Salento On the Road: Giorno 5
Da Andrano alla costa per ammirare due spettacolari insenature,
la scoperta della Cripta di Sant’Apollonia e della città più a sud del Salento
Quinto giorno del nostro on the road nel Salento! Siamo oltre la metà del nostro viaggio: partiti da Lecce, abbiamo fatto tappa ogni giorno in luoghi differenti dalla costa all’entroterra, passando per Otranto, la famosa Baia dei Turchi, l’affascinante Grotta Zinzulusa e il piccolo ma curato borgo di Castro…
Mercoledì 29 giugno 2022
Ripartiamo da Andrano e ci dirigiamo lungo la costa per una sosta alla cristallina Cala dell’Acquaviva… Scoraggiati dalla quantità di turisti, cerchiamo rifugio nell’entroterra per un pranzo al sacco accanto all’abbandonata Chiesa di San Giuseppe e visitiamo la sconosciuta Cripta di Sant’Apollonia. Infine, ammiriamo l’insenatura del Ciolo e ci dedichiamo alla scoperta di Santa Maria di Leuca.
- SANTA MARIA DI LEUCA
Cascata
Basilica Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae
Faro
Torre dell’Omomorto
Lungomare
Punta Ristola
Ville
- DOVE MANGIARE
Boccaccio a Santa Maria di Leuca
- DOVE DORMIRE
Mimi Leuca B&B
ANDRANO
Ci svegliamo di buon’ora nella bella camera del B&B La Balaustra e, dopo esserci goduti un’ottima colazione fatta in casa, facciamo una breve sosta al supermercato per comprare il pranzo al sacco di oggi e ripartiamo per il nostro on the road.
Non possiamo non passare dal centro di questo piccolo borgo, che ci appare molto più povero degli altri dell’entroterra, forse un po’ simile a Calimera, che abbiamo visitato il secondo giorno… Sulle antiche origini del paese non sono giunte a noi molte notizie: secondo alcuni la sua fondazione risalirebbe addirittura ai cretesi, mentre per altri fu un luogo frequentato sia da pagani sia da cristiani. Sicuramente Andrano sorse dalle rovine del precedente abitato, Casale Cellino, devastato dall’invasione dei Vandali nel V secolo d.C. In seguito, la storia fu dettata dai feudatari proprietari della città, le cui nobili famiglie si sono succedute fino al Novecento.
Due sono le architetture che maggiormente ci colpiscono: la Chiesa Madre di Sant’Andrea Apostolo e il Castello. La prima fu edificata nel 1741, sorgendo sui resti di una precedente costruzione quattrocentesca. Nell’Ottocento vennero realizzate importanti modifiche che ampliarono la struttura. La facciata, semplice e monolitica, è in pietra calcarenitica, in tufo, ed è coronata da un grosso timpano triangolare.
Il Castello Spinola – Caracciolo fu costruito nel XIII secolo come fortezza ed è considerato uno dei più interessanti del sud-est otrantino. La sua geometria si fonda sul quadrilatero, la cui forma caratterizza sia la pianta sia le torri medievali. Un cornicione marcapiano divide il piano nobile da quello inferiore. La sua mole domina la piazza principale di Andrano, con un modesto parco giochi per bambini.
CALA DELL’ACQUAVIVA
In meno di dieci minuti di auto arriviamo alla celebre Cala dell’Acquaviva, frequentata da locali e turisti e tristemente piccola per la massa di bagnanti che vorrebbero occuparla… Per il parcheggio, ci sono alcuni posti liberi lungo la strada, ma vengono subito occupati; rimane l’opzione a pagamento (i costi orari sono salati). Noi ci fermiamo giusto il tempo per dare un’occhiata e scattare alcune foto: l’insenatura è già troppo affollata per i nostri gusti!
La caletta è gradevole: i fitti pini e il ricco sottobosco ornano tutto il fiordo, stretto e lungo qualche centinaio di metri. L’acqua è trasparente e molto fresca grazie alle sorgenti di acqua dolce che sgorgano dal sottosuolo. È possibile stendersi sulle rocce o sul cemento, che purtroppo domina questa piccola oasi naturale per creare lo scivolo delle barche, oppure cercare riparo dal sole lungo i bordi, sotto le fronde degli alberi.
Una curiosità: di fronte all’insenatura, le profondità del mare celano un piroscafo, il Travancore, meglio noto come la Valigia delle Indie. L’imbarcazione affondò proprio all’imboccatura dell’Acquaviva nella notte dell’8 marzo 1880.
Anche se molto bella, preferiamo proseguire perché la quantità di bagnanti ci fa venire l’orticaria… Seguiamo la strada litoranea che è davvero spettacolare: un susseguirsi di insenature, fiordi, calette e grotte. I luoghi da visitare sarebbero molti (ad esempio, Tricase), ma ormai ci è presa la smania e proviamo ad abbandonare la costa adriatica per il lido sabbioso di Marina di Pescoluse. La scelta si rivela pessima: soffia un vento fortissimo e il mare è un pantano… Sono ormai le 13, quindi decidiamo di riparare nell’entroterra e fermarci per un picnic nell’area attrezzata accanto alla Chiesa di San Giuseppe. Un tempo questo luogo di culto era molto frequentato, ma adesso è lasciato in stato di totale abbandono, come anche il giardino che lo circonda.
CRIPTA DI SANT’APOLLONIA
Nel comune di Gagliano del Capo è stata ritrovata una cripta, sconosciuta ai turisti e a molti locali… Dato che sono le 14.30 e che fa molto caldo, decidiamo di tentare una visita e veniamo ricompensati. Annoverata anche tra i luoghi del cuore dal FAI, si trova a lato di una stradina che serpeggia tra poche case del paesino di San Dana, nel silenzio desertico dell’entroterra salentino.
Si tratta di un’importante testimonianza della devozione cristiana dei primi secoli dopo Cristo nel Capo di Leuca. Appena arrivati, lasciata l’auto in uno spiazzo, notiamo le ridotte dimensioni: la cripta è grande 11 metri per 7 e alta intorno ai 2 metri; adesso è coperta da una tettoia ed è accessibile grazie ad una scala in ferro. Gli affreschi che possiamo facilmente individuare hanno consentito una datazione tra il III e il IV secolo d.C. Probabilmente la cripta è stata la dimora di un eremita: vi è, infatti, un sedile di pietra, che potrebbe essere stato il giaciglio di un monaco. Secondo altri studiosi, invece, il minuscolo tempio fu edificato nel VI secolo dai monaci basiliani; l’ipotesi è corroborata dalla sovrapposizione degli affreschi presenti sulle pareti laterali e sulla volta.
Quale che sia stata l’origine della cripta, le rappresentazioni più antiche risalgono all’XI secolo, mentre quelle più recenti sono datate 1758. Gli affreschi rappresentano Sant’Apollonia, la Vergine col Bambino, l’Arcangelo Michele, la Trinità con Cristo Crocifisso e un Ostensorio, ovvero un arredo per esporre all’adorazione dei fedeli l’ostia consacrata e per impartire la benedizione eucaristica.
Il luogo fu abbandonato a partire dal 1480, quando i turchi invasero il Salento e lo misero a ferro e fuoco, distruggendo anche molte testimonianze storiche, artistiche e religiose, come il vicino Monastero di San Nicola di Casole a Otranto. Dell’antica struttura di Sant’Apollonia è facile individuare ciò che resta: il pilastro centrale che sorregge la volta e una scala, forse usata come accesso principale.
La nostra visita, avvolta dal silenzio e dalla sacralità del luogo, si conclude in una ventina di minuti… Siamo pronti a ripartire, diretti nuovamente verso la costa.
IL CIOLO
Secondo la nostra esperienza, il Ciolo è il fiordo più spettacolare della costa adriatica. Prima di scendere, possiamo ammirarlo dall’enorme ponte che lo sovrasta e all’inizio del quale lasciamo la nostra auto (parcheggio libero). Le pareti rocciose a strapiombo sul mare chiudono lo stretto canale: un’opera grandiosa della natura, che non cessa mai di stupirci…
L’acqua si tinge di vari colori: dal blu intenso delle profondità, al verde smeraldo fino all’azzurro. Lo spettacolo è coronato dalle alte scogliere e montagne, brulle e selvatiche. Nelle grotte naturali dei dintorni fanno il nido le gazze (ciòle in dialetto locale, da cui prende il nome l’insenatura).
Possiamo raggiungere l’accesso al mare da una comoda scala che percorre a zig-zag la parete rocciosa; in alternativa, vi sono alcuni trekking che conducono al Ciolo. Uno di essi parte dal centro storico di Gagliano e si chiama proprio “Sentiero del Ciolo”, da cui è possibile godere di splendidi affacci sul fiordo.
Ci fermiamo a prendere un caffè al bar accanto al ponte, riposando all’ombra del pergolato di vite… Nonostante la calca, il posto è tranquillo e riparato e ci godiamo in pace le prime ore del pomeriggio.
SANTA MARIA DI LEUCA
Una decina di minuti di auto ci separano dalla città più importante di questa zona: Santa Maria di Leuca, che iniziamo a visitare alle cinque, partendo dalla sua più nota e importante attrazione, la Basilica Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae.
Cascata
Il Capo di Leuca è l’estrema propaggine del Salento, la punta del tacco d’Italia; non a caso, viene definito come “finibus terrae”. Qui, oltre alla terra, trova la fine anche il grande Acquedotto Pugliese, che termina con una monumentale cascata. Attualmente l’approvvigionamento idrico di una gran parte del Salento leccese proviene dalla falda profonda situata nell’area di Corigliano d’Otranto.
La cascata e l’imponente scalinata che l’affianca sono state inaugurate nel 1939 e si integrano perfettamente con il paesaggio circostante. Gli ingegneri, infatti, hanno sfruttato il dislivello naturale tra il piazzale della basilica e la parte bassa antistante il porto di Leuca: il risultato è un’opera unica nel suo genere, carica di fascino e bellezza. L’acqua viene fatta scorrere secondo un calendario ben preciso, le cui date sono reperibili online. Dal 2015, inoltre, l’apertura della cascata è accompagnata dall’illuminazione artistica che si muove in sincronia con la musica.
Basilica Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae
Il luogo di culto sorge sulla sommità di Punta Meliso e fu costruito sopra un tempio romano dedicato alla dea Minerva, come testimonia l’ara che si trova all’interno della chiesa. Questa zona fu abitata fin dalla preistoria: ne sono prova i reperti rinvenuti nelle grotte circostanti e su Punta Ristola; sono state trovate incisioni anche in messapico, in greco e in latino. Qui facevano scalo i greci che fondarono le colonie in Calabria e in Sicilia. La punta di Leuca fu nei secoli uno snodo militare e civile di notevole importanza; ad esempio, secondo la tradizione, vi sbarcò San Pietro proveniente dall’Oriente e diretto a Roma. Un visitatore illustre fu San Francesco e il santuario di Leuca fu per secoli meta di pellegrinaggi via terra e via mare.
L’edificio attuale della basilica, una via di mezzo tra una fortezza capace di resistere alle incursioni turche e una chiesa cristiana, risale al 1720, dopo che i saraceni avevano distrutto la struttura precedente. Dall’esterno rimaniamo più che altro colpiti dalla grande piazza, dal colore ambrato delle pietre che si stagliano sull’azzurro del cielo e del mare… Il panorama è davvero impressionante. All’interno della basilica, sono custoditi alcuni dipinti di pregio, tra cui la piccola tela di Maria de Finibus Terrae di Palma il Giovane, allievo del Tiziano.
Il faro
Dalla bella terrazza-sagrato possiamo ammirare anche il faro, che dal 1866 avvisa i naviganti dell’inizio dell’Italia. Costruito sul punto più alto di Punta Meliso, è uno dei fari più alti d’Europa e uno dei più belli e suggestivi… Qui doveva un tempo trovarsi una torre di avvistamento, le cui tracce sono andate perdute. L’ingegnere responsabile del progetto, Achille Rossi, creò una struttura imponente, alta 47 metri, dalla cui sommità, raggiungibile tramite una scala a chiocciola di 254 gradini, si gode di uno spettacolare panorama a 360 gradi fino a scorgere le coste della Grecia.
Torre dell’Omomorto
Addentrandoci nella città di Leuca, facciamo sosta alla Torre dell’Omomorto, nota anche come Torre Vecchia, che sorge a solo 50 metri dal mare e permette di abbracciare con lo sguardo l’intera costa. Costruita nel XVI secolo, era parte di un sistema difensivo e comunicava con le vicine Torre Merchiello e Torre di Santa Maria di Leuca. Diverse modifiche e ammodernamenti si sono succeduti nel corso dei secoli, fino alla metà del Novecento, quando fu definitivamente disarmata. Gli esperti classificano la Torre dell’Omomorto come atipica, sottolineando soprattutto le sue notevoli dimensioni: le mura del basamento sono spesse quasi cinque metri, con un diametro di 16.
Ancora oggi, avvicinandoci rimaniamo impressionati dalla sua monolitica grandezza, incrinata solo dallo stato di abbandono in cui tristemente versa…
Lungomare
Ci avviciniamo al mare, da cui possiamo ammirare l’agglomerato di case bianche, basse intonacate di calce. Il nome della città deriva proprio da questa particolarità: leukos in greco vuol dire bianco, anche se riferito alla roccia e non alle abitazioni. Secondo una leggenda, invece, il toponimo di Leuca sarebbe legato alla sirena Leucasia.
Passeggiamo su via Japigia, elegante strada ornata da grandi palme e da una balconata continua che lascia intravedere la spiaggia, gli scogli rocciosi, il porto fino al Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae e il faro. Numerosi negozi e locali offrono relax e divertimento, ma noi troviamo tutto chiuso o deserto, avvolto da una pace irreale.
Punta Ristola
Proseguiamo la nostra camminata e arriviamo fino a Punta Ristola, che, insieme a Punta Meliso, racchiude la baia di Santa Maria di Leuca. I due promontori si protendono verso il mare e vennero identificati dai romani come “de finibus terrae”: qui finiva la terra.
La leggenda della sirena Leucasia spiega la formazione di questi due penisole rocciose. Le acque del mare erano abitate dal meraviglioso essere marino, la cui voce ammaliava chiunque la udisse. Un giorno, Leucasia vide il bel pastorello Melisso e tentò di sedurlo con il proprio canto, ma egli, perdutamente innamorato dell’aristocratica Aristula, respinse la sirena. Leucasia, infuriata, si vendicò: quando i due amanti erano insieme sulla scogliera, produsse una terribile tempesta e i giovani annegarono. I loro corpi finirono ai lati opposti della baia… La dea Minerva, impietosita dalla triste sorte, li trasformò in Punta Meliso e Punta Ristola, che, ancora oggi, si protendono in mare senza potersi toccare. La sirena, distrutta dal rimorso, fu pietrificata e si trasformò nella città di Leuca. In ricordo della leggenda, oggi possiamo ammirare nel porto un monumento scultoreo dedicato a Leucasia.
Punta Ristola viene indicata geograficamente come l’effettivo punto più a sud dell’Italia e nello spazio di mare antistante alla baia si incontrerebbero il Mare Adriatico e lo Ionio. Questa credenza, che invece non è affatto scientifica, è dettata dal fenomeno ottico secondo il quale le correnti dei due mari avrebbero colori diversi: l’Adriatico è dolce e bruno, lo Ionio salato e color cobalto. In realtà, le carte nautiche segnano il confine tra i due mari davanti a Punta Palascia, che noi abbiamo già visitato, vicino a Otranto.
Al di là delle leggende, dei dati scientifici e delle curiosità, Punta Ristola è un luogo ricco di fascino, con le sue grotte e lo spettacolare panorama… Inoltre, è l’unico punto in cui è possibile vedere il sole che sorge in un mare e tramonta nell’altro.
Ville
Passeggiando tra le strade della città, possiamo imbatterci in numerose ville, eleganti e circondate da meravigliosi giardini… Peccato che la maggioranza di esse sia in stato di abbandono! Degne di particolare nota sono Villa Episcopio e Villa Fuortes, che oggi è sede della Pro Loco.
Stili diversi ornano i nobili edifici: dal moresco al liberty, dall’esotico al neoclassico all’estremorientale; l’architettura eclettica di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento ha lasciato qui importanti tracce. Se siete curiosi e volete affacciarvi tra le grate dei cancelli, meritano una sbirciatina le ville De Francesco, Meridiana, Episcopo, Daniele, Mellacqua… e tante altre.
Particolarmente suggestiva è una passeggiata serale, che noi abbiamo fatto dirigendoci verso il locale che avevamo scelto per la cena, Boccaccio.
DOVE MANGIARE
Boccaccio a Santa Maria di Leuca
Sottotitolo del locale è “La poesia in un barattolo” e non è affatto un caso. Non solo, infatti, questo ristorantino all’aperto è una vera poesia, ma si caratterizza per il grande utilizzo, appunto, del barattolo, dentro cui vengono servite numerose pietanze.
Riparato all’interno di una pineta, Boccaccio è costituto da tavoli sparsi tra le rocce bianche, con un’illuminazione magistrale che crea un’atmosfera sospesa e accogliente… E’ possibile visitare anche una pajara, tradizionale costruzione rustica salentina, utilizzata da contadini e pastori. Il menu è composto dai sapori locali: frittini, salumi, formaggi, frise, erbette spontanee ripassate in padella, come i critimi dal gusto amarognolo che restituisce parte della salinità del mare e l’aroma profumato di finocchietto selvatico; la paparina, ovvero la parte verde della piantina del papavero.
Noi abbiamo scelto un tagliere di formaggi locali: burrate pugliesi, stracciatella e olio “fumo”, bocconcini fior di latte, caciocavallo, pecorino di masseria, Moretto (un formaggio ovino-vaccino leggermente affumicato), serviti con confetture artigianali di arance, cipolle e peperoni. Oltre alle chips artigianali di patata locale (che mi hanno ricordato le patate fritte che faceva mia mamma quando ero bambina), non potevamo non assaggiare il purè di fave e cicorie selvatiche e l’insalata di patate alla salentina (patate, pomodori, capperi, olive, critimi, cetriolo salentino). Infine, per provare un po’ tutto, abbiamo preso una Cassettina di Boccaccio, ovvero una degustazione di sottoli: filetti di melanzane, carciofi, puntarelle di cicoria, salamura cotta (una specie di peperonata), critimi, paparina, con uno spiedino di bocconcino di fior di latte e pomodoro secco, una frisa con pomodorini e un cartoccio di pane tipico. Per me, che sono celiaca, avevano alternative di pane senza glutine confezionato.
Infine, come dolci ci siamo gustati La Poesia in un Barattolo (cos’altro?): una mousse di ricotta locale aromatizzata al limone con confettura di fichi e mandorle tostate, sbriciolata di biscotto alle mandorle (che a noi hanno servito a parte).
In conclusione… non possiamo che consigliare questo locale incantevole!
DOVE DORMIRE
Mimi Leuca B&B
Santa Maria di Leuca offre numerose opzioni di alloggio, anche abbastanza economiche… Noi abbiamo scelto un B&B nuovissimo, inaugurato nel 2022 e gestito da Luca, con una pluriennale esperienza nel campo immobiliare e turistico.
La palazzina si compone di sole 4 camere, tutte ben arredate, con stile semplice e colori chiari. Il bagno è davvero spettacolare, con una doccia confortevole, e tutto ispira minimalismo e sobrietà. La posizione è ottimale, con un parcheggio gratuito a pochi metri e il centro della città raggiungibile a piedi in qualche minuto.
La colazione che ci attende al nostro risveglio il mattino seguente è abbastanza varia, con diverse opzioni senza glutine (io ho preso un plumcake confezionato), marmellate, dolci, frutta e yogurt… Viene servita nella cucina, sempre gestita abilmente da Luca, che è anche sala con alcuni tavolini bianchi alle pareti.
Dopo la colazione e aver nuovamente preparato le valige, siamo pronti per il nostro sesto giorno di on the road nel Salento!
BUDGET
- Spesa al supermercato di Andrano: 8 euro
- Parcheggio Calda dell’Acquaviva: 0,50 ero
- Parcheggio Lido Pescoluse: 3,00 euro
- Caffè a Il Ciolo: 2,00 euro
- Ristorante Boccaccio: 57,00 euro
- Mimi Leuca B&B: 64,80 euro
Totale: 135,30 euro
A testa: 67,65 euro
Complessivo 9 giorni per 2 persone
- Biglietto treno: 258,80 euro
- Auto: 360,00 euro di noleggio + 20,00 euro per check-in e out alla stazione
- Benzina: 80,00 euro
Totale a testa Giorno 5: 107,58 euro
INFORMAZIONI
- Andrano: https://www.comune.andrano.le.it/
- Cala dell’Acquaviva: https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/cards/cala-dell-acquaviva-salento-dove-si-trova-e-come-arrivare/
- Il Ciolo: https://www.immaginasalento.it/localita/ponte-ciolo/
- Santa Maria di Leuca: https://www.leuca.info/
- Cascata di Leuca: https://www.leuca.info/la-cascata-di-leuca-il-rito-dellacqua-dalla-scalinata-monumentale/
- Lungomare: https://www.paesionline.it/italia/vie-piazze-e-quartieri-santa_maria_di_leuca/lungomare
- La leggenda di Leucasia: https://www.lacasarana.it/tra-storia-e-leggenda-il-mito-della-sirena-leucasia/
- Punta Ristola e Punta Meliso: https://www.leuca.info/cosa-fare-vedere/punta-ristola/
- Boccaccio: https://www.facebook.com/lapoesiainunbarattolo/
- Erbe spontanee: https://www.salentoterradagustare.it/erbe-spontanee-di-mare-i-critimi-cosa-sono-e-dove-trovarli/
- Pajara: https://www.nelsalento.com/blog/le-pajare-del-salento-antiche-costruzioni-del-passato/
- Mimi Leuca B&B: http://www.estatesalento.com/mimileuca/
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