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DA PIENZA A BAGNO VIGNONI

Un trekking ad anello nelle colline della Val d’Orcia

Sabato 16 dicembre 2023

Pienza e la Val d’Orcia sono luoghi che ho sempre amato e che ho visitato nel corso degli anni, ma in cui non ho mai compiuto escursioni. A dicembre ho avuto la possibilità di camminare in questi splendidi ambienti collinari, trascorrendo la giornata in un trekking ad anello, piuttosto lungo ma non impegnativo, da Pienza a Bagno Vignoni.

Lunghezza complessiva22,5 km
Tempi di percorrenza6h
Dislivello398 m.
Grado di difficoltàMedia
SCHEDA TECNICA

Pienza, ambita meta turistica, abbonda di parcheggi, a pagamento soprattutto durante l’alta stagione (inutile dirlo: sconsigliamo altamente di andarci nei periodi dell’assalto di massa).

Tuttavia, con un po’ di fortuna e di pianificazione è possibile lasciare l’auto in alcuni posti gratuiti, come quelli vicini al campo sportivo oppure davanti alla trattoria Rendez-Vous.

PIENZA – VIALE SANTA CATERINA

Dopo aver parcheggiato, una sosta per il bagno e per una colazione (con opzioni senza glutine, confezionate) è il bar Il Giardino, proprio fuori dalle mura del centro storico del borgo. È un locale molto ben fornito anche per aperitivi e per un pranzo veloce, curato e divertente, con scritte umoristiche dipinte sulle pareti.

Dopo esserci rifocillati, partiamo attraversando la piazza e il parco giochi per bambini e imboccando a destra Viale Santa Caterina, uno dei più suggestivi e panoramici di Pienza. La strada, sterrata e costruita sulle mura che creano un perfetto balcone sulle colline della Val d’Orcia, prende il nome dalla chiesa che incontriamo lungo il percorso e che risale alla fine del XVII secolo. La sua facciata, semplice e in laterizio, presenta un portale affiancato da due piccole finestre; l’interno è ad un’unica navata con due altari laterali in stucco dipinto (XVII secolo) e l’altare maggiore di forme barocche, dove si trova un affresco di scuola senese del XIV secolo, di cui è visibile solo la Madonna col Bambino, racchiuso dentro una tela di scuola senese del XVII secolo. L’immagine, forse proveniente da un tabernacolo, è molto venerata.

Pienza - panorama da Viale Santa Caterina.


Il vero spettacolo di questo primo tratto del nostro itinerario, però, è il panorama: lo sguardo spazia sulla Val d’Orcia, parco naturale, artistico e culturale, riconosciuto Area Naturale Protetta e dal 2004 patrimonio mondiale dell’Umanità – UNESCO. Davanti a noi, oltre le morbide colline, possiamo facilmente distinguere il Monte Amiata, mentre a sinistra scorgiamo in lontananza il borgo arroccato di Radicofani e a destra l’agglomerato delle case di San Quirico d’Orcia.

Pienza, città ideale, è patrimonio UNESCO per le sue straordinarie qualità artistiche e architettoniche, emblema dell’ispirazione rinascimentale; il paesaggio della Val d’Orcia, invece, è stato riconosciuto come bene da tutelare in quanto unico nel suo genere. Qui non si diffuse mai la mezzadria, che era caratteristica di quasi l’intera regione Toscana: l’aspetto di queste colline è rimasto pressoché immutato nei secoli a partire dal Duecento.

Sotto di noi, tra gli alberi, possiamo distinguere il campanile della Pieve di Corsignano, che vedremo alla fine del nostro itinerario e dove fu battezzato papa Pio II, fautore del completo rifacimento del proprio borgo natio, Pienza, secondo gli ideali rinascimentali.

Pienza - panorama da Viale Santa Caterina, con San Quirico d'Orcia.
Pienza - panorama da Viale Santa Caterina, con Pieve di Corsignano.

VAL D’ORCIA

Passata la Chiesa di Santa Caterina il nostro percorso prosegue in discesa accanto al campo sportivo e poi tra i campi: ci troviamo sul sentiero chiamato Ammannati (Rete Escursionistica Toscana n. 32–Ammannati / sentiero CAI n. 8), dal nome di un cardinale quattrocentesco, Giacomo Ammannati Piccolomini, che visse a lungo a Pienza, attirato dal ricordo di Pio II.

Proseguiamo, sempre in discesa, fino ad arrivare al rudere di un casale agricolo, la cui bella facciata è invasa dall’edera, mentre sopravvive lo scenografico pozzo antistante. Il sentiero si snoda tra i campi, cominciando a salire e permettendoci di godere di un meraviglioso panorama, soprattutto sulla città di Pienza.

Sulla nostra strada incontriamo un laghetto artificiale, utilizzato per la raccolta dell’acqua per irrigare i campi, fondamentale per l’agricoltura di questi luoghi. Alla fine della salita, un altro rudere di casale rimane alla nostra destra, mentre proseguiamo sull’ampia strada bianca (carrabile) verso sinistra.

Val d'Orcia - trekking.
Val d'Orcia - veduta su Pienza.

I filari di cipressi incorniciano un paesaggio incantevole, uno dei più belli di questa escursione: alla nostra sinistra le morbide colline sono sovrastate dal bordo di Pienza, mentre dall’altro lato svetta il Monte Amiata. Della città ideale possiamo riconoscere facilmente il centro storico, con il campanile della chiesa e il giardino pensile di Palazzo Piccolomini; notiamo il retro dell’abside della cattedrale, in costante pericolo di cedimento.

Dopo una curva, alla nostra destra colpiscono la nostra attenzione le case di San Quirico d’Orcia e la Cappella di Vitaleta, uno dei luoghi più fotografati della Val d’Orcia e che è molto suggestiva, circondata dai campi e all’ombra di un gruppetto di cipressi. In verità, si tratta di una ricostruzione ottocentesca di una struttura del Cinquecento. All’interno era presente una statua robbiana, ora conservata a San Quirico, raffigurante la Madonna. Questa opera è strettamente legata ad una leggenda tramandata dal popolo: si dice che una contadina ebbe in questo luogo una visione della Vergine, la quale le suggerì espressamente di recarsi a Firenze nella bottega di Andrea della Robbia perché le dessero una statua. In effetti, essa fu acquistata nel 1553.

La presenza di una cappella, probabilmente di origine tardo-rinascimentale, è ricordata per la prima volta in un documento del 1590. L’edificio fu danneggiato da un terremoto e venne riprogettato completamente dall’architetto Giuseppe Partini nel 1884. Dal 2021 fu soggetta ad un importante lavoro di restauro, insieme al podere antistante, finanziato dal proprietario, che volle riportare la cappella all’aspetto ottocentesco.

Pienza - panorama da Viale Santa Caterina, con Monte Amiata.
Cappella di Vitaleta.

Continuiamo a camminare, vedendo sempre a sinistra San Quirico d’Orcia; al bivio che ci condurrebbe verso questo borgo, però, giriamo a sinistra in direzione Bagno Vignoni. Un sali-scendi ci conduce in un boschetto di roverella, da cui usciamo per attraversare nuovamente i campi. Passiamo attraverso una graziosa fattoria e proseguiamo fino ad arrivare alla strada asfaltata via Cassia, che attraversiamo.

BAGNO VIGNONI

Da qui entriamo in un piccolo bosco che costeggia il fiume Orcia, un affluente dell’Ombrone. Il sentiero diventa più stretto e una parte è franata; occorre fare attenzione al passaggio sul primo ponticello di legno, mentre il secondo si è fortunatamente mantenuto integro.

Passiamo sotto ai viadotti di due strade e notiamo alla nostra destra un rivolo di acqua termale, che scorre tra incrostazioni di calcare, tiepido e con odore di zolfo. L’ultimo ponte sul fiume Orcia, costruito per i pellegrini della via Francigena, è adesso chiuso…

Fiume Orcia.
Ponte sul fiume Orcia a Bagno Vignoni.

Parco dei Mulini

Siamo arrivati al Parco dei Mulini, di cui vediamo subito l’alta rupe di travertino, da cui scorre l’acqua in pozze e cascatelle, utilizzate a scopo termale già dai Romani, mentre in epoche successive furono costruiti i tre mulini per la macina dei cereali dei campi circostanti.

Ci addentriamo subito lungo il percorso che ci conduce alla scoperta dell’area: la prima struttura che incontriamo è il Mulino Buca. Come il nome suggerisce, si tratta di una struttura completamente ipogea: la stanza delle macine e il carcerario sono realizzati scavando il travertino. In realtà, nel Settecento doveva presentare più parti costruite, con una tettoia e una copertura con tegole sopra l’ingresso: di ciò, tuttavia, non rimane alcuna traccia. Questo mulino ospitava due macine sul fondo, oltre ad una mangiatoia a destra dell’ingresso; ciò potrebbe apparire strano, ma era una caratteristica comune a tutti i mulini che erano dotati addirittura di stalle, dove i contadini potevano ricoverare gli animali in attesa che il grano venisse macinato.

Davanti alle macine si trova un’apertura nel pavimento, coperta con tavole di quercia e che mette in comunicazione con il sottostante carcerario, un vero e proprio tunnel sul fondo del quale erano poste le due ruote motrici, adesso ricoperte interamente da concrezioni calcaree. Le ruote, collegate alle macine tramite un albero in ferro, erano azionate da un getto di acqua a pressione alimentato dalla soprastante vasca di carico.

Bagno Vignoni - Parco dei Mulini.
Bagno Vignoni - Parco dei Mulini.

Seguiamo l’itinerario in salita e arriviamo al Mulino di Sopra, completamente ipogeo; era il più ampio e il meglio organizzato per la macinazione del grano. Come tutti i mulini è composto da due ambienti sovrapposti: il locale principale (la stanza delle macine) e il vano dove si collocano le ruote motrici (il carceraio). L’alimentazione idrica era fornita dalle due vasche poste nel pianoro della Torre (collegate alle ruote motrici tramite un condotto scavato nel banco di travertino), la cui grande capienza garantiva un lungo periodo di macinazione: fino a otto ore ininterrotte!

Possiamo affacciarci sulla stanza delle macine: i due strumenti si trovano davanti all’ingresso, mentre sulla destra si apriva il ripostiglio e sulla sinistra la mangiatoia. All’esterno, invece, erano posti i mezzi per la selezione del grano. Il sentiero gira verso il basso e ci permette di accedere, tramite alcuni gradini intagliati nel travertino, al carcerario dove sono alloggiate le due ruote motrici, che erano azionate dal potente getto d’acqua a pressione e trasmettevano il moto alle macine superiori tramite un albero verticale.

Quando furono costruiti questi mulini? Non abbiamo notizie precise, ma, dato il grande impegno economico, possiamo ipotizzare che risalgano alle famiglie feudali, forse i Tignosi, signori dell’attuale Rocca d’Orcia, tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Per il loro carattere ipogeo, i mulini rimasero praticamente inalterati nel corso dei secoli; nel Quattrocento furono parzialmente utilizzati come gualchiere, dove avveniva la lavorazione della lana.

Bagno Vignoni - Parco dei Mulini, Lorenzo e Frida.
Bagno Vignoni - Parco dei Mulini, stanza delle macine del Mulino di Sopra.

Nel Cinquecento, dopo il passaggio di Bagni Vignoni alla Repubblica senese e la sua caduta nel 1559, la proprietà dei mulini passò alla famiglia Amerighi e nel 1676 alla famiglia Chigi – Zondadari, nella persona del cardinale Flavio, nipote di papa Alessandro VII. In questo periodo furono apportate migliorie e ristrutturazioni ai fabbricati e agli impianti (tra cui la costruzione ex novo della fabbrica ad uso delle docce per le terme).

I mulini rimasero in funzione fino alla metà degli anni Cinquanta, mantenendo sostanzialmente invariati nel corso della sua storia modi e tecniche di macinazione (le innovazioni più significative sono state quelle relative ai sistemi di vagliatura delle farine).

Con la cessazione dell’attività gli impianti sono andati incontro ad un rapido degrado, anche a causa dell’ingresso dell’acqua termale, che ha rapidamente deteriorato le parti lignee e metalliche e ha lasciato uno spesso strato di sedimenti. Nel 1999, con l’acquisizione da parte del Comune di San Quirico d’Orcia, si sono avviate, grazie ad un contributo della Unione Europea, le opere di restauro.

Bagno Vignoni - Parco dei Mulini.
Bagno Vignoni - edificio per le terme e mulino ipogeo.

Proseguiamo la salita, in direzione del rudere di un edificio che era parte dell’impianto termale, la zona adibita alle docce. Arriviamo fino alla cima della rupe di travertino, dove sono rimasti i segni delle vasche e da cui è possibile scorgere, in basso, la vasca ancora piena d’acqua e dove è possibile fare il bagno.

L’insediamento termale, probabilmente conosciuto sin dall’età etrusca, fu usato dai Romani, ma si sviluppò maggiormente nel periodo medievale, grazie alla vicinanza alla Via Francigena. Con la frequentazione delle Terme si sviluppò il borgo di Bagno Vignoni, che divenne sede di una chiesa pievana. 

A partire dal XII secolo e fino a tutto il XIII secolo, il castello ed i bagni fecero parte della circoscrizione signorile di Tintinnano, appartenente alla famiglia dei Tignosi, e nel Trecento divennero possesso della famiglia dei Salimbeni; fin dal XIV secolo, Siena fu interessata a Bagno Vignoni. Queste acque termali venivano utilizzate sia per l’igiene personale che per la cura di numerose malattie. Per questo motivo divenne un luogo frequentato anche da personaggi illustri, come papa Pio II Piccolomini e Lorenzo il Magnifico.

Bagno Vignoni - Parco dei Mulini, carceraio del Mulino di Sopra.
Bagno Vignoni - vasca.

Vasca e Chiesa di San Giovanni Battista

Il nostro consiglio è quello di addentrarsi nel piccolo borgo, che ruota interamente intorno alla piazza principale, composta da una grande vasca di acqua termale, risalente al Cinquecento e dove è proibita la balneazione.

Oltre ai graziosi edifici in pietra e al bel loggiato, possiamo notare la Chiesa di San Giovanni Battista, antica chiesa pievana composta da un’unica navata e con una facciata molto semplice.

All’interno è conservato un dipinto di scuola senese del XVIII secolo, raffigurante Santa Caterina da Siena con Bagno Vignoni sullo sfondo. La santa, infatti, frequentò proprio queste terme e la località è stata resa da lei famosa. In suo ricordo, sul portico che si affaccia sulla vasca, è situata la piccola cappella dedicata a Santa Caterina da Siena, innalzata nel 1660. Vi era collocato un affresco degli inizi del Seicento raffigurante Cristo risorto, oggi staccato e conservato all’interno della chiesa.

I CAMPI ELISI

Dopo il pranzo a Bagno Vignoni, ci avviamo sulla strada del ritorno, passando prima da un tratto in asfalto (via Cassia e Strada Provinciale di Val d’Orcia) e poi girando a sinistra in direzione di Pienza.

Pienza e Campi Elisi.

Il paesaggio rimane quello della Val d’Orcia: campi e dolci colline, con filari di cipressi e strade bianche… Da un lato non vediamo altro che grano o terra arata, mentre dall’altra parte possiamo riconoscere Radicofani in lontananza e, più vicine, le case di Monticchiello.

L’ultima parte di questa ampia strada sterrata è celebre perché vi è stata girata la scena finale del film Il Gladiatore di Ridley Scott, interpretato da Russell Crowe: ci troviamo nei Campi Elisi.

Il sentiero comincia a salire per tornare a Pienza, che ammiriamo illuminata dagli ultimi raggi del sole: un vero spettacolo!

PIEVE DI CORSIGNANO A PIENZA

Ultima tappa del nostro itinerario è la Pieve dei Santi Vito e Modesto, nota come Pieve di Corsignano, dal nome originario dell’antico borgo, mutato in Pienza per volere di papa Pio II.

Pienza - Pieve di Corsignano.


L’edificio ci si presenta con una facciata del XI secolo, anche se la parte destra fu rifatta nel XII secolo, in seguito ad un crollo. Accanto, cattura subito la nostra attenzione la torre campanaria cilindrica, più antica della facciata e che subisce un’influenza ravennate.

Osserviamo l’architrave sopra l’ingresso, in stile romanico: una figura centrale, una specie di sirena mutuata dall’iconografia etrusca, divide due scene: a destra l’uomo vince le cattive pulsioni, il diavolo, afferrando una specie di serpente per la gola, mentre a sinistra l’uomo cede alla seduzione del male e, infatti, si trasforma anch’esso in un mostro.

Sempre nella facciata, coronata da archetti pensili, una figura muliebre sorregge il pulvino della bifora. Di influsso lombardo è la decorazione dei due portali: intrecci geometrici e floreali per quello in facciata, la rappresentazione del Viaggio dei Magi e della Natività in quello laterale.

All’interno dell’edificio, le tre navate si sviluppano sopra una cripta, la parte più antica dell’intera costruzione.

Continuiamo a salire, imboccando una strada asfaltata e proseguendo su Via delle Fonti, che ci conduce alla piazza dove il nostro itinerario è iniziato.

Questo percorso ad anello, semplice ma non banale per la sua lunghezza, è ideale in autunno e in inverno, molto suggestivo in primavera, anche se la quantità di turisti è notevole; consigliamo di evitarlo in estate perché i sentieri sono molto assolati… In ogni caso, è un modo diverso per scoprire un’area celebre, quella di Pienza e della Val d’Orcia, godendo di numerosi panorami e paesaggi da cartolina.

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