Tramonto sulle Dolomiti d’estate e d’inverno
Sabato 12 febbraio 2022 – Giovedì 4 agosto 2022
Il fascino delle Dolomiti risiede sicuramente in una natura straordinaria e in una storia geologica millenaria, ma anche in fenomeni sorprendenti e nelle leggende ad essi collegati. Ne è un ottimo esempio l’Enrosadira: come si intuisce dal termine, la maggior parte delle cime di queste montagne, infatti, assume un colore rossastro quando è colpita dai raggi del sole, soprattutto all’alba e al tramonto. Alcuni suggeriscono le sere d’estate per poter ammirare questo spettacolo, mentre altri preferiscono l’inverno per l’aria solitamente più tersa… Noi ne abbiamo fatta esperienza in entrambi i contesti, ognuno con la propria magia e peculiarità. Due momenti (in inverno e in estate) e due luoghi diversi (in Val Canali e in Val di Fassa) sono stati accompagnati da degustazioni di piatti del territorio in una merenda dolce e in un aperitivo…
Vi raccontiamo, quindi, la leggenda popolare sull’Enrosadira e le nostre due avventure: in Val Canali con lo spettacolo delle Pale di San Martino e in Val di Fassa con il panorama sulla catena del Latemar, ai piedi del Catinaccio.
L’ENROSADIRA
Il termine Enrosadira deriva dalla parola ladina rosadüra o enrosadöra e letteralmente significa “diventare di colore rosa”. Con lo stesso nome sono indicati pure una varietà di vino rosso trentino della Valle dei Laghi e un tipo di lampone…
Come anticipato, il fenomeno dipende molto dalle condizioni meteorologiche e i colori di cui la roccia si tinge, colpita dai raggi solari, variano dal rosa all’arancione fino al viola! Le variazioni delle tinte dipendono dalla posizione del sole e la durata cambia a seconda del periodo dell’anno. In generale, possiamo dire che le Dolomiti rivolte a est offrono un maggiore spettacolo all’alba, mentre quelle ad ovest al tramonto.
Ma dipende tutto solo dai raggi del sole? Ovviamente no. Il fenomeno è accentuato dalla riflettività delle pareti rocciose delle Dolomiti, che sono formate dalla dolomia, contenente dolomite (un composto di carbonato di calcio e magnesio).
L’aspetto geologico è interessante, ma ancora più affascinante è la leggenda popolare relativa all’Enrosadira. Il protagonista, Re Laurino, è un personaggio ricorrente nei racconti locali: era il re dei nani e sul massiccio del Catinaccio coltivava uno splendido giardino di rose. Un giorno il principe del Latemar, incuriosito alla vista dei fiori, si inoltrò nel regno e vide la figlia di Laurino, Ladina. Innamoratosi perdutamente di lei, la rapì per sposarla… Il re dei nani, disperato, lanciò una maledizione sul giardino, che riteneva colpevole di aver rivelato la posizione della principessa: nessuno avrebbe più potuto ammirarlo né di giorno né di notte. Così, solo all’alba e al tramonto, possiamo ancora oggi godere dei colori rosati del giardino.
Come in ogni tradizione popolare che si rispetti, ci sono differenti versioni della medesima storia e che spiegano lo stesso fenomeno. Una leggenda più complessa racconta che il re Laurino desiderava prender moglie; la sua scelta sarebbe ricaduta sulla figlia del re dell’Adige, la bella Similde, che era il premio di un torneo organizzato proprio dal padre. Laurino, però, non fu invitato a competere insieme ai più valorosi cavalieri! Arrabbiato ma determinato nel proprio intento, il re dei Nani si presentò comunque al torneo, ma dotato di un mantello magico che lo rendeva invisibile: poté così rapire Similde e condurla nel meraviglioso giardino di rose sul Catinaccio. I cavalieri si accorsero della scomparsa della principessa e, guidati da Dietrich di Berna, la raggiunsero. Laurino li affrontò con un altro strumento magico, una cintura che rendeva forti come dodici uomini. Purtroppo, questo stratagemma non poté niente contro il forte principe che avrebbe avuto subito la meglio se Laurino non avesse nuovamente indossato il mantello dell’invisibilità. Furono i movimenti delle rose a tradire il re dei Nani, che fu catturato… Tradito dal proprio stesso giardino, Laurino lo maledisse rendendolo invisibile di giorno e di notte, dimenticando dell’alba e del tramonto…
ENROSADIRA IN VAL CANALI
La prima esperienza dell’Enrosadira è stata per noi anche la più spettacolare, complice una giornata fredda con un cielo terso e senza nemmeno una nuvola…
Il tramonto a cui abbiamo assistito ha dipinto di rosa e d’arancio le già splendide Pale di San Martino, che hanno così assunto un’altra magia… Tra il verde quasi nero degli alberi e il bianco della neve che abbondava nell’ultimo tratto della nostra passeggiata, la roccia illuminata si stagliava con un’eterea bellezza sul cielo azzurro, sempre più scuro…
Il nostro pomeriggio è iniziato presto, alle 16.00, al punto di ritrovo per il breve trekking: davanti all’Hosteria Cant del Gal, in Val Canali. Il gruppo era davvero piccolo: c’eravamo solo noi e una famiglia! Se avete letto altri nostri articoli, sapete quanto amiamo essere in pochi… La nostra guida, un signore appassionato della montagna e profondo conoscitore della sua natura, ci ha condotti attraverso il bosco in una ripida salita (l’unica di tutta la passeggiata). La neve, a chiazze, si alternava ai prati secchi, alle rocce e alla vegetazione, priva di foglie o di abeti sempreverdi.
Uno dei punti più spettacolari del nostro trekking è stato l’arrivo in una valle con alcuni casolari: la guida ci ha spiegato l’origine glaciale di questo luogo, usato come alpeggio. Merita una sosta la Malga Canali, che sorge in un prato a monte dei Pradi Canali e si compone di un ampio fienile con stalla; la struttura è stata più volte riedificata e quella che vediamo adesso è frutto dell’intervento del 1935. Purtroppo, la tempesta del Vaia non ha risparmiato la valle e ne troviamo traccia non solo negli alberi abbattuti, ma anche perché gli stretti sentieri sono stati allargati in strade forestali per permettere alle ruspe e ai camion di portare via il legname.
Superati i Ruderi di Pradidali, arriviamo nella conca e proseguiamo fino agli alberi proprio sotto le Pale di San Martino. Velocemente, le rocce cominciano a tingersi di rosa… Uno spettacolo incredibile!
La nostra guida ci mostra alcune tracce di animali sulla neve: daini e volpi, una lepre… Così, mentre il cielo diventa sempre più scuro e ci ritroviamo quasi avvolti nell’oscurità, torniamo al punto di partenza camminando su una comoda strada che costeggia un corso d’acqua. Trascorsa l’Enrosadira, siamo adesso nella cosiddetta “ora blu”: la luce lascia spazio alle prime stelle e la luna fa capolino nel cielo.
Tornati all’Hosteria Cant del Gal siamo accolti dal tempore della sala, arredata in legno con semplicità e cura; sul notro tavolo troviamo tre souvenir dallo sponsor della gita, l’azienda agricola La Trentina: cappellini verdi, una bottiglia di succo di mela e due mele.
La merenda offerta dall’osteria è davvero deliziosa! Possiamo scegliere tra diversi dolci fatti in casa, accompagnati da una tisana, un succo, una cioccolata calda o un bicchiere di vino… Chi ama il salato può richiedere un tagliere di formaggi e salumi di Primiero, con una buona birra artigianale. Dato che abbiamo avvertito che io sono celiaca, la cucina si è adoperata moltissimo per farmi trovare varie opzioni! Rimango subito estasiata dalla possibilità di poter finalmente assaggiare un piatto tipico dell’Alto Adige: la Apfelschmarrn, una frittata dolce di mele e uvetta… Squisita! Lorenzo preferisce un semifreddo ai frutti di bosco (di ottima qualità). Troppo tentati per resistere ordiniamo anche un piccolo extra: un muffin (senza glutine) con gocce di cioccolato e mirtilli. La nostra merenda è stata davvero sopraffina, coronata dalla gentilezza e dall’accoglienza dei proprietari, che si sono fermati a chiacchierare con noi raccontandoci della valle e della loro attività. Qui potete leggere la recensione completa sul Cant del Gal.
Veniamo adesso ai costi. L’esperienza è organizzata dal Parco di Paneveggio Pale di San Martino e prevede l’accompagnamento di una guida alpina e la merenda; in totale abbiamo pagato 20,00 euro a testa: un prezzo piuttosto in linea con la qualità, la quantità e il tempo (circa 2 ore e mezzo / 3 ore). Noi abbiamo preso un dolcetto extra (il muffin), che abbiamo pagato 5 euro.
In conclusione, la Val Canali è un teatro naturale splendido e semi-sconosciuto, che offre panorami meravigliosi e, ovviamente, la possibilità di ammirare l’Enrosadira da un punto di osservazione privilegiato. Organizzazione e merenda sono eccelsi, quindi non possiamo che consigliare questa attività!
ENROSADIRA IN VAL DI FASSA
Più commerciale, ma paradossalmente meno adatta a tutti è l’escursione con aperitivo in Val di Fassa per ammirare l’Enrosadira sul Catinaccio e sul Latemar. Sempre al tramonto, l’escursione è possibile solo in estate ed è organizzata da La Sportiva Store di Pozza di Fassa. Purtroppo, stavolta il tempo non è stato dalla nostra parte… O meglio, abbiamo avuto la fortuna che il temporale si è abbattuto tutto intorno lasciandoci miracolosamente asciutti, ma il cielo nuvoloso ci ha permesso di ammirare l’Enrosadira solo per un piccolo tratto della roccia del Latemar.
Il ritrovo è previsto per le 18.30 presso il negozio La Sportiva di Pozza di Fassa, da cui partiamo in una carovana di auto per parcheggiare poco dopo Passo di Costalunga, prendendo al bivio la strada a destra (via Nigra) e lasciando la macchina in uno spiazzo da dove si dipartono diversi sentieri.
Seguiamo le indicazioni del n. 9/549 e cominciamo a salire rapidamente. Il percorso inizia nel bosco, lungo un sentiero stretto tra gli alberi e la vegetazione; dopo circa mezz’ora siamo circondati da rocce cosparse di qualche arbusto, mentre l’ultimo tratto assume un aspetto lunare e desertico. In corrispondenza dei bivi continuiamo a salire e la nostra fatica è ampiamente ricompensata dallo stupendo panorama che si apre di fronte ai nostri occhi: con alle spalle il mastodontico Catinaccio, ammiriamo la catena del Latemar, il Corno Bianco e Nero e la Val d’Ega.
L’ultima parte del trekking è senza dubbio la più spettacolare… Oltre al panorama e alle cime rocciose che incombono su di noi, in particolare quella della Roda di Vael, il sentiero serpeggia tra sassi e ghiaia, ad un passo dallo strapiombo. Compaiono due degli abitanti di questo territorio desertico: camosci e marmotte! Ne sentiamo i richiami e lo scalpiccio degli zoccoli sulla roccia, ci sorprendiamo ad individuare il musino delle marmotte che spunta tra i massi e a tremare di fronte alle corse e ai salti dei camosci tra le punte rocciose.
Ecco, sarebbe tutto magnifico… E potrei concludere qui questa descrizione idilliaca, un quadretto di natura selvatica sotto un cielo plumbeo e nuvole minacciose. Invece la mia onestà intellettuale mi costringe ad aggiungere una punta di realtà: sarebbe stato bello che il nostro gruppo fosse ristretto come quello in Val Canali. Purtroppo, così non è stato e ci siamo dovuti sorbire i ritardi, le chiacchiere inutili, i pettegolezzi, le grida e le lamentele delle numerose persone con cui abbiamo condiviso l’esperienza. Inutile dire che tutto il loro vociare e la mancanza di interesse verso la natura ha fatto fuggire in più occasioni qualsiasi animale selvatico…
Altro lato problematico è stato quello relativo alle tempistiche. Il trekking sarebbe dovuto durare poco più di un’ora e mezza… Invece abbiamo impiegato oltre due ore a salire e l’ultimo tratto l’abbiamo fatto quasi correndo per raggiungere velocemente il rifugio.
In ogni caso, siamo stati tutti felici di raggiungere la nostra meta. Dalla terrazza avremmo dovuto godere dell’Enrosadira ma il meteo che prometteva tempesta, la lugubre nebbia che era scesa sulle cime e l’ora tarda ce lo hanno impedito. Abbiamo, però, visto quel frammento di rosa sul Latemar, ancora più incredibile perché circondato dal grigio del temporale ormai prossimo!
L’atmosfera spettrale ha il proprio fascino e scattiamo numerose foto prima di deciderci ad entrare nel Rifugio Fronza alle Coronelle (2.337 m.), dove ci aspetta il nostro aperitivo. Esso dovrebbe prevedere un tagliere di salumi e formaggi, oltre a un dolcetto. Io e Lorenzo siamo vegetariani, così ci viene servita solo la parte dei formaggi con qualche patata, una salsa e un accenno di insalata di cavolo cappuccio. Purtroppo, non hanno il pane senza glutine, ma ho portato delle gallette di mais per ogni evenienza. Una piacevole sorpresa, invece, è costituita dal dolce, un’ottima torta di grano saraceno e marmellata. Accompagnato questo aperitivo con una birra (per Lore) e un succo di mela (per me)… Prenderemmo volentieri qualcos’altro, ma la cucina è chiusa e sembra che non sia possibile chiedere nemmeno un altro piatto freddo. Pazienza.
Il rientro in notturna è sempre carico di fascino. Dotati di torcia frontale, affrontiamo prima la parte rocciosa, facendo attenzione a non scivolare sul ghiaino umido, poi il sentiero in forte discesa che ci conduce nel bosco. Le montagne sono nere, solo dalla valle risplende qualche luce e la luna, rossa come mai l’abbiamo vista, fa capolino tra le nuvole. Rospi di tutte le dimensioni hanno invaso il sentiero e bisogna prestare attenzione a non calpestarli o infilzarli con i bastoni da trekking; l’impresa è resa ancora più ardua dalla velocità con cui ci stiamo dirigendo verso l’auto. Tutto il ritorno l’abbiamo fatto praticamente correndo, salvo poi inchiodarci alla fine per ricompattare il gruppo. Infatti, abbiamo impiegato solo un’ora per tornare alla macchina!
Il costo dell’esperienza è molto conveniente: solo 10,00 euro per la guida alpina (e un altro accompagnatore) e l’aperitivo in rifugio. Vengono sacrificate l’organizzazione e il cibo, che è davvero poco per un aperitivo alle 20.30, quando tutti vorremmo qualcosa di un po’ saziante.
In conclusione, il panorama è magnifico e il luogo davvero suggestivo, quindi ci sentiamo senza dubbio di consigliare anche questa attività. Se avete coraggio e siete in gruppo potete tentare di andare da soli, magari sempre con una guida… Oppure decidere di pernottare al Rifugio Fronza alle Coronelle, godendovi anche una bella cena. Se, invece, siete da soli e volete risparmiare, questa esperienza è sicuramente un’ottima opzione, mettendo in conto che dovrete armarvi di un po’ di pazienza.
Queste sono state le nostre due esperienze al tramonto… Se siete tipi mattinieri, non perdetevi la possibilità di ammirare l’alba! Noi lo abbiamo fatto in inverno Val di Fiemme a Passo Feudo e durante l’estate assistendo ai concerti sulle Dolomiti…
INFORMAZIONI
- Parco di Paneveggio Pale di San Martino: https://www.parcopan.org/
- Enrosadira in Val Canali: https://www.sanmartino.com/IT/enrosadira-time/
- Cant del Gal: https://www.cantdelgal.it/it/
- La Trentina: https://www.latrentina.it/
- Enrosadira in Val di Fassa: https://www.visittrentino.info/it/guida/eventi/albe-e-tramonti-sulle-dolomiti_e_51414630
- Traccia GPS Outdooractive: https://out.ac/ICAo9M
- Rifugio Fronza alle Coronelle: https://www.rifugiofronza.com/
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