Un particolarissimo percorso ad anello vicino a Predazzo
Sabato 29 aprile 2023
Subito fuori dalla città di Predazzo, si sviluppa un bel trekking (per noi ad anello) che conduce alla scoperta delle tradizioni locali, legate al bosco e allo sfruttamento del legno. Il percorso è molto facile, nonostante si sviluppi prima tutto in salita e poi in discesa; è adatto ai bambini e ai cani ed è ben individuabile grazie a chiare indicazioni. Fuori dai soliti itinerari turistici, è l’ideale in ogni stagione e praticamente sconosciuto!
Il parcheggio è sicuramente uno dei più accessibili della Val di Fiemme; vi è anche un’ampia possibilità di scelta.
Se si desidera aggiungere una ventina di minuti di passeggiata è possibile parcheggiare all’altezza del primo pannello illustrativo che troviamo nello spiazzo alla nostra destra uscendo da Predazzo.
In auto, infatti, superiamo la caserma dei Vigili del Fuoco e proseguiamo qualche centinaio di metri in direzione di Passo Rolle. In corrispondenza di uno spiazzo inizia la strada asfaltata che conduce al Camping Valle Verde; è un tratto non impegnativo, ma non particolarmente scenografico: si cammina semplicemente lungo la via, incastonati tra le montagne. In alternativa, possiamo arrivare con l’auto fino a davanti al campeggio (attenzione ai posti riservati) oppure addirittura oltrepassare il torrente Travignolo e parcheggiare nell’area di sosta che troviamo subito alla nostra sinistra.
Stavolta noi abbiamo scelto quest’ultima opzione e ci siamo subito ritrovati sul sentiero che conduce alla nostra escursione. Il primo tratto di strada, un’ampia forestale, è il medesimo del percorso che conduce a Sottosassa, ma quasi subito prendiamo il sentiero a destra, opportunamente segnato, in salita. Questa deviazione è facilmente individuabile anche per la presenza di un edificio, purtroppo in rovina, denominato Casina Boscampo, di proprietà della Magnifica Comunità di Fiemme.
Dopo poche decine di metri l’ampia forestale diventa più stretta: il sentiero, infatti, percorre una “risina”, ovvero uno “scivolo” in pietra realizzato per condurre a valle i tronchi durante l’inverno. Durante tutto il percorso alcuni pannelli illustrativi spiegano il suo funzionamento, l’utilizzo delle risorse boschive, la biodiversità del bosco, il legno e la selvicoltura.
Dopo circa un quarto d’ora, infatti, ci troviamo davanti ad una struttura in legno che ci conduce ad una piazzola dove per leggere qualche informazione su questo luogo così particolare e permeato da un’antica tradizione.
Il nostro trekking si configura come una visita a quella che viene chiamata la “Cava di Cece”, con l’utilizzo del termine in modo molto diverso da quello a cui siamo abituati. Apprendiamo subito che la cava è un sistema molto ingegnoso per condurre a valle “le bore”, cioè i tronchi degli alberi abbattuti dei boschi dei versanti. Si configura come un lungo scivolo, che individuiamo già in questo punto ma che diventerà ancora più evidente proseguendo; tramite esso, d’inverno e in presenza di neve e ghiaccio sul fondo, i tronchi venivano fatti scendere per gravità, risparmiando così ai boscaioli un faticosissimo e pericolosissimo lavoro di trasporto.
La cava è quindi un’incredibile testimonianza dell’ingegno e della laboriosità della gente di montagna, la quale sapeva sfruttare al meglio le risorse naturali, senza danneggiare l’ambiente in cui viveva… Adesso la Cava de le Bore di Cece è caduta in disuso, ma è stata recentemente ristrutturata per conservare la memoria delle antiche tecniche di lavoro nel bosco, realizzando un percorso di trekking e visita con pannelli e didascalie, oltre a tavoli e panche per la sosta. Il principale interesse di questo percorso è di tipo culturale, ma non si può non apprezzarne anche l’aspetto naturalistico: siamo immersi in un verdeggiante bosco di giganteschi abeti rossi, imponenti e maestosi…
Proseguiamo il nostro percorso e ci troviamo a risalire questi scivoli perfettamente conservati, le cui pietre sono cosparse di muschi brillanti, mentre gli argini terrosi permettono di ammirare la pendenza e la maestria delle costruzioni. Inoltre, alcuni ponticelli di legno e una specie di terrazza all’incrocio di più cave rendono ancor più divertente la passeggiata.
Proprio in corrispondenza di questo grande crocevia ci domandiamo come funzionasse esattamente il sistema, di cui abbiamo solo un’idea generale. La nostra curiosità viene presto soddisfatta. Innanzitutto, la cava veniva realizzata su un versante con morfologia adatta, non troppo accidentato, costruendo una sorta di canale lastricato largo circa un metro, concavo, delimitato verso valle da un muretto alto alcuni decimetri. Per evitare un’eccessiva velocità dei tronchi, il percorso della risina non doveva essere troppo ripido ed era quindi spesso indispensabile realizzare un tragitto con tornanti.
La Cava de le Bore veniva usata all’inizio dell’inverno, dopo le prime nevicate. I boscaioli in quel periodo dormivano in baracche di legno nel bosco, i cosiddetti “casoni”, e preparavano il fondo della risina con neve battuta. Approfittando del gelo, spesso nel cuore della notte, i tronchi venivano incanalati in alto e fatti scivolare lungo la cava; in coincidenza dei tornanti si fermavano in un tratto morto in contropendenza e quindi venivano fatti ripartire verso valle. In tutte queste operazioni l’attrezzo fondamentale dei boscaioli era lo zappino.
A cosa serviva (e serve tutt’ora) il legno ricavato dalle foreste? Materiale conosciuto fin da tempi remoti come risorsa economica essenziale, è utilizzato per cucinare, riscaldarsi durante l’inverno accendendo le stufe, costruire edifici, mobili, oggetti per la casa. Nella società di un tempo un’importante parte del lavoro, dell’economia e della cultura popolare era dedicata alla gestione del bosco e alla lavorazione del legno. Si trova un retaggio di ciò ancora oggi, anche perché la foresta continua ad essere usata come risorsa. È bene ricordare che abbattere un albero non nuoce all’ambiente naturale, purché lo si faccia con attenzione e parsimonia…
Parte dei tronchi abbattuti erano condotti nelle varie segherie della valle (noi abbiamo visitato l’unica ancora aperta e funzionante, l’Antica Segheria Veneziana di Cavalese).
In Trentino questo oculato sfruttamento del bosco è avvenuto con criteri di gestione comunitaria: già a partire dal XII secolo in Val di Fiemme esisteva un ente collettivo riconosciuto dall’autorità vescovile e dotato di norme per l’amministrazione e lo sfruttamento di pascoli, boschi, caccia e pesca: la Magnifica Comunità di Fiemme. (Da non perdere la visita al Palazzo di Cavalese.)
Un dato ci colpisce più di tutti e ci dà un’idea di quanto il bosco sia una grande risorsa economica: per ogni abitante della valle ci sono 3.000 alberi!
Fermandoci a leggere i vari cartelli e a scattare numerose foto, abbiamo impiegato circa 45 minuti ad arrivare all’intersezione con il sentiero che inizia a portarci sulla via del ritorno. Individuarlo è anche qui facilissimo: seguiamo le indicazioni per Predazzo e non possiamo sbagliare perché la strada si costituisce come una lunga pensilina in legno… A me l’idea è piaciuta moltissimo!
Dopo questo ultimo tratto scenografico iniziamo a scendere lungo una strada forestale che ci regala qualche scorcio sulle montagne circostanti e che ci riporta all’edificio abbandonato della Casina Boscampo, a cui sbuchiamo alle spalle.
Se volete proseguire, potete unire qui la passeggiata nella spettacolare gola di Sottosassa, arrivando addirittura al Ponte Sospeso e a Paneveggio… Noi stavolta torniamo indietro perché il tempo è incerto e siamo pienamente soddisfatti della nostra escursione! Non solo non abbiamo incontrato nessuno, ma abbiamo goduto indisturbati di un percorso interessante e particolare, in cui la meraviglia naturale si unisce alla scoperta della storia e delle tradizioni locali.
INFORMAZIONI
- Traccia GPS: https://out.ac/ILFAFZ
- Cava de le Bore di Cece: https://www.museosanmichele.it/predazzo-cava-de-le-b%25c3%25b3re-di-cece
- Camping Valle Verde: https://www.campingvalleverde.it/
- Val di Fiemme: https://www.visitfiemme.it/it/estate
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