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VILLA CORSI SALVIATI A SESTO

Tra grandiosità e decadenza

Villa Corsi Salviati - vista del retro della dimara e del giardino con statue, alberi e prati.

Data l’impossibilità di pianificare grandi viaggi quest’estate, ho colto l’occasione per dedicarmi ai dintorni di Firenze e, in particolare, al territorio di Sesto Fiorentino. Dopo la visita alle ville medicee di Castello e della Petraia, è stata la volta di Villa Corsi Salviati, la cui apertura straordinaria si deve ad un’iniziativa della Proloco di Sesto, che ha organizzato anche una visita guidata del parco.

Sabato 12 settembre, quindi, ho preso in ostaggio Lorenzo, il mio compagno, e ci siamo inoltrati alla scoperta di questa elegante dimora: le prime notizie risalgono agli inizi del Cinquecento, quando fu acquistata da Simone Jacopo Corsi. L’aspetto della villa e del giardino erano molto differenti da quelli odierni, frutto di numerose aggiunte e grandi rifacimenti nel corso dei secoli. Le trasformazioni cominciarono dopo circa 150 anni dall’acquisto: l’unica vasca centrale del giardino fu sostituita da due ellittiche, prese forma il giardino all’italiana, con le sue limonaie, e anche la villa subì un importane ampliamento.

Villa Corsi Salviati - facciata sulla strada principale
Villa Corsi Salviati - giardino con aiuole, agrumi e siepi di bosso.
Villa Corsi Salviati - facciata sul retro, giardino con vasca, statue e agrumi.
Villa Corsi Salviati  - retro della villa con aiuole e siepi.

Villa e parco assunsero l’aspetto odierno nel Settecento, in particolare con i lavori realizzati dal 1708 al 1750 circa: in primo luogo fu deciso di apportare una maggiore quantità di acqua attraverso nuovi condotti, così da potenziare le vasche e costruirne di nuove. Le facciate furono ornate con decorazioni e stucchi; furono create le quattro torri terrazzate con logge e le relative balaustre ricche di statue, pinnacoli e urne, oltre al camminamento. A questo periodo risalgono anche due uccelliere: una detta “di Bacchino” per la statua del dio Bacco al centro della vasca.

Le aggiunte e le trasformazioni sono in linea con le ville del tempo: luoghi dove veniva ostentato lo status symbol dei proprietari. Dietro le uccelliere si trova l’edificio che ospitava le scuderie e le carrozze. Davanti si apre il lungo rettangolo della pescaia, che degradava attraverso il giardino con una serie di 16/17 cascatelle e arrivava fino all’attuale ferrovia. In quel punto si trovavano anche le ragnaie, le tipiche reti per catturare gli uccelli.

Villa Corsi Salviati  - uccelliera affrescata con vasca con statua di Bacco.
Villa Corsi Salviati - peschiera rettangolare con retro della villa.

Ancora oggi possiamo vedere un debole zampillo fuoriuscire dalle vasche: si tratta dell’antico condotto e del metodo utilizzato fin dai romani per creare i getti d’acqua; è sufficiente porre un deposito di acqua ad una quota più alta rispetto alle fontane, così da aumentare la pressione. Più lontano e più in alto si trova il deposito, maggiore è la gittata dello zampillo: uno stratagemma naturale, ma perfettamente funzionante, ora inceppato dalle ostruzioni nei tubi, a causa della mancata manutenzione.

Il lato destro del giardino, accanto alle uccelliere, è purtroppo in uno stato ancora maggiore di abbandono. L’imponente e sontuoso cancello (in ferro battuto a mano) è autentico, ma si sgretola sotto decenni di incuria; oltre di esso vediamo le limonaie, una vasca e un prato, ove prima si trovava l’orto.

La parte sotto la facciata del retro della villa è dedicata al giardino all’italiana, con la sua perfetta geometria di siepi di bosso nane, le vasche ellittiche e la pescaia rettangolare. Le statue settecentesche aggiungono eleganza all’insieme, ma sono gravemente ferite dal tempo: la pietra serena, infatti, è piuttosto fragile; si tratta di opere non firmate, di artisti provenienti da botteghe locali o fiorentine.

Villa Corsi Salviati - peschiera rettangolare con retro della villa.
Villa Corsi Salviati - retro della villa e palma.

Alle fine del Settecento, in seguito al diffondersi del gusto per l’esotico, il giardino all’italiana fu trasformato in un palmeto: della selva di palme ne sopravvive solo una; dove ora si trova il ristorante, invece, fu costruita una serra per le piante esotiche, come le orchidee, ma anche altre, ad esempio le roselline di Firenze: il marchese Francesco Antonio Corsi Salviati, fautore di queste trasformazioni, e il figlio Bardo divennero veri e propri imprenditori vivaisti, esportando le piante in tutta Europa.

La ripresa dell’aspetto settecentesco, con il giardino all’italiana, si deve all’erede, il conte Giulio Guicciardini Corsi Salviati, il quale nei primi del Novecento ricostruì il parco sulla base di immagini e documenti.

Nella parte sinistra del giardino, davanti al ristorante, si estende ciò che rimane del giardino all’inglese, voluto, secondo la moda del tempo, a partire dal Settecento. È divertente scoprire i tavoli in pietra e le sedie, vere e proprie stanze da tè all’aria aperta, tra le piante di viburno e di alloro. Poco rimane del labirinto creato con siepi di bosso gigante e del laghetto col suo ponticino, che trasportava ad un casotto su un’isola centrare. Emerge nel verde solo la bella ringhiera in ferro battuto a mano, mimetica rispetto all’ambiente circostante con il suo disegno di rami intrecciati. È purtroppo quasi impossibile immaginare le rose e la vasca centrale, mentre si riconoscono le forme di un piccolo palco per un teatro proprio accanto ai tavoli all’aperto del ristorante. Qui doveva sorgere la montagnola per portare acqua alle vasche, poi sostituita con l’abbandono del progetto originario: si vede la statua di Nettuno e la buca del suggeritore, proprio al centro del palco (1920-30).

Non si può non rimanere colpiti dall’eleganza e della preziosa simmetria di questa villa… E dall’incuria che ha lasciato il tempo mangiasse statue e decorazioni, rodesse i soffitti delle logge fino a farne intravedere lo scheletro sottostante, seccasse le fontane e con esse molte delle piante del parco. Rimangono solo i limoni e gli agrumi, le siepi più resistenti, ma non ci sono aiuole o fiori: è un giardino dimenticato, un angolo di vegetazione su cui si affacciano solo le finestre delle stanze e degli appartamenti dati in affitto. Mentre usciamo una malinconia ci assale, voltandoci indietro, il nodo allo stomaco di una passata grandezza, di un’eleganza dimenticata dai secoli.

Villa Corsi Salviati - giardino con statue, vasca, agrumi e siepi.



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