Puglia Viaggi

CAVA DI BAUXITE, PUNTA PALASCIA, PORTO BADISCO E SANTA CESAREA TERME

Salento On the Road: Giorno 4 (pt. 1)

Una meraviglia naturale, il luogo più a est d’Italia, un’insenatura con grotte abitate dal Neolitico e un elegante paese di mare

Il quarto giorno del nostro on the road nel Salento ci svegliamo in una delle città più iconiche del sud della Puglia: Otranto. Ne approfitto per visitare la Cattedrale senza turisti, posticipando la colazione, che ci viene servita su un vassoio da portare in camera nel nostro B&B. Ci prendiamo il tempo per rivedere l’itinerario della giornata, che si preannuncia molto ricca! Per chi legge il nostro blog per la prima volta: stiamo visitando il Salento cambiando ogni giorno albergo e vi raccontiamo passo per passo le nostre scoperte, aggiungendo consigli e qualche informazione utile. Alla fine dell’articolo troverete anche una nota sul budget speso.

Martedì 28 giugno 2022

Nei giorni precedenti, da Lecce ci siamo spostati prima nell’entroterra per visitare alcuni borghi della Grecìa Salentina, come Calimera e successivamente Corigliano d’Otranto, ma anche l’incantevole Acaya; sulla costa siamo scesi dalla Grotta della Poesia all’incredibile panorama di Torre dell’Orso (le Due Sorelle) fino a raggiungere i faraglioni di Sant’Andrea. E non ci siamo fermati: una tappa obbligatoria è stata la Baia dei Turchi, a cui abbiamo aggiunto una meta più sconosciuta e selvatica, Cala Grotta Monaca.


Il nostro quarto giorno inizia a Otranto, dove mi sveglio presto per arrivare alle 8.30 alla Cattedrale e poter visitare senza turisti uno dei luoghi più magici, antichi e spirituali che abbia mai scoperto… Dopo la colazione il nostro percorso si dipana tra meraviglie naturalistiche (l’ex cava di bauxite e la Grotta Zinzulusa), curiosità geografiche (Punta Palascia), antiche rovine (il Monastero di San Nicola di Casole), insenature idilliache (Porto Badisco), borghi deliziosi (Santa Cesarea Terme e Castro)… In questo articolo vi raccontiamo solo la prima parte della nostra giornata:

Ex cava di Bauxite a Otranto.
Forno a Otranto.

EX CAVA DI BAUXITE

Dopo la visita alla Cattedrale di Otranto e la colazione al B&B Ma.Re. ci fermiamo qualche minuto al supermercato locale proprio fuori dal centro, che offre un reparto forno davvero incredibile. Purtroppo, non ci sono scelte senza glutine, ma faccio rifornimenti per Lorenzo e partiamo.

L’ex cava di Bauxite dista solo sette minuti in auto da Otranto ed è possibile lasciare l’auto al Parcheggio Orte a pagamento (3 euro). Se, come noi, volete evitare una spesa inutile e non vi dispiace aggiungere cinque minuti di passeggiata, vi consigliamo di parcheggiare presso la Croce del Papa. Non si tratta di un monumento particolarmente bello, ma potete comunque leggere la lapide commemorativa: in occasione del cinquecentesimo anno dal martirio di Otranto, operato dai turchi ottomani, il papa Giovanni Paolo II fece visita a questo luogo, diffondendo un messaggio di pace e giustizia (5 ottobre 1981).

Statua del Papa.
Ex cava di Bauxite a Otranto.

Dai posti auto gratuiti vicino alla strada asfaltata, percorriamo in circa un quarto d’ora la via che ci conduce fino al laghetto della cava di bauxite. Sono le 11 di mattina e il sole è già alto e incandescente nel cielo… Purtroppo non ci sono spazi all’ombra e raccomandiamo di portare dietro acqua a volontà. Il caldo e la fatica sono ampiamente ricompensati: la terra diventa rossa e subito possiamo scorgere e intuire la meraviglia del lago! Si tratta di uno dei più suggestivi e particolari tesori naturalistici del Salento e noi ce lo godiamo da ogni angolatura, seguendo i sentieri che si dipanano intorno allo specchio d’acqua verde smeraldo che esalta il colore rosso e aranciato delle sponde, su cui crescono alberi e cespugli. Ci sembra di essere usciti dall’Italia e di ammirare in piccolo i colori e le forme che abbiamo visto in documentari sull’America o su altri luoghi più esotici…

Come si è creato qui uno spettacolo simile? La bauxite è una roccia sedimentaria, un minerale usato come base per la produzione dell’alluminio e la sua presenza a pochi chilometri da Otranto fu scoperta intorno al 1940; l’estrazione perdurò fino al 1976, rappresentando un’importante fonte di ricchezza locale. La bauxite, infatti, veniva qui estratta e lavata per essere poi imbarcata nel porto vicino e spedita a Marghera; oltre che per l’alluminio, è utilizzata nella preparazione di abrasivi, refrattari e colori. Purtroppo, il giacimento si rivelò di minore importanza rispetto a quanto inizialmente supposto perché si riteneva che non si trattasse di una vera e propria bauxite ma di pisoliti bauxitiche (dialettalmente “uddhrie”), con un tenore di alluminio piuttosto scarso. Perciò, la cava fu dismessa e così si venne a creare un piccolo ecosistema lacustre: il laghetto, sempre ricco di acqua poiché alimentato dalle infiltrazioni provenienti dalle vicine falde. Il verde smeraldo crea un meraviglioso contrasto con il colore delle rocce circostanti, di un rosso brillante, mentre intorno il paesaggio è desertico e sassoso… I calanchi sono stati scavati dalle piogge e dell’ecosistema che si è venuto a creare ne beneficiano numerose specie locali. Insomma, la natura ha trovato il proprio modo di rimediare all’intervento umano.

Dopo esservi appagati di questo spettacolo naturale (l’esplorazione dura circa 40 minuti), potete ammirare il panorama lungo la costa, che vediamo stendersi fino al ben riconoscibile faro di Punta Palascia. 

Ex cava di Bauxite a Otranto.
Ex cava di Bauxite a Otranto.
Ex cava di Bauxite a Otranto.
Ex cava di Bauxite a Otranto - panorama su Punta Palascia.

MONASTERO DI SAN NICOLA DI CASOLE

L’ex cava di bauxite non è una delle mete più turistiche, ma è sicuramente conosciuta. Del tutto ignoto ai più, invece, è il monastero di San Nicola di Casole o, per meglio dire, le sue mastodontiche rovine.

Prendendo l’auto ci dirigiamo a sud verso Punta Palascia e facciamo una breve deviazione sulla destra, in corrispondenza di una strada privata. Potete tranquillamente percorrerla per arrivare ai resti del grande monastero, inglobati in una masseria. Secondo la tradizione il luogo di culto e raccoglimento fu fondato da Boemondo I d’Antiochia nel 1098 e poi donato ai monaci basiliani. Nel 1480 la struttura fu distrutta dalla devastazione turca… Ne rimangono solo le imponenti rovine.

Monastero di San Nicola di Casole.
Faro di Punta Palascia.

PUNTA PALASCIA

Proseguiamo verso la nostra prossima tappa: il faro di Punta Palascia, che dista solo un quarto d’ora dalla cava di bauxite e che raggiungiamo verso mezzogiorno. Il gran caldo rende l’aria più pesante e meno nitida, ma nelle giornate più terse in questo punto è possibile distinguere le montagne dell’Albania che dista soli 73 km. Lasciando l’auto nel piccolo parcheggio sopra la scogliera, davanti alla base della Marina Militare, possiamo scendere fino al faro e ad una spiaggetta rocciosa, lungo un sentiero contornato da una staccionata di legno. Già di per sé, senza sapere nulla della particolarità del luogo, ci appare di grande impatto.

Qui finisce ufficialmente il Mare Adriatico e inizia lo Ionio e ci troviamo nel punto più orientale d’Italia. Il faro bianco che svetta sul blu profondo del mare è stato recentemente ristrutturato; gli altri edifici sono sede della stazione meteorologica di Otranto-Punta Palascia. Non sono numerosi i turisti che si avventurano fino a questo luogo remoto, ma rappresenta un’attrattiva per locali e non soprattutto la notte di Capodanno, quando, secondo una tradizione, in molti si radunano di fronte al mare per ammirare la prima alba del nuovo anno in Italia.

Punta Palascia.
Faro di Punta Palascia.

Punta Palascia o Capo d’Otranto è stata teatro di importanti battaglie: nel 1480 il mare fu solcato dalla flotta dei turchi e durante la Prima guerra mondiale le truppe alleate crearono uno sbarramento con reti e boe per impedire alle navi austro-ungariche di passare. Nel corso della Guerra Fredda Punta Palascia fu deputata al controllo del Canale d’Otranto e, dopo di essa, queste acque sono state testimoni dell’esodo delle popolazioni provenienti soprattutto dall’Albania. La vicinanza alla costa opposta, infatti, è davvero sorprendente; tanto che la rete telefonica in questa zona non è più italiana ma greca!

PORTO BADISCO

In un altro quarto d’ora di auto arriviamo a Porto Badisco, godendoci nel frattempo il panorama della costa, in particolare la Torre di Sant’Emiliano che si erge solitaria sulla scogliera.

Lasciamo la macchina in una stradina del piccolo paese, passiamo di fronte all’edificio della ProLoco e scendiamo fino alla suggestiva spiaggia, che si colloca alla fine di un’insenatura che ricorda un fiordo roccioso. Il panorama è spettacolare con il mare azzurro, le rocce biancastre e il terreno arido e brullo che si alterna ai grandi pini. Troviamo riparo all’ombra di essi e, dopo un bagno, pranziamo con focacce e panini.

Porto Badisco è senza dubbio una delle cale più affascinanti del Salento. Ci sono alcuni avventori, ma è facile trovare un angolo di quiete… Arricchisce l’incanto dell’insenatura la leggenda secondo la quale su queste rive sbarcò Enea, in fuga da Troia, insieme al padre Anchise e al figlio Ascanio. I racconti di Virgilio nell’Eneide si intrecciano con l’antica storia locale: a pochi metri dal mare, infatti, si apre la magica Grotta dei Cervi.

Porto Badisco.
Porto Badisco.
Porto Badisco.

Purtroppo chiusa al pubblico e non visitabile, la grotta è un antico complesso ipogeo, considerato tra i più importanti d’Europa. All’interno sono stati ritrovati circa tremila dipinti murari risalenti al Paleolitico: raffigurano geometrie astratte e figure, come uomini che tendono l’arco, bambini, donne, animali, tra cui cervi. L’uomo utilizzava queste grotte di natura carsica già dal Neolitico! Si trattava probabilmente di un luogo di culto che rimase attivo fino all’inizio dell’età dei Metalli. Particolarmente suggestiva è una stanza sotterranea con decine di impronte di piccole mani…

La riscoperta del luogo, però, è piuttosto recente: nel 1970 un gruppo di speleologi si imbatté nell’ingresso della cavità e da allora cominciarono le ricerche: la grotta si estende per 26 metri di profondità, annovera gallerie principali per una lunghezza di circa 200 metri, con annessi cunicoli e angusti corridoi. Le pareti sono decorate con un ciclo pittorico realizzato con ocra rossa e guano… Adesso un progetto dell’Università del Salento vorrebbe creare una ricostruzione virtuale della grotta, rendendola godibile a tutti pur continuando a preservarla.

Trascorriamo a Porto Badisco circa tre ore, nell’acqua dove è possibile ammirare numerosi pesci (ma attenzione alla discesa dagli scogli), anche se le correnti rendono la vista meno nitida, e all’ombra dei pini. Siamo circondati dalla macchia mediterranea, composta da fichi d’India, palme, oleandri e olivi secolari, piante officinali. I colori sono incantevoli e possiamo scorgere anche numerosi uccelli, che hanno scelto questo tratto di costa per nidificare.

Porto Badisco.
Porto Badisco.

Verso le 15 torniamo all’auto, attraversando il sentierino tra le rocce e, oltre il piccolo torrente che sfocia in mare, i pochi ombrelloni dello stabilimento balneare che occupa la spiaggia. Un signore del luogo, incontrato per caso lungo la via, ci racconta come la sabbia sia stata mangiata da una mareggiata nel corso dell’inverno. In effetti non ne rimane molta, ma il paesaggio è immobile e perfetto sotto il sole.

SANTA CESAREA TERME

Da Porto Badisco a Santa Cesarea Terme sono meno di 15 minuti di auto e il paesaggio che circonda il nostro tragitto è ancora brullo e riarso dal sole… Sull’orizzonte del mare possiamo scorgere le isole greche di Fanò e Merlera, a meno di 70 km di distanza. Avvicinandoci a Santa Cesarea Terme la costa rocciosa cade perpendicolare sulle acque molto profonde, mentre la vegetazione è caratterizzata dai colori e dai profumi della macchia mediterranea, arbusti e qualche pino marittimo.

Il parcheggio nel centro cittadino è a pagamento, ma se siete furbi (noi non lo siamo stati) trovate numerosi posti liberi sulle vie laterali. Nel caldo del primo pomeriggio, le strade sono deserte e una calma piatta avvolge ogni cosa… Ci suggerisce l’impressione di una città sonnacchiosa ed elegante, in decadenza dopo una passata grandezza. In effetti, nel Novecento questa località balneare è sta la meta prediletta della nobiltà salentina, attratta dalle acque cristalline e dallo stabilimento termale. Una testimonianza di un passato splendore è offerta dalle numerose ville del secolo scorso, in stili eclettici e fantasiosi, eleganti e intrisi del gusto orientale.

Pranzo al sacco a Porto Badisco.
Santa Cesarea Terme - scritte ebraiche.

Ci fermiamo per un caffè e passeggiamo tra le strade deserte… Imperdibile è Villa Sticchi, caratterizzata da un’architettura stravagante in stile moresco, con portici, colonnine tortili, lunette, merli e ghirigori. Al momento è in ristrutturazione e possiamo solo augurarci che torni al suo fasto originario. Altri importanti palazzi sono Villa Raffaella della fine dell’Ottocento e il più sobrio Palazzo Tamborino.

Le Terme di Santa Cesarea sono ospitate in un antico ospedale e l’acqua sulfurea, sprigionata da quattro grotte ad una temperatura costante di 34° ha proprietà curative per le malattie della pelle e dell’apparato respiratorio. Se, invece, si preferisce fare un tuffo nel mare, occorre prestare attenzione perché l’acqua è molto alta ed è meglio servirsi di uno dei due stabilimenti, che sono scavati nella roccia viva e a cui è possibile accedere da scalinate intagliate nel carparo.

Un’altra storia è legata alla cittadina: qui nel secolo scorso risiedettero gli ebrei in attesa di raggiungere Israele. Evidente traccia del loro passaggio è offerta dalla facciata di un palazzo, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale e dove si era stabilito un bar-pizzeria, adesso in vendita: nonostante l’intonaco cominci a sgretolarsi, possiamo ancora leggere grandi scritte in ebraico.

Mentre ci avviamo per proseguire il nostro itinerario permane la sensazione di una città dimenticata, in disfacimento, ancora viva e colorata grazie al lustro degli anni passati, ma rimasta immobile nel tempo…

Santa Cesarea Terme.
Santa Cesarea Terme - Villa Spicchi.

Nella seconda parte dell’articolo trovate la prosecuzione del viaggio nel nostro quarto giorno di vacanza: la visita alla Grotta Zinzulusa e il tramonto dal borgo fortificato di Castro. Infine, vi diamo qualche consiglio su dove alloggiare in zona e dove assaggiare piatti locali a basso prezzo…

Santa Cesarea Terme - chiesa.
Santa Cesarea Terme - villa.


BUDGET

  • Spesa al supermercato LD di Otranto: 8,11 euro
  • Parcheggio Santa Cesarea Terme: 1,20 euro
  • Caffè e acqua al Caffè Moresco (Santa Cesarea Terme): 5,50 euro
  • Parcheggio Grotta Zinzulusa: 0,70 euro
  • Ingresso Grotta Zinzulusa: 12,00 euro (2 persone)
  • Take Away Belvedere a Castro: 8,50 euro
  • B&B La Balaustra: 70,00 euro (colazione inclusa)
  • Totale: 106,01 euro
  • A testa: 53,00 euro

Complessivo 9 giorni per 2 persone

  • Biglietto treno: 258,80 euro
  • Auto: 360,00 euro di noleggio + 20,00 euro per check-in e out alla stazione
  • Benzina: 80,00 euro

Al giorno: 39,93 euro a testa

Totale a testa Giorno 4: 92,94 euro

INFORMAZIONI


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