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PARCO SCULTURE DEL CHIANTI

Un percorso di land art da non perdere

Domenica 2 luglio 2023

Durante la nostra gita nel Chianti, dopo aver visitato Pievasciata B.A.C., ci siamo dedicati al percorso all’interno del Parco Sculture del Chianti, di cui avevamo sentito parlare e che ci aveva intrigato. L’itinerario, percorribile solo a piedi, è lungo circa 1 km è adatto a tutti e pure i nostri amici a quattro zampe possono accedere.

Parco Sculture del Chianti - App.
Parco Sculture del Chianti - App.


Vi consigliamo di scaricare l’App con la guida online per poter meglio apprezzare e comprendere tutte e 32 le installazioni che compongono questo bellissimo Parco, apprezzabile anche dai non conoscitori della land art.

Durata della visita: 1h30min
Biglietto: 10,00 euro
Cani ammessi


Opere all’interno del Parco:

  1. La Fabbrica del Latte di Vincent Leow (Singapore)
  2. Il Ponte Blu di Ursula Reuter Christiansen (Danimarca)
  3. Anfiteatro, disegnato da Piero Giadrossi (Italia)
  4. Isola di Kim Hae Won (Sud Corea)
  5. Energia di Costas Varotsos (Grecia)
  6. Xaris di Adriano Visintin (Italia)
  7. La Pietra Sospesa di Mauro Berrettini (Italia)
  8. Equilibrio di Christoph Spath (Germania)
  9. Pensatore di Ichwan Noor (Indonesia)
  10. Divergenza Armonica di Jaya Schurch (Svizzera)
  11. Fede ed Illusione di Dolorosa Sinaga (Indonesia)
  12. Il porcino di Mario di Emanuele Rela (Italia)
  13. Limes di Johannes Pfeiffer (Germania)
  14. La Foglia che cade di Jasmina Heidar (Egitto)
  15. La Chiglia di Kemal Tufan (Turchia)
  16. Edificio Incompiuto di Cor Litiens (Olanda)
  17. Salto della Cavallina di Dominic Benhura (Zimbabwe)
  18. Dialogo di Anita Glesta (Australia)
  19. Il Ponte di Johannes Pfeiffer (Germania)
  20. Costruzione per fermare il tempo di Pilar Aldana (Colombia)
  21. Chianti di Roberto Cipollone, detto Ciro, (Italia)
  22. Labirinto di Jeff Saward (Inghilterra)
  23. Per La Libertà di Stampa di Xavier Barrera Fontenla (Argentina)
  24. Come eravamo di Piero Giadrossi (Italia)
  25. Angolo di Bosco Bianco di Nicolas Bertoux (Francia)
  26. L’Arcobaleno Spezzato di Federica Marangoni (Italia)
  27. Tronchi Pietrificati
  28. Lontano dal sentiero battuto di William Furlong (Inghilterra)
  29. Twist di Neal Barab (USA)


Opere all’esterno del Parco:

  1. Parcheggio, ideato da Piero Giadrossi (Italia)
  2. La Casa Nel Bosco di Kei Nakamura (Giappone)
  3. Omaggio a Brancusi di Benbow Bullock (USA)

Questo inusuale parco si inserisce all’interno di un bosco di querce di ben sette ettari, un tempo occupato da un allevamento di cinghiali e, infatti, la zona era già completamente recintata. Proprietaria è la famiglia Giadrossi (l’idea, infatti, è nata ed è stata realizzata da Piero e Rosalba Giadrossi), mentre la gestione è affidata all’Associazione culturale Amici del Parco; il biglietto di ingresso, dal costo di 10 euro, e altre donazioni sono destinati alla manutenzione delle opere e del Parco stesso.

Aperto al pubblico nel 2004, negli anni si è arricchito di un sempre maggior numero di opere, che adesso sono ben 32, create da artisti provenienti da tutto il mondo e caratterizzate da materiali e mezzi espressivi differenti. Le opere, che rientrano nella corrente artistica della land art, sono site-specific, ovvero realizzate per essere inserite e contestualizzate in un preciso ambiente, solitamente esterno. Non è, quindi, un caso che il visitatore, entrando, percepisca una grande armonia e integrazione tra arte e natura, un perfetto equilibrio che accompagna l’intero percorso, lungo circa 1 km.

Acquistiamo il biglietto ed entriamo all’interno del Parco, il cui cancello di ingresso è già di per sé molto particolare: esso è stato creato riproducendo via scanner una foglia di tiglio, poi tagliata con il laser su una lastra di ferro. Il sentiero si dipana tra le opere dei vari artisti, i quali sono stati invitati a visitare il bosco e a scegliere il punto dove inserire una proposta artistica che fosse il più integrata possibile con l’ambiente circostante, secondo il fondamentale principio di integrazione tra arte contemporanea e natura. Questo non ci stupisce affatto: l’armonia con il paesaggio e la tradizione è ricercata anche nel progetto Pievasciata B.A.C. che abbiamo visitato.

Parco Sculture del Chianti - cancello d'ingresso.
Parco Sculture del Chianti - La Fabbrica del Latte di Vincent Leow (Singapore).

Prima di cominciare la nostra visita abbiamo scaricato l’App sul cellulare (disponibile per dispositivi sia Android sia Apple): è una guida preziosa e divertente, che ci introduce alla storia del Parco e ci fornisce via via tante utili informazioni su ciascun’opera. Selezionata la lingua (inglese, italiano, tedesco o francese), nella sezione Tour è possibile cliccare sulle varie opere e ascoltare o leggere caratteristiche e curiosità che le riguardano. Molto interessante è anche la sezione fotografica, dove una galleria di immagini ci mostra l’istallazione nelle varie stagioni, i dettagli e soprattutto alcuni momenti della costruzione.

Già solo scorrendo i nomi degli artisti ci rendiamo conto di un altro importante principio ispiratore del Parco: la multiculturalità; la provenienza, infatti, è internazionale e sono ben 24 le nazioni presenti nel percorso.

Varcato il cancello, ci troviamo in uno spazio aperto, un gradevole prato dove pascolano mucche multicolore: si tratta della prima opera, Milk Factory o La Fabbrica del Latte di Vincent Leow (Singapore). Com’è facile immaginare, l’intento è una protesta contro la clonazione degli animali e, infatti, l’artista ebbe l’idea nel 1999, quando in Scozia fu clonata Dolly. Perciò, le mucche non sono scolpite con materiali naturali, in pietra o legno, ma sono realizzate in ferro, il prodotto della società industriale; sono colorate a chiazze di diversa grandezza. Al di là della volontà di protesta dell’autore, il risultato è gradevole e persino divertente…

Parco Sculture del Chianti - Il Ponte Blu di Ursula Reuter Christiansen (Danimarca).
Parco Sculture del Chianti - Anfiteatro, disegnato da Piero Giadrossi (Italia).

Sull’altro lato del sentiero si distende The Blue Bridge o Il Ponte Blu di Ursula Reuter Christiansen (Danimarca), che fu esposto alla Biennale di Venezia nel 2001 e che è stato successivamente trasferito qui e allungato di due metri. La struttura in ferro a doppia raggiatura sostiene 213 piastrelle di vetro di uno splendido colore blu cobalto, solitamente usate per le vetrate delle chiese e di produzione italiana. A Venezia, nella sua collocazione originale, evocava sia i canali sia i ponti, mentre adesso rappresenta la sinergia da uomo e natura, oltre ad un invito a passare da un luogo familiare ad uno sconosciuto. Infatti, l’opera è stata posta proprio davanti all’entrata, come invito ad addentrarsi all’interno della realtà del Parco.

Subito dopo, alla nostra destra si apre lo spazio dell’Anfiteatro, disegnato da Piero Giadrossi e costruito nel 2009 sfruttando la naturale pendenza del terreno. Il palco è allestito con una concezione minimalista e le quinte sono lastroni di marmo bianco di Carrara e granito nero dello Zimbabwe, mentre gradoni e palcoscenico sono rivestiti di lastre di lava vulcanica. Le gradinate, dove l’erba crea un soffice cuscino, sono permanentemente occupate da famosi spettatori: Alfred Hitchcock, Federico Fellini, Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio, oltre ad una madre con bambino. Al tramonto, nelle sere d’estate all’interno dell’Anfiteatro vengono realizzati eventi culturali, di musica e teatro, anche grazie all’ottima acustica. Il programma è molto nutrito e disponibile online.

Parco Sculture del Chianti - Energia di Costas Varotsos (Grecia).
Parco Sculture del Chianti - La Pietra Sospesa di Mauro Berrettini (Italia).

Le due opere successive sono quelle che più mi hanno colpita in questa prima parte dell’itinerario: a destra, nel sottobosco, possiamo scorgere Island o Isola di Kim Hae Won (Sud Corea), che nel 2000 fu la prima a installare una sua opera nel Parco. L’installazione in bronzo, dalla forma di una donna semisdraiata, può essere interpretata quale omaggio alle figure femminili dello scultore inglese Henry Moore. La famosa scultrice asiatica ha un proprio parco sull’isola coreana di Cheju, alla quale rimanda quest’opera in cui il corpo ricorda gli scogli neri levigati dall’oceano. Qui l’isola non è una parte di terraferma solitaria in mezzo al mare, ma un’oasi di tranquillità e armonia con la natura che la circonda.

Una forza e un’attrazione completamente diverse sono esercitate dall’opera che sorge di fronte, tra le rocce, enorme e ingombrante: Energy o Energia di Costas Varotsos (Grecia). La scultura verticale è alta ben 8 metri e si compone di 800 strati di vetro intramezzati da silicone; la struttura è retta da un tubo interno di ferro, con 27 flange, su cui è distribuito un peso di ben 16 tonnellate di vetro! Esposta in pieno sole, l’opera assume colori sempre diversi con il variare della luce, ma sempre appare come un vortice di energia sprigionata dal suolo e spinta verso il cielo.

Parco Sculture del Chianti - Isola di Kim Hae Won (Sud Corea).
Parco Sculture del Chianti - Xaris di Adriano Visintin (Italia).

Maggiore staticità viene trasmessa dalle installazioni successive; in primo luogo, Xaris di Adriano Visintin (Italia), che ha creato in ferro color ruggine una figura danzante, una bellerina, capace di esprimere l’interiorità attraverso il movimento. La figura femminile, ridotta alle forme essenziali, è qui seduta e tesa a toccare le dita dei piedi.

Questa dimensione ovale è seguita da due opere che svettano verso il cielo, ma in materiali completamente: La Pietra Sospesa di Mauro Berrettini (Italia) e Balance o Equilibrio di Christoph Spath (Germania). La prima è un omaggio agli artisti senesi e al travertino, molto usato in questa zona; è composta da una panchina da cui ammirare le due braccia in pietra che, uscendo dalla terra, sorreggono un grosso masso in travertino grezzo, somigliante per colore ad una briciola di pane. Dinamicità e leggerezza sono raggiunte grazie alla presenza di tre pietre più piccole, incastrate nella stretta fessura tra le braccia.

L’artista tedesco Spath, invece, ha scelto due tra i suoi materiali maggiormente utilizzati, ovvero il granito e il vetro, creando un abbinamento tra la durezza del primo e la fragilità del secondo, attraversato dalla luce del sole. La guida online ci racconta che i bambini spesso interpretano questa scultura come la coda di una balena che si immerge nel mare… e, in effetti, ad una seconda occhiata, non possiamo dar loro torto!

Una delle poche figure chiaramente umane che popolano il Parco è il Pensatore, omaggio all’omonima celebre opera di Rodin (1902). L’autore, Ichwan Noor (Indonesia), ha ridotto le dimensioni dell’originale e lo ha vestito; così lo troviamo seduto ad un tavolo dove pure i visitatori possono soffermarsi…

Parco Sculture del Chianti - Equilibrio di Christoph Spath (Germania).
Parco Sculture del Chianti - Pensatore di Ichwan Noor (Indonesia).
Parco Sculture del Chianti - Divergenza Armonica di Jaya Schurch (Svizzera).

Pochi metri più avanti ci troviamo davanti ad un’opera completamente astratta e che, sinceramente, non mi ha del tutto convinta: Harmonic Divergence o Divergenza Armonica di Jaya Schurch (Svizzera), che si è spirata alla quercia con 5 tronchi cresciuta dall’altra parte del sentiero. Seduti sulla panca sul retro è possibile trafilare il profilo della quercia attraverso l’enorme V di granito nardo, pesante 6 tonnellate e spaccato in due blocchi legati da 3 cavi d’acciaio. Da questa prospettiva l’installazione acquista un maggiore significato ed è possibile cogliere la costante tensione che la caratterizza.

Dolorosa Sinaga (Indonesia), che incontriamo anche nel percorso di Pievasciata B.A.C., è l’autrice di una creazione impegnata e concettuale: Faith and Illusion o Fede ed Illusione, dove una donna, posta al centro, soffre circondata dai grattacieli, rappresentati dal tondino di ferro e svettanti ai lati. Cosa vuole comunicarci l’artista? Il progresso comporta un costo; i poveri diventano sempre più poveri e ne rimangono tristi e addolorati testimoni. La fede è verso un futuro migliore, ma si tratta di una mera illusione… Dolorosa Sinaga è sempre stata politamente impegnata e il soggetto alla base delle sue opere è la donna, in qualità di madre, lavoratrice, sposa.

Parco Sculture del Chianti - Fede ed Illusione di Dolorosa Sinaga (Indonesia).
Parco Sculture del Chianti - Il porcino di Mario di Emanuele Rela (Italia).

Una ventata di leggerezza ci viene portata dall’installazione successiva, scolpita in un tronco di Pino Domestico Secolare abbattuto da una tempesta notturna nella Lucchesia. Il porcino di Mario è stato realizzato da Emanuele Rela (Italia) con una motosega e richiama i ricordi dell’infanzia, quando era solito cercare funghi con il padre nei boschi in provincia di Lucca; si tratta, quindi, di un omaggio ai luoghi e alle persone care. Poggiato a terra, con le sue sfumature di marrone, non siamo in grado di stabilire il suo peso effettivo… ben 500 kg!

Il sentiero, fino ad ora pressoché pianeggiante, comincia a scendere e veniamo accompagnati da Limes di Johannes Pfeiffer (Germania), il quale ha posto 47 aste di acciaio, distribuite per 60 metri e coronate da sassi smussati di marmo bianco di Carrara. Il limes in latino era il confine tra barbari e romani, il limite dell’Impero Romano; adesso segno la linea di demarcazione tra il bosco selvatico e quello antropizzato. Nonostante il risultato sia gradevole, con queste nuvolette bianche che sembrano volteggiare tre il fogliame del bosco, i riferimenti culturali sono di centrale importanza, così come la presenza di un confine è significativa per un artista tedesco, cresciuto in un Paese che ha conosciuto la spaccatura del Muro di Berlino.

Maggiore connessione con la natura è espressa da Falling Leaf o La Foglia che cade di Jasmina Heidar (Egitto), che nel 2008 ha creato questa enorme foglia di quercia in vetro azzurro-verdognolo, attraverso il quale possiamo intuire l’anima metallica. Caratterizzata da una grande leggerezza, quasi fosse una vera, gigantesca foglia che cade verso terra, non indovineremmo mai che pesa 500 kg…

Parco Sculture del Chianti - Limes di Johannes Pfeiffer (Germania).
Parco Sculture del Chianti - La Foglia che cade di Jasmina Heidar (Egitto).

A circa metà del percorso troviamo una delle installazioni più celebri e fotografate del Parco, ovvero The Keel o La Chiglia di Kemal Tufan (Turchia), raffigurante la chiglia di una nave arenatasi nel bosco, di influenza biblica, anche se alcuni la interpretano come lo scheletro di un dinosauro. Pesante 11 tonnellata, l’opera è realizzata in lava vulcanica e suddivisa in 27 pezzi, riassemblati direttamente qui inserendo le costole nei cubi centrali; l’imponente struttura si regge auto bilanciandosi. Secondo me La Chiglia ben rappresenta il principio di armonia tra arte e natura, che domina nel Parco: negli anni, infatti, la pietra si sta integrando sempre di più nel bosco, ricoprendosi di muschi e licheni.

Continuando a scendere passiamo attraverso Unfinished Building o Edificio Incompiuto di Cor Litiens (Olanda), che è stato uno dei primi a inserire la propria opera nel Parco, scegliendo di posizionare il proprio portale sul sentiero, incorniciando da un lato la Chiglia e dall’altro l’installazione successiva. La maggioranza della struttura è composta da ferro, a cui si aggiunge un blocco di marmo della Val d’Aosta grezzo esternamente e lucidato all’interno.

Parco Sculture del Chianti - La Chiglia di Kemal Tufan (Turchia).
Parco Sculture del Chianti - Edificio Incompiuto di Cor Litiens (Olanda).

Alcune delle ultime sculture antropomorfe che troviamo nell’itinerario sono intente al Leap Frog o Salto della Cavallina e sono frutto della fantasia di Dominic Benhura (Zimbabwe), amico di Piero Giadrossi. Il materiale è Springston, denominato granito nero Africo, e le finiture sono diverse, dal grezzo dei capelli al lucido di braccia e gambe. Il tema è semplice, dominato dal gioco popolare praticato dai bambini, e conferisce un senso dinamico e positivo.

Siamo arrivati alla fine della nostra discesa e, prima di attraversare il ponte, deviamo sulle sponde della piccola gola per fermarci all’installazione Dialogue o Dialogo di Anita Glesta (Australia), che ha sfruttato le pendenze naturali del terreno per creare un’opera totalmente specifica per questo luogo. Le piattaforme in travertino e in marmo bianco e verde (i colori del Duomo di Siena) devono essere usate dal visitatore per sdraiarsi e ammirare il panorama verso l’alto, le foglie mosse dal vento, i rami del bosco, gli squarci di cielo e di nuvole, ascoltando i suoni della natura circostante. Il nome Dialogo deriva proprio da questa ricerca di una comunicazione tra uomo e natura, resa possibile dalla tranquillità immobile e dal cambio di prospettiva.

Parco Sculture del Chianti - Salto della Cavallina di Dominic Benhura (Zimbabwe).
Parco Sculture del Chianti - veduta del Ponte da Dialogo di Anita Glesta (Australia).

Dopo questo momento di pausa e raccoglimento superiamo la piccola gola attraversando Il Ponte di Johannes Pfeiffer (Germania), lungo 19 metri e i cui lati, in geometria analitica, rappresentano l’equazione dell’iperbole. Le barre di ferro si sono arrugginite col passare del tempo e ora il ponte sembra di legno, integrandosi perfettamente con il bosco.

Cominciamo a risalire il sentiero e incontriamo una sequenza di opere che mi piacciono particolarmente. La prima, Construccion para Atrapar el Tiempo o Costruzione per fermare il tempo di Pilar Aldana (Colombia), è composta da 8 lastre di granito nero africane, ciascuna pesante circa una tonnellata. La parte lucida riflette le luci e le ombre del bosco, oltre alle figure dei visitatori, ma è possibile entrare anche all’interno della scultura, sperimentando un senso di strano isolamento: da qui possiamo vedere solo una frazione del panorama e l’immersione pare quella dentro una catacomba. Io e Lorenzo entriamo, mentre la nostra cagnolina Frida, guardina, preferisce rimanere all’esterno e si limita ad affacciarsi sui gradini…

Parco Sculture del Chianti - Il Ponte di Johannes Pfeiffer (Germania).
Parco Sculture del Chianti - Costruzione per fermare il tempo di Pilar Aldana (Colombia).

Particolare e rappresentativa del territorio è Chianti di Roberto Cipollone, detto Ciro, (Italia), il quale utilizza solo materiale trovato e che immagazzina per poi conferirgli nuova vita in opere d’arte. In questo caso sette grandi cerchi di botte pendono da catene, a cui sono appesi vari utensili da lavoro dei contadini del Chianti. Si tratta di un’opera semplice, ma che riesce a richiamare le vecchie tradizioni agricole della zona.

Labyrinth o Labirinto è stato voluto dal curatore stesso del Parco: Piero Giadrossi andò a cercare sul web un artista specializzato nel settore, trovando Jeff Saward (Inghilterra), presidente della “Società del Labirinto” e autore di questa struttura in vetro mattoni. Nel bosco viene ricreata una copia di un labirinto inciso su roccia, trovato in Val Camonica e inciso tra il 750 e il 500 a.C., sebbene questo sia ottagonale, mentre l’originale è rotondo. Frida, entusiasta, si mette subito a correre all’interno, entrando a sinistra, e continuando a salterellare finché non arriva all’uscita, subito prima della qual è posto il centro del labirinto stesso, che simboleggia una ricerca di se stessi.

Parco Sculture del Chianti - Costruzione per fermare il tempo di Pilar Aldana (Colombia).
Parco Sculture del Chianti - Chianti di Roberto Cipollone, detto Ciro, (Italia).
Parco Sculture del Chianti - Labirinto di Jeff Saward (Inghilterra).

Dall’interiorità passiamo all’impegno politico: Por La Libertad de Prensa o Per La Libertà di Stampa, unica opera di questo genere nel Parco, realizzata da Xavier Barrera Fontenla (Argentina) in ricordo dell’uccisione del fotoreporter José Luis Cabezas avvenuta a Buenos Aires il 25 gennaio 1997. Una mano impugna una macchina fotografica: un gesto che replica quello realizzato ogni anno in suo onore durante la manifestazione chiamata “Camerazo”. La posizione scelta da Fontenla è particolare: proprio di fronte al filo spinato del confine.

Una delle opere che meno ci ha convinti, invece, è stata The Way We Were o Come eravamo, che colpisce per la sua semplicità e quanto riesca ad essere integrata nel Parco: Piero Giadrossi ha legato a nove querce vive altrettanti tronchi di teak morti. Il contrasto e, al tempo stesso, la strana continuità che viene a crearsi richiama alla mente le catastrofi naturali o le responsabilità umane che danneggiano, distruggono e uccidono alberi e foreste. I legni sono legati da una corda, che simboleggia il messaggio dell’opera, ovvero il rispetto verso la natura, mentre il titolo è ispirato al celebre film con Barbara Streisand e Robert Redford, creando una particolare commistione tra arti.

Parco Sculture del Chianti - Per La Libertà di Stampa di Xavier Barrera Fontenla (Argentina).
Parco Sculture del Chianti - Come eravamo di Piero Giadrossi (Italia).
Parco Sculture del Chianti - Tronchi Pietrificati.

La salita lungo il sentiero è arricchita da numerose installazioni. Una, che emerge per il colore chiaro tra le foglie e la terra, è Coin De Bois Blanc o Angolo di Bosco Bianco di Nicolas Bertoux (Francia); come il nome suggerisce l’opera è racchiusa in una curva del sentiero. I blocchi di marmo di Carrara assumono forme molto diverse a seconda della prospettiva dalla quale si osservano: sono triangoli isosceli, poi una linea orizzontale dal più basso al più alto e, infine, un insieme caotico di tronchi, proprio come sarebbero in un bosco naturale. L’intento dell’artista, perfettamente raggiunto, è di evocare un sito archeologico di alberi pietrificati.

L’ultima delle opere più conosciute e fotografate del Parco è Rainbow Crash o L’Arcobaleno Spezzato, simbolo della fragilità della natura. Federica Marangoni (Italia) ha contrapposto alla natura del bosco materiali artificiali come vetro, neon, computer. In alto a destra l’arcobaleno è dolosamente spezzato: 16 tubi di neon sgocciolano i colori lungo il pilastro in ferro e li fanno cadere alla base, colorando i cocci di vetro, derivanti dagli scarti prodotti a Murano.

Parco Sculture del Chianti - Angolo di Bosco Bianco di Nicolas Bertoux (Francia).
Parco Sculture del Chianti - L’Arcobaleno Spezzato di Federica Marangoni (Italia).
Parco Sculture del Chianti - L’Arcobaleno Spezzato, Lorenzo e Federica.

Da non sottovalutare è Tronchi Pietrificati, posti su una piccola altura: sono quattro teak e una palma provenienti da una foresta pietrificata del Borneo e vantano un’età di circa 20 milioni di anni… Impressionante!

Discostandoci dalla via principale per una breve deviazione entriamo in un’opera interattiva denominata, anche per la sua posizione, Off The Beaten Track o Lontano dal sentiero battuto. William Furlong (Inghilterra) è specializzato in lavori acustici e, attraverso i suoni, ha ricreato all’interno del bosco l’atmosfera del centro storico di Siena. Così, passeggiando tra i 16 cubi di acciaio, che rappresentano la strada cittadina, possiamo ascoltare le registrazioni realizzate dall’artista dalla zona di San Domenico fino al Duomo. Scettici in un primo momento, veniamo presto conquistati da questo salto nello spazio e nel tempo, rapiti dal vociare delle persone, dai rintocchi delle campane e dalla sirena di un’ambulanza…

Alla fine del nostro percorso all’interno del bosco, prima di ricongiungerci al bivio in prossimità dell’Anfiteatro, ci fermiamo ad osservare Twist di Neal Barab (USA), famoso per l’uso di marmi colorati. Qui ne ha scelto uno rosa del Portogallo e uno turco che, tagliato in un certo modo, contente di trasformare le macchie in linee: il risultato è sorprendente, anche per l’abbinamento con il verde scuro del leccio sullo sfondo. Le due figure antropomorfiche sono sinuose e dinamiche, molto eleganti e gentili; sono un omaggio ai Beatles.

Parco Sculture del Chianti - Lontano dal sentiero battuto di William Furlong (Inghilterra).
Parco Sculture del Chianti - Twist di Neal Barab (USA).
Parco Sculture del Chianti - Parcheggio, ideato da Piero Giadrossi (Italia).

Siamo tornati al punto di partenza ma il nostro tour del Parco Sculture del Chianti non è ancora terminato! In primo luogo, appena usciti dal cancello, ci fermiamo a osservare il Parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto. Ad uno sguardo più attento possiamo notare che la tettoria, installata nel 2010, non solo protegge dal sole le macchine, ma è composta da 80 pannelli fotovoltaici, producenti energia, secondo un progetto dello stesso Piero Giadrossi. La struttura portante, inoltre, è composta da pali del telegrafo in legno di diversi colori e decorati in alto da isolatori di porcellana prodotti dalla Richard Ginori negli anni Sessanta.

Usciamo dal parcheggio e ci dirigiamo verso la strada provinciale: è impossibile non notare La Casa Nel Bosco di Kei Nakamura (Giappone), realizzata in travertino e ideata con una duplice funzione, ovvero come opera d’arte e come biglietteria. Fu realmente utilizzata i primi anni di apertura del Parco, ma poi la cassa fu trasferita nel 2006 all’interno del bookshop. Così fu deciso di aggiungere una fila di sette figure in fibra di vetro, realizzate dallo Studio di Dolorosa Sinaga a Jakarta.

L’ultima delle opere del nostro percorso si trova lungo la Provinciale, al bivio per Giaole in Ghianti e Vagliagli, dietro all’installazione Peperoni, che invece fa parte del progetto Pievasciata B.A.C. Benbow Bullock (USA) deciso di porre qui Homage to Brancusi o Omaggio a Brancusi perché potesse competere con gli alti cipressi che svettano alle sue spalle. Il titolo è esplicativo: si tratta di un omaggio all’artista rumeno Brancusi, creatore della Colonna senza fine, alta 29 metri e composta da un’ininterrotta sequenza di blocchi che tendono all’infinito. In modo più modesto Bullock ha realizzato una colonna di 9,6 metri, in acciaio brunito che riflette i raggi del sole.

Parco Sculture del Chianti - La Casa Nel Bosco di Kei Nakamura (Giappone).
Parco Sculture del Chianti - Omaggio a Brancusi di Benbow Bullock (USA).

Il nostro itinerario all’interno del Parco Sculture del Chianti è concluso e possiamo tornare al parcheggio dove ci attende la nostra auto… Siamo rimasti colpiti dalla ricchezza di questo luogo, dalla straordinaria varietà delle opere e come esse riescano sempre ad integrarsi con la natura circostante. Una grande cura dei dettagli e l’appassionato impegno dell’Associazione rendono l’esperienza unica nel suo genere, consentendo di comprendere meglio ogni singola opera e apprezzare lo scopo del Parco e la sua realizzazione d’insieme.

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