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LA VILLA ROMANA DEL VERGIGNO

Un ritrovamento archeologico unico a due passi da Firenze

Sabato 30 aprile – Durata della visita: 1h15min

Durante la nostra gita dedicata alla scoperta di Montelupo Fiorentino (qui potete leggere il nostro articolo), abbiamo approfittato di una delle visite guidate organizzate dal Museo di Montelupo per visitare i resti di un’antica abitazione romana dell’epoca repubblicana. L’iniziativa, che ha avuto una durata di circa un’ora e un quarto, è stata magistralmente condotta da due ottime guide, che ci hanno descritto i vari ambienti della villa e incuriositi con un interessante approfondimento sulla cura del corpo e sulla cosmesi in età romana, con tanto di dono di alcune ricette da provare a casa!

Poco lontano dalla Ginestra Fiorentina, la villa si nasconde tra i campi ed è riconoscibile in lontananza solo dal grande telo che copre gli scavi. Fuori dalle strade più trafficate, arriviamo in corrispondenza di un laghetto, dove si trova anche l’area attrezzata Green Park Bramasole, di solito affollatissima durante l’estate. Giriamo a destra in via di Bramasole e poi a sinistra in via delle Masse; il nostro consiglio è di parcheggiare qui, lungo la strada in salita: oltre, infatti, non si trova agilmente posto per l’auto e l’ultimo tratto che conduce alla villa è molto dissestato. Lasciamo, quindi, la macchina e proseguiamo a piedi per meno di dieci minuti; la passeggiata è piacevole perché siamo immersi tra la natura e le coltivazioni. Dopo la salita, una piccola via in discesa sulla destra ci conduce proprio all’entrata principale dell’area archeologica, dove inizia la nostra visita.

Villa Romana del Vergigno.

LA STORIA

Nel corso del I sec. a.C. i romani si sostituirono agli etruschi in questi territori, che conquistarono progressivamente. Prediligendo i fondo valle, rispetto all’altro popolo, che preferiva stanziarsi sulle alture, eressero vie ed edifici più in basso; fu così che sorsero nuovi insediamenti come Firenze ed Empoli e furono organizzate le aree di campagna, sempre ben collegate con i centri cittadini.

La grande Villa del Vergigno, che prende il nome dal torrente poco lontano e che si estende per un’area di circa 500 mq, doveva essere di proprietà di un aristocratico romano, che la utilizzava non solo e non tanto come dimora abitativa, ma soprattutto come una vera e propria fattoria: era un’azienda agricola.

In seguito alla crisi dell’Impero Romano, la villa subì un periodo di abbandono e per molti anni venne utilizzata come cava da cui trarre materiale edile. Percorrendo la strada da Montelupo, infatti, possiamo notare la Chiesa di Sant’Ippolito, che è stata costruita proprio con i mattoni depredati dal sito romano.

Nel Trecento un grande avvenimento segnò questo territorio: la peste, che decimò la popolazione a livello addirittura europeo e che quindi provocò un altro abbandono della zona. Inoltre, dato che la villa si trovava proprio sotto una collina, le alluvioni e le inondazioni provocarono degli smottamenti che andarono a ricoprire i resti dell’edificio. Solo nel Novecento essi furono ritrovati, in modo del tutto fortuito. Il campo, infatti, era utilizzato come terreno agricolo e, arandolo, i contadini si accorsero che sotto era presente un’antica dimora… Già a colpo d’occhio possiamo notare come la parte più a monte della villa sia meglio conservata, grazie allo smottamento della collina che l’ha ricoperta con una maggiore quantità di terra. Nel corso del tempo, quindi, i mezzi agricoli produssero maggiori danni a valle, dove possiamo vedere solo le fondamenta della villa, mentre nella parte alta si conservano persino i pavimenti. Ciò pone un problema a livello di interpretazione: è più facile capire l’uso degli ambienti maggiormente conservati; invece, la destinazione degli altri rimane incerta.

Villa Romana del Vergigno - scavi.
Villa Romana del Vergigno - pavimento.

LA VILLA

Sicuramente la villa era utilizzata come azienda agricola: nei campi circostanti erano coltivati olivi, viti e altri prodotti, ma vi era pure una produzione di ceramica e metalli. Non si può comunque trascurare la dimensione importante della parte residenziale, dove gli ambienti sono disposti ad L intorno ad un cortile centrale. Gli studiosi non sono sicuri che potesse esserci un secondo piano, ma a quello terreno si contano ben 16 stanze… I primi scavi archeologici vennero realizzati negli anni Ottanta del secolo scorso e si racconta che fosse stato rinvenuto un frammento di un’arcata con un pezzo di pavimento: questo corroborerebbe l’ipotesi di un soffitto con un piano superiore. Purtroppo, però, il frammento è scomparso e con esso la possibilità di un’evidenza archeologica provata.

Intorno al porticato si sviluppavano gli ambienti dedicati alle attività produttive, dove lavorava la servitù; le stanze signorili erano studiate in modo tale da permettere di vedere fuori, controllando l’operato dei servi, mentre essi non potevano vedere i padroni. Notiamo subito che l’unica traccia rimasta del piano pavimentale si trova nella parte più addossata alla collina: la maggioranza delle piccole mattonelle è originale, integrata da un restauro degli anni Novanta. La costruzione dei mattoni in argilla avvenne in loco: è stata ritrovata la fornace sia per essi sia per le anfore.

Villa Romana del Vergigno - calidarium.
Villa Romana del Vergigno - canaletta.

Nell’angolo a destra guardando la collina, distinguiamo due stanze la cui destinazione ci è ancora ignota; sicuramente, invece, riconosciamo la parte termale della villa, che si estende sul fondo e al lato opposto. Questi due ambienti, quindi, erano probabilmente deputati al passaggio dell’acqua, anche perché il pavimento pende e possiamo notare una canaletta che passa sotto il muro, con uno scolo all’esterno. La stanza subito accanto apparteneva già alle terme vere e proprie perché i materiali sono impermeabilizzanti: i ciottoli servono a drenare e sono ricoperti da uno strato più sottile di cocciopesto. Proseguendo distinguiamo il calidarium, ovvero la vasca d’acqua calda dell’impianto termale: la sua presenza è segnalata inconfutabilmente dalle colonnine sul pavimento, chiamate suspensurae, che sostenevano il piano in cocciopesto con la vasca dell’acqua. Dentro al cortile era alimentato un forno: un canale facilmente identificabile per il suo colore rosso doveva essere un tempo voltato e serviva per incanalare l’aria calda sotto il pavimento, scaldando così l’acqua della vasca. Lungo le pareti erano presenti dei mattoni manubriati, che creavano uno spazio tra i muri, dove il calore poteva salire: i signori, così, potevano appoggiarsi a superfici calde. Maggiore calore e fumo si trovava nell’ambiente successivo: una vera e propria sauna, il laconicum. Analizzando la stanza successiva notiamo la presenza del cocciopesto, ma anche di una porta: non poteva, quindi, trattarsi di una vasca, ma di uno spogliatoio.

Rispetto al muro che delimita queste stanze, vediamo nell’erba esterna i resti di due colonne, che dovevano incorniciare una porta: poteva forse trattarsi di un porticato, ma non abbiamo certezza che vi fosse un intero colonnato esterno.

Gli ambienti successivi, scendendo sempre più a valle, non conservano più il loro pavimento; notiamo il foro in un muro, che ci segnala la presenza di una canaletta. Essa serviva per far defluire l’acqua delle terme verso l’esterno e non era l’unica: l’intero sistema convergeva nell’area degli orti.

Villa Romana del Vergigno - muro esterno.
Villa Romana del Vergigno - scavi.

Purtroppo, ci è impossibile sapere con certezza la destinazione delle tante stanze… Di sicuro una era utilizzata per la spremitura dell’uva per la produzione del vino, mentre le due successive, con il pavimento in malta e cocciopesto, contenevano il succo.

Distinguiamo l’unico punto della muratura della villa dove le mura della fondazione si interrompono: qui doveva esserci l’ingresso della dimora. L’entrata, probabilmente monumentale, non è giunta fino a noi, che possiamo distinguere solo la piccola apertura a livello delle fondamenta.  

Dalle ultime indagini è emerso che nell’area vicino al forno usato per scaldare l’acqua delle terme erano presenti delle forge, ovvero delle aree per produrre metalli. Questo non ci stupisce affatto, dato che il fuoco era già acceso proprio in quel punto.

Villa Romana del Vergigno - ambienti a valle.



Dall’altro lato rispetto a dove avveniva la spremitura delle uve, erano presenti due fornaci per la produzione di ceramica: in quel luogo, infatti, sono state ritrovati i frammenti degli scarti e le numerose anfore ora conservate al Museo Archeologico di Montelupo.

Il cortile interno era probabilmente coperto del tutto o in parte, mentre la zona esterna serviva per lo stoccaggio delle derrate agricole. Da ciò si ipotizza che le ultime stanze servissero come magazzini.

Nel 2012, grazie ad una Summers School canadese era iniziato un altro studio nell’area, con campagne di scavi che sono continuate fino al 2019. Grazie ad esse è stata scoperta una grande area di avvallamento naturale, probabilmente usata per la raccolta di acqua, ma anche per far decantare l’argilla per i mattoni e le anfore; dopo l’abbandono era divenuta uno scarico per l’immondizia e per gli scarti.

Molto rimane ancora da scoprire su questa villa! Ad esempio, le vie d’acqua sono vicine grazie al torrente Vergigno e al fiume Arno, ma esse potevano essere usate per il commercio, non certo per la quotidianità, in quanto erano troppo lontane… Come era garantito, quindi, l’approvvigionamento dell’acqua? Per adesso non sono state trovate cisterne sulla collina; forse poteva esserci una fonte, ma anch’essa non è mai emersa. La grande depressione vicina alla dimora poteva essere utilizzata a tale scopo, ma non era sufficiente… Altre campagne di scavi e maggiori indagini sarebbero necessari per chiarire questo cruciale interrogativo, ma anche per scoprire di più di una dimora tanto grande e importante.

Villa Romana del Vergigno - locandina.


La Villa del Vergigno è un luogo affascinante e inaspettato, che meriterebbe di essere maggiormente valorizzato e conosciuto… Questa è la missione delle appassionate guide che ci hanno accompagnato e che sono riuscite a coinvolgere un pubblico comunque vasto, comprendendo famiglie e bambini!

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