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LA BADIA FIESOLANA

Una terrazza, ricca di storia, su Firenze

Domenica 23 marzo 2022 – durata della visita: 1h

La Badia di San Bartolomeo, più nota come Badia Fiesolana è conosciuta dai fiorentini in quanto sede dell’Istituto Europeo: questa sua destinazione è in un certo qual modo la continuazione del progetto di Cosimo Il Vecchio di renderla un centro propulsore di cultura… Noi abbiamo avuto modo di visitarne gli interni grazie alle visite organizzate per le giornate di apertura del FAI 2022.

Con l’occasione, noi consigliamo una sosta anche al Convento di San Domenico, proprio sulla strada che porta a Fiesole e che avevamo spesso visto solo dall’esterno… Racchiude molte sorprese!

Badia Fiesolana - refettorio.
Badia Fiesolana - chiostro.

LA STORIA

Secondo la leggenda l’origine della badia risalirebbe al vescovo di Fiesole, San Romolo, vissuto nel I secolo, ma più probabilmente fu edificata nel IV. Si racconta anche che la fondazione sia collegata con una macabra storia di conversioni e martiri: diffondendosi il cristianesimo nella zona, infatti, i religiosi furono arrestati e decapitati, le loro ossa gettate in un pozzo, sopra il quale fu edificata una cappella, distrutta poi nell’Ottocento.

Sicuramente la Badia fu la sede vescovile di Fiesole fino all’XI secolo, quando iniziarono gli scontri con Firenze; trovandosi fuori dalle mura fu facilmente conquistata e Jacopo il Bavaro, vescovo di Fiesole, fu costretto ad erigere una nuova chiesa, stavolta all’interno della cerchia muraria e che è ancora oggi attiva. La Badia Fiesolana, invece, visse momenti di quasi totale abbandono; fu prima utilizzata dall’ordine dei Camaldolesi e poi da quello dei Benedettini (XIII secolo): questi ultimi la occuparono con pochi monaci ed incrementarono lo stato di abbandono. Nel XV secolo papa Eugenio IV, nel suo intento riformatore per l’unione delle chiese di Occidente e di Oriente, organizzò un concilio, che fece tappa anche a Firenze; Cosimo Il Vecchio e il vescovo di Fiesole si adoperarono nell’allestimento e nell’accoglienza. La Badia fu sede dell’ordine agostiniano: per tale motivo la via sulla quale si trova è denominata “dei Roccettini”, dall’antico nome di questi monaci; la chiesa fu restaurata e riqualificata, anche grazie alla generosità di Cosimo Il Vecchio, il quale si dedicò a grandi opere sia per espiare il proprio peccato di usura sia perché le teorie di Leon Battista Alberti sostenevano che utilizzare il patrimonio per opere pubbliche portava fama e importanza alla famiglia. Alla sua morte i lavori proseguirono con il figlio Piero, ma in seguito furono interrotti e la facciata rimase incompiuta. La struttura del complesso, tuttavia, non venne stravolta dai restauri: anzi, molte parti antiche furono riutilizzate e il monastero venne inclinato rispetto al corpo della chiesa così da non distruggerla. A questo periodo risalgono anche i terrazzamenti. I successivi esponenti della famiglia Medici non amarono particolarmente questo luogo; solo papa Leone X decise di ricevere qui la propria investitura.

Badia Fiesolana - chiesa.
Badia Fiesolana - campanile.

Nel XVI iniziò la vera decadenza del complesso: nel 1516 Giuliano de’ Medici, duca di Nemours e nipote di Cosimo, abitò negli alloggi e morì proprio in questo luogo. Quattro anni più tardi la struttura fu utilizzata come ospedale per curare la sifilide e tra il 1529 e il 1530 divenne un quartiere generale militare.

Inoltre, tra i canonici regolari di questo monastero vi fu anche il colto abate Matteo Bosio veronese, che seppe conquistarsi la stima e l’amicizia di Lorenzo il Magnifico, del Poliziano, e di altri importanti letterati del tempo. Nel chiostro si raccolsero anche Pico della Mirandola, Benedetto Varchi, Scipione Ammirato… Qui ebbe i primordi la più antica Accademia agraria su sollecitazione dell’abate Ubaldo Montelatici, primo presidente dei Georgofili.

L’abbazia fu soppressa nel 1778 e i volumi della sua biblioteca furono divisi tra la Laurenziana e la Magliabechiana, mentre gli ambienti furono usati come villa dagli arcivescovi di Firenze.

Nel 1812 l’occupazione napoleonica segnò la fine dell’uso della Badia Fiesolana come luogo di culto; la chiesa fu spogliata e, terminato il dominio francese, Ferdinando III di Lorena restituì i luoghi alle proprietà ecclesiastiche che però diedero gli ambienti in affitto a privati. Lo studioso Francesco Inghirami, ad esempio, soggiornò qui e vi fondò la sua tipografia.

Nel 1861 la Badia tornò possesso del capitolo di Fiesole, il quale a sua volta lo cedette ai padri scolopi, che vi installarono un collegio maschile. A tal fine dovettero operare importanti restauri, ai quali parteciparono figure importanti come Fabris e Poggi. Fu in questi anni che fu distrutta la cappella di San Romolo per facilitare l’accesso al piazzale antistante la chiesa.

L’Istituto Europeo che si è qui insediato nel 1996 ha apportato nuove modifiche agli ambienti, che però possono essere ancora oggi visitati grazie ad aperture straordinarie, come durante le giornate del FAI.

LA VISITA

La visita guidata inizia dalla bella e spaziosa terrazza proprio di fronte alla chiesa: da qui si gode un bel panorama sulle campagne circostanti e sulla città di Firenze.

La facciata è in stile romanico fiorentino, con i tipici archi e le figure geometriche. Da un’occhiata anche superficiale emerge subito la somiglianza con il Battistero e soprattutto con la Chiesa di San Miniato, che, come questa, sorge su un monte, ha annesso un monastero e nasce per accogliere delle sante spoglie. La struttura della Badia e il suo campanile risalgono al XII secolo.

Badia Fiesolana - chiesa.
Badia Fiesolana - interno della chiesa.

Entrando all’interno della chiesa siamo subito colpiti dall’aspetto rinascimentale, conferitole nel 1456 grazie agli interventi voluti da Cosimo Il Vecchio. Ai lati si aprono cappelle molto semplici, che sostituiscono le navate laterali; notiamo il luogo che ha accolto le spoglie di Ugo Ojetti nel Novecento. Subito dopo di essa, la seconda cappella a sinistra è, secondo la tradizione, il luogo dove avvenne il martirio di San Romolo; in base ad un’altra leggenda, invece, qui si trovava il pozzo dei martiri. Nel Quattrocento, infatti, Cosimo Il Vecchio volle testare la veridicità della storia: prese un guanto e lo calò nel pozzo, tirandolo fuori lo trovò inzuppato di sangue fresco. Papa Leone X fece una prova similare, utilizzando l’anello papale; fu lui, in seguito, ad ordinare la chiusura del pozzo. La cappella rimase però in piedi fino all’Ottocento, quando venne abbattuta dopo un lungo periodo di abbandono.

Sul lato opposto ammiriamo un quadro seicentesco raffigurante il martirio di San Bartolomeo e il cui autore è sconosciuto; sappiamo solo che l’influenza esercitata era quella della corrente del tenebrismo, secondo la quale la visione della realtà era cupa e violenta. La Cappella Portinai, invece, ha uno stile tardo barocco/rococò, frutto del periodo nel quale fu ricostruita, nel Settecento, con grande varietà di colori e un forte pathos dipinto nella scena di vita di San Giuseppe.

Secondo il Vasari il modello della chiesa fu addirittura opera del Brunelleschi. Tuttavia, non abbiamo evidenza della veridicità di questa affermazione: altre attribuzioni vanno a Michelozzo, Leon Battista Alberti, fino a Timoteo Maffei, che era un monaco agostiniano, e addirittura a Cosimo stesso! Ciò che di certo i nostri occhi possono apprezzare è una grande sobrietà e un uso della pietra serena per creare una bicromia di colori secondo rapporti matematici… In effetti, ciò farebbe pensare ad un progetto del Brunelleschi.

Badia Fiesolana - chiostro.
Badia Fiesolana - lavabo.

Nel transetto vediamo due altari, uno con la scena della fustigazione del Cristo e l’altro con quella della Crocifissione, mentre l’altare centrale è del 1610 in marmo e pietre dure, opera di Don Battista Cellini insieme a Pietro Tacca, importante esponente del barocco fiorentino. Infine, il vestibolo di sinistra è decorato con un’annunciazione di San Raffaelli, mentre quello di destra da un lavabo in marmo di Desiderio da Settignano.

Nonostante la semplicità e i grandi spazi, la chiesa è molto buia, quale simbolo di pietà… L’ambiente cambia completamente con la luce del chiostro, con un’apertura verso l’esterno. Questo particolare ci dà già un’indicazione che non si trattava del tipico monastero chiuso, poiché i Medici volevano renderlo un polo propulsivo dell’Umanesimo. Gli ambienti intorno al chiostro si suddividono in portico, capitolo e refettorio e poi il dormitorio al piano superiore. Ben riconoscibile è l’uso della pietra serena, proveniente dalle vicine cave di Maiano e impiegata per le colonne e le decorazioni. Il busto di Cosimo doveva segnare l’ingresso alle sue camere, che però non utilizzò mai; vediamo anche l’affresco quattrocentesco di San Bartolomeo con il pugnale, simbolo del martirio, e il Vangelo apocrifo da lui scritto. Sul chiostro si affacciano anche gli ambienti che adesso sono sede della Fondazione Ernesto Balducci, intellettuale e sacerdote.

Entriamo nella sala capitolare o capitolo, dove si riunivano i più importanti dei frati agostiniani: qui era presente una biblioteca, spostata nel 1652. Rimangono i tondi in pietra serena, di cui uno riportante la descrizione del ruolo fondamentale di Cosimo Il Vecchio in qualità di committente e un altro con lo stato di avanzamento dei lavori nel 1462.

Badia Fiesolana - refettorio.

Particolare è l’antirefettorio con un lavabo in pietra e l’affresco di un amorino con delfino, oltre allo scudo mediceo; sono tutte decorazioni seicentesche e lo scopo non era solo quello di mantenere l’igiene personale, ma di purificarsi. Dopo questa piccola stanza, entriamo nel refettorio vero e proprio, che si colloca sul lato opposto del chiostro rispetto alla sala capitolare. L’ambiente è allungato e il soffitto è a volte; l’affresco barocco è un’opera di Giovanni da San Giovanni e raffigura una scena festosa… Si tratta di un soggetto inusuale per questo tipo di luogo. Il tocco leggero, libero e arioso dell’affresco dipinge cherubini gioiosi e che scacciano il diavolo, il quale assume le sembianze di un monaco che era stato particolarmente scortese con il pittore. Individuiamo lo stemma, un angelo che piange e un altro che gli fa cenno di fare silenzio, Sant’Agostino e San Bartolomeo. Rimane ancora oggi il pulpito, dal quale erano letti i testi sacri durante il pasto.

Prima di accedere al piano superiore, ci affacciamo sul giardino: da qui si gode una meravigliosa vista su Firenze e sembra di essere in un mondo riparato, distante dalla città e immersi in una natura gentile e accogliente, colma anche di cultura, dove si ha il tempo per riflettere e meditare. Nel giardino sono presenti le statue di Onofrio Pepe, il quale ha reinterpretato diverse figure mitologiche. 

Badia Fiesolana - giardino.
Badia Fiesolana - giardino.
Badia Fiesolana - teatro.

Salendo le scale passiamo attraverso un corridoio dove si aprono piccole porte: quelli che ora sono gli uffici dell’Istituto Europeo erano un tempo le celle dei monaci.

Infine, giungiamo all’ultimo ambiente visitabile: il teatro, recentemente restaurato e di un piacevole impatto. La decorazione raffigura ambienti naturalistici dipinti secondo la tecnica pastorale, ovvero inserendo nella rappresentazione della natura un retroscena mistico e mitologico; sul soffitto troneggiano le figure allegoriche delle arti sceniche. Questa sala è adesso luogo delle riunioni più importanti e sono infatti presenti sul palco le cabine per le traduzioni simultanee.

Da qui ripercorriamo le stanze all’indietro e usciamo nuovamente nella splendida terrazza.

Badia Fiesolana - teatro.

CONVENTO DI SAN DOMENICO

A metà strada tra Fiesole e Firenze, la fondazione risale al 1406 per iniziativa di due frati di Santa Maria Novella, Giovanni Dominici e Jacopo Altoviti, poi vescovo di Fiesole. I lavori di costruzione furono completati nel 1435; nonostante le dimensioni modeste (veniva comunemente chiamato “il Conventino”) divenne un centro importante di formazione per i giovani frati. In questo luogo visse anche il Beato Angelico, che dipinse numerosi affreschi e tavole, purtroppo tutti collocati altrove.

Dal 1488 la chiesa fu ampliata e vennero costruite le due cappelle di sinistra, grazie alla commissione della famiglia Gaddi. Le soppressioni napoleoniche e le alterne proprietà nel corso dell’Ottocento rappresentarono un momento buio per il convento, che perse la maggioranza del proprio patrimonio artistico… Venne infine riacquistato dai domenicani nel 1879.

La facciata semplice non lascia presagire la ricchezza dell’interno, che ha importanti decorazioni barocche. Il soffitto, infatti, fu affrescato nel 1685 con la Gloria di San Domenico. Le opere più importanti, tra cui anche quelle del Perugino e del Beato Angelico, sono adesso in altri musei, addirittura stranieri…. Possiamo tuttavia ammirare la bellezza di ciò che è rimasto e in particolare, nella prima cappella, che ospitava l’Incoronazione della Vergine oggi al Louvre, possiamo notare un altro splendido capolavoro del Beato Angelico: la Madonna con il Bambino e i Santi Tommaso d’Acquino, Barnaba, Domenico e Pietro Martire, che si trovava sull’altare maggiore (1419-21). Essa era originariamente un trittico, ma fu trasformata già nel 1501 in una pala quadrata da Lorenzo di Credi.

In verità sono rimaste nel Convento di San Domenico altre due opere del Beato Angelico; entrambe sono degli anni Trenta del Quattrocento e si trovano nel Capitolo: l’affresco di un Crocifisso e quello di una Madonna col Bambino, con relativa sinopia.

Convento di San Domenico a Fiesole - esterno.
Convento di San Domenico a Fiesole - interno.
Convento di San Domenico a Fiesole - Beato Angelico, Madonna con il Bambino e i Santi Tommaso d’Acquino, Barnaba, Domenico e Pietro Martire.

In conclusione, nel raggio di poche decine di metri e proprio tra Firenze e Fiesole troviamo due vere perle, il cui interno, ignoto ai più, merita senza alcun dubbio una visita approfondita!

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