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NICCOLO’ DELL’ARCA A BOLOGNA

Itinerario di un giorno alla scoperta dello scultore quattrocentesco

Ultimo viaggio del 2021 è stato per noi quello a Bologna, una città che avevo già visitato ma che non mi stanco mai di scoprire… Per questo weekend abbiamo improvvisato due percorsi nel centro storico della città: uno dedicato ai musei del Genus Bononiae e un altro alle opere di Niccolò dell’Arca. Questo scultore era per me del tutto sconosciuto (ammetto qui tutta la mia ignoranza) e la sua scoperta è stata in seguito all’unica meta prestabilita del viaggio: il Compianto sul Cristo Morto. Partendo da esso, ci siamo poi dedicati alla visione della produzione di Niccolò dell’Arca, che ci ha condotti in un itinerario fuori dalle solite mete turistiche…

Itinerario a Bologna.
  • Aquila sulla facciata della Chiesa di San Giovanni in Monte


NICCOLO’ DELL’ARCA

Partiamo dall’inizio: chi era Niccolò dell’Arca? Nacque probabilmente tra il 1435 e il 1440, forse in Puglia, se seguiamo l’indicazione da lui stesso fornita con la sua firma sul cuscino del Cristo nel Compianto: Opus Nicolai de Apulia.

Arca di San Domenico.



Di sicuro fu presente a Bologna a partire dal 1462: la sua prima scultura certa è stata proprio il Compianto sul Cristo morto, commissionato nel 1463. Continuò a lavorare a Bologna, scolpendo diverse opere sia in terracotta sia in marmo; alcune di esse permangono nella loro città natale (la Madonna con Bambino a Palazzo d’Accursio, la Grande Aquila della Chiesa di San Giovanni in Monte, uno dei due busti di San Domenico, conservato presso il Museo di San Domenico, mentre l’altro è adesso nella Collezione Cavallini-Sgarbi in provincia di Ferrara), un’altra, invece, una statua marmorea di San Giovanni Battista, è custodita nella Sala del Tesoro presso l’Escorial in Spagna.

Il nome di Niccolò dell’Arca è dovuto alla sua opera più celebre: l’Arca di San Domenico, in marmo, volta a raccogliere le spoglie del santo nell’omonima chiesa bolognese. Niccolò d’Apulia divenne così Niccolò dell’Arca e tale denominazione si tramandò all’interno della famiglia.

Morì nel 1494 e fu sepolto nella chiesa dei Celestini nei pressi di San Petronio.

COMPIANTO SUL CRISTO MORTO

Chiesa di Santa Maria della Vita – via Clavature, 10
Ingresso:€ 5,00

Iniziamo il nostro itinerario dall’opera, se non più celebre, comunque di maggiore impatto emotivo e scenografico: il Compianto sul Cristo morto, conservato presso la Chiesa di Santa Maria della Vita, fu commissionato nel 1463 ed era originariamente posto accanto alla porta dell’ingresso principale del santuario; da qui fu rimosso nel 1586 e spostato diverse volte (per un periodo si trovò addirittura alla Pinacoteca Nazionale di Bologna) fino ad approdare, negli anni Novanta, nella collocazione odierna, in uno spazio apposito accanto all’abside.

L’opera, che subito ci colpisce con il suo forte impatto, la dinamicità di alcune figure e la loro coinvolgente espressività, si compone da sette personaggi in terracotta a grandezza naturale, con alcune tracce di policromia. Al centro si pone il Cristo, morto e adagiato su un cuscino; intorno a lui ruotano le altre figure. Vediamo subito, alla nostra sinistra, Giuseppe d’Arimatea, con lo sguardo diretto verso di noi e che ci invita ad assistere alla tragica scena; secondo la tradizione, fu lui a chiedere a Pilato il corpo di Cristo e a trovare il sepolcro, in seguito acquistò la Sacra Sindone e diede al Cristo la tomba che aveva fatto costruire per sé. Le sue caratteristiche di uomo distinto e facoltoso sono ben chiare dagli abiti indossati.

Accanto a lui, Maria di Giuseppe (Salome), madre di Giacomo il Maggiore e di Giovanni l’Evangelista, seguace del Cristo come discepola, esprime il proprio dolore tenendo le mani avvinghiate alle gambe, come volesse strappare le vesti e la carne stessa.

Compianto sul Cristo Morto.

Al centro della scena, troviamo la Madonna e San Giovanni Apostolo, autore di uno dei Vangeli. Sono le due figure a lato destro, però, che catturano immediatamente la nostra attenzione: la prima è Maria di Cleofa (sposa di Cleofa e madre di Giacomo Minore), le cui mani, tese in avanti, cercano di allontanare l’orrenda visione del Cristo morto, mentre un urlo silenzioso deforma il suo volto. Ugualmente aperta in un grido è la bocca della donna accanto, Maria Maddalena, che è rappresentata nella sua corsa, con le vesti scomposte dal vento. Mi pare interessante riportare ciò che disse l’antropologo Ernesto De Martino, che parlò di “danza selvaggia” intorno al corpo di Cristo.

Manca nel Compianto il personaggio di Nicodemo. Perché? Probabilmente la sua statua, che doveva avere il volto di Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna, fu distrutta insieme a tante altre opere riportanti il suo ritratto, dopo che la città fu conquistata e divenne parte dello stato della Chiesa sotto papa Giulio II (1506).

Questa eccezionale opera ci coinvolge e addolora grazie alla sua drammaticità e al suo pathos. La sua potenza espressiva, frutto dell’influenza d’Oltralpe, non fu raccolta dai contemporanei, che la smorzarono in altri compianti, più convenzionali. Proprio per questo rimane unico nel suo genere.

Giuseppe d'Arimatea, Maria di Giuseppe, Madonna.
Maria di Cleofa e Maddalena.

AQUILA DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI IN MONTE

Piazza S. Giovanni in Monte, 3
Ingresso gratuito

Dal Santuario di Santa Maria della Vita ci dirigiamo a piedi (5 min.) alla Chiesa di San Giovanni in Monte, che si trova al culmine di un piccolo rilievo artificiale, incassata tra gli edifici e sopra una piazzetta affollata di auto, che non le fanno onore. Fa parte del complesso delle “Sette chiese” di Bologna e la collinetta doveva riprodurre il monte Oliveto, per la rievocazione dei luoghi della passione di Cristo. La sua prima fondazione è attribuita a San Petronio; di sicuro la sua presenza è documentata a partire dal 1045, anche se fu ampliata in stile romanico nel 1286 e subì diverse modifiche nel XV secolo.

L’opera di Niccolò dell’Arca è ben visibile nella facciata, realizzata nel 1475 su progetto di Domenico Berardi, ispirato all’architettura veneziana e restaurata nel secolo scorso. Il rilievo in terracotta dell’aquila realizzata da Niccolò dell’Arca è adesso inglobato in un protiro della fine del Cinquecento; fortunatamente esso ha mantenuto la lunetta in cui si trova. Al contrario, l’opera non ebbe una buona sorte durante i bombardamenti del 1944: fu gravemente danneggiata e i frammenti originali furono oggetto di un’importante ricomposizione.

Noi abbiamo deciso di attendere la fine della messa per visitare l’interno, di cui ci ha particolarmente colpiti una grande croce dall’antica chiesa, poggiante su un capitello romano rovesciato. Alla colonna è addossata una scultura raffigurante un Cristo alla colonna in legno di fico.

Chiesa di San Giovanni in Monte.
Aquila in terracotta.

Un’altra piccola curiosità su questa chiesa: dal XVII secolo fu luogo di concerti da parte dell’Accademia Filarmonica e nel 1770 assistette ad uno di essi il giovane Mozart, allora quattordicenne.

Uscendo dall’edificio dedichiamo uno sguardo anche al campanile del due-trecento e all’attiguo ex-monastero, caratterizzato da splendidi chiostri rinascimentali.

ARCA NELLA CHIESA DI SAN DOMENICO

P.za S. Domenico, 13
Ingresso gratuito

Continuando il nostro percorso a piedi e districandoci tra le strade del centro di Bologna, in soli cinque minuti arriviamo alla Chiesa di San Domenico che conserva l’opera più celebre di Niccolò dell’Arca e da cui esso prende il nome.

L’Arca di San Domenico, infatti, conservata nell’omonima cappella, fu da lui risistemata e custodisce le spoglie del santo Domenico di Guzmán (morto a Bologna nel 1221). La monumentale tomba era stata iniziata due secoli prima da Nicola Pisano e dalla sua bottega, con in particolare Arnolfo di Cambio. Tra il 1469 e il 1483 Niccolò dell’Arca realizzò la cimasa, dove pose le statue degli Evangelisti, di San Francesco, San Domenico, San Floriano, Sant’Agricola, San Vitale e un Cristo morto adorato dagli angeli; a coronare il tutto pose una statua del Dio Padre, creatore del mondo.

Notiamo una cura della fisionomia dei personaggi, secondo lo stile della Borgogna, da cui lo scultore fu molto influenzato, ma anche riferimento al rinascimento toscano.

L’arca fu oggetto di altre aggiunte, fino al XVII secolo; in particolare si noti quella di Michelangelo, con un angelo reggitorcia (1494). L’altro angelo, invece, è sempre di Niccolò dell’Arca. Un altro intervento fu ad opera di Alfondo Lombardi, che nella prima metà del Cinquecento decorò la stele sotto il sarcofago realizzato da Nicola Pisano, con l’adorazione dei Magi al centro e scene di vita del santo ai lati.

Bianca e luminosa, l’Arca di San Domenico ci impressiona con la sua grandiosa monumentalità, la ricchezza di decorazioni e l’abbondanza di particolari curati nei minimi dettagli, dalle statue ai rilievi.

Chiesa di San Domenico.
Arca di San Domenico.

Oltre alla cappella di San Domenico, la chiesa merita senza dubbio una visita: eretta dai Frati Domenicani con l’obiettivo di accogliere le spoglie del santo, fu oggetto di numerose modifiche ma mantenne la struttura romanica, ben visibile nella facciata. All’interno, è degno di nota il coro ligneo con uno splendido intarsio rinascimentale, opera di Fra’ Damiano da Bergamo e definito dai contemporanei come l’ottava meraviglia del mondo.

BUSTO DI SAN DOMENICO
Conservato nel Museo di San Domenico (accesso gratuito), fu realizzato nel 1476 in terracotta policroma e raffigura il santo con grande realismo: egli fissa lo sguardo su un libro di preghiere e apre un poco le labbra, come a ripetere mentalmente le parole lette.

MADONNA CON BAMBINO A PALAZZO D’ACCURSIO

Piazza Maggiore, 6
Ingresso gratuito (a pagamento l’ingresso al museo: € 5,00)

Completiamo il nostro itinerario in un giro quasi ad anello: torniamo infatti verso il cuore di Bologna (10 minuti a piedi), proprio nella piazza Maggiore, dove sorge il Palazzo d’Accursio, adesso sede del Municipio della Città.

Il palazzo, edificato in diverse fasi tra il XII e il XVI secolo, presenta una facciata maggiormente decorata, su cui spicca la Madonna con Bambino o Madonna di Piazza con Bambino di Niccolò dell’Arca, in terracotta (1478). L’opera è stata oggetto di un accurato restauro, completato nel 2018 e che ha interessato anche il baldacchino ligneo a protezione. La scultura, infatti, era in uno stato di forte degrado, con fessurazioni, mancanze e frammenti compromessi: adesso è tornata a troneggiare elegante sulla piazza più importante di Bologna.

Abbiamo così completato il nostro itinerario alla scoperta di uno scultore quasi sconosciuto, ma che per la sua bravura e particolarità meriterebbe maggiore attenzione e risalto.

Palazzo d'Accursio.
Madonna con Bambino.

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