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L’ACROPOLI DI POPULONIA

Visita al Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Durante il nostro weekend lungo a Baratti e Populonia, non potevamo non visitare il grande e ricco parco archeologico che sorge proprio sul promontorio e dietro la spiaggia del golfo. Abbiamo deciso di separare la visita dell’acropoli da quella alle necropoli e sinceramente lo consigliamo a tutti, se avete un po’ più di tempo, così da godere al meglio di entrambe.

La mattina di sabato, quindi, ci siamo dedicati alla prima. Abbiamo lasciato l’auto al parcheggio Reciso (gratuito) e da lì abbiamo proseguito a piedi per una decina di minuti; è scomodo per la mancanza di marciapiede e perché in salita, ma ci sono dei begli scorci sul golfo di Baratti. In alternativa, è possibile parcheggiare (a pagamento) proprio accanto all’acropoli.

Abbiamo prenotato (dal sito) la visita guidata e ne vale assolutamente la pena! Anche se ci sono numerosi pannelli illustrativi e il percorso è molto chiaro, un esperto che spiega, descrive e mostra concretamente è tutta un’altra cosa e permette di godere dell’esperienza a un altro livello. La visita guidata dura circa un’ora e si è poi lasciati da soli per proseguire il percorso naturalistico dell’ultima parte (circa 30 minuti), formando una passeggiata ad anello.

Un’ultima raccomandazione: durante il periodo estivo è meglio prenotare la mattina presto oppure nel tardo pomeriggio perché il panorama è migliore e si soffre meno il caldo (e il sole a picco…).

In questo articolo vi descriviamo con immagini e parole quello che abbiamo appreso durante il nostro tour e da nostre ricerche personali, così da raccogliere informazioni e viaggiare anche con la fantasia e con il cuore…

Prima di tutto, per rendersi conto delle enormi dimensioni dell’area archeologica basti pensare che l’acropoli doveva estendersi per ben 60 ettari, racchiusi dalle mura: di essi al momento ne è stato scavato solo uno! La città di Populonia, che ben si vede appena entrati nel parco, è costruita con le pietre ricavate dagli antichi edifici e il luogo ora oggetto della visita, in particolare il foro, era ricoperto dalla terra di un campo di calcio fino agli anni ’90.

In origine un insediamento etrusco, di cui rimangono tracce nella parte più alta del parco, gli edifici che incontriamo sono tutti di età romana, antecedenti all’epoca di Augusto, sotto il quale, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non vi fu una fioritura della città ma solo la costruzione di templi. L’unica parte che emergeva del ricco e vasto tesoro nascosto sotto la terra erano le logge, che dominano ancora oggi il panorama: esse sono archi romani, che si credeva appartenessero ad una villa.

La visita inizia con la zona dei templi, disposti intorno alla piazza centrale dell’antica città, a lato della biglietteria: usati come cava nel Medioevo, gli edifici sono nominati A, B e C in quanto è ignoto a chi fossero dedicati. Sicuramente in uno di essi era venerato Giove perché sono state trovate all’interno delle lastre con rappresentazioni di fulmini e un’immagine raffigurante il giovane Ganimede, amato da Giove che lo rapì trasformandosi in aquila e lo deputò a coppiere degli dei. Il tempio C è stato parzialmente ricostruito e alcuni hanno supposto fosse dedicato a Demetra; l’attribuzione è avvenuta grazie ad una lastra, che però è stata ritrovata all’esterno dell’edificio e non dentro il perimetro delle sue mura; potrebbe, quindi, essere stata portata in loco solo successivamente.

La parte dei templi è collegata al resto dell’acropoli da una strada ben conservata, realizzata con grande maestria: era una via sacra, che collega la zona di culto all’area sopra il promontorio. Era utilizzata per le processioni perché non vi sono segni di passaggio di carri ed è addirittura presente un marciapiede per i partecipanti. La forte pendenza era utile per raccogliere l’acqua: vi è infatti un canale che conduce ad una cisterna, che però non è ancora stata scavata; sappiamo solo che essa è a due vasche per la decantazione e il filtraggio. L’acqua piovana era molto preziosa perché non vi sono fonti a Populonia, ma bisogna arrivare fino a Baratti; non a caso sono state individuate ben sette cisterne. Ai lati della strada possiamo vedere dei canali che arrivavano agli edifici. Il sistema idrico prevedeva canali per l’acqua pulita e, sotto, quelli di scolo nelle fognature.

Acropoli di Populonia - mosaici della domus.
Acropoli di Populonia - logge.

Percorrendo la strada arriviamo sotto le mastodontiche logge: dove ora è ben visibile un mosaico e un reticolo di mura, un tempo sorgeva la domus di un ricco romano, forse il governatore. I laterizi della casa riportano il nome della famiglia Papi, ma non sappiamo se il timbro sul mattone indichi chi lo ha prodotto o chi lo ha comprato per costruire l’edificio. In ogni caso, la domus fu realizzata all’inizio del I sec. a.C. e possedeva delle terme private, con spogliatoio e latrina: proprio nella parte delle terme si trova il mosaico. Da questo ambiente si accedeva al calidarium, con la vasca. Accanto al mosaico, infatti, vediamo bene il punto, circolare, con la vasca in marmo, dove uno schiavo era solito versare l’acqua fredda per accogliere il suo padrone appena uscito dal calore. Per svuotare la vasca l’acqua era buttata nella stanza ornata dal mosaico e da lì, con l’uso di scope, si faceva scorrere fino alla latrina, che in questo modo veniva anche pulita. La decorazione è molto ricercata perché con illusioni ottiche di torri in bianco e in nero, mentre al centro troviamo una tipica raffigurazione di labirinto o meandro. Un’aggiunta successiva è il sedile dove erano versate le resine per profumare l’ambiente.

Dedichiamo ora la nostra attenzione alle logge: esse presentano una porta molto grande, utilizzata per il passaggio dei carri. In questo luogo sono state ritrovate numerose anfore con dentro lische di pesce, in particolare di tonno; Plinio Il Vecchio riporta che Populonia era famosa proprio per questo tipo di alimento. Le logge erano probabilmente per una stupenda terrazza panoramica; su di esse poggiavano altri ricchi ambienti.

Saliamo ancora sul promontorio: qui doveva ergersi un santuario. Strutture architettoniche di questo genere sono piuttosto comuni: i santuari erano soliti poggiare su terrazze, così da essere più visibili, persino dal mare, anche grazie alla colorazione blu e rossa delle logge. Gli ambienti erano diversi: tempio, terme, luogo per gli ex voto… In tal modo, i ricchi patrizi che viaggiavano spostandosi sulle navi merci, quando esse dovevano fermarsi in qualche porto, potevano subito individuare la principale attrazione del luogo e salire agilmente al santuario. Quello di Populonia aveva la stessa funzione.

Acropoli di Populonia - mosaico dei pesci.
Acropoli di Populonia - particolare del mosaico con nave.

Dopo aver goduto dello splendido panorama sopra le logge, con la rocca della città, il bosco di pini e il mare azzurro che si estende a perdita d’occhio, visitiamo l’ultima parte dell’acropoli, ancora oggetto di scavo. Inoltrandoci tra gli alberi, vediamo innanzitutto due nicchie, di cui una decorata a mosaico; esse erano state già scoperte nell’Ottocento da dei contadini. Capiamo subito che il mosaico altro non è che un ex voto: rappresenta infatti dei pesci, con una barca e dei naviganti in difficoltà; vi è, però, anche una colomba, che richiama Venere quale soccorso. A conferma del culto della dea in questo luogo, è stato trovato il suo nome in alcune delle tegole, insieme ad altri che erano quelli di donne che esercitavano la prostituzione sacra. Questa pratica era solita nei templi dedicati a Venere.

Un attento osservatore non può non notare due buchi nel terreno, che conducono ad altrettante stanze sottostanti. A cosa servivano? Gli archeologi sono ancora incerti, ma potrebbe trattarsi di luoghi sacri dedicati sempre a Venere, collegata ai culti orientali di Iside. Ciò spiegherebbe anche la presenza di animali marini e uomini dalla pelle scura, africani, raffigurati in un grande mosaico poco distante, detto appunto “con Etiopi”. Solitamente questo tipo di personaggio era uno schiavo, ma qui la rappresentazione è molto positiva: si tratta probabilmente di sacerdoti. Tornando alle due stanze sotterranee, allora, potremmo pensare che fossero luoghi misterici per gli iniziati e che l’acqua giocasse un ruolo fondamentale durante i rituali: essa poteva scorrere dal pavimento superiore, dentro il buco e poi lungo le pareti di questa sorta di celle.

L’interpretazione è della guida che ci ha accompagnati, ma secondo me è molto suggestiva e per niente improbabile.

Acropoli di Populonia - terme.
Acropoli di Populonia - particolare delle terme.

Ammirati i mosaici e la loro straordinaria fattura, ci concentriamo sulle terme, che si strutturavano con una grande stanza destinata a convogliare l’aria calda proveniente dai camini e con una vasca; il corridoio portava proprio ad essa, ma non è stata trovata perché probabilmente era di metallo e quindi è stata successivamente rifusa. È possibile ammirare anche la struttura a colonnine, che segnalano la presenza dell’ipocausto. Le nicchie, invece, avevano statuine e sotto gli appendiabiti: figure diverse aiutavano a riconoscere i propri vestiti. Le terme avevano la vasca calda, un pancale dove ci si sedeva per sudare e una vasca finale fredda, in terracotta, ancora visibile.

Davanti alle terme notiamo dei buchi nel terreno: sono due enormi cisterne, le quali non sono neppure foderate con malta idraulica. La domanda che sorge spontanea è: ma da dove viene una simile quantità di acqua? Forse esisteva un acquedotto che non è stato ancora ritrovato? Sono quesiti ancora irrisolti…

Qui finisce la nostra visita guidata, della durata di circa un’ora, e siamo lasciati liberi di esplorare il resto del promontorio attraverso un percorso naturalistico, che permette di raggiungerne la sommità.

Acropoli di Populonia - panorama della costa.
Acropoli di Populonia - cinta muraria.

Dopo pochi metri, ci imbattiamo nel Poggio del Molino o Telegrafo: l’area dell’acropoli di Populonia si divide, infatti, in due colline, dette Poggio del Castello e Poggio del Molino. Ci troviamo su questo secondo rilievo che prende il nome da delle costruzioni ancora oggi presenti: la novecentesca torretta del telegrafo e la struttura cilindrica del mulino a vento per la macinazione del grano. Mentre la prima fu usata come stazione radio nel corso della Seconda guerra mondiale, la seconda testimonia le coltivazioni di grano e ulivo che tappezzavano la collina fino al 1980 circa.

Facendoci strada oltre un cancelletto di legno, possiamo costeggiare l’antica cinta muraria della città e ammirare il panorama sulla costa e sull’isola d’Elba; le possenti mura, con tanto di cammino di ronda, difendevano l’acropoli e controllavano il territorio interno ed esterno. I pannelli illustrativi descrivono in modo interattivo e adatto anche ai bambini la struttura e il funzionamento delle antiche costruzioni.

Infine, giungiamo al luogo dove sono state trovate le tracce del primo insediamento etrusco di Populonia: le antiche capanne erano costruite in materiali deperibili e sono praticamente scomparse. Ne è stata fatta una bella ricostruzione nella cosiddetta Casa del Re, che ben rievoca come doveva un tempo presentarsi. L’abitazione doveva appartenere a un personaggio di spicco nella comunità: era dotata di imponenti pali di sostegno e di un portico, ma soprattutto era utilizzata per le riunioni dei rappresentanti di Populonia. Ciò è ipotizzato perché sono state trovate un centinaio di tazze da vino deposte alla fine di una cerimonia legata allo smantellamento della capanna stessa. Sappiamo da altri centri dello stesso periodo, come Roma o Tarquinia, che la società etrusca stava andando incontro a grandi mutamenti strutturali o funzionali degli edifici di rango; tali cambiamenti sono accompagnati da rituali con offerte e bevute collettive. Forse a Populonia il brindisi fu legato alla distruzione della casa del re deposto o defunto e all’ascesa al potere della nuova famiglia.

Poggio del Molino.
Acropoli di Populonia - Casa del Re (ricostruzione).

Chiudendo il giro ad anello, torniamo al Centro visite pienamente soddisfatti: panorami, scoperte archeologiche, resti di storia e magnifiche architetture, preziosi mosaici e un pizzico di mistero!

Se alla visita archeologica volete unire un bel trekking sul promontorio, potete leggere qui il nostro itinerario tra le meraviglie della costa, splendidi panorami e le rovine di un monastero…


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