Puglia Viaggi

ACAYA, GROTTA DELLA POESIA, TORRE DELL’ORSO E SANT’ANDREA

Salento On the Road: giorno 2

da Calimera ad Acaya, lungo la costa dalla Grotta della Poesia fino alle Due Sorelle,
Torre dell’Orso e i faraglioni di Sant’Andrea

La nostra vacanza in Salento è subito decollata con una miriade di tappe tra l’entroterra e la costa Adriatica! Trattandosi di un on the road, abbiamo cambiato albergo ogni giorno, scelta che ci ha permesso di risparmiare tempo e denaro; per tutti gli itinerari giornalieri abbiamo deciso di realizzare una mappa e un piccolo indice con le mete e relative attrazioni principali, i nostri consigli su dove mangiare e il racconto del nostro alloggio. Come sempre, abbiamo sperimentato tutto di persona! Per questo, abbiamo deciso anche di aggiungere una nota finale sul budget speso.

Domenica 26 giugno 2022

Dopo il primo giorno di viaggio trascorso a Lecce tra le meraviglie del barocco e la cucina verace locale, domenica mattina abbiamo lasciato il capoluogo pugliese per dirigerci verso l’entroterra e poi verso la costa. Come sempre, decidiamo di non farci mancare nulla: un po’ di storia, di arte e cultura locali, panorami mozzafiato e un mare cristallino…

CALIMERA

Alle 9.30 partiamo da Lecce e in circa 20 minuti raggiungiamo Calimera, parcheggiando in una comoda strada laterale (via Monte Grappa) a ridosso di basse casine che paiono disabitate. Da qui ci spostiamo facilmente a piedi tra i vicoli deserti per arrivare alla piazza principale, dove finalmente troviamo degli accenni di vita locale: gli anziani sono seduti ai tavolini del bar e chiacchierano all’ombra del loggiato.

Calimera - Casa Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika.
Calimera.

Come primo assaggio della Grecìa Salentina rimaniamo piuttosto spiazzati dalla povertà del luogo: gli abitanti curano le proprie case, creano graziosi cortili e coltivano spazi verdi, ma non può sfuggire uno stato generale di triste, sonnolento abbandono… La Grecìa Salentina è un’area a sud di Lecce, nell’entroterra, composta da 12 comuni (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Sogliano Cavour, Soleto, Sternatia e Zollino). Qui viene mantenuta in vita una cultura ereditata dalla dominazione bizantina e un dialetto neogreco noto come grecanico o griko. Come è accaduto? La nascita di questa zona così particolare viene fatta risalire all’influenza che sul luogo ebbero i monaci basilani, i quali fuggivano dalle politiche iconoclaste dell’Imperatore Leone III (717-41) e fondarono qui chiese e monasteri ortodossi (il più grande è quello di San Nicola di Casole a Otranto). Il greco diventò così la lingua dell’insegnamento, mentre il rito ortodosso era celebrato nelle occasioni religiose. Inoltre, nel 1453, con la caduta di Costantinopoli, numerosi greci e albanesi emigrarono in Puglia. L’idillio non durò molto, poiché qualche secolo dopo la Chiesa di Roma decise di soppiantare quella ortodossa e cominciò a edificare luoghi di culto di rito latino o a sostituire gli ortodossi. Questa straordinaria mescolanza di lingue, religioni e culture si conserva nella Grecìa, dove, non a caso, i cartelli stradali sono in due lingue: italiano e griko.

Dirigendoci verso il centro la nostra attenzione viene catturata dalla Casa Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika, nata nel 2003 su iniziativa dell’associazione Ghetonia per aprire al pubblico una collezione che testimoniasse la cultura locale attraverso reperti archeologici, utensili, vestiti, giochi e altri oggetti.

Calimera - Hospedale e Chiesa di Sant'Antonio Abate.
Calimera.

La chiesa principale non è particolarmente suggestiva, ma semplice e imponente. Dedicata a San Brizio, patrono della città, presenta una croce latina e fu costruita nel 1689 sulle rovine di una chiesa di rito greco. Se ci spostiamo sulla strada laterale, a destra volgendo le spalle alla chiesa, troviamo una piccola sorpresa: l’hospitale con, accanto, la chiesa in rovina di Sant’Antonio Abate, fondatore dell’ordine degli Ospitalieri. L’edificio accoglieva un tempo i pellegrini e i viaggiatori diretti da Otranto a Leuca; ne abbiamo traccia dal 1608 e nel tempo ha subito alcuni ampliamenti. Sulla strada vediamo che si affacciano due archi, che consentivano il transito dei carri fino al cortile interno, mentre il portale è in stile catalano-durazzesco, della fine del Cinquecento. Non dobbiamo lasciarci sfuggire un segno particolare: un fiore a sei petali, detto “il fiore della vita”, che è inciso nelle mensole che fiancheggiano la finestra dell’Hospitale.

Un’altra perla nascosta si trova a Calimera, o meglio leggermente fuori dal centro cittadino (infatti noi prendiamo l’auto per raggiungerla): la Chiesa di San Vito. Ci arriviamo attraverso una stretta strada tra campi, olivi e muretti a secco e pare davvero sperduta e isolata, in un luogo ameno e silenzioso. La chiesetta, cinquecentesca, è famosa per custodire nel pavimento un curioso masso calcareo con un foro, largo una quarantina di centimetri e identificato come la “pietra della fertilità” (o come la Sacra Roccia di San Vito). Ogni lunedì di Pasqua, che non a caso è il simbolo della rinascita, le aspiranti mamme ci passano sotto in un rituale propiziatorio per avere finalmente un figlio; anche gli uomini possono attraversare il foro, ma nel loro caso vengono purificati dai peccati… La pietra forata, che richiama alla mente l’utero, così come il mehir o pietra lunga è un simbolo fallico, è un tipico esempio di assimilazione nel cristianesimo di culti, credenze e riti pagani.

Calimera - Chiesa di San Brizio.
Calimera - Chiesa di San Vito.

La piccola Chiesa di San Vito è stata costruita proprio intorno alla famosa pietra; prima vi si celebrava il rito greco e possedeva due porte (si vedono i resti della seconda laterale), poi si passò al rito latino e l’edificio rientrò in diverse diocesi, tra cui quella di Castro (soppressa nel 1819) e quella di Otranto.

Calimera, pur essendo uno dei comuni più importanti della Grecìa Salentina, non colpisce immediatamente per edifici splendidi, ma sedimenta dentro… Il suo nome, che significa in lingua ellenica “bel luogo” ma anche “buongiorno”, indica subito la sua storia affascinante e apparentemente nascosta, statica nel caldo torrido dell’estate.

ACAYA

Tutt’altro impatto sul visitatore è quello subito impresso dal borgo fortificato di Acaya. Fortunatamente ci siamo fermati all’Eurospin di Calimera per un rifornimento di acqua (e uno yogurt): il borgo è completamente assolato sotto la calura inclemente delle 11 di mattina (da Calimera ad Acaya sono circa 20 minuti di auto).

Il parcheggio è comodissimo: non ci sono turisti, se non alcuni motociclisti e un gruppo di ciclisti distrutti dal sole, così possiamo lasciare l’auto proprio all’entrata principale di Acaya (largo San Paolo), dove, tra l’altro, troviamo anche l’unico caffè aperto.

Acaya - castello.
Acaya - Porta San Paolo.

Vera e propria cittadella fortificata, Acaya è considerata un piccolo gioiello di architettura militare. Fu fondata tra il 1521 e il 1535 da Gian Giacomo dell’Acaya (che avevamo già incontrato a Lecce), feudatario del luogo e architetto di fiducia di Carlo V, che trasformò il borgo agricolo in una possente ed elegante fortezza rinascimentale.

Senza nemmeno un turista, le mura e il castello ci appaiono in tutto il loro possente splendore: dell’antico muro rimangono alcuni tratti antistanti un fossato e una stretta porta in pietra leccese, sormontata dalla statua di Sant’Oronzo e abbellita dagli stemmi degli Acaya.

Passando sotto di essa accediamo alla piazza principale della cittadina, dove si erge il castello a pianta trapezoidale, i bastioni a forma di freccia e due torrioni circolari; fu costruito nel 1506, sulle fondamenta di un antico fortilizio, da Alfonso, padre di Gian Giacomo, il quale lo rimodellò trent’anni dopo.

Acaya - Chiesa di Santa Maria della Neve.
Acaya - Torre dell'orologio.

Dalla piazza si dipana un reticolo di strade geometrico e ordinato; alcune di esse conducono alla Chiesa di Santa Maria della Neve, fondata nel XIII secolo e ricostruita seicento anni dopo…

La calura insopportabile rende le strade completamente deserte e le saracinesche dei negozi sono sbarrate, ma a noi questa calma immobile non dispiace. Ne approfittiamo per scoprire un angolino nascosto: in corrispondenza del palazzo su cui troneggia l’insegna dell’Associazione per la Salvaguardia e lo Sviluppo di Acaya, tra i cassonetti e una rigogliosa buganvillea, ci sono delle scalette pericolanti. Facendo attenzione, possiamo così raggiungere il camminamento sulle mura, dalle quali ammiriamo il piatto paesaggio circostante, le antiche case e una grande quantità di alberi da frutto sorprendentemente all’interno del perimetro fortificato. Riconosciamo mandarini, limoni, nespole, albicocche, melagrane… La passeggiata è piacevole e soffia un po’ di vento.

A mezzogiorno, prima di riprendere il viaggio ci fermiamo al bar Nina, davanti alla porta della città, e proviamo per la prima volta il caffè leccese!

Acaya - camminamento sopra le mura.
Acaya - Lorenzo e Federica al Largo San Paolo.

GROTTA DELLA POESIA

Ripresa l’auto, decidiamo di raggiungere la nostra meta successiva attraverso la strada che corre lungo la costa: seppure dal finestrino, vediamo scorrere una delle più note località balneari vicino a Lecce, San Foca. Il litorale presenta qualche spiaggia e molti scogli, ma è dominato dalla medesima costante: tantissime persone. Il parcheggio, infatti, è selvaggio e le macchine sono lasciate lungo la via o nei vicoli laterali… Il mare, però, è cristallino e con splendide sfumature dal blu all’azzurro! Passiamo anche Roca Vecchia e, giunti a destinazione e avvistata un’auto dei vigili, decidiamo che è più prudente parcheggiare nel grande spiazzo a pagamento. Il comune di Meledugno, a quanto pare, ha creato dei posti davanti all’area archeologica, anche se in pochi ne approfittano… Il motivo è semplice: non è esattamente economico. Per circa 2 ore noi paghiamo 3 euro! Decidiamo che comunque ne vale la pena perché, considerato l’orario sfavorevole, avremmo impiegato troppo tempo ed energie a cercare un parcheggio libero…

Davanti ai posti auto si estende l’area archeologica di Roca Vecchia, che si protende nel mare come una piccola penisola a sé stante, un’autentica roccaforte della storia passata. Le pietre risalenti ai primi insediamenti umani, le tombe e gli scampoli di mura messapiche e medievali sono ben visibili, insieme alle grotte eremitiche e alla fulgida torre cinquecentesca, che spicca sul mare e il cielo azzurri. Purtroppo, l’area è chiusa (apre dalle 15.30) e non è possibile tuffarsi dalle scogliere o raggiungere le insenature… A quanto apprendiamo, fino a poco tempo fa l’accesso era libero, mentre adesso è completamente transennato ed è necessario pagare un biglietto. Il lato positivo è che questo scongiura la presenza in massa dei turisti…

Grotta della Poesia - vista sulla Roca Vecchia.
Grotta della Poesia.
Grotta della Poesia.

In circa 5 minuti a piedi, infatti, arriviamo all’entrata della Grotta della Poesia, dove acquistiamo il biglietto per l’area archeologica che la contiene. Seguiamo un sentiero tracciato sulla terra arida e ammiriamo le antiche mura e la torre da un’altra angolatura, oltre una sottile insenatura. Un pannello illustrativo ci informa che le prime indagini archeologiche avvennero tra il 1928 e il 1934: in quest’area possiamo notare alcune tracce dei perimetri degli edifici passati e di alcune tombe… I ruderi della torre di guardia, collocati su un piccolo isolotto antistante la penisola di Roca Vecchia, furono edificati nel 1568 per volere del viceré spagnolo Parafn de Ribera e su disegno di Giovanni Tommaso Scala.

Proseguiamo e finalmente arriviamo alla Grotta della Poesia, affollata ma ancora godibile: un’enorme voragine nella roccia che racchiude uno scrigno di acque limpide. In teoria, la balneazione è vietata, ma in pochi rispettano le regole… Questa grotta carsica fa parte di un sistema più ampio: adesso sono a cielo aperto, ma nell’antichità gli specchi d’acqua erano coperti. Sono state ritrovate la Grotta della Poesia e quella della Poesia Piccola (1983, non accessibile). Ma da dove trae origine il nome? Deriverebbe dal termine greco-medievale POSIA, cioè bevuta di acqua: probabilmente qui sgorgava una sorgente d’acqua dolce, non inusuale negli antichi luoghi di culto ipogei. La grotta, infatti, fu frequentata come santuario costiero dai naviganti e sulle pareti di roccia sono conservate centinaia di incisioni pre e protostoriche, testi votivi in lingua latina, greca e messapica.  

Grotta della Poesia.
Grotta della Poesia.
Grotta della Poesia.

Esploriamo i paraggi e, verso le 14.45 siamo di ritorno all’auto: abbiamo fame e vogliamo trovare un buon posto dove fermarci per il nostro picnic!

LE DUE SORELLE

Scegliamo di pranzare direttamente alla nostra prossima tappa: in meno di 10 minuti arriviamo al Parcheggio Le Due Sorelle (lo trovate così su Google Maps). Preferiamo superare gli altri parcheggi, che sono piuttosto gremiti e lasciare l’auto in questo, un po’ più lontano dalla spiaggia, ma che è a cinque minuti a piedi dall’incredibile panorama sulle celebri Due Sorelle. Il costo è modico: 3 euro per l’intera giornata.

Le Due Sorelle.
Le Due Sorelle.
Le Due Sorelle.

Nella bella e folta pineta allestiamo il nostro picnic e, riposati e ristorati dall’ombra, andiamo ad ammirare lo straordinario panorama. Questo è uno dei luoghi che più ci ha colpiti! Oltre l’alta scogliera, dove la vegetazione si riduce a pochi arbusti e qualche ciuffo d’erba, si stagliano i due scogli, somiglianti tra loro come due gemelle siamesi.

La leggenda popolare narra che un giorno due sorelle, contadine locali, desideravano rinfrescarsi; così, giunte alla baia di Torre dell’Orso, una delle due entrò in acqua, ma il mare divenne vorticoso ed ella chiese aiuto. La sorella accorse ma pure lei venne presa dalla corrente… Dopo molti e vani tentativi di giungere a riva, le due sorelle, esauste, riuscirono almeno ad avvicinarsi l’una all’altra per abbracciarsi un’ultima volta. Il Dio del mare ebbe compassione per la loro morte e le trasformò in due faraglioni, vicini per l’eternità e per sempre protesi in un abbraccio.

Le Due Sorelle e spiaggia di Torre dell'Orso.


TORRE DELL’ORSO

L’acqua azzurra e trasparente ci invita a scendere per un bagno, così lasciamo gli zaini in auto e scendiamo fino alla spiaggia di Torre dell’Orso, che è quasi completamente occupata dagli stabilimenti balneari. Per fortuna il sentiero che dalla pineta e dal belvedere conduce all’arenile sbuca proprio in corrispondenza di uno dei pochi fazzoletti di sabbia libera, accanto alla maestosa scogliera.

Sono le prime ore del pomeriggio e la spiaggia è gremita di persone… Riusciamo a trovare un posticino dove lasciare i teli e ci buttiamo in acqua per un bagno, durante il quale andiamo ad esplorare i dintorni e ci avviciniamo alle Due Sorelle per ammirarle dal basso. Un’alternativa sarebbe noleggiare una canoa, ma ci sono così tante barche, pedalò e bagnanti che non riusciremmo comunque a trovare un po’ di quiete. Verso le cinque, fortunatamente, le persone cominciano a rientrare e possiamo goderci il paesaggio con una maggiore tranquillità.

Le Due Sorelle.
Spiaggia di Torre dell'Orso.
Spiaggia di Torre dell'Orso - Lorenzo e Federica.

FARAGLIONI DI SANT’ANDREA

Il vero silenzio e deserto lo troviamo quando decidiamo di percorrere a piedi i due chilometri che ci separano dalla Torre di Sant’Andrea: una bella esperienza!

Dalla spiaggia torniamo verso il parcheggio Le Due Sorelle e proseguiamo lungo la costa per circa mezz’ora. Anche se sono solo le sei di pomeriggio i raggi del sole sono già aranciati e ammantano la roccia e la terra rossastra con la loro luce calda… Alla nostra sinistra il mare diviene di un blu ancora più profondo, mentre passiamo alcune piscine naturali e calette, il cui accesso sopravvive a stento, segnalato da una scala tra la pietra e dalle ossature di porte abbandonate. A destra, invece, ci sono campi, molti dei quali abbandonati, alcuni usati come pascoli per le pecore da parte di contadini poco ospitali, altri dominati dalle tipiche costruzioni a tronco di cono, le pajare.

Verso i faraglioni di Sant'Andrea.
Faraglioni di Sant'Andrea.
Faraglioni di Sant'Andrea - Lorenzo e Federica.

La spiaggia di Sant’Andrea, piuttosto ampia e con alle spalle un ricco bosco, è delimitata da un alto faro per i naviganti e, a nord di esso, si estendono la maggioranza dei faraglioni che hanno reso il luogo famoso. Con il nostro percorso arriviamo proprio al faro e ammiriamo uno dei più impressionanti spettacoli che il mare ci abbia mai offerto!

Enormi banchi di roccia si sono staccanti dalla roccia in epoche diverse e adesso si trovano isolati a poche decine di metri, come monolitici guerrieri protesi a scrutare immobili l’orizzonte del mare.

Per il ritorno alla macchina, preferiamo la strada che corre lungo l’interno, in parte asfaltata; gli unici frequentatori dei percorsi sono coloro che hanno aderito ad escursioni organizzate in quad o a cavallo.

La nostra intensa giornata si conclude così: prima ci rinfreschiamo e scarichiamo i bagagli nel nostro albergo a Corigliano d’Otranto, tornando nell’entroterra (circa 30 minuti in auto), poi usciamo per una cena completamente vegana all’Agriturismo Piccapane, che dista circa 10 minuti.

Faraglioni di Sant'Andrea.
Faraglioni di Sant'Andrea.
Faraglioni di Sant'Andrea.

DOVE MANGIARE

Nina Bar ad Acaya

Questo piccolo e curato bar si trova proprio davanti all’entrata del borgo di Acaya, di cui possiamo ammirare la porta e i bastioni fortificati mentre sorseggiamo un fresco caffè leccese. I prezzi sono piuttosto contenuti ed è punto di passaggio di ciclisti e motociclisti; offre alternative anche per il pranzo e l’aperitivo. Noi ci siamo limitati a due caffè, di cui uno (il mio, ovviamente) leccese: squisito!

Nina Bar ad Acaya - caffè leccese.
Azienda Agricola Piccapane - antipasto di melanzane e pitta di patate alla pizzaiola.
Azienda Agricola Piccapane - antipasto di insalata e verdure.

Azienda Agricola Piccapane

Agriturismo e masseria didattica, è il luogo ideale per una cena autentica, con prodotti a km 0 e a basso costo! L’osteria, composta da semplici tavoli apparecchiati sotto il loggiato o nel giardino di fronte al casale, offre proposte di cucina vegana (con varianti senza glutine) con prodotti biologici. La mission dell’azienda è quella di fare educazione alimentare e recuperare la dieta mediterranea dei nostri avi. I piatti del menu, che varia regolarmente, sono composti con ciò che è prodotto dall’orto, verdure di stagione, farine integrali, senza zuccheri… Qui sono anche organizzati eventi a tema, presentazioni di libri, musica dal vivo e degustazioni.

Nella serata in cui abbiamo cenato in questo locale, il menu fisso proponeva tre diversi antipasti, tutti di verdure, un primo (ravioli di zucca per Lorenzo e pasta al grano saraceno con pesto di zucchine per me), un secondo di farinata ceci con patate al forno e carotine rosse alla menta. Lorenzo, poi, ha gustato un cheesefake di fragole ed io una saporitissima macedonia. I prezzi sono molto economici e davvero competitivi, considerando anche la qualità e la quantità del cibo proposto! Ci siamo alzati soddisfatti e ci siamo fermati a parlare dell’agriturismo e delle loro attività.

Azienda Agricola Piccapane - primo di pasta al grano saraceno e pesto alle zucchine e fagiolini.
Azienda Agricola Piccapane - secondo di farinata di ceci, patate e carote viola.
Azienda Agricola Piccapane - macedonia.

DOVE DORMIRE

B&B Calì Nitta a Corigliano d’Otranto

Abbiamo scelto di alloggiare in questo paese della Grecìa Salentina in quanto ricco di storia e di arte, ma anche in una posizione strategica per spostarci nel nostro itinerario… La scelta iniziale era caduta sull’appartamento Calì Nitta, ma la proprietaria ci ha chiesto se, per questioni logistiche, potevamo spostarci nella camera del B&B. Il cambiamento non ci è dispiaciuto: ci siamo trovati accolti dal padre, un signore simpatico e chiacchierone, in un palazzo storico affacciato sulla piazza principale. Ci ha raccontato che l’appartamento era stato un tempo casa della loro famiglia e ora è stato diviso in camere in affitto. In effetti, la struttura è rimasta quella di un tempo, pensata per essere abitata quotidianamente, con una cucina e una bella terrazza. La camera era grande ed elegante, con un pavimento meraviglioso e un lampadario ad effetto.

B&B Calì Nitta a Corigliano d'Otranto.
B&B Calì Nitta a Corigliano d'Otranto.
Caffè dell'Arco a Corigliano d'Otranto - caffè leccese e biscotti senza glutine.

La colazione era compresa al Caffè dell’Arco, poco distante e subito all’ingresso del centro storico di Corigliano. Io ho preso un caffè leccese e mi hanno trovato un tipo di biscotti senza glutine confezionati (Galbusera, se non erro). Una colazione semplice per cominciare un nuovo giorno di avventure!

Le Due Sorelle - Federica.
Faraglioni di Sant'Andrea.


BUDGET

  • Rifornimento acqua e yogurt all’Eurospin di Calimera: 1,68 euro
  • Caffè leccese e caffè a Nina Bar ad Acaya: 3,00 euro
  • Parcheggio a Grotta della Poesia: 3,00 euro
  • Entrata all’area archeologica: 6,00 euro
  • Parcheggio Le Due Sorelle: 3,00 euro (tutto il giorno)
  • Cena all’Agriturismo Piccapane: 52,00 euro
  • B&B Cali Nitta: 54,00 euro (colazione inclusa)
  • Totale: 122,68 euro
  • A testa: 61,34

Complessivo 9 giorni per 2 persone

  • Biglietto treno: 258,80 euro
  • Auto: 360,00 euro di noleggio + 20,00 euro per check-in e out alla stazione
  • Benzina: 80,00 euro
  • Al giorno: 39,93 euro a testa

Totale a testa Giorno 2: 101,27

INFORMAZIONI


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