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UN GIORNO A PITEGLIO

Un trekking, i luoghi da visitare e la sagra della farina dolce

Lunedì 18 aprile 2022

Il giorno di Pasquetta abbiamo deciso di fare dedicarci ad un’attività tradizionale: la gita fuori porta. Abbiamo, però, cambiato un po’ le carte perché abbiamo scelto la nostra meta secondo la presenza di una sagra locale, la Festa della Farina Dolce a Piteglio. Quale migliore occasione per scoprire un altro dei borghi della montagna pistoiese? In precedenza, infatti, avevamo già visto il Ponte Sospeso, le Torri di Popiglio, il borgo di Popiglio e il Ponte di Castruccio, tutti vicinissimi a Piteglio. (Qui vi mettiamo il dettaglio del nostro trekking.)

Piteglio - panorama dal campanile.

Prima di addentrarci nei particolari, vi diamo qualche idea di come abbiamo trascorso la giornata: arrivati di buon’ora, abbiamo trovato facilmente parcheggio prima che le strade fossero chiuse per allestire gli stand… È stato bello anche vedere i preparativi della festa da parte degli affaccendati abitanti della zona. Dopo aver ammirato il panorama dalla piazza principale di Piteglio, abbiamo fatto una breve passeggiata ad anello fino ad arrivare al Ponte di Castruccio. Due ore dopo eravamo di nuovo a Piteglio, pronti per il pranzo! Ovviamente ci aspettavano gli avanti della Pasqua, che abbiamo consumato sotto un gentile sole primaverile nell’area picnic dedicata, proprio sotto la piazza principale. Come dolce avevamo l’imbarazzo della scelta: necci, polenta di castagne, frittelle, castagnaccio… Abbiamo visitato il paese, con gli incantevoli vicoli e i sorprendenti scorci, fino ad arrivare alla Chiesa di Santa Maria Assunta e alla Torre campanaria, aperta per la festa.

Insomma, è stata una giornata intensa, ma ricca di semplici, deliziose, interessanti soddisfazioni!

PITEGLIO

Le origini del primo insediamo sono romane e risalgono al II sec. a.C., in seguito alla conquista dei territori di questa zona montana, abitata dalle bellicose tribù dei Liguri Friniati e Apuani, che si erano insediati nella Val di Lima. La denominazione Piteglio deriva probabilmente dal milite Petilius, che qui aveva combattuto.

La sua storia nel Medioevo si intreccia particolarmente con quella dei Conti Guidi, che qui ebbero un castello, e di Matilde di Canossa, che fece ristrutturare la chiesa adesso nota come Pieve Vecchia. La prima vera citazione del borgo è in un documento del XI secolo, quando viene descritto con una fortezza, una torre e una chiesa; fino al XII sec. i Conti Guidi amministrarono il luogo, che passò poi sotto l’egemonia della città di Pistoia.

Nel 1244, grazie ad un censimento realizzato dal comune, sabbiamo che nel borgo vivevano circa 400 abitanti e nessun di essi era considerato povero: ciò denota una struttura economico-sociale piuttosto egalitaria, fondata sul diffuso possesso della terra. Non vi erano né nobili né ecclesiastici, ma solo artigiani (un fabbro e un marmorario, che commerciavano) e un pescatore.

Nel corso dei secoli il territorio montano è sempre stato scarsamente abitato e nel Quattrocento, in seguito alle epidemie e alle guerre le famiglie, erano poche decine… Ancora oggi non sono numerose: agli inizi del Novecento il paese contava circa 660 abitanti!

Piteglio.
Piteglio - panorama su Popiglio.

Parcheggiamo poco distante dalla piazza principale e visitiamo le vie del borgo: la bellissima terrazza sulle montagne pistoiesi ci appaga con uno splendido panorama, ma anche gli stretti vicoli sono molto affascinanti e ci portano indietro nel tempo… In particolare ci innamoriamo degli scorci dell’Aia Grande: completamente in pietra e con tanti scorci suggestivi. In questa bella piazzetta possiamo vedere anche la Loggia dei Fabbri, oggi chiusa da un giardino privato e che un tempo doveva essere la porta di accesso alla Rocca dei Conti Guidi. Da quell’entrata si accedeva alla torre e alla Piazza/Aia del Campanile. L’antica cinta muraria della fortificazione segna ancora adesso il centro storico di Piteglio, rendendolo facilmente riconoscibile; un secondo ordine di mura è visibile in Via della Ripa, dove il clima più favorevole ha permesso un maggiore sviluppo del borgo. Le mura sono state inglobate dalle case: a ciò dobbiamo il particolare andamento curvilineo e le pietre a vista delle abitazioni.

Saliamo verso l’Aia del Campanile, dove si trova anche la Chiesa di Santa Maria Assunta: siamo nel punto più alto del paese (e anche il più quieto). Durante le sagre vengono organizzate delle visite guidate di circa 45 minuti ed è possibile salire sul campanile, dal quale si gode di un panorama mozzafiato.

Piteglio - Aia Grande.
Piteglio - Aia Grande.

LA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Il primo impatto visivo che abbiamo del paese è quello di un borgo arroccato: così ci appare a noi moderni e ugualmente doveva emergere agli occhi degli antichi pellegrini, che passavano da queste zone in direzione di Roma, Gerusalemme o addirittura Santiago de Compostela. Nel Medioevo le strade erano percorse non solo dai devoti in processione, ma anche da artisti e mercanti: Piteglio era una tappa per chi arrivava da Lucca e da Modena. Il primo edificio a cui i viandanti giungevano era quello che adesso chiamiamo Pieve Vecchia, che la tradizione annovera tra le novantadue chiese fatte erigere da Matilde di Canossa; in realtà, questo luogo religioso fu da lei voluto solo restaurare alla fine dell’anno Mille. Sicuramente fu una pieve molto frequentata dagli abitanti del paese di Piteglio, che le erano affezionati.

La chiesa principale di oggi è però un edificio differente: nel corso dei secoli il borgo, infatti, fu un antico castello dei Conti Guidi di Modigliana, fedeli alleati ed esecutori di Matilde di Canossa; la roccaforte di Piteglio fu un importante rifugio per i cavalieri e un luogo di difesa. All’interno del castello vi era una piccola chiesa di esclusiva proprietà ed uso dei conti Guidi: era, infatti, una cappella comitale inclusa nella loro dimora. Con l’esaurirsi della dinastia dei Guidi, la rocca fu abbandonata e il popolo di Piteglio la vide come un luogo sicuro in cui trovare riparo in un periodo, quello medievale, in cui gli spostamenti erano particolarmente rischiosi: persino recarsi dalle case alla vecchia pieve poteva essere un tragitto troppo lungo! Per questo motivo cominciarono ad usare la cappella del castello. Alla fine del 1384, quando il vescovo arrivò in paese, il luogo di culto si era già spostato: i suoi scritti parlano della chiesa di San Martino e della Pieve antica. La denominazione intitolata a San Martino, però, scomparve poco dopo… La testimonianza del vescovo riporta anche una reliquia dedicata al santo e un’altra alla Madonna del latte; i conti Guidi, in effetti, avevano dedicato la propria cappella a San Martino in quanto spesso considerato protettore dei cavalieri. D’altra parte, anche la reliquia del latte è in linea con la presenza dei conti, poiché è possibile trovarne una identica al castello dei Guidi a Montevarchi. Nel 1475 il vescovo, tornato a Piteglio, nominò invece la Chiesa della Vergine Assunta, senza alcun riferimento a San Martino. Le due pievi sono quindi in un certo senso complementari, dato che quella antica è dedicata alla Santissima Annunziata.

Piteglio - Chiesa di Santa Maria Assunta e torre campanaria.


Dal Quattrocento la reliquia del latte divenne sempre più importante: non si tratta, ovviamente, del latte della Madonna, ma di un po’ della pietra della grotta di Betlemme, grattata dalle pareti e mescolata ad acqua e che appare di un colore lattiginoso. Potrebbe venire da Gerusalemme oppure dal tesoro del re di Francia, in ogni caso la parte più interessante della sua presenza in questa chiesa è legata alla leggenda

La struttura della chiesa è ad un’unica navata, ma con una chiara distinzione tra la parte maschile a destra e quella femminile a sinistra, dove si apre anche la cappella che accoglie la reliquia del latte. Questa divisione potrebbe far pensare ad una derivazione dal mito templare…

All’interno dell’abside è  presente in alto un affresco novecentesco raffigurante la Madonna assunta, che si eleva da un roseto: la scena si svolge a Piteglio, che compare sullo sfondo, mentre i personaggi testimoni sono proprio gli abitanti del paese, viventi al tempo. Nel 1937, durante la comunione cadde una parte del tetto che distrusse l’affresco dell’Ottocento, che venne, quindi, dipinto nuovamente da Leonetto Tintori; rimangono dell’antica opera solo i pennacchi.

Lungo la navata è presente una Via Crucis, tra le tappe della quale si apre un grande arco che incornicia nell’ingresso della cappella. Da dove proviene una decorazione tanto imponente? Quando, durante il suo abbandono, il castello veniva via via smantellato, erano riutilizzati diversi pezzi architettonici: questo arco, realizzato nel Trecento, si trovava sicuramente all’esterno, poiché notiamo che un lato è più consumato dell’altro ed era quindi maggiormente esposto al vento e alle intemperie. Le decorazioni in bassorilievo sono simboliche: riconosciamo la conchiglia jacopea, l’uomo e la donna. Entrando nella cappella saliamo alcuni gradini; essa si trova quindi fuori dalla navata della chiesa: il significato è quello di elevarsi dalla quotidianità, anche perché in questo luogo ci si recava spesso per chiedere la grazia.

La reliquia del latte, quindi, è stata portata dai Conti Guidi, ma la tradizione popolare racconta un’altra versione. La leggenda narra che un giorno arrivò al castello un templare, che chiese asilo per la notte; tutti erano molto incuriositi dall’ampolla contenente il latte della Madonna e lui, impaurito che volessero rubargliela, cercò di andarsene di nascosto, ma le campane iniziarono a suonare forte. Terrorizzato, il cavaliere gettò la reliquia a terra, mandandola in frantumi. Gli abitanti di Piteglio, allora, raccolsero i fili d’erba bagnati dal latte e li misero in un’altra ampolla, quella che vediamo adesso.

Piteglio - Chiesa di Santa Maria Assunta, abside.
Piteglio - Chiesa di Santa Maria Assunta, tabernacolo.

La cappella presentava un tempo un altare centrale e un’immagine della Madonna del latte, ma molte trasformazioni, soprattutto nel corso dei Seicento, avvenirono quando allestirono la cappella come ci appare adesso. Fu soprattutto la dinastia dei Migliorini, infatti, a promuovere le modifiche: nel 1666 il pievano e scalpellino Migliorini realizzò l’altare. Particolarissima è proprio la mostra dell’altare con al centro il tabernacolo: dentro era presente la reliquia, dove adesso troviamo un’immagine della Madonna. Fu l’artista Palladini a creare questa composizione: la forma è quella del Tempio di Salomone, ma era coperta da un dipinto, che adesso troviamo esposto a destra e che era incardinato all’interno della cornice. Quando la reliquia era aperta, le campane suonavano diversamente per darne comunicazione al popolo e la carrucola faceva salire la tela; in tutte le altre occasioni, invece, il dipinto era disteso a copertura. Il soggetto del quadro stesso non è casuale: esso raffigura la Madonna che tiene in braccio il bambino e ha in mano un’ampolla; accanto a lei si trovano San Domenico da Rosario e San Luca che per primi scrissero della vita della Vergine. Si trattava, quindi, di una commissione specifica per questo luogo.

La reliquia del latte, tuttavia, non fu sempre amata: alcuni vescovi avrebbero voluto sostituirla e, in tempi recenti, uno in particolare fece fare una perizia, dalla quale si è ricavata l’informazione che all’interno vi sono residui vegetali: sarebbero quindi proprio i fili d’erba raccolti! Negli anni è stata portata in processione ed è stata oggetto di numerose preghiere, non tanto legate alle richieste di avere figli, ma di avere tanto latte per poterli allattare, soprattutto nei secoli afflitti dalla mancanza di cibo.

Piteglio - Chiesa di Santa Maria Assunta, reliquia del latte.
Piteglio - Chiesa di Santa Maria Assunta, quadro.

Passando da una stretta porta ci troviamo in un ambiente particolare, che sembra quasi adibito a magazzino: qui sono conservate diverse reliquie, tra cui quella del latte e una di San Bernardo; l’autore è Taddei Giovannini, vissuto alla fine del Seicento a Piteglio e divenuto importante ecclesiastico a Roma. Per suo volere fu eretto l’Oratorio di San Bernardo, purtroppo non più esistente. La figura del santo è strettamente collegata a quella della reliquia del latte: fu lui, infatti, a chiedere alla Madonna una prova di essere la madre del Cristo e lei gli diede tre gocce di latte.

L’altare che vediamo in questa stanza era di pertinenza della Compagnia del Corpus Domini e del Rosario. Notiamo un particolare: la scritta abissus gratiae, ad invocare la grazia divina, ma anche perché sotto i nostri piedi vi è una polla galattofora, ovvero da dove fuoriesce acqua biancastra, che somiglia, appunto, al latte. Il luogo esatto non è visibile adesso, poiché è divenuto la base del campanile.

LA TORRE CAMPANARIA

Piteglio - torre campanaria.



Dell’antica origine di Piteglio rimane il campanile, visibile anche a grande distanza e intorno al quale il paese di è sviluppato. Sebbene ancora oggi sia piuttosto alto (30 metri), un tempo doveva essere ancora più maestoso; venne ristrutturato varie volte a causa di terremoti che colpirono la zona e assunse la forma attuale intorno agli anni Venti del secolo scorso.

Vale senza dubbio la pena salire, ma occorre prestare un po’ di attenzione: le scale sono spesso ripide e alcuni cunicoli possono risultare piuttosto stretti… Lo stupefacente panorama, però, ci ripaga della fatica! Oltre ai tetti del borgo, possiamo ammirare un lungo tratto della Valle del Lima fino alle montagne più in lontananza.

I suoi angoli sono orientati verso i quattro punti cardinali e già nel XVIII secolo conteneva un orologio; oggi ce n’è uno moderno, mentre un vecchio telaio ottocentesco è ancora visibile al terzo piano.

Piteglio - panorama dal campanile.
Piteglio - Lorenzo e Federica sul campanile.

LA SAGRA E LA FARINA DI CASTAGNE

Piteglio è un paese piccolo, ma molto attivo, soprattutto quando si tratta di fiere locali! Una delle più importanti e che si tiene in diversi momenti dell’anno è quella dedicata alla farina di castagne, con la possibilità di scoprire antiche tradizioni e curiosità e soprattutto di gustare i prodotti locali.

Piteglio - locandina della Festa della Farina Dolce.


La grande piazza principale del borgo viene chiusa al traffico (meglio arrivare la mattina presto per trovare più facilmente parcheggio), ma la sagra si distribuisce nelle varie zone del paese, così che sia possibile visitarlo tutto. Una bella mappa esplicativa ci mostra le tappe fondamentali: il punto di partenza è senza dubbio lo stand della polenta dolce e dei necci, cotti, secondo la tradizione, con i testi e ripieni di ricotta o cioccolato, mentre alla Casa della Musica troviamo i panini con la salsiccia (per chi non si è portato il pranzo al sacco). Qui possiamo gustare anche il castagnaccio e alcuni liquori locali ai frutti di bosco.

Salendo tra le viuzze del borgo, arriviamo alla meravigliosa Aia Grande, dove vengono servite le frittelle, mentre nell’Aia del Campanile sono organizzati stand di libri e visite guidate.

Alcuni cartelli ci mostrano come vengono preparati i necci, come funzionano i testi, quali sono le proprietà della farina dolce e i vari modi per cucinarla. Tra i vicoli, da non perdere anche la targa illustrativa dedicata al metato (o seccatoio), un piccolo edificio realizzato in pietra e destinato all’essiccazione delle castagne.

Piteglio - sagra, preparazione della polenta di castagne.
Piteglio - sagra, preparazione dei necci.
Piteglio - sagra, preparazione della polenta.
Piteglio - sagra, neccio ripieno di ricotta e liquore ai mirtilli.
Piteglio - sagra, frittelle di farina di castagne.

IL TREKKING

Mappa del trekking a Piteglio.
Lunghezza complessiva6 km
Tempi di percorrenza2 ore
Dislivello322 m.
Grado di difficoltàFacile
SCHEDA TECNICA

Il percorso ad anello che abbiamo scelto è molto semplice, con l’unica difficoltà di una salita un po’ ripida alla fine, ma non particolarmente lunga. E’, quindi, adatto a tutti, anche ai bambini e ai meno allenati.

Partiamo dal centro di Popiglio, dalla piazza principale e ci dirigiamo verso la Pieve della Santissima Annunziata: la strada è asfaltata ed esce dal borgo, che ci lasciamo velocemente alle spalle. I panorami sono abbastanza vasti: ammiriamo le montagne e il paesino di Popiglio, sull’altra sponda del torrente Lima e il cui riferimento ci accompagnerà per lungo tratto della nostra passeggiata. Possiamo notare anche le sue due torri, che si elevano nel bosco, e la grande cava sopra la quale sorge il borgo nascosto di Lucchio.

Piteglio - panorama.
Piccolo ponte vicino al Ponte di Castruccio.
Piteglio - panorama su Lucchio.

In corrispondenza dell’antica pieve possiamo godere anche di una veduta di Piteglio, che svetta arroccato e compatto con la sua alta torre campanaria. Pochi metri dopo giriamo a sinistra in un vero e proprio sentiero, abbandonando via del Pianello: comincia qui la discesa che ci porterà al letto del torrente. La strada è ben tracciata, spesso all’interno del bosco, ma anche con alcune aperture da cui è possibile godere di sprazzi di panorama. Intersechiamo più volte una strada asfaltata; consigliamo di prestare attenzione all’ultima intersezione: noi abbiamo scelto l’asfalto perché il tratto finale del sentiero era pieno di rovi…

Arriviamo al Ponte di Castruccio in circa 45 minuti: qui possiamo sostare per uno spuntino a Le Dogane o per rilassarci sulle sponde del Lima. (Qui potete leggere un approfondimento su questo storico e particolare ponte.) Noi ci tratteniamo poco perché ci attende la salita e la sagra in paese…

Il sentiero che ci riporta a Piteglio è molto semplice e perfettamente segnato: con alcuni tornanti e la maggior parte della camminata all’ombra del bosco, la salita è faticosa ma sopportabile. Sbuchiamo in corrispondenza del cimitero e da lì torniamo nel centro del paese.

Pur trattandosi di un percorso semplice e che tocca diversi punti di interesse, è molto silenzioso e tranquillo… Un dettaglio importante e sempre gradito!

Piteglio.
Ponte di Castruccio.
Panorama durante il trekking.
Casale lungo il percorso del trekking.

INFORMAZIONI


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