Giorno 2 – Un’incredibile esperienza in parapendio e un pranzo da Tito
È stato il mio regalo di compleanno. Uno dei tanti, in realtà… Diciamo quello concordato, che io e Lorenzo avevamo pattuito da ormai un anno. Un regalo in grande, insomma, e in effetti è stata una delle esperienze più incredibili di tutta la mia vita… Cominciamo dall’inizio.
Con circa una settimana di anticipo, io e Lorenzo avevamo prenotato il volo in parapendio, scegliendo tra una delle due (se non erro) compagnie che lo effettuano nella zona di Cavalese: Fiemme Flight. Per una conferma occorre aspettare il giorno prima, perché le condizioni meteorologiche sono fondamentali (per ovvie ragioni). Noi abbiamo avuto una gran fortuna: sabato 8 agosto si è presentato con un sole magnifico e il cielo perfettamente terso.
Ritrovo alle 9.00 al parcheggio sul torrente Avisio, a Cavalese, da cui parte la cabinovia che porta sulla cima del monte Cermis (2.226 m.). Da qui, ultimati i preparativi e spiegato come avviene il “decollo”, con relative istruzioni e raccomandazioni, spicchiamo il volo e rimaniamo in aria per circa 20 min.
Il parapendio è il mezzo di volo libero più semplice e leggero esistente; deriva dai paracadute da lancio pilotabili. Per chi è solo un “passeggero” esistono i parapendio biposto: sono quelli per cui io e Lorenzo abbiamo prenotato; ognuno ha il proprio “pilota”. Fiemme Flight si compone di due ragazzi giovani e gentilissimi, con una grande passione per ciò che fanno e un’attenzione particolare a far sì che l’esperienza sia davvero unica e il meno possibile angosciante.
“Come stai? Sei in ansia?” Mi viene chiesto. “Il giusto, se non fossi in ansia ora, mi prenderebbe il panico dopo.” Ed in effetti è vero; dopo tutto, sono quella che ha avuto un attacco di panico all’inizio della pista blu, che guarda caso, è a soli pochi metri di distanza dal nostro punto di partenza, proprio qui, sul monte Cermis. Un ottimo auspicio, insomma. Però il tempo è splendido, io non devo far altro che proiettare il peso in avanti e correre verso la discesa, una grande vela è pronta ad aprirsi e soprattutto sono altrui le mani esperte che la piloteranno.
Così, in modo tutt’altro che turbolento e con una sola piccola scarica di adrenalina, prendiamo il volo. Tutta la valle si apre sotto il mio sguardo e che i piedi non tocchino terra… non ci penso più, è come se non mi riguardasse. Io sono lì, nel vento, e il paesaggio si schiude di fronte ai miei occhi, una finestra a 360 gradi, come in un film, meglio che in un film. Solo quando mi viene indicato Lorenzo, che volteggia seduto con l’altro ragazzo a qualche metro di distanza da me, allora mi accorgo che sono anche io in quella situazione: sono seduta su un comodissimo cuscinetto nel vuoto, sotto non c’è niente, sono seduta sul niente. E un poco lo stomaco si chiude, ma è un secondo perché il paesaggio è la migliore delle distrazioni. Quanti dettagli si possono scorgere! I particolari delle case, dei tetti, dei comignoli, il verde dei prati e gli alberi… Ecco il torrente che scorre sotto di noi e il parcheggio, da qualche parte ci sarà la nostra auto. Metto a fuoco i paesi, che ormai ho imparato a riconoscere: Cavalese, il Villaggio Veronza, Carano; ci sono Varena e Daiano e poi Tesero, (ma guarda, quello è il lago), Panchià… Sopra la valle, le montagne proteggono il nostro volo. Penso al rispetto che ci vuole per imparare a volare, all’osservanza della natura; quella vela è un altro corpo, i fili sono più di uno strumento; non si pilota come un areo, si sentono le correnti e si interpretano come l’acqua che scorre tra le dita del nuotatore. Quanto è più vasto questo oceano… Sotto il sole e sopra tutte le cose, mentre ci avviciniamo a terra, credo di sentir scorrere via quella tracotanza umana che tanto ci annebbia lo sguardo, quell’aria di superiorità con cui spesso giudichiamo. Qui non c’è spazio per altro che l’eleganza leggera di chi trova il proprio posto tra il cielo e la terra, nella tutela di entrambi, nell’entusiasmo di sfidare un limite nel suo completo rispetto.
L’atterraggio è semplice, senza drammi né scossoni. Scivoliamo su un prato e siamo seduti tra l’erba, la vela si accascia, l’imbracatura viene slacciata e siamo di nuovo ancorati, ancora una volta pesanti. Ma abbiamo corso nel cielo ed è un’emozione che non si può dimenticare.
Torniamo a casa raccontandoci com’è andata. Ripartiamo poco dopo perché vogliamo pranzare da Tito. Dal Villaggio Veronza c’è un comodo sentiero che porta proprio al Maso dello Speck, un’istituzione che attira clienti da tutto il Trentino (e oltre). Sono circa 7 km tra andata e ritorno, niente di impegnativo: il sentiero si inerpica nel bosco e, a parte la salita finale, non presenta alcuna difficoltà. Arriviamo poco prima delle una: sembra che tutti abbiano avuto la stessa idea. Gente ovunque: sul prato, sui giochi per bambini, dentro il locale, ai tavoli fuori, al bar… Come si stava meglio da soli, col rumore del vento! Ci facciamo coraggio e attendiamo il nostro turno; per fortuna la fila scorre veloce. Il servizio è rapidissimo: in cinque minuti ci troviamo tutto sul tavolo. Io ho scelto patate e uova (senza speck, perché sono vegetariana, che ironia!) e verdure grigliate. La qualità è sempre ottima, ma il sospetto che il Maso sia diventato una grande macchina da soldi priva di anima e di cuore serpeggia comunque. Tito Braito, maestro macellaio e fondatore dell’omonima azienda di Famiglia, era noto in Val di Fiemme per i suoi speck e le specialità di salami, würstel e carni; adesso la sua immagine, dipinta accanto alla porta, accoglie i nuovi clienti. Sono sazia, ma sempre con uno strano retrogusto, forse per la bolgia, forse per la sospetta velocità con cui tutto viene preparato, per le urla, per il caldo… Riposiamo un poco sul prato e torniamo verso casa.
Dedichiamo il resto del pomeriggio al riposo dopo la grande emozione e la sera non possiamo non raccontare tutto a dei nostri amici, che hanno casa qui al Veronza. Ci guardano un po’ sorpresi e scuotono la testa, dicendo che loro non potrebbero mai provarlo, il parapendio. Ma come? Mi domando. È così facile…
INFORMAZIONI
Fiemme Flight: www.fiemmeflight.it
Il nostro volo è costato 100 euro a testa: assolutamente ben spesi.
La cabinovia che porta fino al Cermis, invece, ha un prezzo un po’ elevato: 20 euro a persona.
Costo complessivo: 120 euro a testa. Durata complessiva: 1h30 circa.
Tito – Il Maso dello Speck: www.titospeck.it
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