Il fascino del borgo e il panorama mozzafiato dal Monte Serra
Immaginate una giornata di un’estate che ancora non vuole iniziare, tempo incerto, sole già forte, quando fa capolino tra le nubi, temporali previsti nel pomeriggio. Dove andare? Il mare è quasi escluso, la montagna un po’ spaventa per l’incertezza meteorologica. In questa situazione di incertezza, giunge l’invito di un’amica, ex collega di un master che ho frequentato lo scorso anno: a pranzo a Cascine di Buti, nel suo agriturismo. Devo ringraziare Fede non solo per il cibo e la squisita ospitalità, oltre alla sempre rigenerante energia positiva che riesce ad emanare, ma anche per averci fatto da cicerone, portandoci alla scoperta del piccolo e grazioso paese di Buti e poi del panorama mozzafiato dal monte Serra.
Buti, che si colloca a metà strada tra Altopascio e Pontedera, è un borgo quieto e di grande fascino, con un verdeggiante fiumiciattolo, chiamato Rio dei Ceci o Magno, che lo attraversa. Il paese ha origini antiche, romane (il nome deriva, infatti, dal latino bucita, pascolo di buoi); nel medioevo comprendeva un sistema di ben otto castelli: Arso, Farneta, Nocco, Panicale, S. Agata, S. Giorgio, S. Stefano in Cintoia, Tonini. Quest’ultimo e Castel di Nocco sono divenuti poi piccoli borghi abitati. Il territorio era sede di aspre lotte prima tra Pisa e Lucca, poi con Firenze, il cui dominio provocò una rivolta nel 1494, sedata in due anni.
Buti gode di una posizione particolare: circondato dai Monti Pisani e ricco di risorse idriche, vide nell’800 un grande slancio economico, grazie soprattutto all’attività agricola (olio d’oliva, castagne, lavorazione del legno), con numerosi mulini e frantoi. Uno di essi, il Frantoio Rossoni è un esempio della produzione dell’olio extravergine “Toscano” a marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).
Dal XIX secolo, poi, fu avviata la produzione artigianale di ceste, gabbie e corbelli, mentre da quello successivo cominciò a crescere e svilupparsi l’industria del mobile.
COSA VEDERE?
Castel Tonini: struttura neogotica che domina il paese, nasconde dietro di sé la parte più antica del borgo, con alcune strade ed edifici di epoca medievale. Le suggestive bifore gotiche sono aggiunta di restauri realizzati nel XX secolo, ma il castello, purtroppo, non è visitabile.
Villa Medicea: risalente al XV secolo, sorge sulle rovine di una fortezza medievale. Numerosi furono i suoi proprietari, ritratti dall’artista Pietro Giarrè in una serie di affreschi all’interno della tenuta. Nel XVIII, in particolare, fu trasformata in una vera e propria abitazione di lusso: a questo momento risale l’appellativo di “Villa Delizia”. Stupendo è il giardino, che si estende in diversi terrazzamenti, ben visibili costeggiando il Rio Magno, in basso.
Pieve di San Giovanni Battista: chiesa duecentesca, con struttura a tre navate e un campanile al cui interno si trovano altri affreschi di Giarrè, che ha dipinto lo sfondo per alcune opere: Madonna del Rosario (XVI sec.), Madonna con bambino in legno dipinto (XIV) e il Crocifisso lineo (XVI se.) decorato con cartapesta in stucco, la fonte battesimale in marmo carrarese.
Teatro Francesco di Bartolo: dal nome del primo commentatore della Commedia nel Quattrocento, fu costruito nel 1842 su iniziativa di un gruppo di famiglie benestanti, che crearono l’Accademia dei Riuniti. Tipico teatro all’italiana, doveva ospitare spettacoli musicali e in prosa e divenne presto un importante centro di diffusione e produzione culturale.
CURIOSITA’
E’ famoso il palio di Buti, che si svolge ogni gennaio e durante il quale le contrade, dopo aver sfilato per le vie del borgo in un corteo storico, si sfidano in una corsa a cavallo. Sono diverse le saghe che animano il paese, come quella della castagna, ad ottobre.
Fede, però, mi ha raccontato un’altra tradizione, non molto poetica e certamente non amata da tuti gli abitanti, ma senza dubbio degna di curiosità per chi è esterno: quella della Befana-corvo. Ogni anno, il sei gennaio, infatti, all’alba della mattina dell’epifania, un gruppo di anonimi distribuisce nel paese volantini con una filastrocca che commenta, a volte molto pesantemente, fatti accaduti nel borgo. Il foglio può canzonare qualcuno per il suo carattere, polemizzare sulle scelte del comune, ma rendere pubblici pettegolezzi su presunti affari di tradimenti. Non sempre c’è da ridere: a volte i racconti sono pesanti e le questioni private vengono messe in piazza, oggetto della pubblica canzonatura.
POCO LONTANO…
Oltre a visitare i borghi ed i castelli circostanti, si può anche godere dei molti sentieri di trekking. In particolare Fede ci ha fatto scoprire un luogo suggestivo: salendo sulle pendici del Monte Serra, dopo aver parcheggiato presso il ristorante I Cristalli, prendiamo un comodo sentiero sulla sinistra e, dopo una breve salita, arriviamo al Monumento ai caduti del “Vega 10”, chiamato familiarmente “Il Faro” dalle famiglie dei caduti nel tragico incidente aereo avvenuto nel 1977. Eretto nel 1978-79, presenta due grandi ali in cemento armato che, strisciando sul terreno, oltrepassano il crinale della montagna; all’interno della cappella sono presenti quattro lapidi con i con i quarantaquattro nomi e il grado sormontate da una scritta in bronzo, “una sors coniunxit”.
Stupendo è il panorama: sulla pianura e proprio sopra Pisa.
TOSCANA BELVEDERE
Non posso non parlare della splendida casa vacanza della famiglia di Fede: “Toscana Belvedere”, con sei appartamenti, immersi nel verde e con una graziosa piscina con una vista panoramica sulle colline circostanti, Buti e la pianura. Un posto di pace e silenzio, dove rigenerarsi e da dove è facile raggiungere i numerosi borghi e castelli, ma anche le montagne per il trekking ed il mare e le spiagge.
INFORMAZIONI
– La Befana – corvo
– Monumento ai caduti del “Verga 10”
– Toscana Belvedere
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