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TRENTO IN UN GIORNO

3 itinerari nel verde della città

Mesi e mesi di chiusura, impossibilità di spostamenti, ad aprile nemmeno tra comuni, niente hotel, niente ristoranti, niente amici (almeno per noi)… In un momento così precario, difficile, caotico e frustrante, il matrimonio di Andrea, amico storico di Lorenzo, e Ludovica ci è parso quasi una stranezza, una bizzarria. Abbiamo prenotato l’albergo senza nemmeno crederci troppo, che saremmo riusciti ad arrivare da Firenze a Trento, pure con la convocazione del Comune in qualità di invitati e soprattutto nel ruolo di testimone per Lorenzo. E invece ce l’abbiamo fatta! E tra la cerimonia, il pranzo, il viaggio e tutto il resto, con i musei chiusi e i bar che servivano il caffè solo da asporto, siamo riusciti a ricavarci qualche momento per esplorare dei luoghi inusuali della città. Li riassumo qui condensando due giornate perché sono percorsi che possono essere svolti in un unico giorno, dalla mattina fino alla sera.

Lorenzo e Federica sorridenti.
Panorama sulla città di Trento al tramonto, dall'alto, con montagne e fiume.

Il mio personale consiglio è di iniziare la mattina con la passeggiata più in città, quella anche più famosa e più accessibile a tutti, per poi proseguire verso il Parco del Dòss Trento e godere del panorama sulla città facendo un pic-nic. Infine, nel pomeriggio, dedicare qualche ora alla scoperta dell’insolito borgo di Sardagna, lontano dagli itinerari turistici, ma ricco di storia e che offre una vista incredibile sull’intera valle dell’Adige, specialmente se ci si trattiene fino al tramonto…

MUSE E CASTELLO DELLE ALBERE

Dopo una passeggiata nel centro di Trento, così fitto di storia e arte, con magnifici palazzi affrescati, portoni che si aprono su fascinosi cortili interni e balconi asimmetrici che spiccano sulle facciate di antichi edifici, ci si allontana dal reticolo di strade in direzione del Muse, il Museo di storia naturale della città, progettato dal celebre architetto Renzo Piano. Dal 2013 costituisce un mastodontico (sono 19.000 i m² complessivi su ben sei piani di altezza) luogo di incontro tra scienza e natura. A causa dell’emergenza Covid, non abbiamo potuto visitarlo, ma abbiamo sbirciato dalle enormi finestre della serra che pullula di fitte piante verdeggianti. Il museo racconta la formazione delle dolomiti, la biodiversità alpina e i primi insediamenti umani, coniuga tecnologia, installazioni e spazi laboratoriali dedicati a bambini e famiglie.

Muse: struttura moderna con vetri e dietro alberi e montagne.
Palazzo delle albere: struttura come una fortezza e dietro montagne.
Giardini con specchio d'acqua, piccoli ponticelli, lampioni e montagne sullo sfondo.

Il Muse colpisce con la sua struttura moderna, mentre accanto si staglia un altro tipo di edificio, completamente diverso: il Palazzo delle Albere, che prende il nome dal doppio filare di pioppi originariamente allineati lungo il percorso che dal convento di S. Croce, attraverso il monumentale ingresso dei Tre Portoni, conduceva alla villa. L’edificio fu infatti voluto dai Principi Vescovi Madruzzo quale villa suburbana nel XVI secolo, con un’architettura tipicamente a castello: quattro torri angolari e un fossato che si riempie dell’acqua dell’Adige. È sicuramente un luogo affascinante, intriso di storia e che adesso ricerca una nuova qualificazione quale sede di mostre temporanee, workshop e laboratori artigiani.

Proseguendo girando dietro al Muse si sbuca in un quartiere particolare di Trento: enormi edifici di legno (purtroppo già danneggiato) e mura verde brillante furono progettati da Renzo Piano. L’idea era quella di creare un’oasi all’avanguardia, tra moderna architettura ed estesi spazi verdi: le case sono infatti circondate da un meraviglioso prato e giardino, con alberi, canali, ponticelli e numerose panchine. Purtroppo, l’estetica non eccellente delle case (a mio parere oggettivamente un pugno in un occhio, per usare un eufemismo) ed il loro prezzo esoso hanno fatto sì che siano rimaste per la maggior parte invendute e/o sfitte. Passeggiare per il parco, tuttavia, è molto piacevole: lo si attraversa dall’interno e poi si può girare proseguendo il cammino sulla riva dell’Adige, tornando verso il centro della città. Si percorre, così, un tratto della ciclabile che collega Trento a Rovereto e ad altre città della valle.

Mura con porta e scalinata in mezzo agli alberi.
Tabernacolo stretto e alto con crocifisso.

PARCO DOSS TRENTO E IL PANORAMA SULLA CITTA’

Se durante la prima mattina abbiamo trascorso qualche ora piacevole passeggiando intorno al Muse e percorrendo la strada lungo l’Adige, possiamo continuare questo percorso fino a raggiungere il Ponte San Lorenzo, dal quale si gode di una bella vista sulla pittoresca chiesina di Sant’Apollinare e che permette di raggiungere la piazza principale dell’antico quartiere di Piedicastello, caratterizzata dalla presenza di edifici dai colori vivaci e vetrine con legni e decori di un altro tempo.

Merita senza alcun dubbio dedicare qualche minuto alla visita della Chiesa, dal caratteristico tetto a ripidi spioventi, uno degli edifici più antichi della città. Una conferma in tal senso viene data dai resti di epoca romana con la lapide di Marco Apuleio (23 a.C.) murata nella parete esterna dell’abside; la pianta originaria era di età bizantina, con interventi romanici del XII secolo voluti dai Benedettini; infine, nel XIV, vi furono i lavori di epoca gotica, quando l’edificio assunse le forme attuali. Il pittore Albrecht Dürer immortalò la chiesa in un famoso acquerello nel 1494. Degno di nota è, accanto al portale, il sarcofago trecentesco scolpito da artisti lombardi e, all’interno, lo spazio ricco di fascino delimitato da due alte cupole ottagone.

Chiesa Santa Apollinare di lato con campanile, fiume Adige e dietro collina.
Santa Apollinare dipinta da Durer.
Piedicastello: piazza con case di diversi colori e alberi.

Attraversiamo la piazza e poniamo attenzione ad una delle viuzze pedonali che si inerpicano sulla collina: da qui accediamo ad uno dei tre ingressi del parco del Dòss di Trento. Personalmente, consiglio questo accesso, sia perché un gentile signore lo ha indicato come il migliore a me e a Lorenzo che lo guardavamo dubbiosi sia perché è effettivamente molto suggestivo, anche se la salita è un po’ ripida. Una scala ricavata nella pietra, infatti, conduce ad un cancellino, oltre il quale si dipana il vero e proprio sentiero che conduce fino al celebre monumento a Cesare Battisti e allo splendido panorama sulla città. Ma andiamo per ordine.

Il Dòss Trento è un importante parco periurbano con importanti e particolari caratteristiche naturali e paesaggistiche, ma anche storico architettoniche. Si tratta, infatti, di un rilievo di origine glaciale (si possono rintracciare ancora resti fossili di granchi e conchiglie); esso fu abitato già dai primi insediamenti umani nella zona in epoca preistorica e protostorica e si possono ammirare i resti di una chiesa paleocristiana. Il colle fu utilizzato pure dal punto di vista militare in quanto luogo strategico: ciò viene narrato nel Museo Storico degli Alpini, ospitato all’interno del parco, e se ne ha una traccia diretta lasciata dal forte napoleonico.

Mappa del Doss Trento.
Percorso a piedi che costeggia la strada, bosco e montagne sullo sfondo.
Chiesa Santa Apollinare: facciata e campanile.


Negli anni del fascismo, venne eretto ed inaugurato nel 1935 il mausoleo in memoria dell’irredentista Cesare Battisti: le sue colonne di marmo dominano ancora oggi la città. Il maestoso sarcofago è attorniato da esse, che sull’architrave recitano: “A Cesare Battisti – che preparò a Trento – l’unione della Patria – ed i nuovi destini”.

Splendida è la vista sulla città: è possibile ammirare vicinissimi il Castello del Buonconsiglio e il Duomo con la torre del museo diocesano, oltre agli altri campanili, palazzi e grovigli di strade e chiese. È anche un luogo rilassante, dove sdraiarsi a riposare e a godere del sole primaverile, fare una corsa o un giro in bicicletta. Il mio consiglio, quindi, è quello di non avere fretta e, magari, di esplorare i diversi sentieri e fermarsi per un pic-nic.

Mausoleo a Cesare Battisti: colonne e cannoni in primo piano.
Resti in pietra di basilica, dietro casa e alberi.
Scorcio tra gli alberi del duomo di Trento.
Lorenzo appoggiato su un cannone di fronte alle colonne del mausoleo a cesare battisti.

SARDAGNA E IL TRAMONTO SULLA CITTA’ E LA VALLE

Nel pomeriggio, così da potersi godere anche il tramonto, prendiamo la funicolare la cui stazione si trova proprio accanto al Ponte San Lorenzo e che arriva fino al piccolo borgo di Sardagna, situato sul versante orientale del monte Bondone su di un piccolo altopiano e dal quale si gode del più bel panorama sulla valle dell’Adige e sui monti circostanti.

Appena arrivati alla stazione a 600 m. dopo aver costeggiato un vecchio hotel riqualificato in centro congressi dell’università di Trento (ma quando siamo andati noi era in stato di semi-abbandono), si apre un’imponente struttura in ferro che si affaccia sulla ripida scarpata ed è una vera e propria terrazza sulla valle. Si tratta della Busa degli Orsi: proprio in questo luogo, infatti, due orsi sono rimasti rinchiusi in una fossa di cemento armato fino al 1996 e ciò che vediamo adesso è la gabbia completamente ristrutturata e che ospita, all’occasione, eventi e concerti. L’occhio si perde alla ricerca dei monumenti di Trento, individua facilmente la Chiesa di Sant’Apollinare, corre lungo il fiume Adige e scorge, in lontananza un forte isolato tra le montagne, il Castel Beseno. Sempre spettacolare, il panorama assume ancora maggiore fascino al tramonto, quando la luce aranciata risplende sul fiume che diviene uno specchio dorato e colora la neve sulla cima delle montagne.

Panorama sulla città di Trento al tramonto, dall'alto, con montagne e fiume.
Facciata e campanile della chiesa Santi Filippo e Giacomo.
Funicolare tra le nuvole e dietro montagna innevata.
Cascata tra le rocce, alberi e in cima al dirupo spunta il campanile della chiesa Santi Filippo e Giacomo.

Da questo incredibile panorama, si può fare una passeggiata verso l’antico borgo di Sardagna, ricco di scorci e di elementi di grande interesse storico. Colpisce, senza alcun dubbio, l’impressione di entrare in un’altra realtà, un tempo differente, un passato un po’ polveroso ma verace. Non a caso, infatti, gli abitanti del luogo ti guardano con curiosità e sospetto, come tu fossi davvero uno straniero; un signore si è addirittura sporto dalla finestra per chiederci se volessimo indicazioni per il bar. Alla fermata del bus un cartello al neon avverte quando la funivia è chiusa e, oltre di esso, si stagliano le montagne innevate, come a ricordare sempre il potere della natura e la piccolezza rassegnata e resiliente dell’uomo. Ci sono campi, tantissimi tulipani, alberi in fiore… Davvero, un luogo al di fuori dello scorrere degli anni, cristallizzato, semplice, rustico e magnifico.

Dirigendosi verso il centro della città si può visitare la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, edificata nel XVIII secolo e che ha sostituito l’omonima più antica, risalente al Quattrocento. Io e Lorenzo abbiamo fatto una passeggiata fino a raggiungerla: essa si staglia fuori dal paese (ed è infatti ben visibile dalla Busa degli Orsi, irta sulla roccia a strapiombo) ed è contornata da un piccolo cimitero; al suo interno sono conservati i preziosi affreschi di Marcello Fogolino. Se si ha tempo, è possibile visitare anche la cascata di Sardagna: purtroppo, però, è necessario fare una passeggiata più lunga e arrivarvi passando da Redagno. Il tratto di sentiero che vi conduce dall’antica chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo è chiuso perché si passa tra gli edifici della vecchia funicolare, in completo stato di abbandono e fatiscenza.

Sardagna, quindi, pur non essendo un luogo turistico né particolarmente frequentato è un borgo affascinante, che regala panorami incredibili e un’atmosfera di sospensione, tra storia e natura.




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