Eleganza e meraviglia di un giardino valorizzato dai nuovi restauri
Venerdì 7 giugno 2024
La prima visita e il primo colpo di fulmine per la Villa Corsi Salviati li abbiamo avuti nel 2020, quando ci siamo dedicati alla scoperta dei dintorni di Firenze e in particolare del territorio di Sesto Fiorentino. Così, il 12 settembre 2020, io e il mio compagno Lorenzo abbiamo partecipato ad una visita guidata organizzata dalla Pro Loco e siamo rimasti incantati dall’eleganza del parco, ma amareggiati dallo stato di conservazione delle opere e della vegetazione…
Quasi quattro anni dopo, quindi, abbiamo appreso con immenso piacere che è stato programmato ed è in corso di realizzazione un ampio restauro: un intervento voluto dalla famiglia stessa e che sta permettendo all’intero complesso di rifiorire!
È stato per me un vero onore poter visitare nuovamente il giardino di Villa Corsi Salviati e apprezzare i lavori di restauro in corso e gli interventi già realizzati. Sono stati miei ciceroni i discendenti della famiglia, tanto gentili quanto appassionati, che hanno illustrato alcune parti del progetto e mostrato i risultati…
IL RESTAURO
Ma dove nasce l’idea di questo importante restauro? Circa 15 anni fa è scomparso l’ultimo discendente diretto dei Corsi Salviati e la dimora con annesso giardino è passata in eredità ad una quindicina di cugini della famiglia, i quali hanno deciso coraggiosamente di tutelare questo luogo. A tale scopo, è stato creato il Trust Villa Guicciardini Corsi Salviati, un istituto giuridico volto a mantenere e valorizzare la villa per tramandarla alle future generazioni.
Nei primi decenni del 2000 alcuni fattori hanno inciso negativamente sulle sorti della dimora; ad esempio, la decisione da parte delle università americane, che avevano qui la propria sede, di tornare in patria e la notevole riduzione degli sgravi fiscali a partire dal 2012. Tuttavia, negli ultimi anni la villa ha iniziato a rifiorire: l’elegante dimora storica è adesso affittata a diversi soggetti e società di vari ambiti, tutti connessi alla creazione artigianale e artistica. In particolare, nel 2021 è stato dato inizio all’importante lavoro di restauro del giardino, anche grazie al finanziamento ottenuto con l’aggiudicazione di un bando del PNRR.
L’approvazione del progetto ha favorito la successiva realizzazione dei lavori. I restauri, però, non terminano qui, ma proseguiranno nel corso dei prossimi anni, grazie soprattutto all’impegno dei discendenti della famiglia, con il contributo di donazioni e finanziamenti da parte di privati e aziende.
Cos’è oggetto di intervento? Sarebbe più facile chiedersi cosa non lo è… Dalla mia visita, infatti, ho appreso e potuto constatare da vicino che i lavori interessano l’intero giardino: dalle piante e dagli alberi, catalogati e ripiantati, alla ripulitura dalla vegetazione cresciuta in eccesso, dalle vasche alla ragnaia, dal laghetto in stile romantico alle oltre 60 statue!
Queste ultime, in particolare, sono oggetto di restauro da parte degli studenti dell’Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli, sotto direzione e sorveglianza dei docenti (segnalo, a tal proposito, il video con alcuni momenti di lavoro e l’intervista a Stefano Landi, insegnante ed esperto nel restauro di ceramica e materiali lapidei). All’importante intento di valorizzazione storica e artistica, quindi, si aggiunge uno scopo sociale, in una collaborazione fruttuosa e ricca di spunti per tutti i soggetti coinvolti.
Infine, non va dimenticato che qualsiasi tipo di intervento deve essere approvato e controllato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Fiore all’occhiello è sicuramente il consulente al quale i proprietari si sono affidati: Giorgio Galletti, rinomato architetto del paesaggio, docente all’Università di Firenze, consulente per il Giardino Bardini di Firenze e alcuni parchi a Roma.
I restauri proseguiranno nei prossimi anni, anche dopo la fine del finanziamento del PNRR, ma l’apertura al pubblico è già programmata per la primavera del 2025! Il giardino sarà quindi visitabile, con orari e modalità da definire e tutti potranno godere della sua rinnovata e sempre composta eleganza…
LA VISITA
Percorrendo via Gramsci verso il centro di Sesto Fiorentino, la nostra attenzione viene immediatamente calamitata dalla lunga facciata di Villa Corsi Salviati… L’impatto è sicuramente piacevole e, nonostante il traffico, ci ammalia e ci invita ad immergerci in un clima signorile e senza tempo. Questa sensazione ci pervade non appena varchiamo la soglia del giardino: il nostro occhio vaga tra le siepi e le statue, gli specchi d’acqua, gli alberi, gli affreschi… Cogliamo la sensazione di simmetria attenta e vivace e siamo incuriositi dallo scoprire di più di questo luogo.
Le prime notizie di questa elegante dimora risalgono agli inizi del Cinquecento, quando, nel 1501, Simone Jacopo Corsi la acquistò da Luca di Andrea Carnesecchi. Al tempo l’aspetto della villa e del giardino erano molto differenti da quelli odierni, frutto di numerose aggiunte e grandi rifacimenti nel corso dei secoli. Le trasformazioni cominciarono dopo circa 150 anni dall’acquisto: l’unica vasca centrale fu sostituita da due ellittiche; il rigoroso giardino all’italiana si arricchì di geometrie e movimento, di nuovi scorci e prospettive; furono sviluppate le limonaie e anche la villa subì un importante ampliamento.
Villa e parco assunsero l’aspetto odierno nel Settecento, in particolare con i lavori realizzati dal 1708 al 1750 circa: in primo luogo fu deciso di apportare una maggiore quantità di acqua attraverso nuovi condotti, così da potenziare le vasche e costruirne di nuove. Le facciate furono ornate con decorazioni e stucchi; furono create le quattro torri terrazzate con logge e le relative balaustre ricche di statue, pinnacoli e urne, oltre al camminamento. Numerosi furono gli interventi, che interessarono diverse parti del giardino; tali trasformazioni sono in linea con quelle delle ville del tempo, concepite come luoghi dove emergesse lo status symbol dei proprietari, che lo ricordavano così ai propri ospiti.
Iniziando la nostra visita dalla facciata sul retro della villa e spostandoci lungo le mura, in senso antiorario, possiamo apprezzare un’altra aggiunta settecentesca: le due uccelliere, di cui la prima è detta “loggia di Bacchino” per la statua del dio Bacco che troneggia al centro della vasca.
Proprio davanti ad essa si estende il lungo rettangolo della pescaia, il cui perimetro è stato perfettamente restaurato, con gli ornati vasi in terracotta che spiccano nel loro colore caldo sulla pietra fredda che li sorregge. Profonda quattro metri, questa vasca ospita i gamberi rossi della Louisiana, una specie alloctona particolarmente famelica, caratteristica che spiega l’assenza delle ninfee che coprono la superficie dell’acqua nelle altre vasche.
La seconda uccelliera si pone quasi in angolo ed è decorata dal medesimo tipo di affreschi, di gusto romantico: grandiose architetture in rovina, archi e colonne romane, con alberi e vegetazione, mentre uccelli in volo si alternano alle nubi vaporose del cielo. Ci colpisce in questo punto la presenza di un’alta palma, che spicca sui cipressi, i lecci, il viburno e le siepi di bosso… Cosa ci fa qui?
Si tratta dell’ultimo esemplare rimasto del palmeto costruito alla fine del Settecento, in seguito alla diffusione del gusto per l’esotico. In quegli anni, infatti, il giardino all’italiana fu trasformato in una selva di palme… Nello stesso periodo, alla sinistra della villa, dove ora si trova il ristorante Blend, furono costruite due serre per piante esotiche, come le orchidee, o altre ornamentali, ad esempio le roselline di Firenze: il marchese Francesco Antonio Corsi Salviati, fautore di queste trasformazioni, e il figlio Bardo divennero veri e propri imprenditori vivaisti ed esportarono le piante in tutta Europa.
La ripresa dell’aspetto settecentesco, con il giardino all’italiana, si deve al nipote di Bardo, che morì nel 1907, il conte Giulio Guicciardini Corsi Salviati (1887-1958), il quale nel corso del Novecento demolì le serre e ricostruì il parco sulla base di immagini e documenti, senza tuttavia distruggere completamente il contributo dei periodi culturali precedenti e riadattando gli ornamenti presenti nel giardino.
Elementi inalterati nei secoli sono rimasti le vasche ellittiche, gli orci, le statue e gli altri arredi lapidei. La loro abbondanza è senza dubbio uno degli elementi più belli del giardino, soprattutto ora che i restauri restituiscono i colori originari, i dettagli, le pieghe delle vesti e i solchi del volto e delle espressioni del viso…
Percorrendo il perimetro murato del giardino, possiamo apprezzare due aspetti: la geometria del giardino all’italiana, con le sue caratteristiche siepi di bosso, le vasche ellittiche e la pescaia rettangolare, e le decine di statue settecentesche, che aggiungono eleganza all’insieme. Realizzate in pietra serena e opera di artisti provenienti da botteghe locali o fiorentine, erano state profondamente ferite dal tempo: il restauro ha restituito loro la vita e ci permette di godere di tanta ricercata bellezza. La maggioranza di esse rappresenta figure mitologiche o allegoriche, come le quattro Stagioni che sorvegliano gli angoli della vasca della pescaia.
Accanto alla seconda uccelliera, lungo il lato ovest del giardino, sorge la limonaia settecentesca, adesso sede dell’omonimo teatro e di proprietà del Comune di Sesto Fiorentino, mentre davanti ad essa si estende il piccolo prato, che sostituì l’orto precedente, con al centro una vasca circolare. L’imponente cancellata in ferro battuto a mano, autentica, separa la zona della limonaia da quella della grande vasca. Sui pilastri spiccano statue mitologiche e due cani da guardia custodiscono l’ingresso principale; in alcuni punti sono ancora conservate le spugne, una decorazione preziosa e rara, che sarà restaurata e integrata nei prossimi anni.
In fondo al prato possiamo scorgere un ingresso al giardino, indipendente dalla dimora, e la struttura che in futuro ospiterà un punto informazioni; nel prato, inoltre, potrà essere realizzato un piccolo chiosco per una pausa rilassante, ammirando il bel giardino e il retro della villa.
Il lato sud è chiuso da un muro, sormontato anch’esso da statue intervallate da preziosi orci e arricchito da cancelli in ferro battuto, di cui uno, perfettamente restaurato, mostra con fierezza la decorazione di spugne. In prosecuzione con l’asse della peschiera, nel Settecento fu costruita la ragnaia, lunga oltre trecento metri e composta da un boschetto di lecci, tra i quali venivano tese reti sottili (ragne) per la caccia agli uccelli.
Oltrepassando il muro, possiamo apprezzare il grande lavoro di pulitura operato in questa zona e ben visibile nel lungo canale con cascatelle, che scende verso la fine del giardino. Purtroppo, la sua estensione è solo di circa due quinti di quella originaria, poiché questa zona del parco fu tagliata in due sezioni nel 1962, quando fu costruita via Giuseppe Giusti, e ancora più deteriorata dall’edificazione del Palazzetto dello Sport “Vinicio Tarli” nel 1984. La seconda parte del giardino, quindi, è adesso pubblica.
Nonostante le dimensioni adesso ridotte, possiamo intuire la suggestione della struttura della metà del Settecento, voluta dal marchese per aumentare l’apporto di acqua; fu così costruito il canale in muratura, dotato di tredici cascatelle e alle cui estremità erano poste delle vasche. Davanti a noi osserviamo quella con due delfini guizzanti…
Guizzi e zampilli d’acqua erano previsti fin dalla prima ideazione di queste parti del giardino: erano ottenuti sfruttando l’antico acquedotto e creando un deposito di acqua ad una quota più alta rispetto alle fontane, aumentando così la pressione. I lavori di manutenzione hanno messo in funzione un nuovo impianto di ricircolo dell’acqua, che riempie le vasche e zampilla bucolica e rinfrescante.
Ci spostiamo ora nella parte est del giardino, a sinistra della villa, dove si estende l’area boscosa sempreverde, trasformata nell’Ottocento secondo lo stile del giardino all’inglese: prati e scorci prospettici, sentieri sinuosi, tavoli in pietra con sedie; il visitatore è condotto alla scoperta di vere e proprie stanze da tè all’aria aperta, tra le piante di viburno e di alloro.
I restauri hanno ripulito questa zona del giardino e permesso di catalogare gli alberi presenti. Colpiscono la nostra attenzione alcuni elementi e spazi in particolare: la vasca addossata ad un muro e destinata a recuperare una posizione più centrale, i numerosi basamenti originari in pietra, una larga vasca rotonda circondata da roseti…
Affascinante è il labirinto, in prossimità del muro di cinta, creato tra il 1733 e il 1740 con siepi di bosso gigante e che adesso sta ricrescendo, dopo un coraggioso intervento di taglio al fine di permettere il mantenimento della cultivar originaria.
Infine, arriviamo al laghetto con il piccolo ponte romantico, che conduce ad un’isola centrale su un laghetto. Emerge nel verde la bella ringhiera in ferro battuto a mano, mimetica rispetto all’ambiente circostante con il suo disegno di rami intrecciati… Un luogo incredibilmente suggestivo!
La zona boschiva costeggia lo spazio dove erano state collocate le serre e che è tornato ad essere un prato già nel Novecento. Qui, sullo sfondo e dietro ai tavoli all’aperto del ristorante, si sviluppano le forme di un piccolo teatro di verzura, elemento tipico dei giardini all’italiana a partire dal XVIII secolo. La vegetazione racchiude la platea, che si estende sull’ampio prato, mentre il palcoscenico, delimitato da una statua raffigurante Apollo e rialzato sulla montagnola dove un tempo nasceva il torrente che alimentava il lago romantico, fu dotato di quinte di bosso e la buca del suggeritore, al centro, era mascherata dall’edera.
Con quest’ultimo prezioso elemento, siamo tornati ad ammirare la struttura della villa e possiamo abbracciare con lo sguardo le varie parti del giardino, che abbiamo adesso imparato a conoscere.
Gli ambienti interni non sono visitabili, ma alcuni di essi meritano una particolare menzione. Innanzitutto, degna di nota è la colorata sala con il soffitto dipinto a grottesche e che ci regala la possibilità di osservare il cortile e la villa come si presentavano al momento dell’acquisto da parte di Simone Corsi nel Cinquecento, con la colombaia, la loggia al primo piano e il giardino all’italiana composto da aiuole rettangolari e da una vasca centrale (l’affresco è opera di Bernardino Poccetti, 1548 – 1612).
Aperto è il cortile interno con la sua statua centrale, mentre nel disimpegno all’ingresso sono esposti due dipinti attribuiti ad un artista toscano del XVIII secolo, raffiguranti l’albero genealogico della famiglia Corsi.
Infine, la sala della musica è stata completamente affrescata da Eugenio Agneni (1864-65) sul tema dei Quattro elementi, dipinti in occasione delle nozze di Bardo Corsi Salviati con Pia Tolomei; i corpi discinti delle figure furono pudicamente fatti coprire con vesti nella prima metà del Novecento.
In conclusione, Villa Corsi Salviati, in particolare il suo giardino, è un vero e proprio gioiello, che possiamo ammirare grazie alla cura e all’impegno dei suoi proprietari; ce ne rendiamo ancora più conto quando li sentiamo discutere sulle decisioni da prendere, sugli interventi da effettuare e sulla possibilità di mantenere questa meraviglia, così che possa essere apprezzata, amata e goduta anche in futuro.
È per me la dimostrazione chiara e tangibile che quando crediamo in qualcosa e ci battiamo per essa possiamo superare ostacoli e creare valore, dare spazio a luoghi dove immergerci nella pace e nella bellezza, nella storia e nell’arte, nella grandezza del passato con uno sguardo attento e speranzoso al futuro…
Un giardino trasformato nei secoli, modellato dai tempi, restaurato da più mani e aperto a chi vi si accosti con rispetto, consapevole della molteplicità dei valori qui coniugati per restituirci un’isola di signorile eleganza e quieta, familiare, grandezza.
INFORMAZIONI
- Villa Corsi Salviati: https://www.museionline.info/tipologie-museo/villa-corsi-salviati
- Villa Guicciardini Corsi Salviati. Arte e Storia, a cura di Luisa Capodieci e Maria Grazia Messina: https://www.lerma.it/download/2512/9f4ade8a2560/00013384-preview.pdf
- Progetto PNRR: https://openpnrr.it/progetti/9767/
- Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli: https://www.palazzospinelli.org/ita/channel-view.asp?id=cantieri&idn=1052
- Video 2022 sui restauri: https://www.palazzospinelli.org/ita/video-view.asp?id=podcast&idn=1072
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