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LA VILLA MEDICEA DI CERRETO GUIDI

La storia, gli interni e l’affascinante giardino

La Villa di Cerreto Guidi è una delle molte ville medicee presenti in Toscana: particolare per la sua ubicazione al centro del borgo medievale merita senza dubbio un’attenta visita. Ho avuto la fortuna di partecipare ad un’apertura straordinaria durante la quale ci hanno guidati alla scoperta della storia del luogo e delle diverse sale. Si tratta di un’iniziativa che coinvolge tre ville toscane e i loro giardini: quella di Cerreto Guidi, quella di Castello (FI) e quella della Petraia (FI).

Sebbene la villa sia l’attrazione principale del piccolo paese, Cerreto Guidi merita una visita nel suo complesso, dedicando un poco di tempo anche ad una passeggiata nella campagna circostante.

LA STORIA

Villa, fronte, grande facciata bianca con finestre e stemma.

La villa, costruita dove un tempo si ergeva il castello dei conti guidi, su volere di Cosimo I a partire dal 1564, passò poi alla famiglia Lorena e, dopo di loro, ad altre famiglie, ciascuna delle quali apportò piccole modifiche. L’ultima, i Geddes da Filicaia, di origine inglese, fu responsabile dell’aspetto del giardino odierno e degli affreschi di una delle sale al pian terreno, commissionati a Focardi, un allievo di Telemaco Signorini e rappresentanti altre ville medicee. Contrariamente ad altri palazzi, i Savoia non acquisirono mai questo; quindi non vi portarono i loro arredi: la villa giunse spoglia al comune e fu perciò possibile inserire mobili ed elementi, ricostruendoli secondo un inventario della fine del ‘600. Ciò è stato possibile attingendo alla collezione Bardini: parte di essa, infatti, fu donata in eredità alla città di Firenze, un’altra doveva essere per la Svizzera, che però la rifiutò, così come fu rifiutata anche dal Vaticano: oggetti, opere e mobili furono chiusi per 30 anni in un magazzino e da lì alcuni pezzi, di epoca medicea, furono presi e portati nella villa di Cerreto Guidi.

Rampe in mattoni rossi, sopra la villa.
Panorama su piazza con statua e campagna verdeggiante.

L’INTERNO

Salendo le ripide rampe in mattoni rossi, progetto di Buontalenti, dove si trovavano le stalle e probabilmente una piccola fattoria, si giunge ad uno spiazzato verde: di fronte si erge il maestoso blocco della villa medicea, mentre a lato si trova la Pieve di San Leonardo.

L’interno della villa si sviluppa su due piani: quello a cui si accede sia dall’entrata principale era dedicato al corpo di guardia, oltre ai servizi e alle cucine, mentre il piano nobile presenta il salone per i ricevimenti e le stanze da letto. Cosimo I ed i suoi ospiti vi salivano da una scala che si apriva passando direttamente dalla porta sul retro, sul giardino.

Affresco di una villa, mobilio.

Nel primo salone, al piano terra, troviamo i ritratti di Cosimo I e della moglie Eleonora di Toledo, che però non soggiornò mai nella villa poiché deceduta nel 1562. Si tratta dei primi due di una serie di ritratti nelle varie sale della villa: Ferdinando I, Clemente VII e Leone X e molti altri, ripercorrendo i principali personaggi della famiglia Medici.

Numerosi sono i cassoni intagliati e dipinti; dall’inventario risulta che erano presenti molti stipi e ben 48 arazzi. Personalmente ho una grande passione per gli stipi: essi sono personali ed erano portati ovunque andassero i loro proprietari; erano chiamati anche “armadi degli odori” poiché spesso contenevano spezie, che al tempo erano tanto preziose quanto costose. All’interno dei complessi e segreti meccanismi degli stipi, erano contenuti anche documenti, essenze e profumi, altari e gioielli. Nella villa ve ne sono di vari tipi: scuri e imponenti, più piccoli e finemente intagliati, uno persino in vetro decorato.

Una stanza è stata dedicata a quattro arazzi medicei rappresentanti le stagioni; qui inizia anche la collezione delle armi. Trattandosi di un casino da caccia, infatti, è parso appropriato collocare una serie di vetrine per fucili, balestre, coltelli e altre armi di diversi secoli. Mi ha colpita in particolare uno schioppetto che aveva lo scopo di scacciare le fiere, con la testa di lupo (metà XV sec.).

Isabella dei Medici
Al piano terreno si trova anche la stanza di Isabella de Medici, terzogenita di Cosimo I e che nel 1576 morì proprio nella villa. Secondo la leggenda, il suo matrimonio con Paolo Giordano Orsini fu molto infelice; Isabella era solita tradirlo ed avere atteggiamenti non consoni al suo stato. Per questo motivo, dopo la morte del padre, Paolo Giordano portò la moglie nella villa di Cerreto Guidi, lontano da Firenze, e lì la soffocò nel letto con un cappio fatto calare dal soffitto. In realtà, dalle evidenze storiche e in particolare dalle lettere scambiate tra i due coniugi, il loro matrimonio era ben riuscito e tra i due vi era una notevole complicità, oltre che ad un forte sentimento. Cosa causo, quindi, la morte di Isabella? La nobildonna era malata ai reni, ma il suo stato fu sempre tenuto nascosto per motivi politici; morì per una chiusura delle vie renali… Il ritratto conservato nella stampa mostra una donna molto bella ed elegante; Isabella era anche colta, parlando cinque lingue e suonando ben sei strumenti: era protettrice di arti e lettere.

Al piano nobile, una stanza è dedicata ad una collezione di armi e ceramiche islamiche del 600-700, mentre alle pareti vi sono affreschi raffiguranti la campagna romana con rovine dell’impero. In un’altra delle sale, anch’essa affrescata dopo i Medici, troviamo le rappresentazioni delle quattro grandi civiltà del passato: Grecia, Etruria, Roma ed Egitto; in questa stanza, chiamata appunto “archeologica” sono conservati diversi frammenti antichi.

IL GIARDINO

Del piccolo giardino abbiamo poche notizie: abbiamo infatti molti documenti dedicati alla villa, ma non altrettanti su questo spazio. La prima notizia ufficiale ci giunge dal ‘700: il pittore Ruggeri lo rappresenta in un documento che aveva l’intento di mostrare l’aspetto della villa e degli annessi, tra cui il giardino. Esso, però, non sembra essere stato dipinto per com’era, ma un’opera di fantasia atta solo ad indicare la presenza in quel luogo di uno spazio verde.

Alla fine del ‘700 risale uno scritto dell’architetto Paoletti, il quale descrive il giardino come una specie di orto. Nei vari passaggi di proprietà, le diverse famiglie non curarono né il palazzo né tantomeno il giardino, il quale rinasce a nuova vita solo alle fine dell’Ottocento, con l’acquisto della proprietà da parte dei Geddes.

Giardino con alberi e ingresso con porte a mosaico e vasi in terracotta.
Retro della villa con quattro grandi loggiati, due per ognuno dei due piani.

Questa famiglia, proveniente dall’Inghilterra, portò non solo il proprio gusto romantico (con alberi sempreverdi e nessuna pianta utile) ma soprattutto la passione per piante di ogni tipo e provenienza: furono loro, infatti, a piantare un abete greco e un cedro atlantico, le cui enormi dimensioni sono adesso completamente fuori sagoma per un giardino così piccolo. Altra pianta fondamentale è il glicine, anch’esso piantato dai Gaddes: si tratta di una pianta importata dalla Cina alla fine del ‘700 e commercializzata poi dagli inglesi. Anche i cipressi, molti dei quali sono purtroppo caduti a causa dei forti meteorologici del 2014, furono piantati dai Geddes e dovevano comporre una serie di archi a cornice del giardino: completamente abbandonati, hanno ripreso la loro forma naturale.

Campanile in mattoni, orologio e piante, alberi.
Campanile della Pieve

Cosa rimane del giardino prima dei Gaddes? Sicuramente il leccio, che è la pianta più antica del giardino. Doveva inoltre essere già presente l’impianto a croce, creato dai due vialetti, poiché uno di essi è perfettamente in asse con le due entrate della villa secondo un gusto tipicamente rinascimentale. La pergola era già presente, ma vi si arrampicavano delle viti.

I restauri degli anni ’70 hanno cercato di riportale la villa all’aspetto cinquecentesco, ma il giardino non è stato oggetto di studio ed è rimasto com’era, fatta eccezione per i coronati in pietra e la ghiaia dei vialetti, dove i Geddes avevano creato un prato rustico continuo. La modifica è dovuta ad un tentativo di conferire al giardino un aspetto maggiormente rinascimentale.

Chiesa con porticato e fronte della villa.
Pieve di San Leonardo e Villa Medicea


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