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BACCHERETO: UN ANELLO A 360°

Una passeggiata tra panorami, ville, maioliche e pievi

Sabato 14 settembre 2024

Per la nostra prima escursione in qualità di Guide Ambientali Escursionistiche abbiamo scelto il piccolo borgo di Bacchereto, in provincia di Prato e facilmente raggiungibile anche da Firenze. Il percorso è semplice e adatto a tutti, per la maggioranza su ampie strade sterrate e con poco dislivello. Piuttosto soleggiato, è panoramico e tocca una serie di luoghi storici importantissimi per questa zona, oltre che molto affascinanti…

Lunghezza complessiva4,1 km
Tempi di percorrenza2h
Dislivello126 m.
Grado di difficoltàFacile
SCHEDA TECNICA

BACCHERETO

Il piccolo e caratteristico borgo di Bacchereto sorge sulle pendici orientali del Montalbano, in un punto cruciale per la viabilità fin dai tempi antichi. Era, infatti, un agevole snodo tra le città etrusche di Siena, Volterra, Populonia e Fiesole; il primo insediamento di questi luoghi fu etrusco con strade composte da ciottoli e un santuario dove porre gli ex voti per garantirsi un viaggio sicuro.

Bacchereto rimase utile per spostamenti e contatti durante il periodo dei Longobardi, di cui sono stati rivenuti resti, insieme alle tracce etrusche. Mancano, invece, testimonianze di un insediamento romano, sebbene possiamo supporre che qui sorgesse una torre.

Le prime fonti scritte attestanti la presenza di Bacchereto risalgono al 1138 quando gli eredi di Ser Rodolfo del fu Pietro cedettero il “castello, curte et burgo” di Bacchereto al Vescovo Atto di Pistoia. Nel XII secolo, quindi, era presente una signoria rurale come centro amministrativo, politico e sociale, a difesa del popolo e a controllo della viabilità verso la valle dell’Arno: in realtà, non vi era un castello vero e proprio, ma si trattava di un borgo fortificato. All’inizio del Duecento Bacchereto era un paese fiorente con una popolazione numerosa di circa 500 abitanti, molti dei quali distribuiti nelle case sul territorio.

Bacchereto.
Bacchereto - vigneto.

Bacchereto, come altri piccoli borghi e castelli della zona, fu un importante punto strategico nella politica degli equilibri di confine tra Pistoia e Firenze e tra il XII e il XIV secolo si susseguirono scontri e accordi: da Rodolfo del fu Pietro la proprietà passò al Vescovo di Pistoia e poi al Comune di Pistoia, che la cedette a Firenze nel 1329.

Con la supremazia fiorentina del Quattrocento Bacchereto perse di rilievo strategico, ma mantenne la propria importanza per la produzione di ceramica, in particolare oggetti per la farmacia, orioli, serviti da mensa e strumenti vari per gli ospedali, anche per i malati. Per oltre cento anni le famiglie continuarono la tradizione artigianali, commerciando grazie alle vie di comunicazione. Successivamente, nel XVI secolo, fu Montelupo ad affermarsi nel campo della ceramica, grazie alla favorevole posizione tra Pisa e Firenze.

Bacchereto, la cui popolazione adesso è di poche centinaia di persone, si è mantenuto un luogo produttivo, soprattutto per il vino, secondo una tradizione secolare: nel 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III stabilì una serie di norme restrittive per la produzione del vino all’interno del Barco (si trattò di un primo esempio di prodotto D.O.C., Denominazione di Origine Controllata); ancora oggi vi si trovano aziende vinicole che esportano vini e tengono traccia dei luoghi dove essi sono realizzati.

IL PERCORSO

EX-CAVA DI BACCHERETO

Il nostro itinerario inizia nella ex-cava di Bacchereto, dove lasciamo l’auto in un ampio parcheggio gratuito. Ci prendiamo qualche minuto per addentrarci nel parco circondato dalle alte pareti di roccia e per arrivare fino al nuovo anfiteatro qui costruito dall’amministrazione comunale.

Bacchereto - Ex-Cava.
Bacchereto - monumento a Leonardo da Vinci.

Ci troviamo in un luogo oggetto di lunghe vicissitudini giudiziarie, iniziate con l’esproprio negli anni Ottanta del terreno alla famiglia Bencini Tesi da parte del Comune e portato in tribunale già nel 1994. L’annosa questione è proseguita con alti e bassi, risarcimenti economici e indagini; si è finalmente conclusa a giugno 2024 con un investimento di 32 mila euro da parte del Comune di Carmignano, che ha rilevato l’ultima area rimasta ancora privata.

La cava estraeva blocchi di pietra a giorno, erodendo la collina, e ha lasciato chiari segni sul territorio, ben visibili sia dal giardino sia salendo lungo i sentieri. Il materiale ricavato era roccia calcarea, soprattutto alberese, utilizzata per l’edilizia. Quando fu attiva questa cava? Non abbiamo notizie certe, ma da un confronto con altre del territorio possiamo ipotizzare che lo sfruttamento avvenne dalla metà del Settecento fino agli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso. Sicuramente la ricrescita naturale della vegetazione ha svolto un’importante opera naturale di recupero ambientale, riducendo l’impatto visivo.

Usciti dal giardino, saliamo lungo la strada asfaltata che collega Seano e Bacchereto, ammirando il centro del paese alla nostra sinistra. Prima di entrare nel dedalo delle case, però, svoltiamo a destra, dove sorge un monumento in ferro in memoria di Leonardo da Vinci, riproducendo un macchinario di uno dei suoi trattati.

VILLA BANCI O FATTORIA DI BACCHERETO

Proseguiamo in leggera salita, sotto l’ombra di numerosi cipressi, tra i tronchi dei quali scorgiamo antichi muri a secco e blocchi di pietre sedimentarie, mentre a destra distinguiamo le pareti della ex-cava. Svoltando a sinistra la strada diventa sterrata e, dopo aver goduto di un’altra veduta su Bacchereto, arriviamo ad alcuni casali agricoli. Se i primi sono parzialmente abbandonati, l’ultimo è una vera meraviglia: un bellissimo agriturismo sorto in quella che era Villa Banci o la Fattoria di Bacchereto.

Bacchereto - Villa Banci.
Bacchereto - panorama da Villa Banci.

Ristrutturata nel tardo Ottocento, la dimora vanta una costruzione rinascimentale, articolata su tre lati e aperta su un cortile, sul quale emerge il corpo tardo-quattrocentesco; molto graziosa è la loggetta angolare, che ci colpisce per la sua grazia e alleggerisce l’intera struttura. La villa fu utilizzata a partire dal 1440 dalla famiglia dei Medici come casa di caccia, dove si era soliti trascorrere la notte per iniziare all’alba la battuta nella riserva, il famoso Barco Reale.

Ancora oggi sono visibili i resti del muro di recinzione istituito da Ferdinando II dei Medici nel 1626 nell’area del Montalbano proprio per delimitare questa zona e salvaguardare la selvaggina per le battute di caccia, prevalentemente a uccelli, cervi, caprioli e cinghiali. Solo nel 1772 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena destinò il Barco Reale ad altri usi; poco più tardi, nel 1787 la villa fu venduta alla famiglia pratese dei Buonamici e nella seconda metà dell’Ottocento passò alla famiglia Banci, di cui ha conservato il nome.

Nel 1925 la proprietà fu acquistata dalla famiglia Bencini Tesi, che la trasformò in una fattoria composta da vigneti, oliveti e bosco con castagneti e alberi da frutto. Attorno alla struttura principale si distribuivano le numerose case dei mezzadri che coltivavano i campi, estesi fino al vicino borgo di Spazzavento. La villa-fattoria fu una delle prime a trasformarsi in agriturismo, pur rimanendo produttrice di vino Carmignano DOCG.

Bacchereto - torretta di Villa Banci.
Bacchereto - chiesa di Villa Banci.

L’attuale proprietaria, Rossella Bencini Tesi, prosegue la tradizione, con una fattoria biodinamica, un frantoio tradizionale per uso interno e una produzione di 20.000 bottiglie, con il nome di “Terre a mano- Carmignano DOCG”, “Sasso Carlo Terre a mano”, “Bianco IGT Toscana” e Vin Santo di Carmignano DOC” (uvaggio di Cabernet Franc o Cabernet Sauvignon, vini portati nella terra di Carmignano da Maria de’ Medici addirittura circa cinque secoli fa).

Da non perdere è il panorama dalla bella terrazza, decorata con orci di terracotta e antichi strumenti agricoli in ferro. La vista spazia da Prato ai monti della Calvana, mentre oltre scorgiamo l’alto Monte Falco e, più a destra, Poggio Pratone (Fiesole). Proprio davanti a noi, invece, vediamo il crinale della Collina di San Biagio, con l’omonima piccola chiesa.

Costeggiando l’alto muro sotto la terrazza, giungiamo alla facciata di una chiesa; l’iscrizione sulla lapide apposta sopra al portale ricorda la dedica di Silvio Banci in memoria della madre, con l’invocazione della Maria Vergine Assunta, nel 1867. Inglobata sul fianco della villa, è una torretta a base circolare su cui si eleva un piccolo campanile del XVII secolo che faceva parte dell’annessa chiesetta. Sul retro si sviluppa un bel giardino settecentesco, secondo i canoni della tradizione toscana, e oltre si estendono i campi di olivi e i vigneti…

SENTIERO PANORAMICO

Torniamo leggermente sui nostri passi e, passando dal parcheggio dell’agriturismo e dalla piscina, imbocchiamo il sentiero n. 805, ampio e facilmente percorribile. Questo tratto del percorso è sicuramente il più panoramico, con meravigliosi affacci sul centro di Bacchereto, che vediamo da numerose prospettive differenti.

Bacchereto - veduta su Villa Banci e oliveto.
Bacchereto.

Al Podere Riaccio, semi-abbandonato, notiamo tanti alberi da frutto, tra cui susini, noci e ciliegi. La zona è disseminata di numerose fattorie e casali agricoli, molti dei quali, purtroppo, sono in stato di rovina…

Sempre con uno sguardo rivolto a Bacchereto arriviamo ad un’intersezione di sentieri e saliamo a destra verso la grande croce con vista panoramica. Il terreno è roccioso e arido e dobbiamo inerpicarci per giungere alla terrazza delimitata da una staccionata in ferro. La vista da qui è stupenda: davanti a noi abbiamo una veduta da cartolina del borgo di Bacchereto, mente a sinistra riconosciamo Villa Banci con la sua loggetta e a destra osserviamo la nostra prossima meta, le abitazioni intorno a Casa Toia. Alle nostre spalle, invece, si sviluppa un fitto bosco.

Dopo le foto di rito, scendiamo attraverso un sentiero meno scosceso e costellato da piccoli tabernacoli, che erano probabilmente una Via Crucis. Tra gli olivi e un grande fico, giriamo a destra e arriviamo ad un rudere, dal quale, scendendo una scaletta, torniamo sul sentiero n. 805 e poi ad una strada asfaltata.

Bacchereto - panorama dalla Croce.

In corrispondenza di un crocevia notiamo un chiesino e una croce recentemente restaurata (nel 2012). Da qui facciamo una deviazione, proseguendo lungo via Toia e arrivando alla celebre Casa Toia.

CASA TOIA

Nonostante le ristrutturazioni, l’edificio mostra ancora chiaramente la struttura tipica delle case signorili medievali, con bozze di arenaria a vista e una forma compatta. Si tratta di un luogo storico perché, come possiamo leggere sulla lapide all’ingresso, qui abitò la nonna materna di Leonardo da Vinci, Lucia di Pietro di Zoso.

Proprio in questo luogo Leonardo, figlio non legittimo di Ser Piero di Antonio da Vinci, trascorse gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza. La famiglia della nonna Lucia, figlia di un notaio, aveva avuto fortuna grazie al commercio delle famose ceramiche di Bacchereto, poiché l’antenato Zoso di Giovanni era un orciolaio nella seconda metà del Trecento.

Bacchereto - chiesino.
Bacchereto - Casa Toia.

Bacchereto viene rammentato da Leonardo solo con un appunto a margine di alcune carte; tuttavia, forse proprio nel borgo aveva potuto far pratica nella modellazione dell’argilla e nell’osservazione delle fornaci che poi ha rammentato in diversi codici. Inaugurata nel 1952, a Cinquecento anni dalla nascita del Genio (1452), la Casa Natale è divenuta il luogo simbolo del grande legame di Leonardo con la città e vi è ancora conservato lo stemma della famiglia.

Per celebrare il genio di Leonardo è stato recentemente riaperto da un gruppo di giovani volontari l’antico sentiero che collegava Bacchereto a Vinci in circa 2 km.

Vale la pena proseguire la nostra deviazione lungo la strada che diviene presto sterrata e immersa in un gradevole boschetto. Alla nostra destra notiamo un tabernacolo con una Madonna: l’iscrizione ricorda nuovamente Silvio Banci che ha dedicato questa immagine alla Madonna delle Vigne “quale sicura tutela di questi colli ridenti e monumento novissimo della sua fervente pietà” (1882).

Bacchereto.
Bacchereto - Chiesa di San Biagio.

CHIESA DI SAN BIAGIO

Proprio sopra di essa, immersa nel bosco, sorge la deliziosa Chiesa di San Biagio, la cui facciata è scenograficamente posta su un piazzale che si apre tra la vegetazione e a cui si arriva da una stradina in pietra.

Realizzata sul crinale ma nascosta alla vista, la chiesa risale al XIII secolo, quando abbiamo le prime notizie certe della sua esistenza. Sicuramente dipendeva dalla pieve di Santa Maria a Bacchereto, quale luogo di culto nella piccola frazione di Fusciano, il cui toponimo si è quasi perso e comprenderebbe anche Casa Toia.

Nonostante l’aspetto semplice, la sua antichità avrebbe dovuto invitare ad una maggiore conservazione, mentre subì un periodo di degrado, legato anche alla proprietà privata. Negli anni Ottanta era priva di lunetta e della ghiera dell’oculo centrale, probabilmente in alberese; solo recentemente è stata restaurata, riprendendo alcuni tratti del romanico toscano.

Completata la nostra deviazione e tornati indietro, scendiamo verso il centro di Bacchereto lungo via Fontemorana, costeggiata da graziose villette e numerose edicole votive. Prima di giungere nella piazza principale, merita un’occhiata una casa decorata da numerose statue e, in una nicchia, quella di un santo incaricato di difendere “l’uomo dalla sua stupidità” (così recita l’iscrizione ai suoi piedi).

Bacchereto - monumento di Silvio Banci vicino alla Chiesa di San Biagio.
Bacchereto - statua.

SAGRA DEL FICO

Arrivati nella piazza, notiamo un’altra opera moderna, Nel ricordo senza tempo di tutti i boscaioli di Bacchereto, voluta dal Comune di Carmignano e commissionata a Giovanni Bellassai, mentre in angolo un’installazione recita le parole di Dacia Maraini. Altri elementi sono una nicchia con i resti di un affresco di una Madonna con Bambino e una grande edicola, che segna l’ingresso della strada che conduce alla chiesa.

A settembre qui si svolge la storica Sagra del Fico che nel 2024 ha raggiunto la sua 48ª edizione ed è organizzata dalla Polisportiva Bacchereto Associazione Sportiva Dilettantistica Culturale. Il piccolo borgo si anima per alcune sere e due weekend ed è possibile gustare piatti tipici, soprattutto a base di fichi, abbinati con salumi e formaggi, ma anche altre specialità locali e alcuni azzardi, come le penne al fico.

In occasione della sagra è inoltre possibile assistere a spettacoli, ascoltare musica e partecipare a visite guidate di luoghi storici di Bacchereto, come il Museo delle Maioliche e la Chiesa di Santa Maria Assunta.

Bacchereto - statua dedicata a tutti i boscaioli.
Bacchereto - Sagra del Fico 2024.

MUSEO DELLE MAIOLICHE DI BACCHERETO

Il nostro percorso prosegue lungo la strada in salita: poco oltre la metà, alla nostra destra si apre uno spiazzo che conduce al Museo delle Maioliche, dove sono conservati splendidi reperti di quest’arte.

Come abbiamo già avuto modo di vedere, dal Trecento alla metà del Cinquecento Bacchereto era conosciuto come importante centro per la produzione delle maioliche, che venivano commerciate grazie alla posizione strategica del borgo. Non a caso, gli oggetti in ceramica, belli e pregiati, erano venduti nel XIV secolo all’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze e, poco più tardi, a quello degli Innocenti. I motivi decorativi delle ceramiche di Bacchereto, vari a seconda degli stili e delle epoche, assomigliano molto a quelli fiorentini di Montelupo.

Purtroppo, non abbiamo notizie sugli artigiani che vi lavoravano, ma sappiamo da fonti d’archivio che nel corso del XV secolo erano presenti a Bacchereto ben 42 “orciolai”. Vi lavoravano, tra gli altri, Lodovico di Lazzaro, Vinacceto da Bacchereto, Giunta di Tugio; alcuni di questi artigiani andarono a impiantare botteghe a Firenze.

Con lo spostamento della produzione a Montelupo, si perse progressivamente traccia delle antiche fabbriche di ceramica di Bacchereto finché nel Novecento non ne furono trovati fortuitamente dei resti, grazie al rifacimento di una strada: così emersero le fornaci, tra le quali anche quella della famiglia della nonna materna di Leonardo da Vinci.

Nel 2004 da un incontro fra il consiglio della Polisportiva di Bacchereto e il Sindaco di Carmignano, Doriano Cirri, si è cercato di rispondere all’esigenza di individuare dei locali che potessero accogliere i reperti delle ceramiche medievali, che si trovavano nel Museo Archeologico di Artimino.

Grazie ai fondi stanziati dalla Provincia di Prato, dalla Curia di Pistoia e dal Comune di Carmignano, oltre che dalla stessa Polisportiva, nel 2010 sono iniziati i lavori di restauri dell’Oratorio della Compagnia del SS. Sacramento della Chiesa Parrocchiale S. Maria Assunta di Bacchereto e le antiche cantine adiacenti.

Questa brillante iniziativa ha portato nel 2016 all’apertura delle ex cantine parrocchiali, dove oggi risiede l’Esposizione delle Antiche Maioliche di Bacchereto, sezione distaccata del Museo Archeologico di Artimino F. Nicosia. Merita senza dubbio una visita!

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Per concludere il nostro itinerario a Bacchereto ci arrampichiamo lungo l’ultimo tratto di salita e arriviamo alla chiesa che domina il borgo e da cui possiamo ammirare un panorama sulle colline e sulla pianura.

La presenza di una chiesa è attestata per la prima volta in un atto del 1138 quando il paese fortificato fu ceduto al Vescovo di Pistoia. Sotto di essa si trovava un ospedale, ricordato come Spedale di Santa Caterina, posto fuori dalle mura del “castello” e ricovero per viandanti e pellegrini, soppresso nella seconda metà del Settecento da Pietro Leopoldo… La fortificazione permetteva agli abitanti delle case circostanti di ripararsi in caso di attacco, grazie ad una scala che veniva rimossa dalle mura, isolando l’interno.

Bacchereto - piazza principale.
Bacchereto - Chiesa di Santa Maria Assunta.

Nel XIV secolo, quando Bacchereto era definitivamente uno dei possedimenti di Firenze e la pace regnava in modo stabile sul territorio, la struttura difensiva cadde in rovina e fu progressivamente abbandonata, addirittura utilizzata come materiale da costruzione. Nei documenti successivi alla metà del Trecento, infatti, non troviamo più alcuna traccia del “castello”.

È difficile ricostruire la storia delle modifiche della chiesa: sappiamo che nei secoli all’edificio principale furono aggiunte la sagrestia e la canonica e che nel Seicento venne costruita la sede della Compagnia contigua alla Chiesa, dov’è tutt’ora.

Nel Seicento un fulmine rovinò parte del campanile che fu quindi ricostruito; nel 1885 si sviluppò un grande incendio che forse eliminò il loggiato in legno della chiesa e arrecò numerosi danni all’intera struttura, cancellando le tracce dell’antica pieve romanica.

Nella piazza possiamo notare l’ingresso al cimitero, leggermente distaccato rispetto alla chiesa; l’usanza di seppellire i morti all’interno del luogo di culto permaneva nel Seicento e proseguì anche dopo la costruzione del cimitero, nel Settecento.

Osserviamo la modesta facciata intonacata, dove campeggia uno stemma con un albero: risale al Settecento ma lo ritroviamo anche due secoli prima e gli studiosi non sono riusciti a risalire a quale famiglia appartenga. L’interno ospita una sola aula e unisce elementi di epoche diverse: dal pulpito seicentesco, dove ricorre lo stemma, alla veste classicheggiante di interventi del 1835-40, con i controsoffitti decorati da Bartolomeo Valiani (1793-1858) e raffiguranti il Padre Eterno e San Giovanni Battista che battezza Gesù.

Di particolare rilievo è una piccola Pietà in terracotta policromata del XVI secolo, un tempo molto venerata nella zona. Essa è stata ritrovata circa un secolo fa dentro un muro a secco… Si dice che la Pietà abbia salvato la popolazione dalle pestilenze e che per questo fosse cara al popolo; quando fu deciso di portarla a Seano in una chiesa più importante, la statua non voleva andarsene e sparì (o fu nascosta), per poi ricomparire.

La contigua Compagnia del Corpo di Cristo presenta sull’altare una bella tela con l’Istituzione dell’Eucaristia, copia seicentesca da Federico Barocci.

Dopo la visita alla chiesa, torniamo nella piazza principale per poi dirigerci verso il parcheggio della ex-cava, dove abbiamo lasciato la nostra auto. Il percorso si conclude qui tra bei panorami, diverse suggestive prospettive del borgo di Bacchereto, tradizioni e storia locale… Un universo complesso e affascinante tra luoghi poco frequentati!


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