Pensieri per un futuro diverso con il saggio Capire la mindfulness
L’acquisto del libro di Gill Hasson, (a quanto pare) rinomata coach inglese famosa anche in Italia, è stato il frutto di una serie di stimoli e di un certo bombardamento pubblicitario in un momento particolare, quello del lockdown in seguito alla prima ondata dell’emergenza Covid. Per settimane, infatti, tantissimi hanno riscoperto i benefici della meditazione, dello yoga, di qualsiasi pratica zen e, ovviamente, della mindfulness. Inoltre Costanza, psicologa di AIAU, dove lavoro, ha organizzato settimanalmente degli incontri dedicati a questo tema… Infine, conoscevo un poco ed ero già abbastanza interessata all’argomento, anche se non so bene da quanto o in che modo fossi venuta a conoscenza di certe informazioni, probabilmente perché attinenti ai miei interessi (e in qualche modo intrecciate con la pratica dello yoga). Insomma, alla fine del lockdown, verso maggio 2020, mi sono decisa a prenotare questo saggio presso la mia libreria di fiducia… A distanza di mesi, mi ritrovo a riflettere sui suoi contenuti, anche in vista della preparazione di un anno diverso, nella speranza che sia anche migliore.
Capire la mindfulness. Il nuovo metodo per dire addio allo stress (Vallardi Editore, Milano, 2017, ristampa 2019) è un libro divulgativo, che mostra il proprio intento fin dal titolo, apparendo al mio sguardo snobistico un po’ troppo forzatamente accattivante. Ammettiamolo: senza tutta quella serie di fattori, non avrei probabilmente neppure considerato l’idea di comprarlo. Invece ho fatto bene. È un libro semplice e alla portata di tutti; mi sono ritrovata ad apprezzarne sia l’aspetto più pratico e volto all’attuazione quotidiana di tanti piccoli accorgimenti per una vita più consapevole sia l’intento di spiegare a grandi linee cosa sia la mindfulness, sfatando alcuni miti e sottolineando distinzioni importanti e affatto banali.
Il saggio si presenta come diviso in due parti: “Comprendere la mindfulness” e “Mettere in pratica la mindfulness”, creando una struttura di capitoli coerente e coesa, ricca di rimandi interni, che vuole riprendere il medesimo concetto diverse volte, da prospettive differenti, con un maggiore o un minore dettaglio. Credo che questo sia un pregio di un saggio del genere: ripetere le nozioni aiuta il lettore non solo a capirle meglio, ma anche ad assimilarle, quasi senza accorgersene. Si potrebbe dire che Gill Hasson applichi nel proprio libro un’idea che lei stessa propone per modificare il proprio modo di pensare: “Cambiare il modo di fare può mutare anche il modo di pensare. Modificando o abbandonando comportamenti ripetitivi anche di poco conto, il cervello sarà esposto a nuovi stimoli e creerà percorsi neuronali alternativi per adattarsi ai cambiamenti” (p. 44). In questo caso, è la ripetizione dei concetti che ci porta a cambiare i percorsi del nostro cervello, in modo più o meno consapevole.
Cos’è la mindfulness e come si applica alla nostra vita?
Si tratta di un modo di vivere nel “qui e ora”:
“Significa vivere nel presente, non vivere per il presente.
Quando vivete per il presente, non vi interrogate sulle conseguenze potenziali. Adottate un comportamento che vi fa stare bene proprio ora, in questo istante. Spesso però scoprite, sorpresi, che dovete pagarne lo scotto.
Quando vivete nel presente, sapete che questo momento sfocia nel successivo, che l’esistenza è una serie di istanti legati tra loro. Prendete decisioni consapevoli, basate su convinzioni e valori, e vi assumente la responsabilità delle vostre scelte.”
p. 12
La nostra mente è inquieta e ci porta continuamente nel passato e nel futuro, impedendoci di concentrarci e vivere davvero nel presente.
“Quando un evento è già successo, spesso non potete fare nulla per cambiarlo. Siccome, però, siete incapaci di accettarlo, siete anche incapaci di concentrarci su ciò che sta accadendo ora per modificarlo. La ricerca del colpevole vi rende prigionieri.” (p. 39)
“Il passato, però, non esiste più, e il futuro non c’è ancora. Ciò che esiste tra passato e futuro è l’istante presente, ed è nel presente che va accettato ciò che accade. Quando cominciate a sentirvi in pace con la situazione odierna, vi aprite a nuove possibilità delle quali ignoravate l’esistenza.” (p. 63)
Gill Hasson fornisce una serie di indicazioni e di spunti di riflessione per applicare la mindfulness nella propria vita quotidiana, attraverso la respirazione, la conoscenza del proprio corpo, l’esercizio della gratitudine, ma anche come affrontare emozioni sgradevoli, ad esempio rabbia e sensi di colpa (“perdonarvi vi permetterà di superare l’errore commesso agendo meglio nel presente”, p.112), come la consapevolezza sia legata alla nostra autostima (“essere sicuri di sé non ha nessun rapporto con ciò che siete o meno in grado di fare, ma riguarda ciò che pensate o credete di valere”, p. 117) e alla motivazione, come utilizzare questa pratica con gli altri e sul lavoro. Tutto questo si gioca intorno alla consapevolezza, che ha diversi livelli e può essere sempre esercitata; è però fondamentale ricordare costantemente che non bisogna permettere a tale consapevolezza di diventare fonte di stress (p. 77). Può apparire banale, ma, per esperienza personale, posso assicurante che non lo è, anzi. Mi sono spesso trovata in situazioni in cui la consapevolezza è diventata una gabbia e persino il fatto di sapere che ciò stava accadendo non faceva che rafforzare le sbarre che mi tenevano imprigionata. Occorre fare attenzione e concentrarsi per coltivare una consapevolezza che ci renda liberi, non schiavi.
Ho trovato particolarmente interessante il capitolo dedicato al flusso: “Il flusso è il tempo che dedichiamo a un’attività che ci assorbe del tutto. Comporta un’attenzione totale all’esperienza del momento presente. (…) con le attività di flusso il cervello è interamente occupato da un’attività che lo assorbe del tutto. Questo impedisce alla mente di distrarsi e ai pensieri sul passato o futuro di insinuarsi nella coscienza” (pp. 79-80). Essere nel flusso può donare grande felicità, ma (anche qui) è importante “capire che serve un equilibrio. Se le attività sono troppe, vi sentirete stressati e sotto pressione” (p. 83). Qual è, quindi, il “trucco”? Gill Hasson consiglia di “(…) ridurre il numero di attività, di svolgerle in modo consapevole e deliberato, e di astenervi da giudizi. Attenzione alle trappole, allora, e alle riflessioni nocive. Cercate di sostituirle con pensieri in grado di aiutarvi. Soffermatevi sui benedici, non sulle difficoltà” (p. 140).
Infine, il flusso è strettamente connesso alla spiritualità. Chi mi conosce sa che sono atea da tutta la vita; tuttavia, mi sono sentita spesso ripetere da persone diverse, in età differenti e in contesti quasi opposti, di essere una ragazza spirituale. Non sono certa sia del tutto vero, ma sento molto affine al mio modo di pensare una concezione di spiritualità come quella promossa da Gill Hasson:
“Il senso di connessione che si può acquisire aiutando il prossimo è anche un aspetto importante della spiritualità. La spiritualità afferma l’esistenza di un legame con qualcosa di più grande ed eterno di noi.
Tale connessione si può stabilire contemplando uno splendido tramonto oppure osservando il mare in tempesta. Dedicarvi al giardinaggio o andare spesso in campagna può rendervi consapevoli dei cicli eterni della natura.
(…) La spiritualità comporta anche il flusso: la sensazione di un’energia concentrata, di un coinvolgimento totale e di continuità. In pratica, il flusso è una componente intrinseca della spiritualità.”
p. 126
A mio parere, il cuore di questo saggio può riassumersi nelle parole che lo concludono:
p. 178
“Non dimenticate che la vita si svolge nel presente. non esiste un momento in cui succede altro. il presente è la vita.”
La nostra esistenza è il percorso, non la meta… È ciò che ci accade mentre cerchiamo di raggiungere la destinazione: “La vita scorre in fretta. Se non vi fermate a guardarvi attorno, di tanto in tanto, potreste farvela sfuggire.” (Ferris Bueller)
“Che liberazione rendermi conto
che la ‘voce nella mia testa’ non sono io.
Chi sono, allora?
Sono colui che se ne rende conto.”
Eckhart Tolle
LEGGI ANCHE …