Libri Romanzi

RACCONTO D’AUTUNNO DI TOMMASO LANDOLFI

Dal gotico al melodramma con riferimenti storici e autobiografici

Ebbene, non sono stata io ad acquistare questo romanzo. Teoricamente non me lo hanno nemmeno regalato, ma è stato uno di quei prestiti con appropriazione indebita che mi caratterizzano quando si tratta di libri. Forse è per questo che non amo prestarli, perché penso inconsciamente che tutti farebbero come me e nessuno vorrebbe restituirli… Comunque, “Racconto di autunno” non sarebbe propriamente mio, ma di mia mamma, che lo ha comprato usato presso la libreria Mucho Mojo di Firenze.

Ero presente pure io al momento dello stoccaggio da parte nostra di qualcosa come una dozzina di volumi in un solo pomeriggio… Mia mamma è una lettrice appassionata di Landolfi e, una volta terminato questo libro, ha deciso di prestarmelo perché “ne vale la pena”. Morale della favola: adesso il romanzo è nella mia libreria e lì rimarrà.

Al contrario di mia madre, per me Racconto d’autunno è stato la prima lettura di uno scritto di Tommaso Landolfi. Proprio per questo, per capirne i riferimenti (e, ammettiamolo, l’elaborata introduzione a cura di Carlo Bo) ho dovuto scartabellare nella sua biografia e leggermi qualche recensione in merito al suo stile… Ovviamente tutte queste ricerche sono avvenute dopo la lettura perché da brava (o pessima, secondo i punti di vista) laureata in Italianistica non mi piace essere intralciata da preconcetti e giudizi già formati.

Ho letto Romanzo d’autunno a singhiozzi durante il mese di novembre 2021, in un’edizione piuttosto ingiallita e consunta (Rizzoli, 1975). Si tratta di un libro molto particolare, difficile da inquadrare in un genere specifico: abbiamo elementi di giallo/thriller/horror e di fantastico/soprannaturale, con ambientazioni che ricordano Poe e con tanto di climax ascendente fino all’episodio di negromanzia, ma vi è anche un contesto e una descrizione storica che mostra la campagna e la situazione durante la Seconda guerra mondiale, pur non nominando mai né luoghi né date. Fondamentale è anche l’aspetto del romanticismo, mutuato sulla falsariga del melodramma e con il topos del binomio amore/morte. Volendo attribuire un genere al romanzo lo si potrebbe includere in quello gotico, ma, a mio parere, sarebbe fortemente limitante.

"Racconto d'autunno" di Tommaso Landolfi - copertina.


Allo stesso modo non è facile nemmeno individuare una categoria per lo stile: barocco, arcaizzante, con ampissimi tratti descrittivi fino all’analisi minuziosa dei dettagli della casa e degli oggetti, ma anche con due lunghi monologhi. Essi stessi sono diversi tra loro: il primo è aulico, retorico, religioso, un’invocazione, un vero e proprio inno; il secondo è più simile ad un flusso di coscienza, frammentato, febbrile e convulso. Di sicuro lo stile di Landolfi rimane sempre elevato; si muove dalla parvenza del diario, con un narratore in prima persona che racconta ai lettori le proprie vicende, ma sembra più un artificio, con formulazioni tipicamente retoriche e addirittura rifiuti di fornire spiegazioni maggiori in alcuni punti…

Se consideriamo la struttura del libro, è interessante come tutti gli avvenimenti si concentrino nell’ultimo terzo di esso. Ho detto che una climax ascendente caratterizza il romanzo e culmina con la rivelazione e l’evento di negromanzia; gli eventi precipitano e il narratore fugge… L’inizio è molto lento, quasi sospeso, ma poi il ritmo accelera, aumentano le scoperte all’interno della casa, emerge un altro personaggio, Lucia, come un’ombra, un fantasma… Fatti, drammi, emozioni esplodono in un crescendo fino all’attuarsi del primo dei due eventi focali. A questo punto il ritmo scende di nuovo, anche se non si torna alla lentezza iniziale; si sale poi in una seconda climax, fino al dramma finale. Allora, di nuovo, si passa allo stile descrittivo, all’ambientazione campestre, al ritmo lento, ad una sorta di pace malinconica.

p. 135

“(…) ci giurammo, dico, eterno amore. Eterno! Sì, eterno, ma… Come labili sono queste umane parole, quanto più gravi di incrollabile senso: ove non ci tradisca il nostro cuore, ci tradisce il destino medesimo.”

Racconto d’autunno fu scritto febbrilmente nel 1946 e fu pubblicato la prima volta da Vallecchi (Firenze) nel 1947. Per la sua lunghezza (si tratta di uno dei testi più lunghi di Landolfi) viene considerato un romanzo, ma è lo stesso autore che ne disconosce questa categorizzazione fin dal titolo, attribuendo la denominazione di “racconto”.

Come anticipato, l’ambientazione realistica della guerra partigiana delle prime pagine lascia presto il posto ad un intricato mistero e ad una vicenda di amore e morte, con caratteristiche tipicamente gotiche: un’antica e labirintica dimora, un vecchio che nasconde un segreto, una bella dama dipinta in un ritratto, caverne e sotterranei oscuri, un rituale di negromanzia.

Parco delle Cascine in autunno.



Sebbene con una veste fantastica l’autore sta presentando tratti drammatici della propria esperienza autobiografica. Questo emerge leggendo l’introduzione di Carlo Bo, che, occorre puntualizzarlo, scrive per pochi eletti e per chi già conosce Landolfi, poiché non vi è alcuno sforzo per avvicinare il lettore al romanzo ma solo una critica aulica e traboccante di riferimenti e allusioni. “(…) di fronte alla straordinaria bravura dei suoi spettacoli restavamo confusi e finivamo per non accorgerci del vero che c’era nel suo teatro, non riuscivamo a distinguere i sentimenti dalle contraffazioni e dagli arbitrii dello spettacolo” (p. III), così scrive Carlo Bo. In effetti, conoscendo la biografia di Landolfi è possibile rintracciare numerosi elementi tratti dalla sua esistenza: la morte prematura della madre, il difficile rapporto con il padre, la distruzione e la devastazione della dimora di famiglia a Pico (in provincia di Frosinone).

Alcuni elementi di questo libro saranno costanti anche nella produzione successiva di Landolfi, come la riflessione sulla morte e la forte sperimentazione linguistica.

“Perfino il suo teatro ha mantenuto gli scenari delle prime stagioni; tutt’al più si è limitato a spegnere qualche luce, a rendere più essenziali le trame delle sue novelle o il disegno delle sue poesie (…) è diventato l’eterno narratore di un’unica storia disperata e piena di poesia, dove il contrasto stava fra la vita e la morte, in un perenne rovesciamento di termini e voci” (Carlo Bo, pp. V-VI)

SINOSSI

La trama è piuttosto semplice e lineare. Il protagonista e narratore milita nella Resistenza ed è in fuga da giorni nei boschi. Incontra una dimora signorile e vi entra con la forza dopo aver visto i suoi richiami lungamente ignorati. All’interno lo accoglie, in modo inaspettatamente ospitale, un vecchio. Sebbene egli non gradisca la presenza del nuovo arrivato, non lo caccia, ma fin da subito appare custode di un importante segreto. Il protagonista vaga per la casa, dove rimane incantato dal dipinto di una donna; pian piano scopre cunicoli, stanze, sotterranei fino ad intuire e poi a scoprire l’orrendo mistero…

"Racconto d'autunno" di Tommaso Landolfi - copertina.


TOMMASO LANDOLFI

Nato a Pico, l’autore (1908- 1979) ha vissuto lungamente a Firenze dove si è laureato in letteratura russa; ha soggiornato a Roma e Trieste. La sua carriera letteraria inizia con il racconto Maria Giuseppa, poi pubblicato nel 1937 nel Dialogo dei massimi sistemi. Ha tradotto numerose opere russe, tra cui quelle di Dostoevskij, Tolstoj, Cechov. Di carattere molto schivo, a Landolfi “è riuscita un’impresa che possiamo ben dire unica ai nostri tempi: non fa parte di nessuna istituzione, non ha un mestiere se non quello dello scrittore” (Carlo Bo).


IL LIBRO

Tommaso Landolfi, Racconto d’autunno, Rizzoli Editore, Milano, 1975.

> Una bella recensione su
http://ilparatesto.altervista.org/racconto-dautunno-di-tommaso-landolfi-adelphi/?doing_wp_cron=1637667070.1800830364227294921875

LEGGI ANCHE …

Potrebbe piacerti...