Un saggio irriverente e arguto
Dopo la lettura dello splendido piccolo romanzo di Guimard, “Le cose della vita”, sentivo la necessità di cambiare completamente genere. Scartabellando tra i libri rimasti in sospeso sui miei scaffali, mi sono imbattuta in questo saggio, che avevo comprato chissà quando, forse due o tre anni fa, e per il quale non nutrivo grandi aspettative… Ricordavo, infatti, di aver provato a leggerlo quando lo avevo acquistato (a quanto pare alla Feltrinelli, ma, riflettendoci, non ho memoria di quel momento, quindi potrei anche averlo ricevuto in regalo…); di sicuro lo avevo abbandonato dopo poche pagine perché non collimava con ciò che mi sarei aspettata di leggere.
Come dico spesso, però, alcuni libri hanno bisogno del loro tempo per maturare… o forse sono i tempi che devono maturare per alcuni libri? In ogni caso, a febbraio 2022, ho ripreso in mano questo saggio e l’ho letto in qualche giorno e con non poco divertimento.
“(…) si crede sempre a ciò che si pensa sia meglio.”
P. 28
Non si tratta del tipico saggio, quello classico argomentativo che ti insegnano alle superiori, perché il tono ironico, polemico e sarcastico si affianca alla logica di un ragionamento che viene pur portato avanti con coerenza e ricchezza di riferimenti a fonti e autori autorevoli. Questa alternanza tra serietà e rigore da una parte e irriverenza e divertimento, a volte persino aneddotico, dall’altra è un potente antidoto contro la noia e rende l’intero saggio molto più godibile. Vi sono delle pagine tipicamente di ragionamento filosofico, in cui il ruolo di Giovanni Boniolo, professore di Filosofia della scienza e Medical Humanities, emerge in tutta la sua caratura: leggendo alcuni tratti, si hanno ben pochi dubbi sugli studi intrapresi dall’autore.
Sono contenta di aver riesumato questo libro dal suo stato di abbandono: mi ha spinta a riflettere su diversi argomenti. In generale, non posso che essere d’accordo con la tesi di fondo, portante di tutto il saggio ed emergente fin dal titolo: la conoscenza è fondamentale, il sapere occorre per vivere meglio per se stessi e con gli altri. Partendo da questa base comune, della quale ero già convinta e notevole sostenitrice, ciò che più mi ha colpita è stata la grande capacità argomentativa, che rimane sempre comprensibile in tutto il saggio e che può essere godibile per più o meno qualsiasi lettore. Questo aspetto è secondo me un punto di grande forza: non solo, quindi, lo stile rende piacevole la lettura e contrasta la noia soporifera di alcuni trattati filosofici, ma l’intento di rivolgersi ad un ampio pubblico è raggiunto dalla capacità di argomentare in modo semplice, lineare, con termini comprensibili a tutti. Tutto ciò è perfettamente coerente con l’idea di spiegare alle persone perché è necessaria la conoscenza… Un pubblico non elitario necessita un linguaggio, un tono, una scelta lessicale non autoreferenziale.
Questa riuscita semplificazione, però, non deve trarre in inganno: l’argomentazione di Boniolo è portata avanti senza banalizzazioni e con una grande ricchezza di fonti e citazioni colte. Tale aspetto è un altro punto di forza del saggio, che riesce a spaziare con noncuranza da Platone a Nietzsche, dalla Grecia classica alla Francia di pochi secoli fa… Non si tratta di uno sfoggio di conoscenza, ma di un necessario rimando a pensieri e autori cardine della nostra cultura e del nostro modo di ragionare, riflettere, vedere il mondo. Se il lettore li conosce, può apprezzare tali rimandi e godersi i passaggi tra periodi storici e da una cultura ad un’altra; se, invece, l’ignora, non c’è problema: la comprensione del saggio non dipende da un precedente studio della filosofia fino ai giorni nostri!
A mio parere, vi è solo un’eccezione a questo intento divulgativo di Boniolo. Il professore argomenta che la divisione conoscitiva, e di conseguenza la formazione di un’élite conoscitiva, “si crea non perché saccenti aristocratici del sapere se lo vogliono tenere per sé, ma anche perché alcuni, o molti, non capiscono che la conoscenza serve pure a loro per vivere meglio, per far vivere meglio i loro padri, i loro figli, i loro concittadini.” (p.44) Capisco il suo punto di vista e le buone intenzioni per cui quest’idea viene presentata, ma la trovo un po’ ingenua. Non solo, infatti, conoscere è potere, ma c’è sempre stata, nella storia, la tendenza a rendere ignorante la moltitudine per poterla meglio governare o, forse, dovrei dire, per poter meglio fare i propri interessi da parte di un gruppo ristretto di ricchi e potenti. Inoltre, la svalutazione del sapere a cui assistiamo oggi, l’abbondanza di fake news, la difficoltà nel reperire fonti attendibili e la fatica nel comprendere come riuscire a farlo complicano notevolmente la situazione. Vorrei anche aprire un capitolo sul gusto completamente autoreferenziale che una certa élite di studiosi coltiva, nell’aristocratico ribrezzo verso la massa che è considerata idiota, ignorante e pigra… ma non lo farò. Questo per dire che Boniolo ha certo una parte di ragione, ma la realtà mi pare molto più complessa e sfaccettata.
Pubblicato per la prima volta nel 2018, Conoscere per vivere offre spunti di riflessione per comprendere la realtà di oggi, resa ancora più intricata da due anni di pandemia (e adesso dall’emergenza della guerra in Ucraina). In alcuni punti, è stata una vera rivelazione del nostro modo di pensare e di come certi ragionamenti fallaci ma carismatici riescano a trarci in inganno…
“Ahi, la potenza della retorica vuota dei millantatori e il non coraggio degli spettatori di inquisire se quello che si ha davanti sia una vera autorità o un ciarlatano.”
p. 51
“(…) il retore scorretto, cioè il politico scorretto, ha come uditorio il popolo. Quando il popolo non sa, quando ignora, viene facilmente raggirato da discorsi ben costruiti ma spesso fallaci, vuoti e non comunicanti come stanno le cose, ossia da discorsi privi di conoscenza.”
p. 121
In generale, sento che questo testo mi ha rassicurata, perché ho lottato da sempre per la conoscenza, pur con degli errori e delle superficialità. È impossibile conoscere tutto: questo appiana un poco della mia ansia; ciò che è davvero importante è scegliere consapevolmente a chi affidarsi, chi riconoscere come esperto su una materia che non possiamo (o non vogliamo) approfondire. In tutti gli anni della mia vita, posso dire con una certa serenità che ho cercato di applicare per me stessa e di condividere con gli altri che il sapere è necessario per vivere.
“(…) la società dell’apprendimento che noi ora viviamo è caratterizzata dal long life training (…) come puoi avere conoscenza sempre adatta a ciò che stai vivendo se non continui ad apprendere la conoscenza che via via ti serve?”
p. 81
“Non tutti devono conoscere tutto.” P. 86 “In realtà, pare ora sia di gran moda il parlare sempre e di tutto, senza ravvisare la possibilità che ciò che si dice sia sciocco, o falso, o fallace.”
p. 105
“Essere autonomi non significa affatto scegliere sempre e tutto in prima persona, ma anche cedere autonomamente un poco della propria autonomia decisionale a favore di persone che noi abbiamo scelto autonomamente come esperti in quel campo (…) Come riconoscere l’esperto da chi non lo è? (…) Solo conoscendo! Solo facendo fatica e capendo, dopo aver studiato un po’, ma a sufficienza, la questione.”
pp. 151-152
SINOSSI
Il saggio si presenta così:
“Se si avesse un po’ più di conoscenza di certi fatti, di certe teorie, di certe opportunità, di certe tecniche di ragionamento corretto, forse il nostro vivere e morire meglio o peggio non sarebbe totalmente lasciato al caso. Forse potremmo affrontare gli eventi in modo migliore e decidere con più consapevolezza. Forse potremmo non cadere vittime di imbonitori e di cialtroni in cattiva fede che millantano un sapere che non hanno e il cui unico fine è una vita migliore per loro, a spese di una vita peggiore per noi.
Ma, ricordiamolo, il successo delle loro azioni fraudolente è dovuto alla nostra incapacità di riconoscerli come tali poiché non conosciamo quei fatti, quelle teorie, quelle opportunità, quelle tecniche di ragionamento corretto che, altrimenti note, ci consentirebbero di riconoscerli e di bandirli dalle nostre vite, almeno il più che possiamo, almeno finché possiamo.”
L’AUTORE
Giovanni Boniolo (1956) è un filosofo, accademico e cestista italiano.
Laureato in Fisica (1981) e Filosofia (1985) all’Università di Padova, ha una cattedra di Filosofia della scienza e Medical Humanities presso l’Università di Ferrara. Honorary Ambassador della Technische Universitat Muchen, è anche Presidente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo. Svolge ricerche di Filosofia della Scienza in ambito biomedico ed è autore di numerosi saggi, editi a livello internazionale.
IL LIBRO
Giovanni Boniolo, Conoscere per vivere. Istruzioni per sopravvivere all’ignoranza, Meltemi editore, Milano, 2018.
Informazioni e rassegna stampa: https://www.meltemieditore.it/catalogo/conoscere-per-vivere/
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