Un romanzo solo in apparenza stravagante
MARZO 2024
Non è poi così raro che io scelga un libro completamente a caso, soprattutto se sto frugando tra i volumi dell’usato in qualche libreria o mercatino. Stavolta l’ho estratto dagli scaffali della Piccola Libreria ODV, perché ispirata dal titolo… Credo sia stata proprio la parola “silenzio” ad aver attratto la mia attenzione, come la promessa di un balsamo per la mia mente esasperata dai rumori e dal continuo caos della città.
Come sempre quando scelgo un libro in questo modo casuale, non sapevo bene cosa aspettarmi e dopo qualche pagina ammetto di aver temuto non mi sarebbe piaciuto. L’inizio dipinge il Presidente di una nazione, finalmente solo dopo l’ennesima riunione, chiuso nella propria stanza e che osserva la piazza, sentendo per la prima volta dopo anni il suono di una campana.
Dal secondo capitolo siamo catapultati in un lungo flashback, che domina gran parte del romanzo e che parte dalla primissima infanzia del protagonista, Felix, colui che diventare il Presidente.
Se le pagine iniziali non mi hanno granché coinvolta, con la descrizione del mutismo del bambino e poi con la scoperta della sua straordinaria capacità di ricordare ogni cosa e catalogarla perfettamente, la parte centrale del libro mi ha rapita…
Credo che uno dei motivi di questo mio diverso atteggiamento verso le due sezioni del romanzo sia dovuto al fatto che all’inizio è difficili immedesimarsi nel protagonista, che pure da infante appare algido, distante, indifferente, diverso. Il lettore può simpatizzare o meno con lui, ma fatica a trovare tratti in comune, a identificarsi.
Tuttavia, con lo scorrere delle pagine e soprattutto nella parte finale, che torna al presente dopo aver descritto la parabola di primi cinquant’anni circa della vita di Felix, siamo più attratti dalla sua figura. Progressivamente sentiamo che non è più così lontano da noi, distante in un mondo composto da perfetto ordine e impeccabile memoria; siamo d’accordo con le sue considerazioni, condividiamo il suo punto di vista e ci sentiamo diversi rispetto a tutti gli altri, al resto del mondo.
Significativo è il titolo: nel romanzo il silenzio è un tema ricorrente e fondamentale. Fin da bambino Felix non parla, ascolta e osserva, organizza i propri ricordi, incamera memoria, archivia persone ed eventi. Da studente e da adulto parla solo lo stretto necessario, se interpellato; pronuncia frasi concise, ad esempio quando deve rispondere al professore di scuola o al Maestro oppure quando deve svolgere il ruolo di suggeritore al Gran Presidente o quando consiglia gli altri che supplicano una sua intercessione o un’indicazione sul da farsi.
Divenuto Presidente, per casi fortuiti e imprevedibili, sebbene tutti si aspettassero una grande carriera e che avrebbe preso il posto del Gran Presidente, improvvisamente acquista consapevolezza di tutto ciò che non funziona, dell’ipocrisia e dell’immobilità generata in anni e anni del governo del suo predecessore, per lui un mentore e per il popolo un’eccelsa guida.
Finalmente Felix vorrebbe parlare e riversa con decine di fogli le parole di un discorso che è destinato a non pronunciare mai.
Nonostante il silenzio sia spesso invocato, come stranezza nel bambino, come saggezza nell’adulto e in tanti altri modi, nel romanzo non c’è mai davvero silenzio: che siano gli o lo stesso Felix a parlare, c’è sempre un rumore di sottofondo, che si cheta solo nel finale.
“Passano il tempo a dire parole che non servono, credendo che siano le parole a tenerli in vita.”
p. 138
Al di là della trama piuttosto semplice, l’autore dipinge non solo la figura di un personaggio particolare, ma un’intera società. Tanto il primo è bizzarro e unico nel suo genere, improbabile (ma non impossibile) nelle sue caratteristiche, tanto la seconda appare progressivamente proprio come quella in cui viviamo…
Questioni politi ed esistenziali si intrecciano con quelle sociologiche e psicologiche: l’autore vola tra politica e valori, ipocrisia e comunicazione, ricerca di senso e impegno o mancanza di senso civico, fatalità, dramma e grottesco.
“E come mai nessuno ricordava le promesse di ieri, quando vedeva la miseria dell’oggi? Certo, gli altri, gli oppositori che erano stati sgominati dal Gran Presidente, passavano il tempo a denunciare un’immensa menzogna, ma non lo facevano forse con le stesse parole, con le stesse frasi, con le stesse intonazioni con cui quella menzogna era stata costruita?”
p. 157
“La comunicazione (…) sta cambiando il mondo. Costruisce fantasmi, li trasforma in realtà e poi li uccide.”
p. 187
Lo sguardo di Felix ci guida nel disvelare una politica che è grande perché mantiene tutto invariato, che si ammanta di valori e di “coerenza valoriale” senza far corrispondere alcuna azione concreta ma mandando in visibilio l’elettorato, che risolve i problemi in modo poco etico ma efficace, passando ogni malcontento e possibile ribellione sotto silenzio.
La comunicazione sembra plasmare le scelte e la realtà, mentre Felix vorrebbe opporsi a questa inesorabile deriva e prendere decisioni che migliorino davvero la vita delle persone, che abbiano coraggio e verità, che siano ricche di significato. Felix (e noi con lui) si interroga sul potere e sulla sua natura effimera.
Elogio al silenzio è brillante e scorrevole, ma porta con sé riflessioni profonde e amare.
“Il presente, io credo, è solo una ripetizione del passato. Se si conosce il mondo di cento o di mille anni fa, si conosce anche quello di oggi. Oltretutto, l’apparenza dell’oggi si esibisce nelle chiacchiere di strada, nei cartelloni pubblicitari, nei vaniloqui della radio, nelle mossette della televisione. Al presente, che lo si ami o lo si odi, non si sfugge.”
p. 186
SINOSSI
Felix, il protagonista, è silenzioso e riservato, con un talento straordinario: ha una memoria prodigiosa che gli consente di catalogare in modo infallibile e rievocare quando necessario milioni di ricordi. Il primo a scoprire questa capacità e a volerla mettere a frutto è un insegnante di filosofia, il professor Kobbe. Incanalato verso la filosofia prima e verso la politica poi, Felix diventa il collaboratore di uno degli insegnati universitari, il Maestro, assumendo successivamente il ruolo di suggeritore quando egli vince le elezioni.
BORIS BIANCHERI
Nato in Italia nel 1930 da padre ligure e madre di origine russa, ha girato il mondo e vissuto in Grecia, Francia, Giappone, Inghilterra e Stati Uniti, scrivendo libri e saggi di politica internazionale. Alcune delle sue opere sono: L’ambra del Baltico (1994), Il ritorno a Stomersee. Tre racconti consolari (2002, vincitore del Premio Grinzane Cavour 2003), Il quinto esilio (2006, con il quale ha vinto il Premio Elsa Morante Narrativa 2006) e Elogio del silenzio (2011), ultimo suo libro perché Biancheri è morto proprio nel 2011.
IL LIBRO
Boris Biancheri, Elogio del silenzio, Feltrinelli, Milano, 2011.
> https://www.ibs.it/elogio-del-silenzio-libro-boris-biancheri/e/9788807018374
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