Emilia-Romagna Viaggi

LA ROCCHETTA MATTEI

Alla scoperta di un gioiello sull’Appennino Tosco-Emiliano

Domenica 16 marzo 2022 – durata della visita: 1h circa

Come abbiamo scoperto dell’esistenza della Rocchetta Mattei? Difficile dirlo… Forse qualche foto capitata su internet oppure una pubblicità durante un altro dei nostri viaggi in zona. In ogni caso, era più di un anno che volevo visitarla e l’attesa ci ha senza dubbio ripagati! Abbiamo svolto la visita durante un weekend trascorso sull’Appennino, prenotando con un certo anticipo perché spesso i posti sono esauriti e la Rocchetta in questo periodo è aperta solo nel fine settimana. Il tempo incerto di marzo ci ha regalato una splendida giornata di sole, che ci ha permesso di godere della particolarissima costruzione in tutto il suo splendore.

La Rocchetta Mattei.
La Rocchetta Mattei - Lorenzo e Federica all'ingresso.

Il biglietto (10,00 euro a testa) comprende una visita guidata attraverso alcuni degli spazi del palazzo, gli unici per adesso restaurati e aperti al pubblico. Meglio recarvisi qualche minuto in anticipo per poter ammirare in tranquillità l’esterno dell’edificio, circondato da un giardino costellato di altre costruzioni, sempre nel medesimo stile. Una di esse, in particolare, proprio sopra la strada, reca ancora i resti della scritta “Albergo Rocchetta Ristorante”. Parcheggiamo l’auto lungo la strada di fronte e validiamo il biglietto lungo il viale d’ingresso: già qui, proprio sotto lo strabiliante castello, cominciamo a sentire l’atmosfera quasi fiabesca che lo caratterizza e veniamo subito irretiti dalle guglie, gli speroni di roccia, le decorazioni mostruose e fantastiche, i colori vivaci… Saliamo la scala allo scoperto e attraversiamo due diversi portali, riccamente decorati, fino a giungere ad un cortile dai colori caldi. Da qui, veniamo diretti verso la sala d’attesa, con un piccolo punto ristoro, dove attendiamo l’arrivo della nostra guida. Consigliatissimo, mentre si aspetta, affacciarsi alla terrazza sul giardino sottostante, da cui si gode anche di una bella vista non solo su altri edifici che compongono il complesso, ma anche sul paesaggio.

La Rocchetta Mattei tra le montagne.
La Rocchetta Mattei.

UN PO’ DI STORIA

La Rocchetta Mattei è strettamente legata alle vicende delle storiche famiglie locali: negli anni ’80 e ’90, infatti, vi si accedeva liberamente e il castello era in stato di quasi totale abbandono. Nel 1984, inoltre, vi è stato girato il film Enrico IV, di Marco Bellocchio: dalla pellicola emerge chiaramente quale fosse l’aspetto della Rocchetta.

Essa fu fatta costruire dal Conte Cesare Mattei (1809-1896) a partire dal 1850 (conclusione dei lavori nel 1859), sul sito dove si trovavano le rovine di un’antica costruzione del XIII secolo, la Rocca di Sevignano. Il castello è caratterizzato da un miscuglio di stili, tra cui spicca quello arabo moresco, ma sono presenti pure quello neomedievale, neorinascimentale e Liberty.

Ricco borghese bolognese, il conte fu anche parlamentare e ricoprì numerosi ruoli pubblici; ritiratosi a vita privata e agli studi di una medicina alternativa, da lui denominata elettromeopatia, fece costruire questo castello immaginandolo anche come luogo di cura per personaggi illustri (regnanti del tempo, artisti come Rossini etc.) e non solo. La Rocchetta divenne ben presto luogo di pellegrinaggio: chi vi si recava era subito incantato dalla grande scenografia del luogo… Intento del Conte era quello di creare un vero e proprio villaggio benessere: lo stile degli edifici da lui costruiti con la Rocchetta finirono per influenzare anche le case intorno, dei semplici contadini. Inoltre, fu lui a volere una stazione del treno a Riola per poter facilmente raggiungere questo luogo di cura.

La Rocchetta Mattei.
La Rocchetta Mattei - cortile.

La pratica dell’elettromeopatia, che aveva reso celebre il conte a livello mondiale, fu proseguita dagli eredi dopo la sua morte (1896), ma con alterne fortune. Nel 1959 il palazzo fu venduto alla moglie di un commerciante locale, Primo Stefanelli, detto “Il Mercantatone”, che ne fece un parco giochi con discoteca.

Abbandonato completamente dagli anni ‘80, nel 2005 il castello fu comprato dalla Cassa di Risparmio di Bologna ed è ora divenuto un luogo di attrazione, volto anche a far scoprire e a valorizzare il territorio. I lunghi lavori di consolidamento e di fedele restauro permisero l’apertura delle aree adesso visitabili, ma gran parte degli ambienti sono ancora oggetto di studi e lavori.

Una curiosità: la Rocchetta Mattei è gemellata con il Castello di Sammezzano, nel comune di Reggello (Firenze), altro raro esempio di castello arabo moresco.

La Rocchetta Mattei - scala di ingresso.
La Rocchetta Mattei - ingresso.
La Rocchetta Mattei - statue esterne.

LA VISITA

Cortile d’ingresso La nostra visita inizia proprio dal primo cortile, una corte d’ingresso che non aveva in passato questo aspetto, ma era folta di piante rampicanti, come possiamo ricostruire dalle immagini conservate nella collezione del Genus Bononiae. Da una delle due grandi finestre laterali sgorgava una cascata, mentre l’altra era impreziosita da una gabbia di uccelli esotici. Immediatamente capiamo che l’ospite era accolto in un luogo completamente diverso dal contesto in cui esso si inserisce. Ad arricchire ulteriormente l’ambiente e a destare la curiosità di un osservatore più accorto, il Conte aveva disposto una serie di opere antiche: la fontana centrale è un riuso di una fonte battesimale; il portone a sinistra è costruito utilizzando un decoratissimo camino; in una nicchia un bassorilievo con un cavaliere rampante è opera del celebre scultore Jacopo della Quercia (1374-1438). La preziosità e l’abbondanza di queste opere d’arte antiche, tutte riusate con altri scopi, impegnano gli studiosi, che le stanno appunto documentando.

La Rocchetta Mattei - vista dal balcone.
La Rocchetta Mattei - vista dal balcone.
La Rocchetta Mattei - opera nel cortile.
La Rocchetta Mattei - opera nel cortile.

Cappella Saliamo le scale e ci troviamo subito in uno degli ambienti più famosi della Rocchetta Mattei: una cappella che riproduce in piccole dimensioni gli interni della Moschea di Cordova. Dominano i giochi scenografici, tipici dell’Ottocento e di cui possiamo godere grazie alle attente indicazioni della nostra guida: gli archi non sono in mattone, ma in legno dipinto; il soffitto, che pare di legni intagliati, è composto da stoffe pitturate; i suoi pannelli sembrano storti, ma sono in realtà tutti in pari; le tessere sono solo disegnate; gli arazzi, all’apparenza di stoffe preziose, sono anch’essi dipinti. Inoltre, la scala è storta rispetto alla stanza, ma l’osservatore non se ne rende conto perché le colonne sono completamente orientate in base ad essa… Ci accorgiamo di quale sia il vero assetto della sala solo da una piantina che ci viene mostrata al piano superiore. La cappella era una vera e propria chiesa, che il Conte Mattei utilizzava anche per la propria devozione privata.

La Rocchetta Mattei - cappella.
La Rocchetta Mattei - cappella.

Terrazza Usciamo e andiamo a sinistra, dove vediamo una scala che corre esternamente, che sembra in legno ma è in calcestruzzo. Ugualmente tutte le decorazioni di rami e vegetazione che ornano la terrazza dove ci troviamo sono create per generare un’illusione nel visitatore. L’arenaria che compone il materiale proveniva dal Monte Montovolo, poco distante. Da questa terrazza possiamo intravedere l’ala del castello non ancora aperta: le stanze private del conte. Vittima di problemi mentali e difficoltà familiari, che dilapidarono il suo patrimonio, Cesare Mattei temeva un’ipoteca sul suo palazzo e fece creare un vero e proprio ponte levatoio per poter accedere alle proprie stanze.

Secondo cortile Saliamo la scala esterna e arriviamo ad un altro cortile, a quello che è il secondo piano del castello: si tratta di una riproduzione del quartiere della rambla spagnola. Un’evidente differenza è la stilizzazione dei leoni, più realistici nella creazione della Rocchetta Mattei. Notiamo decorazioni e scritte arabe; le mattonelle, rimaste solo in alcuni punti, sono tipiche spagnole.

La Rocchetta Mattei - scala.
La Rocchetta Mattei - torretta.
La Rocchetta Mattei - torretta ed entrata.
La Rocchetta Mattei - leoni del cortile.
La Rocchetta Mattei - cortile.

Stanza della musica Dal cortile entriamo in una stanza con il soffitto colorato di verde: sono esposti alcuni strumenti musicali meccanici della collezione Marino Marini. Un esempio è un grafofono, oltre ad altri più particolari come uno strumento del 1870 utilizzato per suonare in modo meccanico degli spartiti, durante spettacoli in strada.

Sottotetto Passiamo attraverso un loggiato aperto e, attraversato il cortile, saliamo una rampa di scale per ritrovarci nel sottotetto della prima stanza; vediamo adesso molto bene i giochi illusionistici di cui siamo stati vittime: il legno delle volte, le tele dipinte, il soffitto in pari. Nello spazio, piuttosto angusto, troneggia la tomba del conte, che forse diede indicazioni testamentarie proprio di questo tipo per la propria sepoltura, che è decorata con ceramiche della manifattura Minghetti, ma priva di nome e con un epitaffio, diviso in tre parti, di difficile decifrazione. Il corpo del defunto, prima seppellito altrove, fu portato qui 10 anni dopo la sua morte; la tomba fu anche profanata durante la Seconda guerra mondiale, quando la Rocchetta fu occupata dalle truppe tedesche, i cui soldati scoperchiarono il sarcofago. Ciò di cui siamo certi è che all’interno di esso si trovano ancora le spoglie dell’antico padrone del castello.

Stanze dell’ultimo piano Salita l’ultima rampa di scale, ci addentriamo in un ambiente molto diverso dai precedenti: le stanze che si succedono sono caratterizzate da un legno piuttosto scuro e da un gusto moderno. In una vediamo una scala, mentre in un’altra rimane il pavimento originale, con una decorazione geometrica lignea. L’ultima di esse, che si affaccia sul paesaggio, ha un lampadario Art déco. Dalle ampie vetrate ammiriamo le montagne e vediamo una dependance gialla, in stile simile alla Rocchetta, anche se di dimensioni più modeste, e che faceva parte del villaggio benessere creato dal conte. Questo edificio, purtroppo abbandonato, è visibile da fuori, accostando lungo la strada.

La Rocchetta Mattei - tomba del Conte Mattei.
La Rocchetta Mattei - stanza in stile arabo moresco.
Edificio abbandonato: una delle depandance della Rocchetta Mattei.


Infine, ci affacciamo in un’ultima sala di questo piano, dove torna lo stile arabo spagnolo: notiamo le scritte arabe, gli archi polilobati, le colonne bianche e nere… Ci sorprende il soffitto, che pare in legno, ma che è in realtà in carta, riciclata dalle pubblicazioni di elettromeopatia dello stesso conte: probabilmente, egli si trovò ad avere un eccesso di materiale stampato e decise di riciclarlo in questo modo spettacolare e creativo. In un angolo, ammiriamo quello che potrebbe essere considerato l’antenato di un jukebox, usato nei locali pubblici negli anni ’70 dell’Ottocento. Oggi, al mondo, esistono solo due di questi strumenti, chiamati Orchestrion: un esemplare è quello qui esposto, l’altro si trova in America.

Per scendere, percorriamo stavolta i bassi e labirintici corridoi riservati alla servitù e ci ritroviamo nella terrazza. Da qui, prendiamo una scala a chiocciola con linee di colori diversi, sempre in arenaria, gialli e aranciati: ci conduce nel cortile d’ingresso.

La Rocchetta Mattei - collezione Marino Marini.
La Rocchetta Mattei - vetrate Art decò.
La Rocchetta Mattei - soffitto in carta.
La Rocchetta Mattei - Orchestrion.
La Rocchetta Mattei - scala a chiocciola.



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