Un percorso ad anello tra cale, panorami e rovine
Durante il nostro weekend lungo nel Golfo di Baratti, ci siamo dedicati ad esplorare i dintorni del borgo arroccato di Populonia: abbiamo visitato sia l’Acropoli sia le Necropoli e abbiamo intrapreso una bella passeggiata che ci ha condotti a scoprire le meraviglie della costa e i resti dell’antico Monastero di San Quirico.
Il promontorio sul quale sorge Populonia è ricco di attrazioni e attività; così, dopo aver visitato l’Acropoli, ci immergiamo alla scoperta dell’ampia area verde tra mane e collina con un trekking non particolarmente impegnativo, ma che va affrontato con la dovuta scorta di acqua ed evitato nelle ore più calde (non come abbiamo fatto noi, che siamo partiti a mezzogiorno…).
BUCA DELLE FATE
Dal parcheggio Reciso, dove è possibile lasciare gratuitamente la propria auto, ma occorre arrivare presto perché è molto piccolo, seguiamo le indicazioni per la Buca delle Fate. Il sentiero n. 301 è sicuramente il più battuto dell’intero percorso, dato che in molti scendono verso le cale, carichi di ombrelloni e borse frigo per il pranzo… Non è un tratto da sottovalutare poiché la discesa è in buona pendenza, ci sono alcuni tratti un po’ scivolosi e con le radici affioranti degli alberi; inoltre, occorre prestare attenzione alle processionarie, che pullulano attaccate ai tronchi e sulle staccionate. Prevalentemente ombreggiato, il sentiero attraversa il bosco dove si apre un’area di cava e di necropoli (II secolo a.C.) dell’antica Populonia.
Dopo circa una ventina di minuti arriviamo ad un punto panoramico incredibile, dal quale possiamo ammirare le acque cristalline sopra la famosa baia della Buca delle Fate, i cui superbi massi biancastri si stagliano tra l’azzurro del mare e il verde della macchia mediterranea.
Una leggenda popolare aumenta il fascino di questo luogo: si narra che una volta un gruppo di pescatori stava navigando nelle acque nei pressi del Golfo di Baratti quando iniziarono a sentire dolci canti femminili; ammaliati, si avvicinarono e videro splendide fanciulle volteggiare tra le acque. Così, gli uomini decisero di passare in quel punto anche nei giorni successivi: rividero le belle giovani, ma anche delfini, cavallucci marini e altri incredibili spettacoli. Incerto se ciò che vedevano fosse realtà o fantasia, il pescatore Valerio decise di spingersi oltre la Buca delle Fate e un vortice rapì la sua barca in un tunnel sottomarino, dove si aprì davanti ai suoi occhi un luogo paradisiaco, con giardini di alghe e coralli, fontane e sirene. Esse, però, appena lo videro, lo spinsero in una grotta e lì rimase…
Gli altri pescatori e la fidanzata di Valerio si preoccuparono e, pur cercandolo, non riuscirono a trovarlo; colta dalla disperazione, la giovane iniziò a piangere sulla spiaggia e le sue lacrime si depositarono sul dorso di un delfino, che le si era avvicinato, divenendo delle perle. Una sirena, desiderando quei gioielli, chiese all’animale di donarglieli ed esso accettò, a patto che il pescatore fosse liberato. Così Valerio tornò a casa sano e salvo e da allora questo luogo fu chiamato Buca delle Fate.
CALA DI SAN QUIRICO E VIA DEI CAVALLEGGERI
Dalla Buca delle Fate imbocchiamo il sentiero n. 302 (via dei Cavalleggeri), che costeggia il mare e dove si aprono incantevoli scorci paesaggistici. Noi ci siamo fermati per il pranzo in prossimità della Cala di San Quirico, composta da ciottoli e acque cristalline… Una meraviglia!
Via dei Cavalleggeri è un percorso piuttosto lungo, con diverse salite e discese, alcune parti prive di riparo dal sole. In sé non presenta particolari difficoltà, ma per le sue caratteristiche dovrebbe essere percorsa al mattino e non negli orari più caldi… Inoltre, consigliamo di prestare attenzione ai numerosi insetti, soprattutto tafani. La macchia mediterranea tende, infatti, a prendere il sopravvento e in alcuni punti il passaggio del sentiero è molto stretto. Noi abbiamo percorso il tratto da Buca delle Fate fino a Punta Galera, ma l’intero sentiero si snoda dal Golfo di Baratti fino a Cala Moresca (Piombino) per un totale di circa 10 km.
Dopo il tranquillo pranzo nell’area picnic vicino a Cala San Quirico e aver percorso via dei Cavalleggeri, ammirando il suggestivo panorama sulla costa, arriviamo a Punta Galera e giriamo in salita lungo via di San Quirico. Questo è il tratto con minori indicazioni, quindi ci siamo persi un paio di volte…
MONASTERO E CHIESA DI SAN QUIRICO
La vegetazione cambia leggermente rispetto alla costa: dalla bassa macchia mediterranea ci troviamo in un boschetto più ombreggiato. Via di San Quirico (sentiero n. 303) sale per circa un chilometro e mezzo: la pendenza è molto pronunciata nella parte iniziale, per poi stemperarsi e arrivare alle rovine del Monastero di San Quirico prima e alla Chiesa poi.
I resti coprono un’area piuttosto ampia e alcuni pannelli illustrativi descrivono la storia di questo luogo. La chiesa del monastero fu edificata sui resti di un edificio di culto più antico; si trattava di una piccola costruzione al cui interno si trovavano due sepolture, forse appartenenti ai fondatori. La presenza del monastero è attestata successivamente, nel 1075, e ad oggi costituisce la più antica testimonianza di un edificio religioso nel territorio dell’antica Populonia. Nel XII secolo venne messa in atto un’opera di rinnovo e abbellimento, forse in seguito al riconoscimento della protezione papale ottenuta nel 1143 e alle donazioni elargite dalle famiglie aristocratiche dei Della Gherardesca e degli Aldobrandeschi.
In un angolo rialzato fu costruita un’imponente torre ancora oggi visibile. La chiesa con un’unica aula e il transetto a tre absidi, risalente alla seconda metà dell’XI secolo, venne decorata all’interno con intonaci dipinti. Per il chiostro fu realizzata una decorazione in pietra di ottima fattura, opera sicuramente di un gruppo di scultori abili e specializzati. L’ingente quantitativo di materiali recuperati – oltre mille frammenti di capitelli, colonnine ed elementi strutturali – ha consentito la ricostruzione delle attività di cantiere, fornendo preziose informazioni su come lavoravano gli scultori, i costruttori e i carpentieri dell’epoca. A questo periodo risalgono alcune tombe in muratura situate nel corridoio del chiostro, destinate ad accogliere le sepolture dei monaci e degli abati.
Nel XIII secolo il monastero entrò in crisi. Affidato nel 1259 alle cure dell’ordine monastico dei Guglielmiti di Malavalle, il cenobio perse progressivamente di importanza. Le rendite furono affidate ad amministratori esterni ed i pascoli assegnati alla comunità di Populonia.
Dopo che gli Appiani, signori di Piombino, ebbero garantito il patronato sull’ente monastico, seguirono alcuni tentativi di manutenzione delle strutture (XVI – inizi XVII secolo).
Tra XVII e XVIII secolo gli ambienti del monastero furono riutilizzati come abitazioni e per il ricovero di animali.
Dal Monastero alla Chiesa di San Quirico impieghiamo solo cinque minuti a piedi… Il fascino delle antiche rovine ci aveva conquistati, mentre la semplice e moderna costruzione ci fa rimanere un po’ scettici, poiché è completamente abbandonata e svuotata, anche se risulta piuttosto graziosa.
Dalla chiesetta imbocchiamo via del Crinale (sentiero n. 300), la quale, pianeggiante e carrabile, ci riporta al parcheggio, mentre possiamo ammirare alcuni scorci privilegiati sulla Rocca di Populonia.
Il nostro trekking sul promontorio di Populonia ci ha portati alla scoperta del territorio in un modo lento e consapevole, facendoci assaporare i tratti più particolari e più autentici di questi luoghi…
INFORMAZIONI
- Traccia GPS OutdoorActive: https://out.ac/IKtLEA
- Parco Archeologico di Baratti e Populonia: https://www.parchivaldicornia.it/parchi-archeologici/parco-archeologico-di-baratti-e-populonia/
- Percorsi Parchi della Val Cornia: https://www.parchivaldicornia.it/parchi-archeologici/parco-archeologico-di-baratti-e-populonia/percorsi/
- Buca delle Fate: https://www.campingpuntala.it/maremma/baratti-buca-delle-fate-trekking/
- Monastero di San Quirico: https://www.parchivaldicornia.it/parchi-archeologici/parco-archeologico-di-baratti-e-populonia/monastero-di-san-quirico/
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