Tra esasperazione ascetica e struggente eroismo
7 APRILE 2023
È raro che io inizi e finisca un libro in un solo giorno, per quanto il volume in questione sia breve e la storia appassionante… Eppure, è quello che mi è accaduto con “La porta stretta” di Gide, autore che quale conoscevo solo vagamente il nome e che avevo scelto di leggere più per la qualità dell’edizione e l’intrigo del titolo piuttosto che per un vero interesse nei confronti della sua opera. Così, preso a caso da una bancarella di libri usati, questo breve romanzo è stato per me di grande fascino e interesse.
Attratta un po’ dall’edizione, un po’ dal titolo e un po’ dal nome dell’autore vagamente familiare, mi sono avvicinata a questo libro del tutto ignara di cosa aspettarmi.
Così, le prime pagine mi hanno un po’ spaventata: non conoscendo la biografia di Gide e la sua opera letteraria, ho temuto di essermi imbattuta in un pesante tomo ottocentesco, mera esortazione degli ideali religiosi e del fervore cristiano. Ho impiegato poco, però, a capire che qualcosa non quadrava e questa sensazione mi ha spinta a continuare la lettura, avvinta anche dalla storia raccontata.
Solo una volta terminato il breve romanzo, sono passata alla nota introduttiva sull’autore e sulla sua opera, aggiungendo importanti informazioni sul contesto all’interno del quale questo libro si inserisce.
Il tema portante de La porta stretta non mi pare essere né la storia d’amore tra il protagonista e Alissa, sebbene la trama si sviluppi tutta intorno ad essa, né la formazione del narratore, anche se alcuni tratti somigliano molto a quelli del Bildungsroman. Vi sono alcuni passi molto belli e alcune dichiarazioni d’amore potenti e drammatiche e, allo stesso tempo, il protagonista arriva ad una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, ma non riesce mai ad emanciparsi (e a riconoscere) ciò che lo tortura e lo affligge.
“Disdegnerei il cielo se non dovessi ritrovartici.”
p. 23
Domina come tema principale il dilemma irrisolto tra l’esasperazione ascetica, la castrante virtù religiosa, e una sorta di eroismo ideale, doloroso e umanamente struggente. Anche se l’argomento era più scottante nell’Ottocento e nel Novecento, possiamo considerarlo ancora piuttosto attuale sia da un punto di vista sociale sia umano sia anche per alcune considerazioni di carattere generale che ci spingono a riflettere.
“(…) se non ci stupiamo più spesso è solo per mancanza di attenzione da parte nostra.”
p. 80
Fermo restando che il lettore vorrebbe schiaffeggiare sia Jérôme sia soprattutto Alissa, per farli “rinsavire”, e che personalmente detesto e provo orrore del loro modo di nobilitare l’infelicità e rifuggire la gioia in nome di Dio, provo anche compassione per i due personaggi, fondamentalmente vittime e carnefici di se stessi. Qui, secondo me, risiede la forza e la particolarità del romanzo: senza retorica né certezze assolute, Gide mostra i danni di una fede estrema, senza rinnegarla completamente e compiangendo chi ne è oppresso.
Il finale è amaro: Jérôme non può e non vuole dimenticare Alissa, mentre accanto a lui la vita è più forte, scorre e fiorisce, nonostante il dolore e il sacrificio dei due innamorati.
– Cosa aspetti a sposarti?
p. 141
– Di aver dimenticato molte cose (…)
– Che speri di dimenticare presto?
– Che spero di non dimenticare mai.
La porta stretta riflette in parte l’esperienza autobiografica di Gide, la sua infelice esperienza prematrimoniale con la cugina Madeleine e il soffocante clima puritano in cui la vicenda si era svolta. Mi pare degno di nota sottolineare come Gide e Madelaine Rondeaux si sposarono nel 1895, dopo aver lungamente coltivato un amore fraterno e angelicato, ma il viaggio di nozze fu disastroso, anche perché le tendenze omosessuali del novello sposo erano sempre più chiare.
L’invito del romanzo è quello di ricercare un equilibrio in una sana terrestrità, sebbene il fascino dell’ambiente in cui Gide era cresciuto continui ad esercitarsi in modo ambiguo… L’autore, infatti, avrebbe forse desiderato realizzare una satira dell’eroismo gratuito e dello sterile amore per il sacrificio, ma i personaggi hanno preso vita propria, divenendo importanti figure drammatiche. La porta stretta mette così in scena un dramma morale e sentimentale attraverso monologhi, documenti scritti, lettere e dialoghi, inserendosi nella tradizione del romanzo psicologico francese.
“Che valore può avere una virtù che tutto il mio cuore rinnega?”
p. 135
Le giovani generazioni videro in Gide un simbolo della rivolta contro i pregiudizi, gli impacci della tradizione e l’ipocrisia della società borghese. Disponibile ad abbracciare le contraddizioni, fu un autore caratterizzato da un umanitarismo di ascendenza cristiana e fortemente impegnato nella realtà del suo tempo, esprimendosi, ad esempio, contro gli abusi del colonialismo francese. Il suo anticonformismo e il culto dell’individuo lo spinsero alla ricerca di una fede, che però non abbracciò mai completamente: “(…) credete a quelli che cerano la verità, dubitati di quelli che la trovano: dubitate di tutto, ma non di voi stessi” (p. VIII-IX). Leggendo questo semplice ma non banale romanzo, non mi stupisce che Gide influenzò scrittori della levatura di Sartre e di Camus.
L’AUTORE
Nato a Parigi da una ricca famiglia protestante, André Gide (1869-1951) pubblicò il primo libro nel 1891 e cercò progressivamente di liberarsi dal puritanesimo; nel 1895 si abbandonò alle proprie tendenze omosessuali, anche grazie all’incontro con Oscar Wilde, che aveva conosciuto quattro anni prima.
Sposò tuttavia la cugina, Madelaine, in un matrimonio disastroso, da cui già nel 1922 si considerava libero, quando intesse una relazione con una giovane donna, dalla quale ebbe anche una figlia.
Dopo aver frequentato l’ambiente dei simbolisti, raccolto intorno al poeta Mallarmé, si emancipò da questa corrente e pubblicò il suo primo romanzo, L’immoraliste, nel 1902. Nel 1908 collaborò alla fondazione della rivista “Nouvelle Revue Francaise”, dove pubblicò La porte étroite, tradotto in italiano nel 1966. Nel 1924 uscì il libro autobiografico Se il seme non muore, dove rivendicò apertamente la propria omosessualità. In questi anni la sua celebrità crebbe e divenne un personaggio affermato e famoso. Il suo impegno si concretizzò nella denuncia degli abusi del colonialismo francese (1925) e negli anni Trenta si avvicinò al comunismo; tuttavia, dopo il viaggio in URSS (1936), tornò amareggiato e deluso. Rifiutò il governo di Pétain e si trasferì in Africa dove rimase fino alla Liberazione. Nel 1947 ricevette il premio Nobel per la letteratura.
SINOSSI
Uscito nel 1922, La porta stretta segna il primo grande successo letterario di Gide. Il titolo richiama la parabola del Vangelo di Luca sull’importanza della fede, intorno a cui ruota l’intera vicenda narrata. I cugini Alissa e Jérôme si amano di un amore platonico: un sentimento puro, potente e ricambiato, nonostante il quale e proprio a causa del quale si innesta l’intera tragedia delle loro vite.
IL LIBRO
André Gide, La porta stretta, trad. Emilio Bucciotti, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1986.
> https://www.garzanti.it/libri/andre-gide-limmoralista-la-porta-stretta-9788811365655/
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