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“LA RAGAZZA DI BUBE” DI CARLO CASSOLA

Oltre il Neorealismo

FEBBRAIO 2023

Tra i molti libri che ultimamente ho recuperato al mercatino dell’usato questo è senza dubbio quello ridotto peggio: si tratta di un’edizione Einaudi del 1963, un tempo provvista di copertina e adesso lasciata completamente nuda, con macchie e sdruciture in evidenza.

Carlo Cassola, La ragazza di Bube.

Nelle prime pagine riporta il timbro in rilievo della Società Italiana degli Autori ed Editori, che a una lettrice come me, nata negli anni Novanta, trasmette il fascino dell’alone di passato…

Se avessi prestato maggiore attenzione all’opera in sé e meno all’edizione, che, pur così spoglia e trascurata, mi attraeva, forse non avrei mai letto questo classico del Novecento italiano. Invece, mi sono fatta condizionare e ho infranto il mio pregiudizio per cui non avrei mai letto Cassola.

La prima volta che mi sono approcciata al romanzo, dopo aver ingurgitato una ventina di pagine, mi sono fermata; non saprei bene neppure io il perché, forse per una strana forma di coerenza con la me stessa adolescente che detestava il Neorealismo. Insomma, ho abbandonato la lettura per riprenderla qualche mese più tardi, a febbraio, e divorare questo libro, che, posso affermarlo senza ombra di dubbio, mi è piaciuto molto.

Per me è stata una vera sorpresa scoprire come La ragazza di Bube fosse avvincente e come Cassola riuscisse a dipingere quadri di paesaggi e persone con poche, asciutte parole, semplici e incisive, essenziali. Persino la psicologia della protagonista e degli altri personaggi emerge in modo netto, autentico, con le contraddizioni e le incoerenze, i turbamenti e le gioie.

p. 213

“Ma che figura ci avrebbe fatto, di fronte a tutta la gente? Forse che uno fa quello che veramente si sente di fare? No, uno fa quello che gli altri si aspettano che faccia…”

Se avessi fatto meglio i compiti a casa (vincendo il mio pregiudizio), non sarei rimasta tanto stupefatta… Il romanzo, infatti, scritto tra il 1958 e il 1959 e vincitore del Premio Strega nel 1960, riprende trame e temi tipici del Neorealismo, come altri romanzi dell’epoca; tuttavia, la dimensione storica e sociale degli avvenimenti raccontati non assume qui l’importanza fondamentale tipica della corrente letteraria del tempo. Certo, nel romanzo emergono eventi come la scissione di Livorno, il referendum istituzionale del 1946 e le elezioni politiche del 1948, oltre ad un panorama generale dell’Italia del dopoguerra, con i conflitti interni alla popolazione e le diatribe politiche. Tutto ciò emerge soprattutto dalla prospettiva del padre della protagonista, Mara, e del fidanzato Bube, ex partigiano. Inoltre, pare che i fatti raccontati da Cassola siano realmente accaduti e che l’autore avesse intervistato i diretti interessati, pur modificando una parte della storia (fu la biografia della partigiana Nada Giorgi ad ispirare il romanzo). Tuttavia, la dimensione storica e politica è solo lo sfondo di un romanzo incentrato sulla vita e sugli avvenimenti individuali: il punto di vista principale è quello della giovane protagonista che seguiamo nella crescita, nei suoi cambiamenti, negli stati emotivi e psicologici. Insomma, la critica sostiene che in Cassola il Neorealismo fosse ormai superato… e io che non lo volevo leggere!

Carlo Cassola, La ragazza di Bube.

Leggendo il romanzo, i vari personaggi, e in primo luogo Mara, prendono forma e spiccano sulla pagina, che pure continua a raccontare anche la storia dell’Italia del dopoguerra, anch’essa, come le persone, con le sue contraddizioni. Il libro è per certi aspetti un vero e proprio Bildungsroman, un romanzo di formazione, caratterizzato da un’importante crescita della protagonista, la quale acquisisce consapevolezza, una nuova prospettiva sul mondo, responsabilità…

Dare un’etichetta a La ragazza di Bube mi pare sempre una limitazione: esso racconta degli italiani, della guerra civile e di un Paese che cambia, di anni di fermento, ma anche di storie ordinarie, ricerche di senso, errori e inganni banali ma che pesano come macigni (e possono portare a una condanna).

Da che parte sta Cassola? Mi sono posta la domanda più volte, mentre leggevo… Quando uscì, La ragazza di Bube fu accusato duramente da parte degli intellettuali marxisti, che lo interpretarono come la descrizione del fallimento della lotta intrapresa durante la Resistenza. Capisco il motivo di tale opinione (anche perché Cassola era rimasto deluso dalla propria esperienza del comunismo), ma concordo con la critica più attuale: il romanzo non ha primariamente né scopi politici né volontà di documentare la storia. Come anticipato, infatti, il vero fulcro del libro è l’aspetto individuale e psicologico. Notiamo il cambiamento di Mara, che nei primi capitoli ha solo sedici anni, concentrata su vestiti e prestigio sociale, mentre alla fine è divenuta una donna matura, responsabile. Cosa ha guidato la sua crescita? Purtroppo, sembra che la risposta sia il dolore, unito ad una nuova consapevolezza e conoscenza del mondo.

La figura che mi ha colpita maggiormente non è, però, quella di Mara, ma il personaggio di Bube, che ho cercato di decifrare per gran parte del romanzo e che poi mi ha colta di sorpresa alla fine. Il suo essere stato partigiano, la sicurezza che ostenta, il modo in cui gli altri si rivolgono a lui hanno influenzato il mio giudizio… L’interpretazione conclusiva è molto più semplice, reale, dolorosa: è solo un ragazzo, mal guidato e mal consigliato… come tanti lo sono stati e lo sono tuttora. Le sue azioni trovano motivazione nella risposta a ciò che gli altri si aspettano da lui: ha un soprannome, Vendicatore, che deve presagire il suo scopo, il suo destino. Agisce secondo un copione, senza che qualcuno gli fermi la mano; segue le indicazioni e i consigli sbagliati e meriterebbe salvezza. In fondo, magari, la otterrà, oltre la conclusione del romanzo…

La vera critica di Cassola (se vogliamo trovarne una all’interno del romanzo) è forse questa: lasciare i giovani allo sbando, senza una vera guida che li aiuti e li supporti, che li accompagni nella vita adulta. Da questo punto di vista, oltre che da quello umano e psicologico, La ragazza di Bube è ancora molto, troppo, attuale.

Carlo Cassola, La ragazza di Bube.



SINOSSI

La giovane Mara abita a Monteguidi, piccolo paese della Val d’Elsa, e conosce il partigiano Bube, che si innamora di lei. Sulla loro storia si allunga l’ombra della violenza: Bube commette un delitto ed è costretto a fuggire all’estero, mentre Mara si emancipa gradualmente dalla famiglia…

Due sono le possibili conclusioni per Bube: la condanna o l’amnistia, e per Mara: attendere o scegliere una nuova vita.

L’AUTORE

Laureato in giurisprudenza, Carlo Cassola (1917 – 1987) si avvicinò agli intellettuali che avevano fondato la rivista fiorentina, Letteratura, ed ebbe l’opportunità di pubblicare il volume di racconti La visita (1942). Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, partecipò alla Resistenza come partigiano in Maremma. Nel dopoguerra pubblicò numerose opere, tra cui La ragazza di Bube (1960), che gli conferì fama a livello nazionale con la vittoria del Premio Strega e l’uscita del film nel 1963. Altre importanti opere di Cassola sono Alla periferia, Il taglio del bosco, Fausto e Anna, I vecchi compagni, Un cuore arido, Il cacciatore (1964), Monte Mario (1973), L’antagonista (1976), Vita d’artista (1979), Il ribelle (1980), le raccolte di racconti Colloquio con le ombre (1982) e Mio padre (1983).

Fu un autore eclettico che si dedicò anche ad altri generi, come il reportage (Viaggio in Cina, 1956), l’inchiesta (I minatori della Maremma, 1958 con Luciano Bianciardi), l’autobiografia (Il mio cammino di scrittore) e le riflessioni teoriche (Poesia e romanzo, con Mario Luzi).

IL LIBRO

Carlo Cassola, La ragazza di Bube, Einaudi Editore, Torino, 1963.
> https://www.puntoeinaudibrescia.it/scheda-libro/carlo-cassola/la-ragazza-di-bube-9788804668107-910618.html


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