Sopra Castello una passeggiata tra ville, colline e panorami
Domenica 5 febbraio 2023
Tra i “buoni propositi” dell’anno nuovo abbiamo senza dubbio quello di realizzare più trekking urbani, alla scoperta del meraviglioso territorio in cui abitiamo. Così, in una tiepida mattina di inizio febbraio, abbiamo preso nuovamente in mano la piccola guida pubblicata dal Comune di Firenze per il progetto “Firenze The Walking City” e siamo tornati a Castello. Nel 2021, infatti, eravamo già stati qui per un bell’anello, del quale vi abbiamo raccontato nei dettagli nell’articolo “Trekking urbano a Castello”. Una parte del percorso coincide, ma per la maggior parte ci consente di scoprire ville e panorami, salendo sulle pendici di Monte Morello.
Ecco i punti di interesse lungo il percorso:
Come vi avevamo già raccontato (qui trovate le informazioni), Castello è un luogo ricco di punti di interesse storico, artistico e paesaggistico. Di antica origine romana, conserva ancora oggi la memoria di un passato agricolo: strade e viuzze murate che delimitano campi, giardini e uliveti, antiche case contadine, ville e poderi. Sono tutti elementi che caratterizzano il nostro breve trekking, che è adatto a tutti e percorribile in ogni stagione…
Lasciamo l’auto al parcheggio sopra la Chiesa di San Michele a Castello, dalla quale eravamo passati anche la volta precedente e che siamo così fortunati da trovare aperta (è appena finita la messa). Edificato già in epoca longobarda, questo luogo di culto fu molto curato nel corso dei secoli, grazie alla vicinanza delle due ville medicee di Castello e della Petraia; nel Seicento fu restaurato dall’architetto Mechini, che la corredò del portico e dello scenografico sagrato presenti ancora oggi. Anche il campanile fu riedificato nel Seicento, precisamente nel 1624 da Giulio Parigi, e altre modifiche furono apportate nei secoli successivi; particolarmente pesante fu l’intervento operato nel 1817. A lato della chiesa si apre il cimitero settecentesco, dove sono sepolti importanti personaggi come Lorenzo Maitani, autore dell’ottocentesca facciata del Duomo di Firenze, e il poeta Mario Luzi.
Stavolta riusciamo ad entrare e ammiriamo la bella Madonna con bambino in trono tra i Santi Stefano e Lorenzo, realizzata nel Duecento da Pacino Bonaguida.
Dopo la sosta alla Chiesa di San Michele, iniziamo a salire: dall’omonima via, infatti, all’altezza dell’incrocio con Viuzzo del Gondo, si apre via della Covacchia, che si sviluppa alle spalle della Villa medicea di Castello. Passiamo di fronte al Centro Carabinieri Cinofili e proseguiamo lungo la piacevole strada ammirando il panorama sulle colline alle pendici di Monte Morello, di cui possiamo godere la vista. Procediamo oltre un casale recentemente ristrutturato e ci troviamo di fronte a Villa La Covacchia, facilmente identificabile grazie alla statua di un leone sul recinto del giardino. Questa meravigliosa dimora, oggi in parte restaurata e in parte in stato di triste abbandono, sorse nel Quattrocento come casa signorile; è caratterizzata da una bella torre merlata centrale e arricchita da un loggiato e da un grandioso portico. Furono molte le modifiche apportate nel tempo, ma la struttura della torre è rimasta intatta.
Sbirciamo un po’ all’interno dalle grate del cancello e giriamo a destra per imboccare via della Fonte, una strada campestre che si snoda completamente in un’oliveta. Qui il paesaggio diviene persino più piacevole perché pare di essere in aperta campagna e gli scorci panoramici sono deliziosi: godiamo del paesaggio collinare, disseminato da ville e casali, e della vista sulla piana di Sesto Fiorentino. Riusciamo a distinguere persino la pista dell’aeroporto e gli stagni della vicina area naturale (ad esempio quello dove migrano i fenicotteri).
Questo tratto è l’unico punto un po’ accidentato del percorso: camminiamo, infatti, su un sentiero piuttosto stretto e dissestato, ma breve. Velocemente arriviamo ad un gruppo di edifici, case coloniche che sorgono proprio all’incrocio con via della Topaia, lungo la quale ci dirigiamo, girando in discesa verso destra. Prestando attenzione possiamo renderci conto di star costeggiando le mura di confine di una grande dimora, purtroppo non visibile dalla strada: la Villa medicea della Topaia.
Essa fu realizzata da Cosimo I de’ Medici nella prima metà del Cinquecento, soppiantando un preesistente edificio rustico. Dimora signorile, anche se di minori dimensioni rispetto ad altre, fu concepita soprattutto come foresteria e casino di caccia, essendo collocata all’interno del vasto parco tra le ville di Castello e della Petraia. La Topaia è conosciuta anche con il nome di Cosmiana, epiteto celebrativo conferitole da Benedetto Varchi, che qui soggiornò a lungo come ospite di Cosimo I, scrivendo con Scipione Ammirato le Storie fiorentine. Cosimo III, appassionato di scienze naturali, volle creare un orto botanico, ricco di varie specie di frutta, agrumi, fiori e piante bizzarre e stravaganti, secondo il gusto tipico del tempo per la Wunderkammer, la camera delle meraviglie. Le piante furono dipinte da Bartolomeo Bimbi e possiamo ancora oggi ammirare i quadri, esposti nella Villa medicea di Poggio a Caiano.
La Topaia passò prima ai Lorena, poi ai Savoia e, infine, allo Stato (1919), che a sua volta la cedette all’Opera Nazionale Combattenti, la quale la vendette a privati. Sbirciando i campanelli, infatti, leggiamo diversi nomi: probabilmente la grande villa è stata lottizzata per essere meglio abitata e più appetibile sul mercato. Immaginiamo che si tratti di appartamenti di lusso, così come lo sono sicuramente quelli della dimora alla nostra sinistra. Scendendo lungo la strada non possiamo non notare le innumerevoli telecamere e gli avvisi di sicurezza affissi lungo la siepe e l’alta recinzione che protegge un vasto giardino e un campo di ulivi: qui vengono affittate case di lusso.
Sempre in discesa, arriviamo all’incrocio con via Pietro Dazzi: il panorama si apre ancora di più sulle colline circostanti e vediamo bene Monte Morello, facilmente riconoscibile con il suo piazzale fitto di parabole (piazzale Leonardo). Imbocchiamo la nuova strada, sempre asfaltata, e la nostra curiosità ci spinge a dare un’occhiata furtiva nei giardini delle ville alla nostra destra; ad esempio, Villa del Gioiello (civico 25-27) e Villa Il Pratello (già porta a Castello, al numero 23). Al civico 9, invece, si apre uno dei cancelli della Villa di Quarto, dall’aspetto settecentesco, con un bel giardino all’italiana e un retrostante parco ottocentesco.
Nota anche con i nomi di Villa di Paxton o della Granduchessa, la dimora ha origini quattrocentesche e appartenne dal 1713 alla famiglia Pasquali, ricchi medici di corte, a cui si devono i lavori di ristrutturazione. Ne fu incaricato Alfonso Parigi, architetto autore anche dell’ampliamento del Giardino di Boboli; il suo intervento determinò il carattere tipicamente settecentesco che prevale ancora oggi. Nell’Ottocento la dimora appartenne all’ex Re di Westfalia, Girolamo Bonaparte, che la legò in via ereditaria alla figlia Matilde, sposa del principe russo Anatolio Demidoff (figlio dell’ambasciatore Nicola, fu a capo, dopo la di lui morte, del più grande impero industriale russo nel campo delle armi e fu al contempo mecenate) ed è a quest’epoca che la villa assume l’attuale connotazione. Nel 1908 i baroni Ritter de Zahony ordinarono il complessivo restauro della villa, che ospitò personaggi illustri come lo storico e statista francese Adolph Tiers e lo scrittore americano Mark Twain, la cui moglie proprio qui morì.
Proseguendo lungo via Dazzi giungiamo ad uno slargo, dove prendiamo la strada che si apre sulla destra, via dell’Osservatorio, così chiamata per la presenza dell’Osservatorio di S. Maria a Quarto fondato da Don Raffaello Stiattesi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il parroco della Chiesa di Santa Maria a Quarto, infatti, volle realizzare un osservatorio dotato di vari tipi di sismografi, di cui uno, di dimensioni enormi, era fissato ad una roccia ed era detto “pendolo orizzontale Stiattesi”. Purtroppo, questo luogo fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe tedesche che ritennero ospitasse una radio clandestina.
La stradina, ovviamente deserta, è delimitata dai tipici muri a secco che ci accompagnano dall’inizio della nostra passeggiata; scende in forte pendenza e ci offre un fantastico panorama non solo sulle colline di Scandicci, ma pure sulla stessa città di Firenze, di cui vediamo il Duomo, il campanile di Palazzo Vecchio e persino Santa Croce.
Lungo la discesa incontriamo a destra uno dei cancelli di accesso secondario alla Villa medicea della Petraia e, quasi di fronte, a sinistra la facciata della Chiesa di Santa Maria a Quarto. L’etimologia del nome è dovuta all’indicazione del quarto miglio romano sulla via Cassia a partire dalla città e in direzione di Prato. La chiesa, la cui presenza è documentata fin dal Duecento, fu edificata in posizione soprelevata rispetto alla piana; fu più volte rimaneggiata, tanto che poco rimane del suo antico aspetto. Il portico è cinquecentesco e all’interno, costituito da un’unica navata, conserva una scultura lignea del Trecento, una Madonna con bambino.
Siamo quasi arrivati al termine di via dell’Osservatorio; incontriamo a sinistra l’altro ingresso alla Villa di Quarto e proseguiamo in lieve pendenza fino ad arrivare all’incrocio con via di Boldrone, con l’omonimo tabernacolo, adesso piuttosto spoglio, ma che un tempo conservava tre affreschi del Pontormo. Qui termina la parte “nuova” del nostro anello e ci riallacciamo con il percorso del precedente trekking a Castello.
Abbiamo due scelte: chiudere già il cerchio e tornare verso la Chiesa di San Michele a Castello, passando davanti alla Villa della Petraia, oppure camminare un altro po’ per ammirare (in un secondo anello) Villa La Quiete e la Chiesa delle Montalve. Conoscendo già questa parte del percorso, noi preferiamo girare a destra e rientrare. Trovate qui entrambe le alternative.
Dopo una breve salita, dalla quale scorgiamo il campanile della chiesa siamo tornati al punto di partenza, soddisfatti e piacevolmente colpiti dalla quantità (e qualità) dei luoghi di interesse lungo il percorso… Le strade sono poco trafficate e non si incontra quasi nessuno: la passeggiata è piacevole, soprattutto sotto un sole già primaverile, e si presta ad essere percorsa con bambini e cani al guinzaglio. Noi ogni volta rimaniamo sorpresi dalla ricchezza e dalla bellezza di cui possiamo godere a pochi chilometri da casa! Basta avere la curiosità di cercare…
INFORMAZIONI
- Comune di Firenze: https://sport.comune.fi.it/pagina/progetti-firenze-walking-city/castello
- Guida in PDF: https://sport.comune.fi.it/system/files/2022-03/004_Castello_e_ville_medicee_nuovo_giugno_2014.pdf
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