Puglia Viaggi

ITINERARIO GRATIS A GALLIPOLI

Cosa visitare gratuitamente (o quasi) in una mattina

Il settimo giorno del nostro on the road nel Salento ci siamo svegliati a Gallipoli e abbiamo dedicato la mattina alla scoperta della città che negli ultimi anni è divenuta la più famosa della regione… Ci siamo organizzati con un itinerario a piedi per toccare tutti i punti principali del centro storico e abbiamo avuto la fortuna di incontrare un numero ragionevole di turisti.

Ci svegliamo al San Gabriele Relais, che consigliamo vivamente per il rapporto qualità prezzo. La struttura, infatti, è completamente nuova e si trova in una zona residenziale di Gallipoli, tranquilla ma non lontana dal centro. La colazione, compresa nella prenotazione, è servita al Fantasy Bar, poco distante: un tipico caffè di quartiere, dove è possibile gustare prelibatezze tipiche del luogo e opzioni anche senza glutine (confezionate).

Gallipoli - Riviera Nazario Sauro.

Dopo la colazione, ci spostiamo in auto per arrivare più vicini al centro e parcheggiamo (gratis) in un vicolo perpendicolare rispetto a Corso Roma, il viale principale dove la sosta è tutta a pagamento. Da qui all’inizio del centro di Gallipoli sono solo pochi minuti a piedi e possiamo passeggiare sugli ampi marciapiedi guardando le vetrine dei negozi.

Gallipoli è una straordinaria meta turistica, ma ha anche una forte vocazione alla pesca, sebbene sempre di più essa stia cedendo al turismo… Frotte di giovani arrivano qui in estate per godersi il mare e la vita notturna, mentre in inverno la città si spopola, si avvolge nel silenzio e torna alla sua forma originaria.

 

Gallipoli.
Gallipoli - Fontana Greca.

Porto Antico

Da Corso Roma arriviamo al Ponte Giovanni Paolo II che collega i nuovi edifici al nucleo originario di Gallipoli. Il centro ci accoglie con una bella Fontana Greca, ancora sul lato moderno: un grande lastrone di carparo scolpito ad altorilievo con miti marini, difficilmente leggibili. Secondo alcuni risalirebbe al III sec. a.C. e, perciò, sarebbe davvero greca; per altri, invece, è databile intorno al Cinquecento.

Oltre la fontana, delimitato dal ponte, si sviluppa il Porto Antico, che al mattino presto e al tramonto ospita i pescherecci che tornano agli ormeggi. Il mercato ittico, infatti, è poco distante, in piazza Dogana, ed è aperto ogni giorno dal lunedì al sabato dalle 6 alle 13 (meglio andare la mattina prestissimo, se siete degli appassionati).

Lo specchio d’acqua è delimitato da tre importanti costruzioni: il seicentesco Santuario della Madonna del Canneto, il rivellino (fortificazione del XVI secolo) e il Castello Angioino, che, nonostante il nome tragga in inganno, fu edificato solo nell’Ottocento.

Gallipoli - Porto Antico e Castello Angioino.
Gallipoli - Porto Antico e Castello Angioino.

Castello Angioino

Attraversiamo il ponte e ci troviamo accanto al possente castello, riaperto nel 2014 dopo decenni di abbandono, ospitando adesso bar e negozietti. Da qui si accede anche all’antico baluardo di Kalepolis, un gioiello dell’architettura militare risalente ai tempi della Magna Grecia e dei romani, ampliato e rinnovato prima dal senese Francesco di Giorgio Martini nel 1491 e poi dagli spagnoli.

Noi non siamo entrati, ma abbiamo letto che dal cortile centrale si sviluppano i vari ambienti: torrioni, corridoi, Piazza delle Armi, panoramici camminamenti…

Cattedrale di Sant’Agata

Iniziamo ad addentrarci nei vicoli di Gallipoli e dopo qualche centinaio di metri incontriamo già la cattedrale, la cui facciata, purtroppo, è in ristrutturazione. La chiesa sorge nel punto più alto della città vecchia e fu edificata a partire dal 1629 in stile barocco sulle rovine della precedente basilica duecentesca. Caratterizza la Cattedrale di Sant’Agata un incredibile sfarzo: la facciata è divisa in due ordini, di cui quello inferiore è scandito da paraste, mentre quello superiore presenta una decorazione lapidea in carparo progettata da Giuseppe Zimbalo (lo abbiamo già incontrato a Lecce), con una straordinaria abbondanza di statue, cornici floreali, ghirigori…

Pure l’interno non è da meno: le navate, divise da 12 colonne, sono ornate di cinque altari laterali dei fianchi e due del transetto, tutti barocchi in marmi policromi. Quasi tutti i dipinti sono opera del pittore locale Giovanni Andrea Coppola, che negli ultimi anni della sua vita dipinse qui santi, Madonne e altre figure bibliche. Dietro l’altare osserviamo il bel coro ligneo settecentesco e l’olio su tela raffigurante il Martirio di Sant’Agata, opera del napoletano Nicola Malinconico.

Due curiosità su questo luogo ricchissimo: le tele della chiesa si estendono su una superficie di oltre 700 mq; inoltre, il Sant’Isidoro del primo altare a sinistra è attribuito a Luca Giordano, uno dei principali esponenti della pittura napoletana del Seicento.

Gallipoli - Cattedrale di Sant'Agata, campanile.
Gallipoli - Cattedrale di Sant'Agata, interno.

Musei

Passeggiando intorno alla cattedrale ci imbattiamo nei principali musei di Gallipoli, in cui noi non entriamo, ma che meritano di essere menzionati.

Proprio accanto alla chiesa troviamo il Museo Diocesano, che occupa i locali dell’antico seminario. Qui è possibile ammirare dipinti dal XVI al XVIII secolo, arredi liturgici, reliquiari e altri oggetti d’argenteria sacra, paramenti e statue in cartapesta. I visitatori possono accedere anche alle cucine, al refettorio e alle belle terrazze dell’antico collegio diocesano.

Poco più avanti, incontriamo il Museo Civico e quello del Mare. Il primo è molto particolare (diamo una bella sbirciata dall’esterno), anche perché si sviluppa nei locali di un’ex biblioteca. Al primo piano è conservata l’eccentrica raccolta donata alla città dal filosofo e naturalista ottocentesco Emanuele Barba: abiti d’epoca e accessori, armi, minerali, ossi di delfino e fossili di balena. La raccolta è tanto eclettica quanto caotica, come era d’uso al tempo nelle camere delle meraviglie. Chi ha lo stomaco forte può soddisfare la propria curiosità visitando la sezione di patologia fetale e animale, composta da una decina di barattoli di vetro con feti e animali deformi.

Se il Museo Civico è senza dubbio quello più sfizioso, il Museo del Mare è adatto soprattutto ai bambini, che potranno ammirare i grandi scheletri interi di due esemplari di zifio, una via di mezzo tra un delfino e una balena, oltre a granchi, crostacei, conchiglie, uccelli marini e altri animali locali.

Passiamo di fronte anche alla scenografica entrata della biblioteca comunale, che si sviluppa nell’ex Oratorio di Sant’Angelo del XV secolo.

Gallipoli.
Gallipoli - Biblioteca Comunale, ex Oratorio di Sant'Angelo.

Frantoio ipogeo

Gironzolando tra i vicoli e i negozi di souvenir ci imbattiamo in uno dei tanti frantoi ipogei presenti nel centro di Gallipoli, o meglio sotto di esso. Si tratta di una struttura comune nel Salento: i frantoi ipogei sono qui chiamati trappiti e prendono la forma di veri e propri torchi sotterranei scavati nel carparo. Il più famoso di essi è quello di Palazzo Granafei; l’ingresso costa 1,50 euro e vale assolutamente la pena!

La visita è guidata e l’organizzazione è la medesima del vicino altro frantoio oleario di Palazzo Briganti. Il prezzo (irrisorio) viene pagato all’Associazione Gallipoli Nostra, che nel 1988 ha restaurato e aperto al pubblico questi ambienti; è un contributo per la manutenzione e divulgazione dei beni.

Gallipoli - Frantoio Ipogeo.
Gallipoli - Frantoio Ipogeo.

Ci immergiamo, così, in una realtà completamente sconosciuta… Scopriamo che gli antichi ambienti di produzione dell’olio d’oliva sono interamente scavati sotto il livello stradale e rappresentano una fondamentale testimonianza del passato storico e commerciale di Gallipoli. Fin dal XVI secolo la città era infatti la principale piazza di esportazione di tutto il Regno di Napoli e l’olio di Gallipoli era particolarmente richiesto dai mercati di tutta Europa e venduto ad un prezzo superiore rispetto agli altri. L’olio prodotto nella provincia era commercializzato e depositato nelle cisterne sotterranee di Gallipoli, scavate nel tufo. La spedizione del prodotto avveniva solo via mare. Testimonianza di quanto questo commercio fosse importante è il fatto che in città erano presenti le residenze dei Viceconsoli delle nazioni estere.

Scavate nel carparo, sono state rinvenute circa 100 stanze: la pietra, infatti, è molto resistente e, quindi, in grado di reggere il peso delle macine. Ma a cosa serviva l’olio? Nel Seicento era utilizzato principalmente per alimentare le lampade, poiché sarebbe stato troppo costoso produrre quello ad uso alimentare.

Gallipoli - Frantoio Ipogeo.
Gallipoli - Frantoio Ipogeo.

Entriamo nel frantoio ipogeo da una scala che scende per circa 200 metri sotto la strada e la temperatura cambia radicalmente, divenendo fresca. Ci guardiamo intorno negli ambienti illuminati in modo suggestivo e torniamo indietro nel tempo.

Per prima cosa la guida ci aiuta ad individuare il camino di scarico proveniente dal cortile del palazzo; le olive erano conservate a riposo nelle stanze per 35 giorni, così da farle diventare acide. La macina del Seicento era a trazione animale: al posto delle scale era stato costruito uno scivolo e possiamo vede la stalla, posta in corrispondenza della falda acquifera.

Con la scoperta del carbone e del petrolio l’olio lampante non veniva più usato; rimase quello alimentare ma non conveniva più produrlo a Gallipoli, lontano dalle campagne. Così, delle duemila cisterne da olio sotto Gallipoli ne rimasero solo due, mentre il resto fu distrutto, soprattutto in seguito all’uso come rifugi durante la guerra. Una delle due cisterne rimaste è quella che possiamo scorgere dove adesso c’è la biglietteria.

I torchi alla calabrese sono stati ricostruiti secondo modelli del XVII secolo, mentre sono originali il torchio alla genovese e alcune presse della fine dell’Ottocento, primi del Novecento e 1860 (quella centrale).

Una visita meravigliosa!

Gallipoli - Frantoio Ipogeo.
Gallipoli - Frantoio Ipogeo.
Gallipoli - Chiesa della Purità.

Chiesa della Purità

Usciti dal frantoio ipogeo il caldo ci attanaglia e fuggiamo all’ombra dei vicoli diretti verso il mare, dove ci imbattiamo nella Chiesa della Purità, che ci impressiona e ci colpisce persino più della Cattedrale.

La facciata è piuttosto anonima, con un intonaco bianco e decorazioni molto semplici… Il vero gioiello si nasconde all’interno… Appena entriamo, infatti, ci manca il fiato: ogni centimetro quadrato della piccola aula, con un pavimento in maioliche colorate e il soffitto a volte affrescato, è coperto da enormi tele sei-settecentesche dai toni cupi, incorniciate da stucchi dorati e che raccontano scene bibliche. L’aspetto odierno è il risultato di due momenti: nel 1664 la chiesa fu costruita dai membri della corporazione degli scaricatori di porto (i bastasi o bastagi) come proprio oratorio; dato che essi non disponevano di grandi risorse, concentrarono tutta la decorazione all’interno. Nel 1750, poi, vi fu un altro ampliamento.

Capolavoro più importante è la pala dell’altare maggiore, una Madonna della Purità con San Francesco e San Giuseppe, terminata nel 1663 dal pittore Luca Giordano.

Gallipoli - Chiesa della Purità, interno.
Gallipoli - Chiesa della Purità, interno.

Riviera Nazario Sauro

La Chiesa della Purità sorge sulla riviera più scenografica di Gallipoli, che è fiancheggiata da eleganti palazzi e da diverse chiese e sotto cui si estende la Spiaggia della Purità. I bastioni delle antiche mura quattro-cinquecentesche della città abbracciano l’intero centro storico e sono divisi in tre tronconi: Riviera Colombo, Nazario Sauro e Diaz.

Davanti alla Riviera su cui ci troviamo è perfettamente visibile l’Isola di Sant’Andrea, il cui profilo piatto è dominato da un faro ottocentesco. I messapi le avevano dato il nome di Achotus e fu ribattezzata con la denominazione attuale solo nel 1591. L’isola si estende per 48 ettari, completamente selvaggi e disabitati; nel XV-XVI secolo aveva la funzione di riserva di sale dei gallipolini, che potevano raccoglierlo solo per uso domestico, mentre adesso è un’area naturale protetta dove non si può né ormeggiare né sbarcare. Questi importanti accorgimenti sono nati a tutela del gabbiano corso, una specie in estinzione che ha scelto di nidificare proprio su queste coste.

Gallipoli - Riviera Nazario Sauro.
Gallipoli - Chiesa di San Francesco.

Chiesa di San Francesco

Passeggiamo costeggiando il mare ed entriamo nella luminosa Chiesa di San Francesco, che, secondo la tradizione, fu fondata proprio dal santo nel 1217. Si tratta del luogo di culto più antico della città, ma ci trae in inganno il suo aspetto tardobarocco.

La maggiore attrazione della chiesa è costituita dalle due statue policrome e vestite, presenti nel Cappellone del Santo Sepolcro e che rappresentano i due ladroni, Disma (il buono) e Misma (il cattivo), opera settecentesca di Vespasiano Genuino. La leggenda vuole che le vesti del cattivo ladrone si deteriorino esattamente come il peccato corrode l’anima; in realtà ciò è dovuto all’esposizione della statua sul lato di scirocco… Non a caso, la chiesa viene soprannominata anche “chiesa del mal ladrone”.

Una curiosità letteraria: il mal ladrone è colui che ha ispirato l’orrida bellezza nella “beffa di Buccari” di Gabriele d’Annunzio, che lo vide la sera del 28 luglio 1895 e il custode si offrì di mostrarglielo illuminato da una candela in cima ad una canna.

Il Cappellone del Santo Sepolcro è anche detto “degli spagnoli” perché apparteneva a Giuseppe della Cueva, cappellano spagnolo che lo fece ampliare nel 1681, assumendo la forma attuale. La decorazione della cappella risale agli anni Venti del Settecento.

Nella nicchia in basso è contenuta la statua del Cristo morto, in legno, opera di Diego Villeros.

Gallipoli - Chiesa di San Francesco, Cappellone del Santo Sepolcro.
Gallipoli - Chiesa di San Francesco, Cappellone del Santo Sepolcro.
Gallipoli - Chiesa di San Francesco, Cappellone del Santo Sepolcro.

Chiesa di San Domenico

Proseguiamo la nostra passeggiata fino ad un’altra chiesa, purtroppo chiusa. Di aspetto austero, presenta una facciata in carparo convessa, edificata nel Seicento sui resti di un tempio pagano. All’interno sono conservati i dipinti del salentino Catalano (XVII sec.) e una statua lignea di San Domenico.

Nel chiostro della chiesa è ospitato MAREA – Centro di Cultura del Mare, un museo multimediale con video, suoni, giochi interattivi e visori per la realtà virtuale.

Riviera Colombo e Riviera Diaz

Stiamo concludendo il nostro itinerario tornando al punto di partenza. Passiamo dalla Riviera Diaz, a sud, che merita una visita per la bella terrazza ricavata in cima alla Torre del Governatore; ci fermiamo di fronte all’Oratorio Confraternale del Santissimo Crocefisso (1714), ben riconoscibile con i suoi colori bianco e rossastro, e sbuchiamo sulla Riviera Colombo, che copre la parte a nord-ovest.

Siamo così nuovamente al Porto Antico e abbiamo terminato l’esplorazione di Gallipoli… Siamo soddisfatti? Sicuramente è una tappa obbligata se vogliamo visitare il Salento, ma la nostra aspettativa era senza dubbio più alta. In ogni caso, vale la pena trascorrere una mattina o un giorno, scegliendo con cura gli orari per evitare le masse dei turisti. Gallipoli nasconde le sue maggiori bellezze: la Chiesa della Purità, le statue dei ladroni, il frantoio ipogeo… Tocca al turista curioso scoprirle!

Gallipoli - Chiesa di San Domenico.
Gallipoli - panorama.

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