Puglia Viaggi

GALATINA E NARDO’

Salento On the Road: Giorno 8 (pt. 1)

Alla scoperta dell’entroterra salentino

Dopo la giornata passata tra le spiagge di Padula Bianca e Porto Selvaggio, il nostro ottavo giorno di on the road del Salento è iniziato con due visite nell’entroterra… Il nostro viaggio, infatti, si è caratterizzato per il continuo passaggio dal mare ai borghi, dalle calette alle chiese. Siamo al penultimo itinerario giornaliero e dietro di noi si dipanano le molte tappe che abbiamo toccato: Lecce, Otranto, Baia dei Turchi, lo spettacolare Ciolo, la sconosciuta Cripta di Sant’Apollonia, Santa Maria di Leuca con Punta Ristola

Sabato 2 luglio 2022

Galatina e Nardò sono senza dubbio due mete imprescindibili di qualsiasi vacanza in Salento, celebri soprattutto tra gli appassionati di arte, ma godibili da qualsiasi turista curioso e interessato. Data la grande ricchezza di informazioni, abbiamo deciso di dedicare questa prima parte all’entroterra e di separare la seconda metà della giornata raccontandovi nel prossimo articolo la nostra esperienza a Porto Cesareo e lo splendido tramonto a Torre Lapillo.

  • GALATINA
    Chiesa Madre
    Cappella di San Paolo
    Basilica di Santa Caterina di Alessandria
    Pasticciotto
  • NARDO’
    Piazza Salandra
    Chiesa di San Domenico
    Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
    Villa Comunale e Castello dell’Acquaviva
  • BUDGET

GALATINA

La nostra penultima giornata nel Salento inizia in modo rocambolesco: dopo la colazione a La Dimora delle Rondini (con dei fantastici pancake senza glutine), mentre facciamo le valige pronti a partire alla scoperta di Galatina, incappo fortuitamente in un’e-mail di Facebook e vengo a sapere che il mio account è stato hackerato e la mia carta di credito usata per delle inserzioni mai viste… Inutile cercare di spiegare la rabbia e la frustrazione! Lorenzo accorre in aiuto e, insieme, riusciamo a segnalare l’accaduto, bloccare momentaneamente la carta, avviare la pratica per il rimborso… Insomma, perdiamo più di due ore e siamo costretti a svolgere tutte queste operazioni ad un angolo della strada perché la camera deve essere tassativamente liberata. Un disagio. Ma, d’altra parte, la vita è composta anche da una serie di inconvenienti…

Verso mezzogiorno riusciamo finalmente ad abbandonare i telefoni e a dedicarci alla visita di Galatina, completamente deserta e meravigliosa.

Galatina.
Galatina.

La città, che si estende esattamente al centro del Salento, equidistante dal Mar Adriatico e dallo Ionio (circa 20 km), è elegante e raffinata, caratterizzata da colori chiari e da un gusto d’altri tempi. Il toponimo ha origini greche, Bella Athina, e il luogo è considerato l’ombelico del Salento; apprendiamo che si tratta di una meta turistica affollata, soprattutto durante l’estate, ma noi abbiamo la fortuna di goderci i suoi vicoli e le sue architetture in solitudine.

Chiesa Madre (Santi Pietro e Paolo)

La prima chiesa in cui ci imbattiamo, entrando nel centro storico, è quella dei Santi Pietro e Paolo, imponente e solitaria in una grande piazza. Il suo aspetto attuale, dominato da voluttuose linee barocche, è frutto di una ricostruzione operata a metà del Seicento; in precedenza sorgeva qui un’altra chiesa, edificata nel XIV secolo e con rito celebrato in greco. Alla bella facciata lavorò anche Giuseppe Zimbalo, uno dei più affermati architetti del barocco leccese (lo abbiamo, infatti, già incontrato a Lecce).

Galatina - Chiesa Madre.
Galatina - Chiesa Madre.

L’interno si struttura in tre alte navate scandite da pilastri formati da semicolonne; la cappella di testa della navata sinistra ospita una preziosa statua della Madonna Addolorata scolpita dall’importante artista settecentesco Giuseppe Sanmartino, napoletano. La Madonna è raffigurata in piedi nell’atto di calpestare la mezza luna e il serpente, col capo leggermente chino e le mani giunte. L’opera, insieme ad alcune parti marmoree dell’altare, è stata qui collocata dopo che negli anni Quaranta fu abbattuto il seicentesco Cappellone del Sacramento, fatto costruire dall’arcivescovo di Otranto Gabriele Adarso de Santander. Di tutt’altro genere ma ugualmente imperdibile è il secondo oggetto a cui prestare attenzione: il masso dove, secondo la leggenda, San Pietro si sedette a riposare mentre viaggiava tra Otranto e Taranto compiendo la propria opera di evangelizzazione. Sempre il medesimo arcivescovo di Otranto volle trasportare la pietra dalla contrada San Vito alla Chiesa Madre nel 1665, dopo che essa era stata ampliata.

Cappella di San Paolo

Proseguiamo la nostra passeggiata per le vie del centro, scoprendo piacevoli angoli e scorci deliziosi… Prestando un po’ di attenzione, possiamo individuare la settecentesca Cappella di San Paolo, inglobata nel barocco Palazzo Tondi, che si erge all’inizio di via Garibaldi, il corso cittadino per eccellenza. Di passò non solo Pietro, ma anche Paolo, il quale trovò accoglienza nella casa di un religioso locale. Per ringraziare dell’ospitalità il santo chiese a Gesù di concedere all’uomo la facoltà di curare coloro i quali fossero stati morsi da animali velenosi, benedicendoli e facendo bere loro l’acqua raccolta da una fonte che si trova sotto la cappella. Evidentemente il desiderio di Paolo fu esaudito e da allora questo raccolto oratorio, dove si erge ancora il pozzo, è il luogo simbolo del culto della taranta. La cappella è infatti conosciuta come Cappella delle Tarantate.

Galatina - Cappella di San Paolo.
Galatina - Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

Basilica di Santa Caterina d’Alessandria

Attraversando il centro cittadino siamo arrivati davanti alla principale attrazione di Galatina: la basilica dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Le origini della chiesa non sono chiare; secondo la tradizione essa fu eretta su ordine di Raimondello Orsini Del Balzo, il signore locale, che alla fine del Trecento era stufo di non comprendere le parole del rito celebrato in greco e decise di edificare una chiesa in cui le celebrazioni avvenissero in latino. Il papa Urbano VI diede il proprio appoggio all’iniziativa, dato che desiderava sradicare l’influenza bizantina sul cattolicesimo salentino. Un’altra ricostruzione, invece, narra che Raimondello andò in pellegrinaggio per venerare il corpo mummificato di Santa Caterina e, fingendo di baciarle la mano, le staccò un dito con un morso. La chiesa sarebbe così nata per conservare la preziosa reliquia, oppure per espiare il furto… Egli costruì anche un ospedale per curare poveri e pellegrini e un convento.

La basilica è famosa per il suo incredibile ciclo di affreschi, che si sviluppano sui fianchi delle tre navate principali, delle navatelle, sulla controfacciata e nel presbiterio, oltre che sul soffitto. La magnifica opera fu commissionata all’inizio del Quattrocento dalla moglie di Raimondello, la contessa Maria d’Enghien, che volle sostituire gli affreschi del defunto marito poiché non erano di suo gradimento. I pittori impegnati erano di scuola giottesca e senese: crearono una Bibbia illustrata fruibile da tutti i fedeli, il più importante esempio di arte gotica di tutto il Salento.

Galatina - Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.
Galatina - Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

Appena entrati nella basilica veniamo assorbiti da questa narrazione, i cui personaggi sono figure vive, coinvolte in episodi più o meno famosi del culto cristiano: da Adamo ed Eva all’Apocalisse di San Giovanni, dalle storie della genesi al Sacrificio di Isacco fino al Diluvio universale, dai Sette sacramenti alla gerarchia degli angeli fino alla Vita di Cristo e a quella di Santa Caterina…

Con gli occhi incollati agli affreschi proseguiamo la nostra visita: è possibile completarla con il chiostro, dove alcune lunette affrescate nel Settecento raccontano la storia dei francescani, e con il piccolo museo, il quale raccoglie curiose reliquie, tra cui, ovviamente, il dito della santa.

Galatina - Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

Pasticciotto

Torniamo sui nostri passi, sempre ammirando i bei palazzi nobili del centro, e passiamo di fronte alla pasticceria Ascalone, dove è nato il pasticciotto leccese. La storia di questo goloso dolce affonda le origini nel 1745, quando, durante le festività di San Paolo, Nicola Ascalone tentava di risolvere i problemi economici del proprio negozio. Il pasticcere aveva a disposizione solamente un po’ di impasto e di crema pasticcera: non poteva cucinare una torta, ma decise di mettere comunque l’impasto in un piccolo stampo di rame, farcendolo con la crema. Ascalone diede il nome di “bocconotto” alla propria creazione e lo regalò ad un passante, che ne rimase estasiato. Il passaparola determinò la fortuna della pasticceria, che divenne presto conosciuta in tutta la provincia…

Se volete la variante senza glutine, vi consigliamo Dolce Salute. Non ci siamo stati direttamente, ma la loro produzione viene venduta sia a Porto Cesareo sia a Copertino (e siamo stati in entrambi i locali che vendono questi pasticciotti). Per chi è celiaco… una prelibatezza da non perdere!

Pasticciotto e caffè leccese - Pasticceria Dolci Tramonti a Porto Cesareo.
Nardò - Tempietto dell'Osanna.


NARDO’

Ancora incantati dagli affreschi della basilica di Galatina, riprendiamo in nostro itinerario e in una ventina di minuti arriviamo a Nardò, che ci accoglie con un possente toro al centro di una grande rotonda. Sono le 13 e fortunatamente il parcheggio a pagamento concede una sosta gratuita proprio durante il pranzo: lasciamo, quindi, l’auto lungo il grande viale alberato che conduce alla Porta di San Paolo, preceduta dal grazioso Tempietto dell’Osanna, un prezioso esempio di costruzione in pietra leccese. Databile intorno al XVI secolo, era il luogo dove un tempo il Vescovo guidava la processione verso le campagne; oggi è ancora un’edicola votiva usata durante la Domenica delle Palme e la festa del patrono San Gregorio Armeno (20 febbraio).

Nardò è caratterizzata da una signorile eleganza e si compone di numerosi palazzi barocchi, affascinanti e raffinati, oltre che da chiese ricche di opere d’arte. Secondo la leggenda, la città fu fondata intorno al terzo millennio a.C. nel punto in cui un toro, zampando sul terreno, fece scaturire dell’acqua… Più probabilmente furono i messapi i primi ad insediarsi sul territorio, intorno al VII secolo a.C.

Piazza Salandra

Passiamo accanto all’ex complesso conventuale dei carmelitani, annesso alla Chiesa della Beata Vergine del Carmine (XVI), e raggiungiamo la piazza più bella e importante di Nardò: piazza Salandra, che raccoglie quasi tutti i principali monumenti della città.

Nardò - Piazza Salandra.
Nardò - Piazza Salandra, Palazzo di Città.

Al centro della piazza si erge la Guglia dell’Immacolata Concezione (1769), alta 19 metri e ripartita in cinque ordini sovrapposti, divisi da eleganti cornici; la statua della Vergine è collocata sopra una sfera di marmo e l’intera struttura è particolare per la sua bicromia: il carparo giallo dell’architettura e il bianco delle statue che la ornano, scolpite in pietra leccese.

L’elemento più antico della piazza è il Sedile, un palazzetto illuminato da grandi finestroni ad arco, all’interno del quale dalla fine del Cinquecento avevano luogo le riunioni del governo cittadino, che mostrava così la propria trasparenza. Sul lato opposto della piazza è ben riconoscibile il Palazzo di Città, con il suo porticato composto da sette grandi colonne lisce: esso era l’antica sede del Municipio e fu ricostruito in stile rococò nel 1772, dopo che un terremoto aveva distrutto il precedente edificio. Sulla facciata è possibile leggere l’ora su un orologio del 1882, perfettamente funzionante.

Accanto al palazzo non possiamo perderci l’ultima perla della piazza: la Fontana del Toro, omaggio littorio (1930) alla mitica fondazione della città. Addossata al muro, si compone di tre fronti, una vasca e un tondo, che mette in guardia in latino: “E’ un toro, non un bue”.

L’atmosfera che si respira è rarefatta e sonnolenta, avvolta nel sole: sembra di essere sospesi nel tempo.

Nardò - Piazza Salandra.
Nardò - Fontana del Toro.

Chiesa di San Domenico

Poco distante da piazza Salandra, rimaniamo incantati dalla splendida facciata della Chiesa di San Domenico, opera barocca realizzata tra il 1580 e il 1610. Nel 1743 un terremoto fece crollare l’edificio, ma fortunatamente risparmiò il suo prospetto, che è l’elemento degno di maggiore nota dell’intera chiesa. La facciata, divisa in due ordini, stupisce per la selva di telamoni, colonne doriche, strane figure umane, animali, rosoli, cartigli e tante altre decorazioni scolpite in carparo grigio.

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta

Sebbene non sia una delle architetture che ho preferito a Nardò, non potevamo fare a meno di fermarci per una visita alla cattedrale, un grande tempio di impianto romanico la cui origine risale al XI secolo. Nel corso dei secoli la chiesa è stata molto rimaneggiata: la facciata fu rivisitata da Ferdinando Sanfelice tra il Seicento e il Settecento in stile tardobarocco, quasi rococò, e la navata nord, crollata nel XIII secolo, fu ricostruita seguendo il modello architettonico del gotico.

Rimangono invariati rispetto alla struttura originale gli eleganti altari laterali, tipici del barocco leccese, e i resti degli affreschi tre-quattrocenteschi che colorano le basi dei pilastri e i fianchi dell’aula.

Molto particolare è il Cristo Nero, un crocifisso del XII secolo, così chiamato per la tonalità scura del legno di cedro in cui è scolpito.

Nardò - Chiesa di San Domenico.
Nardò - cattedrale.

Villa Comunale e Castello dell’Acquaviva

Concludiamo il nostro percorso dando un’occhiata al giardino botanico della Villa Comunale e, accanto, al Castello dell’Acquaviva. La massiccia struttura a pianta quadrangolare presenta oggi una facciata neoclassica e un balcone centrale decorato da due danzatrici; la sua antica funzione difensiva della città, che ha svolto dal XV secolo, è andata persa nel corso del tempo. Costruito dai duchi Acquaviva, nell’Ottocento fu trasformato in residenza signorile dal barone Personè e dell’antica struttura militare rimangono ora solo quattro torri angolari e pochi altri dettagli.

Nardò - Castello dell'Acquaviva.
Nardò - Chiesa di San Giuseppe.

Con la trasformazione del castello in dimora nobiliare, il fossato venne colmato alla fine del XIX secolo; l’unico tratto rimasto vuoto è quello attorno ad uno degli angoli della fortezza, dove ora si estende un grazioso orto botanico, rigoglioso e che presenta l’impianto tipico del giardino all’italiana. Pace, silenzio e ombra caratterizzano questo luogo, molto ben curato (anche se i custodi non sono molto accoglienti verso il pubblico…).

La nostra passeggiata nel centro di Nardò è durata circa un’ora e mezza: il caldo e l’ora tarda ci spingono a ripartire e a spostarci lungo la costa… Prossima tappa: Porto Cesareo!

Galatina - Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

BUDGET

  • Bottiglia d’acqua al supermercato di Galatina: 0,45 euro
  • Pranzo a Puerto Picciu (Porto Cesareo): 31,70
  • Caffè e pasticciotto senza glutine a Dolci Tramonti: 7,00 euro
  • Biglietto ingresso Torre Lapillo: 4,00 euro
  • Hotel Copertino Royal House: 58,50 euro [colazione non inclusa]
  • Spesa Conad Torre Lapillo per cena e pranzo dell’indomani: 14,93

Totale: 116,58 euro
A testa: 58,29 euro

Complessivo 9 giorni per 2 persone

  • Biglietto treno: 258,80 euro
  • Auto: 360,00 euro di noleggio + 20,00 euro per check-in e out alla stazione
  • Benzina: 80,00 euro

Al giorno: 39,93 euro a testa

Totale a testa Giorno 8: 96,22 euro

INFORMAZIONI


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