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LE TERME DELLE TAMERICI A MONTECATINI

Il gusto eclettico di Chini e del Liberty italiano

Domenica 26 marzo 2023
Giornate del FAI – durata visita: 1h

Durante le aperture organizzate dal Fondo Ambiente Italiano nelle giornate di primavera del 25 e del 26 marzo 2023, dopo aver scoperto Villa Schifanoia e il Palazzo della Banca d’Italia, abbiamo deciso di lasciare Firenze per non farci sfuggire un’occasione più unica che rara: riuscire a visitare le Terme delle Tamerici a Montecatini! Io e Lorenzo, infatti, siamo stati più volte in questa cittadina ormai in decadenza e siamo saliti fino a Montecatini Alto, ma non eravamo mai riusciti ad entrare nel complesso delle Terme celebri per le decorazioni di Galileo Chini, fondamentale esponente del Liberty italiano… Così domenica mattina ci siamo armati di pazienza per sopportare la lunga coda che ci aspettavamo di trovare e che invece mancava, e, insieme alla nostra cagnolina Frida, abbiamo visitato un luogo particolare, colorato e affascinante…

Terme delle Tamerici - cortile interno.
Terme delle Tamerici - Lorenzo, Federica e Frida nella stanza della mescita.

STORIA

Oggi, quando pensiamo a Montecatini, la nostra mente corre immediatamente al complesso termale, in particolar modo quello del Tettuccio, ma in generale alle acque con proprietà curative e alle SPA. Tuttavia, la prima scoperta delle terme in questa zona non è antica: risale al Seicento. Al tempo, il paese non esisteva, c’era solo una strada e il borgo di Montecatini Alto. Nell’area dove ora sorge lo stabilimento termale del Tettuccio era presente una fonte e il terreno circostante era gestito dai monaci di Fiesole; la scoperta della polla di acqua salata richiamò in un primo momento soltanto fattori e contadini, che portavano qui i propri animali per disinfestarli dai parassiti. Passerà molto tempo dalla scoperta di quella prima polla alla conoscenza delle proprietà curative dell’acqua anche per gli uomini, attraverso l’inalazione e la somministrazione.

Il vero sviluppo delle terme in Toscana si deve al Granduca Pietro Leopoldo, il quale, degno discendente austroungarico, le conosceva bene. Non a caso per prime nacquero a Montecatini le Terme Leopoldine, poi quelle del Tettuccio e in seguito altre strutture, dando alla città la caratteristica impronta che permane ancora oggi. Dalla metà dell’Ottocento iniziò la fortuna vera e propria delle terme, un grande fermento che indusse gli imprenditori a forare il terreno per trovare le polle d’acqua che affioravano sotto forma di piccoli geyser. Addirittura molte abitazioni private avevano all’interno delle terme proprie… Ne troviamo una traccia nelle SPA degli alberghi. Le polle erano numerose e le fonti diverse, alcune presenti ancora oggi, altre ormai secche.

Terme delle Tamerici - esterno dell'info-point.
Terme delle Tamerici - cortile interno.

E le Terme delle Tamerici? In questa zona non c’era assolutamente nulla, finché il terreno, acquitrinoso e malsano, non fu comprato da una famiglia di Livorno, gli Schmitz, che qui rinvennero una polla d’acqua nel 1843 e chiamarono la struttura conservando il nome dato dagli abitanti della zona, ovvero Tamerici, in onore degli alberi che crescevano qui. Gli esemplari più antichi di queste piante sono visibili oggi davanti all’info-point; le tamerici sono salmastre e crescono solitamente vicine al mare… Non possiamo che stupirci di trovarle così nell’entroterra! Essendo in possesso della licenza regia, l’intento degli Schmitz era quello di commercializzare acqua salata, avente proprietà curative; aprirono perciò due punti vendita a Firenze e a Livorno e iniziarono a smerciare i loro fiaschi. I primi due edifici costruiti dagli Schmitz, quindi, furono uno per la pompa dell’acqua e l’altro come magazzino per i fiaschi. L’attività della famiglia era diversificata: da una parte le acque curative, che erano sia imbottigliate sia, successivamente, somministrate in loco, dall’altra la produzione di sale. Basti pensare che ogni settimana un intero vagone di sale partiva dalla stazione di Montecatini per essere esportato!

Alcuni studiosi hanno parlato dell’esistenza di una casa colonica, ma si tratta di una mera somiglianza: non vi erano costruzioni preesistenti e l’ingresso ad arco è composto da una porta carraia, che non esiste nelle case coloniche; serviva, invece, per entrare con i carri all’interno del magazzino e caricarvi i fiaschi. E i graffi sull’intonaco ocra? In realtà, secondo la nostra guida, sono una vera sciocchezza… Sono stati creati ad arte dalla ditta incaricata della ristrutturazione, con il goffo intento di conferire una patina di antichità. Le placche e gli stemmi, invece, furono voluti dalla stessa famiglia Schmitz, in quanto, in seguito al proprio successo, desideravano conferire maggiore nobiltà e rilievo storico ai loro edifici. Furono loro, quindi, a comprare stucchi fiorentini e ad apporli in facciata.

Sempre all’esterno, ma molto più importanti, invece, sono i quattro bassorilievi dello scultore Domenico Trentacoste di Palermo, che erano stati presentati per la prima volta a Torino per l’Esposizione Italiana di Arti Decorative e Industriali nel 1902 e che segnano l’ingresso in Italia di un materiale fino ad allora sconosciuto, il grés.

Terme delle Tamerici - cortile interno.
Terme delle Tamerici - giardino.

INTERNO

I soli due edifici originali sono quello in cui entriamo dall’info-point e quello subito a destra, dove estraevano l’acqua. Quando la famiglia Schmitz decise di dare una svolta termale alla proprietà, affidò il compito a due architetti, che lavorarono insieme al decoratore Galileo Chini: lo scopo era quello di costruire dei palazzi per accogliere il pubblico. Ciò avvenne alla fine dell’Ottocento/inizio Novecento, quando il periodo Liberty era al tramonto ed era forte il presentimento di una guerra incombente; il desiderio delle persone era perciò quello di evadere, che si sposava alla perfezione con la funzione attribuita alle terme.

Subito siamo colpiti dal guazzabuglio di architetture diverse; lo stile è eclettico: arabo, spagnolo, rinascimentale, medievale… Questo tipo di architettura, chiamata appunto eclettica, è tipica delle terme. I lavori furono commissionati agli architetti Ugo Giusti, particolarmente capace in questo stile, e Giulio Bernardini, autore di vari palazzi, mentre Galileo Chini era incaricato delle decorazioni (1909-1910). Egli era conosciuto come artista del Liberty, ma era profondamente legato anche al Rinascimento fiorentino; era influenzato dall’arte del Quattrocento e riusciva a coniugare la formazione neorinascimentale con la modernità del primo Novecento. Esperto ceramista, decorava con la ceramica prodotta dall’appena nata Manifattura di Borgo San Lorenzo a Firenze.

Terme delle Tamerici - esterno.
Terme delle Tamerici - particolare degli edifici che si affacciano sul cortile interno..
Terme delle Tamerici - loggiato.

Le opere di Chini abbinano numerosi stili, come evidenziato nel grande edificio subito di fronte a noi: l’arte islamica e quella persiana (ben visibili nelle piastrelle delle pareti esterne del loggiato), l’ispirazione tailandese (le teste leonine, anche se andrà in Tailandia di persona solo successivamente, nel 1911), l’arte inglese e neorinascimentale (la struttura dell’ingresso a pronao, la decorazione con putti e ghirlande), lo stile Liberty (il pavimento in grés, materiale molto resistente grazie all’ultima finitura, l’invetriatura, che però adesso non è più presente ed espone le piastrelle all’usura e alla perdita del colore).

Il giardino, adesso in parte occupato dai tavolini di un bar, è il punto di passaggio obbligato per accedere ai diversi edifici che compongono il complesso delle terme. Su tutti, come abbiamo visto, troneggia un possente loggiato. Gli arredi del piccolo parco hanno una provenienza particolare: vengono dalla Villa La Capponcina di Firenze, abitata da Gabriele d’Annunzio, il quale fu costretto a vendere numerosi oggetti in seguito ad uno dei suoi fallimenti. Così la famiglia Schmitz acquistò i pezzi e arredò il proprio giardino; ne sono un esempio le statue in stucco. La maggioranza degli oggetti è moderna, ma qualcuno potrebbe avere origini più antiche, persino medievali. Il gusto eclettico di d’Annunzio e della famiglia Schmitz è particolarmente adatto a questo ambiente….

Terme delle Tamerici - loggiato.
Terme delle Tamerici - vetrata.

Oltrepassando il loggiato ci troviamo di fronte ad una grande finestra sul retro. Chi non era in grado di realizzare vetri policromi e di assemblarli come mosaico dipingeva i normali vetri trasparenti, che divenivano così pittorici. Questo è un caso di uso di questa tecnica. Non sappiamo esattamente chi realizzò le finestre, forse direttamente Chini. I leoncini laterali sono dei falsi, così come altre opere all’esterno e all’interno delle terme, provenienti da vari acquisti e tutti riconducibili ad una manifattura di imitazione. La non originalità delle opere non deve sorprendere: nelle terme era infatti volutamente creato un luogo finto, di apparenza.

Prima di entrare ci soffermiamo sulla fontana, realizzata dallo scultore palermitano Mario Rutelli. Si tratta del modello della Fontana delle Naiadi, in piazza della Repubblica a Roma. L’architettura originale, rinascimentale, doveva essere ornata da quattro leoni, che però furono sostituiti dalle Naiadi, divinità marine. Il modello fu acquistato direttamente dalla famiglia Rutelli, che lo aveva conservato.

Terme delle Tamerici - ingresso principale.
Terme delle Tamerici - modello della fontana di Rutelli.
Terme delle Tamerici - camino del salone.

Entriamo da quello che doveva essere l’ingresso principale e subito ci troviamo in un grande salone, un tempo destinato alla vendita di opere d’arte. Le decorazioni sono opera dei collaboratori di Chini, che realizzò di propria mano il caminetto, tipico rinascimentale con la decorazione in marmo che richiama quelle della fine del Cinquecento, in contrasto con le modernissime piastrelle a riflessi metallici. Sopra, due putti e una figura con la corona di alloro, simbolo della sapienza e del successo; la data indicata come la fine dell’esecuzione è il 1910.

Passiamo attraverso una piccola stanza, in passato una loggia aperta, decorata sempre da Chini e con una fontana con Bacco al centro, anch’esso una riproduzione. Ci troviamo adesso nella parte più preziosa e più interessante delle terme… Una vera meraviglia! Si tratta della stanza della mescita, ovvero dove veniva data l’acqua delle terme, completamente decorata da Chini, che qui raggiunge il massimo della propria creatività e bravura. Come dice la nostra guida, “per il Novecento questa è la Cappella Sistina della ceramica”: in effetti, il paragone regge. Troviamo di tutto: la modernità nelle piastrelle e nei colori; in terra lo stemma della famiglia Schmitz e piastrelle in grés che per la prima volta non sono in azzurro ma colorate; cornici con nodi di ispirazione orientale, simili alle opere arabe di Palermo, e, sotto, spirali anch’esse arabeggianti…

Terme delle Tamerici - loggiato chiuso.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.

I lavatoi sono il vero capolavoro: leoni in stile tailandese e putti Liberty ma di ispirazione rinascimentale. Non ammiriamo solo la molteplicità degli stili e la combinazione di epoche e aree geografiche, ma anche la capacità tecnica di Chini; ne sono un esempio le due vasche in grés completamente smaltate, difficilissime da cuocere per le grandi dimensioni, un’opera modernissima ma con una forma rinascimentale. Davanti ad esse due donne somministravano acqua agli avventori, che, una volta soddisfatti a sufficienza, la gettavano via nelle vaschette rettangolari, le quali conducono ad uno scarico. L’idea centrale della decorazione della stanza era quella di creare un ambiente dedicato all’acqua, caratterizzato dalla leggerezza degli accostamenti e da tanti colori. Non c’è da stupirsi che queste terme avvolte di incanto e magia abbiano ospitato figure illustri come Giuseppe Verdi, Leoncavallo, Puccini, divi e persone di famiglie reali.

Terme delle Tamerici - soffitto del salone.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini, particolare della vasca in grés.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini, pavimento.

Pur avendo visto alcune foto, rimango strabiliata da questo luogo, adesso lasciato all’incuria e all’abbandono… Dopo la Seconda guerra mondiale, intorno agli anni Sessanta, questi ambienti furono utilizzati come circolo ricreativo, dove si beveva l’acqua con proprietà curative, ma principalmente si incontravano personaggi importanti. Con la chiusura del circolo, la decadenza non solo delle Terme delle Tamerici ma di tutte le terme di Montecatini e della città in generale ha raggiunto l’apice negli ultimi decenni… La speranza è che questa meraviglia artistica e architettonica riesca non solo a sopravvivere, ma anche a rinascere e a prosperare, visitabile per un sempre maggior numero di persone.

In conclusione, le Terme delle Tamerici sono un luogo che ci ha affascinato e ammaliato… Per certi versi ci ha ricordato anche il gusto eclettico della Rocchetta Mattei, un’altra meraviglia da non lasciarsi sfuggire!

Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.
Terme delle Tamerici - stanza della mescita, decorata da Galileo Chini.

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