazzo, proprietà dei Marchesi Capponi, venne ampliato e decorato, con interventi visibili ancora oggi al primo piano. Nell’Ottocento la pianta era molto simile a quella attuale, caratterizzata da tre corti più piccole.

Dopo l’annessione della Toscana al Regno d’Italia e la proclamazione di Firenze capitale, dal 1865 al 1871, il palazzo risentì dell’influenza del clima di rinnovamento: nel 1865, il proprietario, il Cav. Wagnière, citato da una targa in marmo di notevoli dimensioni presente nell’androne d’ingresso, commissionò all’Ing. Guglielmo Galanti un intervento di ampia ristrutturazione che portò l’edificio ad assumere l’aspetto dell’attuale palazzo in stile neoclassico. Sia la facciata su borgo San Frediano sia il retro, che possiamo osservare dal giardino, sono frutto delle modifiche effettuate; ad esempio il finto bugnato con tre portali centinati, l’ornamento con architravi e timpani, le fasce marcapiano.

Nel 1904 il palazzo fu acquistato dal Cav. Ing. John Elliott, che contattò nuovamente l’Ing. Galanti affidandogli l’incarico di alcune modifiche finalizzate alla realizzazione di nuove aperture e tramezzi.

Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.
Palazzo Wagnière - Fontana Elliott.

Entrando nel giardino, ci troviamo in un ambiente originale, realizzato nel corso dell’Ottocento e particolarmente ricco e folto di piante e alberi. Alla nostra destra un gelsomino si arrampica da un lato del giardino, mentre a sinistra spiccano rose di diversi colori e bulbi di iris; le piante mediterranee come gli olivi sono intervallate da altre più esotiche, quali le palme. Questo piccolo mondo ha aiuole e parterre, tutti perfettamente curati, e anche un angolo di relax con un dondolo in ferro battuto.

Vale la pena entrare nel palazzo attraverso le tre corti interne: dalla luce e dall’abbondanza di colori passiamo ad una penombra quasi in bianco e nero, dove emerge in primo luogo un’ampia apertura in legno e vetro, sottolineata da un arco in pietra serena e che si apre su una scalinata dello stesso materiale, dalla quale è possibile accedere ai piani superiori.

Prima di uscire, una piccola curiosità: sulla targa posta dalla famiglia Wagnière possiamo leggere che durante i festeggiamenti per il quinto centenario dalla nascita di Donatello e lo scoprimento della facciata del Duomo (1887), il re e la regina d’Italia passarono da questo palazzo e dal giardino per assistere ad una gara di barche.

GIARDINO ROSSELLI DEL TURCO

Borgo Santi Apostoli 40r
Cortile e Galleria d’Arte

In cinque minuti, passando sull’altra riva dell’Arno, arriviamo alla nostra seconda tappa: davanti al Palazzo Rosselli, segnalato da un’entrata ad arco e da un cancello, si apre il piccolo Giardino Rosselli del Turco, che tuttora appartiene all’edificio antistante.

Giardino Rosselli del Turco.
Giardino Rosselli del Turco.

Il palazzo, il cui primo nucleo risale al Quattrocento, era in origine di proprietà della famiglia Borgherini, che lo costruì nella forma attuale nel 1514, abbattendo due case; intorno al 1530 Margherita Acciaiuoli, moglie di Pierfrancesco Borgherini, stanca forse dell’angusto cortile che impediva la realizzazione di un giardino, fece acquistare due case antistanti al palazzo, appartenenti agli Altoviti, per creare l’orto-giardino ancora esistente e oggi sede della galleria d’arte contemporanea Aria Art Gallery.

In seguito ad una vicenda di ammanchi dai Granai dell’Abbondanza, in cui rimase coinvolto il Senatore del Granducato, Vincenzo Borgherini, ultimo erede della casata, nel 1750 il palazzo fu ceduto a Giovanni Antonio, Stefano e Girolamo Rosselli del Turco, insieme al giardino e ad altri fabbricati adiacenti. Questa famiglia si è occupata del restauro e della conservazione del palazzo senza significative aggiunte successive.

Oggi il palazzo è una delle sedi della European School of Economics e non è visitabile; ospita inoltre la sede operativa dell’associazione Fiorentini nel Mondo e la sede didattica dell’Arciconfraternita di Parte Guelfa.

Giardino Rosselli del Turco.
Giardino Rosselli del Turco.
Giardino Rosselli del Turco.

Appena saliti i pochi gradini che rendono il giardino sopraelevato, due sono gli aspetti che maggiormente colpiscono il visitatore: l’assoluto monopolio delle piante di banane, che rigogliose crescono nella parte centrale e che quasi impediscono di scorgere il cielo, e alcune opere d’arte. La prima ad accoglierci è in marmo di carrara, realizzata nel 2019 dall’artista Szymon Oltarezewski (Praying Mantis, ovvero Mantide religiosa).

Le dimensioni del giardino sono molto ridotte e pare di essere stati catapultati fuori da Firenze e dall’Italia, in qualche luogo esotico del Sud Est Asiatico… Curato, fresco e gradevole, l’ambiente aperto termina con una costruzione verde, che ricorda una serra e che è la galleria d’arte Aria. Anche se non siete amanti dell’arte contemporanea, l’interno merita comunque una visita, anche solo per la piacevole vista che si gode sul giardino.

Aria Art Gallery è nata da un’idea di Elio d’Anna, filosofo, imprenditore e autore di numerose opere letterarie. La direzione artistica della galleria è affidata ad Antonio Budetta, la cui ricerca attiva è rivolta soprattutto a promuovere nuove opportunità per il collezionismo attuale. La galleria Aria Art rappresenta artisti emergenti e affermati e partecipa attivamente a diverse fiere e mostre internazionali, collaborando con musei pubblici, enti pubblici e privati, fondazioni e ambasciate.

Giardino Rosselli Del Turco.
Giardino Rosselli Del Turco.
Giardino Rosselli Del Turco.

PALAZZO ANTINORI

Piazza Antinori 3
Cortile, giardino e stanza-museo

Con una gradevole passeggiata di una decina di minuti lungo via Tornabuoni, possiamo arrivare al Palazzo Antinori. Lungo il tragitto è possibile fermarsi per ammirare altre dimore e cortili storici, come quello di Palazzo Bartolini Salimbeni, oppure salire sull’Antica Torre Tornabuoni per godere di uno spettacolare panorama sul Duomo.

Affacciato sull’omonima piazza, Palazzo Antinori è uno dei più begli esempi dell’architettura rinascimentale fiorentina. Disegnato e costruito tra il 1461 e il 1469 dall’architetto Giuliano da Maiano, allievo del Brunelleschi, fu commissionato dal banchiere Giovanni di Bono Boni e nel 1475, dopo il fallimento della famiglia, fu acquistato da Lorenzo Il Magnifico, che però lo cedette a Carlo e Ugolino Martelli, il quale a sua volta lo vendette a Niccolò di Tommaso Antinori nel 1506. La famiglia era già presente nell’Oltrarno e fece apportare numerose modifiche: nel 1520-23 venne realizzata l’antifacciata, ideata dall’importante architetto rinascimentale Baccio D’Agnolo; la somiglianza con il Palazzo Bartolini Salimbeni in piazza Santa Trinita è tutt’altro che casuale, poiché entrambi sono il progetto del medesimo architetto.

Palazzo Antinori.
Palazzo Antinori.

Il giardino, oggetto principale della nostra visita, fu voluto da Alessandro di Niccolò Antinori, come risulta dal catasto del 1538, che commissionò la realizzazione di un orto facendo demolire alcuni edifici nel nuovo lotto da lui acquistato.

Da oltre 500 anni questo palazzo è la residenza della famiglia Antinori, il fulcro delle attività imprenditoriali e, dal 1957, la sede della Cantinetta Antinori, storico ristorante-winebar. Negli anni Sessanta, il marchese Niccolò Antinori si adoperò in importanti restauri, riportando il palazzo e il giardino al loro antico splendore. Suo figlio Piero, attuale proprietario, vive ancora qui e ha dato nuovo impulso alla crescita dell’azienda vinicola.

Palazzo Antinori.
Palazzo Antinori.

Entriamo subito nell’elegante cortile, tra le cui colonne sono disposti eleganti tavolini e i modellini delle più importanti tenute della famiglia Antinori, tra cui quella della Badia di Passignano, che abbiamo visitato. Passiamo poi ad una stanza adibita a museo, con stampe, corrispondenza e oggetti d’epoca, per poi sbucare nella vera chicca della visita: il giardino, pensato e realizzato come un vero e proprio locus amoenus. Regnano l’ordine e la geometria, con le aiuole scandite dalle siepi basse, i grandi vasi in terracotta contenenti limoni e, sul fondo, la bella fontana con statua neoclassica.

Separato dal caos del centro cittadino, questo luogo è un’oasi di pace e relax, silenzioso e piacevole ristoro per il corpo e la mente (se si riescono ad evitare le orde dei turisti in visita guidata).

Palazzo Antinori.
Palazzo Antinori.

PALAZZO MALENCHINI

Via de’ Benci 1
Giardino

In un quarto d’ora, passeggiando sul lungarno e oltrepassando la confusione di Ponte Vecchio e della Galleria degli Uffizi, arriviamo di fronte alla grande facciata di Palazzo Malenchini, al cui interno troviamo il giardino più grande di questo itinerario, sia pure dalle dimensioni comunque modeste. Per i più attenti ne è un’anticipazione il prosperoso glicine che si arrampica tra le colonne grigie che si affacciano sul marciapiede del lungarno.

Nella prima metà del Quattrocento la nobile famiglia degli Alberti iniziò ad acquistare alcune case verso via de’ Benci, vicino all’attuale Ponte alle Grazie; nel 1358 furono comprati circa 800 metri quadri di un terreno lungo l’Arno, dove ora sorge il palazzo. Qui abitò anche il famoso architetto e teorico del Rinascimento, Leon Battista Alberti (1404-1472). La residenza gentilizia aveva in origine l’aspetto di un agglomerato di case, casette e botteghe, unite all’interno e con una zona ad orto o giardino sul retro.

Palazzo Malenchini.
Palazzo Malenchini.

L’aspetto attuale del palazzo, con l’unificazione delle facciate delle numerose casette preesistenti, risale al 1760-1763 e si deve a Giovan Vincenzo Alberti (1715-1788). Alla morte di suo figlio, scomparso senza eredi nel 1836, il complesso passò ad un nipote della famiglia Mori Ubaldini, che egli aveva affiliato con l’obbligo di rinnovare il nome degli Alberti. La nuova famiglia degli Alberti Mori Ubaldini, entrata in possesso di tali beni, incaricò nel 1840, l’architetto Vittorio Bellini ed altri artisti, di ristrutturare, ampliare, decorare il palazzo e risistemare il giardino. A questo intervento dobbiamo l’attuale facciata neoclassica, mentre nel giardino l’architetto Bellini inserì su un lato un tepidarium poi trasformato in quartiere di abitazione. La costruzione del doppio loggiato o galleria lungo il lato nord del giardino fu invece eseguita su progetto dell’architetto Niccolò Salvi in occasione di altri interventi avvenuti nel 1849.

Vittorio Bellini fu, in un secondo tempo, nuovamente incaricato nel 1874 dagli Alberti Mori Ubaldini, di edificare sul terreno un oratorio, che è oggi quello di Santa Maria alle Grazie, sul lungarno Generale Diaz al confine con il giardino.

Palazzo Malenchini.
Palazzo Malenchini.
Palazzo Malenchini.

Varcato il portone di ingresso, ci troviamo in un ampio atrio, dove una lapide marmorea ricorda il patriota Vincenzo Malenchini, celebre antenato degli attuali proprietari. Nell’Ottocento, infatti, il conte Arturo Alberti Mori Ubaldini, trasferitosi a Parigi e costretto a liquidare gran parte del suo patrimonio per le spese eccessive e per le continue perdite al gioco, mise in vendita il palazzo che fu acquistato prima dai duchi di Chaulnes, e poi, nel 1895, dal marchese Luigi Malenchini, scomparso nel 1948. La famiglia Malenchini, di antica nobiltà livornese, si era distinta durante il Risorgimento con il patriota Vincenzo Malenchini (1813-1881), il quale divenne anche senatore.

Dopo i gravi danni arrecati alla proprietà, sia dalla Seconda guerra mondiale che dall’alluvione del 1966 con la quale l’archivio di famiglia Malenchini, sistemato al piano terra, venne totalmente distrutto, l’edificio ha ricevuto un importante e capillare restauro nel 2000-2003.

Arriviamo nel giardino, il quale fino alla metà dell’Ottocento aveva mantenuto una conformazione all’italiana, ma che fu poi trasformato in un giardino all’inglese, seguendo la moda del tempo. La sistemazione romantica che vediamo ancora oggi è caratterizzata da una grande aiuola di forma curvilinea tenuta a prato e ombreggiata da piante ad alto fusto.

Meno raccolto e appartato rispetto ai precedenti, il giardino di Palazzo Malenchini è comunque gradevole e merita una visita.

Fondazione Mello.
Fondazione Mello.

FONDAZIONE MELLO

Borgo Pinti 22-24,
Galleria d’Arte

Ultima tappa dell’itinerario della nostra mattina è la Fondazione Mello, in Borgo Pinti, che raggiungiamo a piedi in una decina di minuti… Durante il tragitto, consigliamo una deviazione verso Palazzo Pucci, che con le sue terrazze coltivate e la sua vista spettacolare è un vero gioiello!

La Fondazione Mello – Studio d’Arte Le Colonne è in un luogo storico: l’antica bottega dello scultore Giambologna, di Pietro Tacca, Rosselli, della Bella, Jansen ed altri grandi artisti, tra i quali, come risulta dai recentissimi restauri, anche lo scultore Giovanni Battista Foggini.

Inusuale e colma di opere d’arte, la Fondazione si costituisce sia come spazio espositivo sia come luogo di eventi culturali e musicali. Ovunque sono esposti i dipinti di Gianfranco Mello, che rapiscono il visitatore con le loro grandi macchie di colore, i paesaggi, la natura dei prati e dei fiori, gli scorci di Firenze e la bellezza femminile, che si esprime in numerosi nudi di donna. Vi sono anche alcuni ritratti e autoritratti, oltre a oggetti appartenuti all’artista.

Ma chi era Gianfranco Mello? Nato a Venezia, ma trasferitosi a Firenze da bambino, ha compiuto qui i suoi studi artistici; è stato insegnante, ma soprattutto pittore, con numerose mostre e riconoscimenti internazionali. Ad esempio, nel 1993 è stato invitato in Francia, per un’esposizione a Parigi; una sua opera si trova alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze.

Fondazione Mello.
Fondazione Mello.

La Fondazione Mello è un luogo molto affascinante, in cui rimaniamo irretiti dai colori dei quadri, ci sorprendiamo a sbirciare tra le molte finestre che compongono un variegato puzzle di pitture. Sinceramente, ho apprezzato più l’insieme che le singole opere: è stato come immergersi nella mente e nella vita dell’artista.

Qui si conclude il nostro itinerario, ma vale la pena menzionare due luoghi poco distanti: per chi ama le gallerie d’arte e i tipici cortili interni, da non perdere è Palazzo Leopardi, mentre chi preferisce cambiare genere può visitare Palazzo Ximenes Panciatichi, con un suo gradevole giardino.

Come anticipato, la nostra proposta di itinerario può essere ampliata e arricchita… In altri articoli vi abbiamo presentato percorsi diversi, sempre legati alle aperture delle Dimore Storiche: uno tutto dedicato all’Oltrarno fiorentino e un altro diviso in due parti sempre nel centro di Firenze. Infine, se capitate a Lucca, non perdetevi il Giardino di Palazzo Massoni e altri meravigliosi palazzi.

Firenze ci offre la possibilità di visitare tante Dimore Storiche, molte delle quali concentrate nel centro storico ed alcune in altri quartieri… Quest’anno noi abbiamo deciso di dedicare il pomeriggio alla zona di Careggi con i due tour guidati di Villa Lemmi Tornabuoni e Villa Le Pergole!

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