Un’occasione unica per ammirare incredibili marmi
Venerdì 3 dicembre, in occasione di alcuni impegni di lavoro che mi hanno condotta a Roma, ho dedicato un’ora e mezza del mio tempo libero a visitare questa splendida mostra, unica nel suo genere e occasione imperdibile per ammirare le sculture marmoree di una collezione privata, quella Torlonia.
Su suggerimento di mia madre, mi ci sono recata senza particolari aspettative… Sono rimasta piacevolmente sorpresa e irretita in questa grande e ben organizzata esposizione!
Ha aiutato la mia esperienza il fatto che sia stata da sola per tutto il tempo della mia visita: per me una grande fortuna, ma anche un dispiacere… Scambiando alcune parole con una delle addette alla sorveglianza, mi è stato riferito che purtroppo negli ultimi mesi il pubblico è molto calato, dopo un grande interesse iniziale. Sicuramente può apparire una mostra un po’ di nicchia, ma risulta gradevole per un pubblico molto ampio. Il mio consiglio è quello di prendersi tutto il tempo per ammirare le varie opere e per documentarsi sulla collezione Torlonia, oltre che sull’organizzazione stessa dell’esposizione. Poter ammirare i dettagli, i particolari delle varie statue è stata per me fonte di grande gioia e ne sono uscita appagata, divertita e affascinata.
LA MOSTRA
Inaugurata il 14 ottobre 2020, la mostra I marmi Torlonia. Collezionare capolavori è stata prorogata fino al 9 gennaio 2021 ed è ospitata nei nuovi spazi espositivi dei Musei Capitolini, a Villa Caffarelli. Della collezione Torlonia, composta da ben 620 marmi, sono state selezionate oltre 90 opere, scelte per la loro importanza storica e artistica e inserite in un percorso suddiviso in cinque sezioni.
L’esposizione, infatti, si articola come un racconto in cui viene narrata la storia del collezionismo dei marmi antichi, romani e greci: il percorso è a ritroso, partendo con l’evocazione del Museo Torlonia, inaugurato nel 1875 dal principe Alessandro Torlonia e visitabile fino agli inizi del Novecento.
I temi delle cinque sezioni sono quindi i seguenti:
- Sala 1 – Evocazione del Museo Torlonia
Fondato nel 1875, il museo era dotato anche di uno straordinario catalogo stampato tra il 1876 e il 1885. Di una grande imponenza, il catalogo del 1884-5, è in mostra nella sala 14: fu il primo a contenere le riproduzioni fotografiche di tutte le sculture. Il Museo Torlonia era collocato in un ampio spazio in via della Lungara, occupando ben 77 sale.
- Sala 2 – Sculture da scavi Torlonia del secolo XIX
Giovanni Raimondo Torlonia (1754–1829) e poi il figlio Alessandro (1800–1886), il fondatore del Museo Torlonia, condussero un’intensa attività di scavo nelle loro proprietà intorno a Roma, dove emersero importanti resti architettonici e di altre opere d’arte (come il bronzo di Germanico esposto nella Sala 1).
- Sale 3, 4, 5 – Sculture da raccolte del secolo XVIII (Villa Albani e Studio Cavaceppi)
Molte sculture del Museo Torlonia vengono da due grandi nuclei formatisi nel XVIII secolo: le raccolte di Villa Albani e i marmi che, alla morte del celebre scultore Bartolomeo Cavaceppi (1716–1799), si trovavano nel suo studio in via del Babuino a Roma. Amico di Winckelmann, che aveva curato anche l’allestimento di Villa Albani, Cavaceppi era stato protetto dal cardinale Albani e aveva restaurato molte delle sue sculture: i due nuclei settecenteschi poi confluiti nel Museo Torlonia sono dunque strettamente connessi fra loro.
- Sale 6, 7, 8, 9 – Sculture dalla raccolta Giustiniani (secolo XVII)
Il marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637) fu raffinatissimo collezionista d’arte ed espose le proprie antichità nel proprio palazzo romano. Contro la sua volontà, la raccolta finì per essere dispersa; il nucleo più consistente delle antichità fu acquistato da Giovanni Torlonia nel 1816, ma per varie vicende solo nel 1856–59 giunse nelle mani del figlio Alessandro, che lo pose nel Museo da lui fondato.
- Sale 10, 11, 12, 13 – Sculture da raccolte dei secoli XV e XVI
L’acquisto totale o parziale di alcune antiche e insigni collezioni romane è essenziale per la composizione del Museo Torlonia. Mentre le più antiche raccolte romane di antichità (secoli XV e XVI) venivano disperdendosi, alcuni nuclei giunsero come parte di più vaste acquisizioni (Albani, Giustiniani, Cavaceppi) o per acquisto diretto.
Il Museo Torlonia è quindi una vera e propria collezione di collezioni, o simile ad un gioco di scatole cinesi, in cui una raccolta del Sei o Settecento racchiude in sé pezzi provenienti da collezioni ancor più antiche.
Le sculture presentate nella quinta sezione sono documentate in collezioni del XV – XVI secolo.
Sala 14 – Epilogo. Qui è esposto il catalogo del Museo Torlonia (1884-5).
La mostra si conclude nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono state raccolte per l’occasione le statue di bronzo che papa Sisto IV donò al popolo romano nel 1471 in risposta contro il dilagare del collezionismo privato di statue antiche.
La mostra è il risultato di un’intesa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con la Fondazione Torlonia.
LE OPERE ESPOSTE
La mostra è davvero ricca di opere ed è un piacere soffermarsi su ognuna e cogliere la loro bellezza nel complesso dell’esposizione.
Ecco alcuni pezzi che mi hanno particolarmente colpita…
Nella prima sala l’attenzione viene catturata immediatamente dall’unico bronzo presente nella collezione e ritrovato con uno scavo nelle proprietà della famiglia Torlonia nel 1874: si tratta di un Germanico del I sec. d.C. Dietro di esso sono schierati venti ritratti di varia provenienza, mentre a lato se ne trovano tre maggiormente famosi: la Fanciulla, il cosiddetto Eutidemo e il Vecchio.
Passando nella seconda sala, è subito degno di nota un bellissimo bassorilievo con veduta del Portus Augusti del 200 d.C. Esso doveva essere policromo: delle tracce di colore sono ben visibili ancora adesso. Accanto troviamo un rilievo votivo della fine del V sec. a.C., mentre al centro vi sono due statue: un Satiro e una Ninfa, che insieme compongono un gruppo conosciuto come Invito alla danza. Impressionanti per dimensioni e ricchezza dei rilievi sono due sarcofagi, uno con raffigurate le fatiche di Ercole, l’altro appartenuto al centurione Lucio Pallio Peregrino. Infine, quattro imponenti statue, di cui tre sono atleti e una è una copia dell’originale greco rappresentante pace e ricchezza.
La terza sala inaugura la parte proveniente dalle collezioni di Villa Albani e Cavaceppi. Si rimane subito impressionati dall’enorme tazza con il bassorilievo delle fatiche di Ercole (rappresentato anche nel rilievo affisso alla parete).
Nella stanza successiva, sempre da Villa Albani, provengono due grandi vasi su supporti e un’imponente statua del Nilo, con una vasca da fontana di granito; dalla collezione Cavaceppi, invece, sono state acquisite le altre statue, tra cui un sarcofago con un trionfo indiano di Dioniso (160-180 d.C.), sul quale l’abile restauratore montò una figura femminile giacente (150-180 d.C.). Emerge qui molto bene una caratteristica che troviamo anche in altre opere: può accadere che due o più di esse siano montante insieme, secondo un gusto di “restauro” tipico dei secoli scorsi e che adesso non ci appartiene più.
Passando nelle piccole sale successive, che scenograficamente si aprono le une sulle altre creando interessanti prospettive e splendidi scorci su varie opere, guardiamo subito il buffo Ulisse sotto il montone della seconda metà del I sec. d.C. Davanti a noi, invece, siamo subito catturati da due guerrieri (I sec. d.C.). Ammiriamo in una nicchia della parete, con un’illuminazione eccezionale, le prime due sculture provenienti dalla collezione Giustiniani: due torsi antichi restaurati come Apollo e Marzia (I sec. d.C.), mentre davanti si trova una raffigurazione di un Fanciullo che strozza l’oca (III sec. a.C).
La sala 7 è la più grande della mostra e contiene un gran numero di opere. Degni di particolare nota sono il busto di un satiro ubriaco (I sec. d.C.) e un caprone del I sec. d.C. con la testa aggiunta da Gian Lorenzo Bernini. Vi sono inoltre numerosi ritratti e copie di antiche opere di Prassitele e di Doidalsa.
Le sale 8 e 9 contengono un’opera ciascuna: una particolarissima Artemide Efesia e un rilievo con scene di bottega, entrambe del II sec. d.C.
Nelle sale successive le collezioni sono differenti, così come anche le opere raccolte. In particolare, vi è un gruppo di pezzi provenienti dalle antichità acquisite dal cardinal Giuliano Cesarini, che le raccolse in un giardino alla fine del Quattrocento – inizio Cinquecento. Sue erano una statua restaurata come Nilo, una replica della Venere Medici, la cosiddetta Atena Cesarini e un filosofo seduto, detto Crisippo Cesarini, di una straordinaria bellezza. Sempre del XVI sec. è la raccolta di Rodolfo Pio da Carpi, da cui provengono le statue di Atena (140-180 d.C.) e di una baccante.
Nella sala 14 merita una sosta e un’attenta osservazione di un Ercole ricomposto di 112 frammenti antichi, rilavorati e moderni, lasciati in vista proprio per questa mostra. È interessante fermarsi a leggere il pannello illustrativo e notare i diversi tipi di marmi e datazioni dei vari pezzi. Questo Ercole è un caso estremo di restauro integrativo, che ricompone in una sola scultura frammenti di due statue distinte e complementari approntati ad hoc.
Questa grande attenzione al restauro e a come esso è stato operato nei secoli caratterizza l’intera mostra e aggiunge ricchezza e spunti interessanti all’esposizione di opere senza dubbio già di per sé eccezionali.
LA COLLEZIONE TORLONIA
Si tratta della più recente delle grandi collezioni romane di scultura antica, ma è stata definita fin da subito come una delle più importanti raccolte private d’arte classica in Italia e nel mondo, sia per la sua straordinaria ricchezza sia per la strabiliante quantità di opere.
Il primo nucleo risale agli inizi del 1800, quando, tramite asta pubblica, entrò nel patrimonio Torlonia la collezione dello scultore Bartolomeo Cavaceppi (1717-1799), il più celebre restauratore di statuaria antica del Settecento.
Su questo primo nucleo la Collezione Torlonia era destinata ad accrescersi ulteriormente nel corso del secolo, ad esempio con l’aggiunta della raccolta Giustianiani. La raccolta, quindi, si ampliò da una parte grazie all’acquisto di altre collezioni, dall’altra grazie ai rinvenimenti archeologici provenienti dalle numerose proprietà suburbane della famiglia Torlonia.
Infine, da un’idea già del 1859, nel 1875 fu aperto il Museo Torlonia, che rimase visitabile fino agli inizi del secolo scorso.
INFORMAZIONI
> Mostra Torlonia: http://torloniamarbles.it/
> Fondazione Torlonia: https://www.fondazionetorlonia.org/it/la-collezione-torlonia/
Le foto sono tutte scattate da me, fatta eccezione per il Satiro ubriaco (https://www.fondazionetorlonia.org/it/busto-di-satiro-ebbro-replica-del-tipo-ercolano)
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