I foschi turbamenti di un adolescente
Dopo Il giocatore di Dostoevskij, che avevo trovato casualmente, ecco un altro classico che mi è capitato tra le mani in modo fortuito, ripescato da una libreria non mia e forse un tempo appartenuto ad una biblioteca, considerando l’usura e uno strano bollino blu attaccato sul retro… Poco importa della sua storia prima che giungesse tra le mie mani: adesso che l’ho letto, sottolineato e scribacchiato in fondo (addirittura ci sono alcune pagine didatticamente lasciate per le annotazioni), è di sicuro una mia proprietà.
Come per tutti i classici che mi accade di leggere e che non scelgo attivamente, affronto le pagine con una certa riottosità e uno scetticismo difficile da scardinare. A libro concluso, mentirei se dicessi che vorrei rileggerlo e che lo consiglierei ai miei amici… Tuttavia, mi ha sorpresa molto perché la storia non era ciò che mi aspettavo e soprattutto la trama ha preso una piega del tutto inattesa.
Fin dall’inizio del romanzo siamo immersi in un’atmosfera piuttosto asfittica e quasi tenebrosa: una sorta di fuliggine opprime ogni ambientazione, dalle polverose e maleodoranti stanze segrete del collegio alle aule dove i giovani svolgono i compiti fino agli esterni. Questa oppressione pervade il racconto e si incupisce progressivamente, con la partenza dei genitori di Törless, che sembrano rappresentare un ultimo raggio di luce (la figura della madre riappare, non a caso, proprio alla fine). Nonostante ciò, tuttavia, era difficile per me immaginare che gli eventi potessero precipitare in situazioni che potrei descrivere come turpi, senza dubbio disgustose e abbrutenti. Sorprende ancora di più che il narratore tratti tutti gli avvenimenti come qualcosa sì di brutale, ma in un certo senso anche naturale, come se episodi simili fossero normali nei collegi di inizio Novecento… Questo distacco disincantato è in parte prodotto dalla prospettiva dello stesso Törless, il quale nell’età adulta si allontanerà da quanto accaduto. Credo, però, che ci sia un fondo di vero: eventi simili a quelli descritti potevano realmente non essere così strani e fuori dall’ordinario, come ci appaiono adesso; la ragione è da cercarsi in un passato che è per noi molto distante dalla nostra quotidianità.
Probabilmente anche per questo motivo non percepisco il romanzo come un vero Bildungsroman, del quale avrebbe i presupposti: un giovane adolescente che compie esperienze (anche devianti e associandosi a compagni moralmente peggiori di lui) per una propria crescita… In tutto il libro, in effetti, assistiamo a continue riflessioni, dubbi, arrovellamenti e ricerche interiori; tuttavia non trovo il finale completamente edificante. Non provo, cioè, quella soddisfazione che è solita sorgere nel mio animo alla fine di un romanzo di formazione.
“Ogni notte, per lui, significava il nulla, la fossa, l’estinzione. Non aveva ancora appreso la capacità di disporsi ogni giorno a morire, senza preoccuparsi.”
P. 48
Mi hanno colpita in particolare due aspetti: in primo luogo, l’abilità di Musil nel trasporre per iscritto i pensieri del protagonista. L’autore, infatti, riesce a restituire in modo incredibile la confusione di sentimenti, emozioni e pensieri del giovane; segue i percorsi della mente, come essa divaghi, si autoilluda, quanto cerchi di scandagliarsi senza davvero riuscirci e in che modo i ragionamenti spesso finiscano in vicoli ciechi o vengano distratti… Le pagine riportano persino la morbosa insistenza con cui i pensieri ritornano, si associano in combinazioni apparentemente casuali e poi improvvisamente scompaiono. Questa resa così vivida dei processi della mente è disturbante per il lettore, ma anche molto interessante.
“Ci sono anche altre cose, in cui si verifica tale discordanza tra vita e intelletto. Ma quello che, per un istante, conosciamo in modo pieno e irriflesso, diventa confuso e incomprensibile, se gli gettiamo addosso le catene del pensiero, per farne un possesso duraturo.
Quanto appare grandioso e inaccessibile, per la distanza che lo separa dalle nostre parole, diventa semplice, familiare, una volta entrato nella sfera della vita quotidiana.”
pp. 84-85
Una medesima impressione di fascino e disturbo è stata suscitata in me dalle figure dei due altri personaggi principali, gli “amici” di Törless. I loro comportamenti e discorsi sono completamente orientati ad ottenere maggior potere, eppure i due ragazzi giustificano i soprusi, la bramosia, la crudeltà e persino i più bassi istinti sessuali e animaleschi. Lo fanno in modo differente: l’uno con la macchinazione machiavellica di chi deve abituarsi a dare ordini, l’altro con la filosofia e l’ascetismo orientale. In entrambi i casi le giustificazioni sono frutto di una distorsione di valori e percorsi di crescita e formazione… Tuttavia, rimane salda in loro la ferma convinzione di essere corretti e che, pertanto, resteranno impuniti. Di riflesso, il mondo degli adulti del collegio non appare edificante: saccenti e riservati, non capiscono ciò che accade, ma vedono solo quello che vogliono, o meglio tutto ciò che non è un’incongruenza con la struttura che hanno costruito per vedere e interpretare la realtà che li circonda.
Il dubbio sulla giustizia, la ricerca dell’esperienza in sé, di una sua autenticità è solo in Törless, il quale pure si giustifica e si assolve, in fondo, ma vive in un tormento dall’inizio alla fine. E il lettore con lui.
“Sono grandi, sanno tante cose, ma si sono stretti da soli in una rete. Una maglia tiene l’altra, sembra la cosa più naturale del mondo: ma nessuno sa dov’è la prima maglia, quella che regge tutte le altre.”
p.107
SINOSSI
Esordio letterario dello scrittore austriaco Robert Musil, pubblicato per la prima volta nel 1906, rientra nella categoria dei romanzi di formazione. Racconta la storia di un giovane cadetto militare disorientato e delle sue esperienze all’interno di un collegio, degli episodi ai quali assiste ed è partecipe e soprattutto della loro rilevanza nella ricerca di valori morali.
Il titolo originario, Die Verwirrungen des Zöglings Törleß, non potrebbe essere limitato a “Il giovane Törless”, che pure è riportato in tante traduzioni italiane. La parola chiave, che getta le basi dell’importanza dei sentimenti descritti da Musil, “turbamento”, che richiama grandi autori, da Jean-Jacques Rousseau ad Immanuel Kant ed Arthur Schopenhauer. In Italia, l’opera è anche conosciuta col titolo I turbamenti del giovane Törless, mentre in realtà la traduzione migliore del titolo sarebbe I turbamenti dell’allievo Törless.
L’AUTORE
Considerato uno dei massimi romanzieri del Novecento, Robert Musil (1880-1942) scrisse racconti, opere teatrali e romanzi. La sua opera più celebre, L’uomo senza qualità, fu pubblicata nel 1931 (I volume) e nel 1933 (II volume); il terzo rimase incompiuto e fu edito postumo nel 1943. Famosi e importanti sono anche Unioni (1911), Tre donne (1923) e I fanatici (1921).
IL LIBRO
Robert Musil, Il giovane Törless, Super Classici BUR, Rizzoli Libri, Milano, 1999.
> https://www.ibs.it/giovane-torless-libro-robert-musil/e/9788817063463
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