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VILLA LA PETRAIA A FIRENZE

Il fascino del giardino all’italiana

Villa La Petraia, vista di fronte, dal basso. Siepi basse, scale con edera, agrumi.


Dopo le due ville medicee di Cerreto Guidi e di Castello, non poteva mancarne un’altra, vicinissima a Firenze: Villa La Petraia. Anche stavolta ho approfittato di una splendida iniziativa per delle visite guidate nel giardino… Dal panorama alla quiete armonica del giardino all’italiana fino all’incredibile salone da ballo è davvero un luogo imperdibile!

Villa medicea appartenente al patrimonio UNESCO, è una delle più antiche dimore, in quanto il nucleo originario è una costruzione preesistente ai Medici, il cui stemma troneggia sulla facciata, sopra il portone principale.

IL MISTERO DELLO STEMMA MEDICEO

Un’antica leggenda narra di come un antenato della famiglia avesse sconfitto un terribile mostro, chiamato Mugello, il quale infisse diversi buchi nello scudo dell’eroe con la propria palla chiodata. In realtà due sono le ipotesi più attendibili: la prima fa risalire l’etimologia di “Medici” a male medicum, ovvero arancia e questi frutti si troverebbero rappresentati anche sullo stemma. Più probabile è il riferimento alla professione di banchieri: il loro simbolo erano le monete gialle su fondo rosso; la famiglia avrebbe quindi semplicemente invertito i colori. E per quanto riguarda il numero? Questo è oscillante, fino a Cosimo I, quando si stabilizza a 6 palle. Alcuni hanno pensato che fosse legato ai territori conquistati, ma ciò non è supportato dal fatto che il numero spesso diminuisce. Sembrerebbe, quindi, un progressivo raffinare lo stemma, derivato da un numero iniziale piuttosto elevato di monete. In realtà, l’origine è ancora un mistero. Unica cosa certa è la presenza del giglio, concesso dal re di Francia a Piero il Gottoso per i suoi servizi di banchiere.

Villa La Petraia, vista dal giardino, di lato, si vede la torre e le aiuole verdeggianti.
Giardino all'italiana di Villa La Petraia: aiuole, alberi, agrumi e alberi da frutto nani.

STORIA DELLA VILLA

Entrando dall’accesso laterale, sopra la chiesa di San Michele, passiamo attraverso un viale, costruito a metà Settecento dalla famiglia Lorena, i quali avrebbero voluto unire le ville di Castello e della Petraia con un unico giardino all’inglese. La dimora ed il suo parco subirono molte modifiche nel corso dei secoli, secondo anche i diversi passaggi di proprietà.

Torre medievale di Villa La Petraia, con parte della dimora e stemma Medici - Lorena.
La torre

La parte più antica, la torre, è una costruzione medievale: si trattava di una vera e propria torretta di avvistamento, che la famiglia Brunelleschi utilizzò, come racconta il Villani, per sconfiggere le truppe pisane in uno degli innumerevoli conflitti tra guelfi e ghibellini. La famiglia Strozzi trasformò poi l’avamposto militare in una casa del signore: essa, infatti, serviva per controllare il lavoro dei mezzadri. Le importanti famiglie del tempo consideravano l’agricoltura un investimento sicuro, nel caso in cui gli affari fossero andati male: gli Strozzi erano tra questi. Oltre ai campi, essi costruirono anche una fornace per realizzare la calce, situata dove ora vediamo la portineria della villa.

Non sappiamo di preciso quando i Medici comprarono la dimora, ma nel 1544 era già di loro proprietà poiché viene menzionata in un documento di acquisto di candele per la villa. Con la famiglia Medici la funzione della villa variò da luogo di lavoro (negotium) a quello di svago (otium) e di cultura. Con Cosimo I, inoltre, le ville divennero anche manifestazioni visibili di potere, grazie ad una complessa ed articolata simbologia (basta vedere il giardino della Villa di Castello): la rete delle importanti dimore aveva proprio questo scopo, con un fondamentale significato politico, manifestando la presenza capillare sul territorio da parte di Cosimo.

Quando i possedimenti passarono ai Lorena, i quali ereditarono il Granducato nel 1737, questo valore attribuito alle ville si perse e i nuovi padroni ne vendettero molte, specialmente quelle lontane da Firenze e per questo più scomode. I Lorena tennero Villa La Petraia finché essa non passò al re Vittorio Emanuele II, il quale la utilizzò molto poiché amava trascorrere del tempo in campagna e dedicarsi alla caccia nel parco. Nel 1919 la dimora fu donata allo Stato e, successivamente, divenne un museo.

Vista del giardino con fontana con Venere e belvedere.
Fontana e belvedere – piano della villa
Sala da ballo, affrescata, lampadario grande al centro, soffitto in ghisa semi-trasparente.
Salone da ballo

IL GIARDINO ALL’ITALIANA

Il parco sul retro, tipico giardino all’inglese, fu realizzato solo nel 1830 dai Lorena, in particolare dall’ingegnere Joseph Frietsch; di fronte e di lato alla villa, invece, rimane il giardino all’italiano, sebbene anch’esso abbia subito numerose modifiche dovute ai diversi proprietari.

La forma originaria è ben visibile nella lunetta di Giusto Utens, il cui ciclo di dipinti raffiguranti le varie ville medicee era probabilmente destinato ad ornare quella di Artimino.

Dell’antico progetto rimangono i tre piani del giardino: quello della villa, quello del vivaio e quello più in basso, dei parterres.

Il giardino all’italiana fu costruito da Ferdinando I de’ Medici, figlio secondogenito di Cosimo I, cardinale a Roma. Quando Francesco, primogenito e granduca, morì, Ferdinando abbandonò il cappello cardinalizio e tornò a Firenze: da allora cominciò ad occuparsi maggiormente della villa, che regalò in dono alla moglie, Cristina di Lorena. Lo stemma in facciata, infatti, riporta i simboli di entrambe le casate: quella dei Medici e quella dei Lorena. Il primo piano del parco è anche detto “della figurina”, nome che richiama la statua di Venere del Giambologna, parte culminante della fontana (del Tribolo) a lato della villa. Con la famiglia Lorena e, in seguito, durante il periodo napoleonico con la permanenza di Elisa Paciotti, il giardino subì delle modifiche. Rimangono come volute dai Medici le spalliere di agrumi, ma furono tolti gli alberi da frutto nani. La fontana fu aggiunta al tempo dei Lorena, spostata dalla Villa di Castello, perdendo così l’impianto simbolico in cui era inquadrata. Venere rappresenta Firenze: la dea, infatti è legata alla fertilità e alla primavera; Firenze deriva il proprio nome dal latino florentia, la cui etimologia affonda nei floralia, feste per Flora, la primavera. La statua del Giambologna è conservata all’interno della villa.

Belvedere, piccolo casottino con grandi finestre, alberi, agrumi e aiuole.
Belvedere
Nel giardino, fontana bianca con statua in bronzo di Venere che si strizza i capelli bagnati.
Fontana del Tribolo
e Venere del Giambologna

Il piano della villa subì ulteriori modifiche con i Savoia: il re volle infatti costruire delle gabbie per gli uccelli. La forma delle aiuole richiama ancora la loro presenza. Anche la costruzione del belvedere, nel 1871, si deve alla famiglia reale: esso fu edificato in occasione delle nozze del figlio, Emanuele. Per il suo matrimonio la villa venne rivoluzionata: il cortile della dimora fu chiuso con un tetto in ghisa e trasformato in sala da ballo; il maestoso e splendido lampadario troneggia tra gli affreschi commissionati da Cristina di Lorena nel Cinquecento e i seicenteschi dipinti laterali. Il belvedere è una piccola chicca; dalle sue finestre si gode di uno splendido panorama.

Passando attraverso il piano del vivaio, si nota un gruppetto di palme, piantato dai Lorena per la moda settecentesca dell’esotico. Arriviamo infine ai parterres, il punto più in basso della villa: la grande fontana al centro è piuttosto recente e sono scomparse le antiche cerchiate (gallerie di verdura), utilizzate dalle dame per passeggiare; sono invece resistiti gli alberi da frutto nani. L’aspetto di questa parte del giardino è dovuto principalmente all’intervento dei francesi, in particolare Elisa Paciotti, la quale nel 1804-5 fece costruire la forma ad ellisse del giardino e la fontana centrale. A quegli anni risale la prima apertura al pubblico del giardino.

Sala da ballo, affrescata, lampadario grande al centro, soffitto in ghisa semi-trasparente.
Villa La Petraia, vista di fronte, dal basso. Siepi basse, scale con edera, agrumi.

Scendendo dalle scale, vediamo l’unica rimasta delle tre lunette con fontana; esse servivano per portare l’acqua dal vivaio verso il basso, un aiuto prezioso per i giardinieri.

L’assetto finale del giardino avviene negli anni ’70 dell’Ottocento, con il re Vittorio Emanuele II; i reali, tuttavia, apportarono le maggiori modifiche avvennero all’interno della villa, dove si trovano ancora tutti i loro arredi.


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