Tra eleganza e scenografia
Sabato 25 marzo 2023
Giornate del FAI – durata visita: 45 min.
Dopo le giornate del 2022, in cui ci eravamo dedicati principalmente alle ville (come la Villa medicea di Careggi o la Rospigliosi a Lamporecchio), nel 2023 abbiamo deciso di diversificare i nostri interessi; così, dopo la visita a Villla Schifanoia a Fiesole, con l’amica e collega Costanza, abbiamo preso parte ad un tour della Banca d’Italia, meta che ci era stata suggerita da mia madre (esperta scovatrice di chicche e luoghi particolari). In effetti, nonostante il mio scetticismo e la lunghissima coda (circa un’ora), siamo miracolosamente riuscite a rientrare nel gruppo dell’ultima visita guidata! Un bel colpo di fortuna che ci ha permesso di ammirare un palazzo elegante e scenografico.
L’accesso principale in via dell’Oriuolo conduce al grande e monumentale atrio, da cui si può entrare negli uffici della banca e dove si trovano le postazioni del metal detector. L’ingresso nell’edificio, infatti, è sottoposto a numerosi controlli, con la presenza continua di sorveglianza e l’impossibilità di introdurre, oltre agli animali, anche gli zaini. Invece di dirigerci verso la parte più moderna deputata agli uffici, la nostra visita inizia dalla saletta adiacente all’atrio e dalla quale abbiamo una prima vista mozzafiato sull’incredibile scalinata…
STORIA
L’area su cui adesso sorge l’imponente edificio della Banca d’Italia era un tempo occupata dal cosiddetto “Orto” o “Paradiso de’ Pazzi”, ovvero un giardino esteso da via dell’Oriuolo, allora denominata via Buia, a borgo degli Albizi, dove sorgevano alcune case della famiglia de’ Pazzi. Negli anni di Firenze Capitale del Regno d’Italia la strada fu ampliata e si scelse questa zona per erigere la sede dalla Banca Nazionale, prima esistente col nome di Banca Nazionale negli Stati Sardi (1865).
Il progetto architettonico è opera dell’architetto napoletano Antonio Cipolla, che si ispirò agli edifici rinascimentali del Cinquecento romano, realizzando uno stile adatto sia al contesto in cui il palazzo si inserisce sia alla moda neorinascimentale, molto utilizzata soprattutto per gli edifici bancari. Essi, secondo i principi ottocenteschi, dovevano esprimere solidità, austerità e severità.
I lavori si conclusero nel 1869 e negli anni successivi la Banca d’Italia acquistò diversi immobili su borgo degli Albizi; ne seguirono operazioni di modifica e ammodernamento, che hanno conferito all’edificio l’aspetto odierno. Nel 1871 la capitale fu trasferita a Roma e la sede fiorentina della Banca d’Italia divenne quindi una delle strutture periferiche regionali. In particolare, qui si svolgono lavori di ricerca economica territoriale regionale, vigilanza sul sistema bancario e finanziario a livello regionale e gestione del contante.
La più importante ristrutturazione del palazzo risale al periodo tra il 1969 e il 1974, quando avvenne un intervento per conferire unitarietà al sistema di immobili tra via dell’Oriuolo e borgo Albizi; la progettazione architettonica e il coordinamento fu affidato a Giuseppe Giorgio Gori, Carlo Chiappi e Rino Vernuccio, con la collaborazione degli ingegneri Mauro Cammelli, Vincenzo Michelagnoli e Piero Melucci. Successivamente furono svolte solo opere di manutenzione e restauro, soprattutto di intonaci e pavimenti (1972, 1988, 1999 e 2011-2015).
ESTERNO
L’entrata principale al palazzo della Banca d’Italia è quella su via dell’Oriuolo, dove l’edificio presenta la sua facciata più monumentale, organizzata su tre piani con ottima qualità di materiali e grande cura delle lavorazioni. Caratterizzano la facciata un bugnato rustico, pregevoli cancellate in ferro e due lunette poste sui due portoni, decorate dagli altorilievi di bambini nudi seduti su cornucopie, mentre al centro troneggia lo stemma del Regno d’Italia, opera di Giovanni Bastianini.
L’ingresso su borgo Albizi è secondario; il corpo del palazzo fu presumibilmente eseguito con altri lavori di ampliamento e modifiche alla fine dell’Ottocento. Non si ritrova qui l’imponenza e la monumentalità della facciata principale, anche se gli spazi sono pensati per creare un impatto immediato sul visitatore.
INTERNO
Pian terreno
Entriamo da via dell’Oriuolo e ci troviamo nel grande atrio principale, che ci sorprende con la sua solenne grandezza. Il soffitto a cassettoni è stato eseguito dallo stuccatore Lodovico Buffi; sul pavimento in marmo poggiano quattro colonne doriche. La statua marmorea raffigurante Camillo Benso conte di Cavour, opera di Augusto Rivalta (1870), è un omaggio ad uno dei principali fondatori della banca.
Dall’imponente primo atrio passiamo ad un secondo, denominato Donatello dallo stemma della famiglia de’ Pazzi, che è qui riprodotto in copia e che un tempo si trovava all’ingresso dei giardini che essi occupavano nella zona. L’altro lato della stanza riporta i resti dell’antica cinta muraria che delimitava il palazzo. Caratteristici sono anche i marzocchi in pietra serena, posti qui per sorvegliare simbolicamente la banca. Il soffitto è decorato dai dipinti di Luigi Samoggia, autore dei bei monocromi rappresentanti le figure delle virtù, e Luigi Busi, che ha realizzato un affresco raffigurante una finestra aperta sul cielo, con lo stemma sabaudo del Regno d’Italia.
Anche se la nostra visita non la include nel percorso, vale la pena menzionare la presenza della biblioteca Carlo Bombrini, sempre al pian terreno della Banca e che presenta una sala ottagonale decorata con motivi floreali e ritratti nobiliari francesi del Sei-Settecento, opera di Gaetano Lodi.
Siamo arrivati alla parte più spettacolare del palazzo: lo scalone monumentale. Subito notiamo il pavimento con marmi policromi e lo scintillante e bellissimo lucernario, composto da vetri policromi; quando filtrano i raggi del sole si crea un’incredibile illusione ottica per cui la scala pare sospesa nel vuoto. Le decorazioni del soffitto sono state affidate a Girolamo Magnani, famoso scenografo di gran parte delle opere di Giuseppe Verdi, nonché autore di interventi realizzati nei più prestigiosi teatri europei (Madrid, Londra) e degli Stati Uniti (Philadelphia, New York) e direttore del teatro di Parma.
Dal basso vediamo uno dei tre basamenti, che riescono a condurre lo scalone a 24 metri di altezza. La sinuosa ringhiera presenta colonnine in bronzo realizzate con una tecnica particolare, grazie alla quale gli oggetti paiono pesanti, mentre in realtà sono leggerissimi.
Primo piano
Saliamo lungo il meraviglioso scalone e arriviamo al primo piano, adibito agli uffici, mentre il secondo era adibito a spazio privato del Direttore Generale della Banca. I medesimi pittori sono autori degli affreschi di queste sale: Samoggia sceglie un color giallo chiaro per il soffitto, così da donare maggiore luminosità all’ambiente. I volti ritratti sono quelli di fiorentini e toscani famosi, come Dante, Machiavelli, Petrarca e Leonardo Da Vinci, facendo sfoggio della cultura regionale. Alla parete è impossibile non notare il cartiglio raffigurante l’Italia, risalente al XVI secolo.
La stanza successiva è la più importante del piano: il salone delle assemblee, dove si raccolgono gli azionisti e non solo. Il soffitto ligneo a cassettoni e rosoni dona austerità all’ambiente, mentre al centro troneggiava lo stemma sabaudo, sostituito adesso da un grande lampadario di vetro di Murano a 40 luci. Il camino in marmo chiaro è il più pregiato dell’edificio, con la sua decorazione rappresentanti due cariatidi e motivi floreali; sopra di esso è appeso un arazzo con diversi stemmi, la cui datazione è incerta.
Entriamo poi nella sala dedicata alla Musa Urania, custode della geometria e dell’astronomia, come evidenziano il compasso e la verga, simboli di ordine ed equidistanza. I colori delle vesti sono i medesimi della bandiera italiana; gli affreschi paiono dei bassorilievi da cui emergono delle cornucopie, che richiamano l’abbondanza e la ricchezza, come anche le decorazioni dorate. In un angolo, osserviamo la massiccia cassaforte del 1868, usata per conservare i documenti privati dei Direttori.
La Sala degli Amorini prende il nome dai putti che ornano il soffitto; il caduceo simboleggia la conoscenza e il tritone richiama all’acqua, come nella Venere di Botticelli. L’intera decorazione vuole portare la mente degli osservatori all’idea dell’armonia, necessaria nell’Italia appena nata. L’autore dei dipinti di questa sala e di quelli della successiva è Girolamo Magnani.
Non a caso l’ultima stanza prende il nome dal suo decoratore: Sala Magnani, che è l’ufficio del Direttore della banca. L’ambiente è molto luminoso; la figura della Giustizia occupa il centro del soffitto, che si apre come una finestra sul cielo. Sono presenti la bilancia, la spada e la corona, insieme ai colori della bandiera italiana. La simbologia richiama alle virtù di Fede, Speranza e Carità, che sono quindi individuate come attributi necessari. Alle pareti sono appesi due quadri del Seicento, ma ciò che colpisce maggiormente è una scultura lignea del Cinquecento, raffigurante una Madonna con bambino di scuola senese. Il Direttore della banca ci spiega che l’acquisizione di questa preziosa opera è frutto di un pignoramento ad un cliente insolvente…
Secondo piano
Il secondo piano ci accoglie con una sala dal soffitto monocromatico, realizzato sempre da Luigi Samoggia: le Muse sono poste in geometrie rettangolari, mentre rosoni ornano gli ottagoni. Il seguente Salotto Azzurro è così chiamato per il colore delle pareti e per il blu intenso della cornice; al centro del soffitto troneggia Venere con una colomba in braccio, circondata da decorazioni a grottesche, con figure femminili appartenenti alla mitologia. Molto semplice, invece, è il camino in marmo.
Il Salone Monghini era il luogo dove il Direttore ospitava gli ospiti di riguardo; adesso è lo spazio in cui si riunisce il Consiglio di reggenza della Banca. Tra i mobili d’epoca spiccano le urne in legno, dove ancora oggi si vota, le sedie, che ancora riportano la vecchia incisione della Banca Nazionale del Regno d’Italia, e il caminetto in marmo di Carrara rifinito di molti dettagli. Sul soffitto, sempre opera dei due pittori ottocenteschi, sono raffigurate la dea Cerere, simboleggiante la primavera, grottesche e motivi in grisaille (monocromi).
Il salotto principale del piano è molto essenziale. Tema centrale è quello dell’amore con dipinti di putti e amorini immersi nella natura; la decorazione ricorda i vassoi in ceramica e il fondo bianco pare una tovaglia stesa su un tavolo.
Concludiamo la visita con la Sala della Musica, di forma tondeggiante. Busi realizza l’affresco con Persefone, intenta a pizzicare l’arpa e rappresentante l’allegoria della musica; dalla sua figura partono le dieci punte della struttura a stella che suddivide il soffitto. Nei medaglioni spiccano personaggi storici, come Verdi e Mozart, e della mitologia, come Apollo, Flora e Artemide. Infine, la bordatura è decorata da vasi floreali e dallo stemma sabaudo.
Torniamo sui nostri passi e usciamo passando dall’asettica e moderna parte deputata agli uffici aperti al pubblico… Entrare nel palazzo della Banca d’Italia è una vera occasione, da non lasciarsi sfuggire durante le aperture del FAI o altri eventi.
INFORMAZIONI
LEGGI ANCHE …