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ITINERARIO TRA LE PORTE E I PALAZZI DI TIRANO

Cosa vedere nel centro tra dimore, porte, chiese e fontane

Venerdì 21 luglio 2023

Durante il nostro weekend a Tirano, abbiamo visitato questa gradevole cittadina, conosciuta per lo più per essere punto di partenza e di arrivo del famoso Trenino Rosso del Bernina, ma che cela alcune perle nascoste nel suo centro di vicoli intricati sulla sponda del fiume Adda. Il Santuario della Madonna è l’attrazione più conosciuta del borgo, che, però, merita di essere visitato con un itinerario a piedi tra palazzi storici, le tre porte della cinta muraria, chiese più nascoste e dimenticane e persino fontane di tutti i tipi…

Il nostro percorso inizia dall’appartamento dove alloggiamo, Holiday House Viola, vicinissimo alla stazione dei treni. Arrivati in piazza Marinoni, attiva e vitale con i suoi locali e bar, ci soffermiamo un momento a osservare il grande palazzo in stile Liberty, occupato da una banca e da alcuni negozi.

Palazzo Foppoli, Palazzo Pievani e Chiesa di San Giacomo

Invece di arrivare subito al fiume Adda, costeggiamo i giardini pubblici e proseguiamo nella stretta via Quadrio, dove si trova anche la biblioteca. Qui possiamo già avere un piccolo assaggio dei numerosi palazzi signorili di cui è gremito il centro storico: Palazzo Foppoli e, proseguendo in piazza Arcari, Palazzo Pievani, accanto all’ex Chiesa di San Giacomo, che sorge nell’omonima antica contrada fuori dalla cinta muraria della città. La facciata reca ancora un’apertura quadrilobata sopra il portale d’ingresso, datato 1731, mentre il campanile in pietra è alleggerito da bifore e termina con cuspide piramidale. All’interno, coperto a botte e con una cappella laterale, è curiosa la presenza di una scala, posizionata nell’abside e che conduce alla Casa Pievani-Arcari attraverso un passaggio coperto! La famiglia, infatti, era proprietaria sia della chiesa sia del palazzo, che presenta una facciata molto semplice, con cornici in pietra per decorare finestre e portale; in ferro battuto sono il balconino in stile barocco e i doccioni a forma di drago.

Tirano.
Tirano - Porta Poschiavina.

Torniamo sui nostri passi e passiamo nuovamente di fronte a Palazzo Foppoli, un elegante edificio cinquecentesco, che divenne proprietà della Chiesa della Beata vergine di Tirano nel Settecento, quando il pian terreno fu adibito ad osteria. Successivi proprietari furono la famiglia Foppoli e Bernardino Mazza, fondatore e direttore dell’Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione, la cui sede fu posta proprio nel palazzo. Infine, nel 1971 l’edificio fu devoluto alla comunità di Tirano ed è oggi proprietà del comune, ospitando una sala per le mostre.

Porta Poschiavina e Palazzo Pretorio

Svoltando ci troviamo lungo l’Adda, proprio di fronte alla più celebre delle porte della città: Porta Poschiavina, eretta tra il 1492 e il 1498 per volere di Ludovico il Moro, duca di Milano. Conserva ancora il suo aspetto originario e al suo interno possiamo ammirare vari frammenti di decorazioni: stemmi dei podestà Grigioni, la figura mitologica dell’Uomo Selvatico e l’allegoria della Giustizia dei Grigioni. Questi dipinti portano la testimonianza di podestà, giudici e funzionari che si avvicendavano nel governo locale. Oltre agli affreschi, notiamo due locali, un tempo adibiti per la guardia o per gli uffici del dazio.

Tirano - Porta Poschiavina.

Gli ingressi principali attraverso la cinta muraria erano tre e prendevano il nome dalle strade che da essi partivano: Porta Milanese verso Milano, Porta Bormina verso il contado di Bormio e Porta Poschiavina verso Poschiavo e la via del Bernina. Quest’ultima era la più importante, ricavata dalla residenza ufficiale del podestà. La struttura è imponente e ancora oggi possiamo vedere i cardini dei due portali a doppi battenti aperti sul fiume e sul borgo.

Passati dall’interno della porta, che ora ospita un archivio al primo piano e dei negozi sulla strada, ci troviamo subito accanto al Palazzo Pretorio (XVI-XVII sec.), antica sede dei podestà ducali e poi grigioni. Dal solenne portale diamo un’occhiata nell’androne, affrescato con gli stemmi dei magistrati e la figura allegorica della Giustizia.

Palazzo Salis, Casa Museo D’Oro Lambertenghi e Casa Mazza

Svoltiamo a sinistra e, dopo qualche decina di metri tra i vicoli, ci scolpisce subito il grande Palazzo Salis, che domina l’omonima via. Rimasto nei secoli sempre di proprietà dei Conti Sertoli Salis, accoglie i visitatori con una grande facciata di stile tardo-cinquecentesco, fiancheggiata da due torri, con un portale centrale barocco realizzato su disegno del Vignola. Il suo interno merita assolutamente una visita e potete trovare qui tutte le informazioni!

Meno scenografici e appariscenti sono i due palazzi di via Ligari. Il più facilmente individuabile è la Casa Museo D’Oro Lambertenghi (XV sec.), tipico esempio di casa torre di impianto medioevale con aggiunte del XVI secolo ed emblema del Consiglio della “Magnifica Valle” dal 1512 al 1836. Rimaniamo fuori dal cancello, in puro stile rocaille e proveniente dal Palazzo dei Lambertenghi a Villa di Tirano, purtroppo distrutto. Accessibile con un orario molto ridotto o su prenotazione, ospita al proprio interno le tradizionali “stüe” valtellinesi, documentate dal 1620, arredi, dipinti e diversi oggetti provenienti da collezioni antiquarie di varie epoche.

Tirano - Palazzo Salis.
Tirano - Casa Museo D’Oro Lambertenghi.

Vicinissima al Palazzo D’Oro Lambertenghi, si apre l’entrata di Casa Mazza, già presente nel catasto del tardo Cinquecento con il nome di Palazzo Venosta con edificio, orto e corti. Questi ambienti sono ancora oggi di proprietà privata e si sviluppano tra via Ligari e via San Carlo tra cortili pavimentati, porticati e lavatoi. Dal 1851 il palazzo è abitato dalla famiglia Mazza, tra le più antiche di Tirano, la quale lo acquistò dai nobili Piazzi-Guicciardi.

Chiesa di San Martino

Allontanandoci dall’Adda, ci addentriamo nel centro del borgo e sbuchiamo velocemente in piazza San Martino, dove sorge l’omonima chiesa, di origine altomedievale (XIII sec.) e ricostruita dalle fondamenta nel XVII, inglobando alcune parti dell’antica struttura. La facciata, semplice e geometrica, risale al 1870, opera dell’architetto milanese Carlo Maciachini; il pronao fu affrescato alla fine dell’Ottocento dal pittore valtellinese Giovanni Gavazzeni. Aggiunte ancora successive sono la cupola e l’abside, erette nel 1914, e nel 1953 fu costruita una nuova casa parrocchiale e fu sistemato il sagrato della chiesa. La bella torre campanaria, invece, è in stile romanico-lombardo.

Entrando all’interno, sono degni di nota gli affreschi del presbiterio di Luigi Morgari e l’organo realizzato dai Fratelli Serassi nel 1848, perfettamente restaurato nel 2016.

Tirano - Chiesa di San Martino.
Tirano - Palazzo Quadrio Curzio.

Palazzo Quadrio Curzio e Oratorio di San Pietro

Accanto alla grande chiesa, che spicca con il suo intonaco chiaro, è impossibile non venire calamitati da Palazzo Quadrio Curzio (XVI sec.), elegante e decorato con colori pastello, ocra nel finto bugnato della parte inferiore e rosa antico nel ricamo floreale di quella superiore. Dalla loggia settecentesca, sopra lo stemma, occhieggia la rigogliosa vegetazione del giardino interno.

Attraversando la piazza, la nostra attenzione viene catturata da un banchino sul lato opposto della facciata della chiesa: è posto accanto all’ingresso di quello che ci appare come un mercatino delle pulci, fitto di oggetti appesi e accatastati. Ciò che è veramente eccezionale è la location: l’Oratorio di San Pietro, sorto nel XIV secolo, come Oratorio de Disciplini, confratelli di San Pietro. Nel Seicento fu intitolato a San Filippo Neri; di ciò rimane traccia nell’indicazione della bella pala dell’altare di Francesco Patti. Confiscata da Napoleone, fu riscattata e assunse la funzione di battistero.

Non resisto e decido di entrare, girovagando tra le cianfrusaglie che aggiungono fascino alla struttura, composta da un’unica grande sala riunioni e da una cappella per la preghiera. La porta laterale, realizzata in pietra verde, è una delle peculiarità dell’edificio; sulla sua sommità possiamo distinguere un’iscrizione che sta per Schola Disciplinorum. Persa ormai l’originaria vocazione, nell’oratorio vi è ora esposta la raccolta dei quadri e degli arredi della parrocchia, mentre nell’antica foresteria per i viandanti è ora ospitato un gruppo di frati che gestisce la struttura.

Tirano - Oratorio di San Pietro.
Tirano - Palazzo Buttafava.

Palazzi Merizzi, Noli-Pradella, Buttafava, Visconti Venosta

Giunti alla fine della piazza, imbocchiamo una delle vie sulle quali si apre la maggioranza dei palazzi nobiliari. Purtroppo, tanti di essi sono in cattivo stato, le facciate mangiate dal tempo e i portoni chiusi… In alcune occasioni è possibile visitare una parte degli interni, tutti appartenenti a privati, alcuni rimasti in mano ad una sola famiglia, i più suddivisi in diversi appartamenti.

All’angolo tra via XX settembre e via Torelli, troviamo il famoso Palazzo Merizzi (XVI-XVIII sec.), che ingloba ora due edifici cinquecenteschi e un torrione medievale. Nelle visite guidate che qui vengono organizzate (sempre più raramente, da quel che ci risulta), è possibile ammirare il cortile interno con il loggiato e le finestre incorniciate da eleganti decorazioni in stucco, oltre alle belle sale dell’appartamento dell’arcivescovo Giacomo Merizzi (1883-1916), benefattore di Tirano. Nel palazzo è conservato l’archivio della nobile famiglia Merizzi, contenente documenti dal 1510 al 1800, 150 pergamene medioevali e gli antichi alberi genealogici delle famiglie Tirolesi di Wolkenstein e Schlanders.

Proseguiamo lungo via XX settembre e incontriamo Palazzo Noli-Pradella (XVI-XVIII sec.), un tempo proprietà della famiglia Omodei Ciboldi; caratterizzato da un prospetto tipico, con porticato, loggiato, eleganti balconcini e decorazioni tardo barocche. Abbiamo la fortuna di incontrare una signora che sta rientrando a casa e che è tanto gentile da lasciarci dare un’occhiata nello spazioso cortile interno, che prosegue con un verdeggiante giardino. Dominano su tutto alcune piante rampicanti, che prendono possesso di colonne e loggia come in un quadro romantico dell’Ottocento.

Tirano - Palazzo Noli-Pradella.
Tirano - Palazzo Noli-Pradella.

Poco più avanti quattro attrazioni formano un quadrato ai due lati della strada: a destra troviamo il Palazzo Buttafava (XVI-XIX sec.), di origine rinascimentale, prima proprietà della famiglia Negri e poi dei Buttafava, recentemente ristrutturato e che conserva dei portali gemini del XVI secolo, elaborate inferriate, un elegante atrio con decorazioni a graffito, un ampio scalone e un giardino pensile.

A sinistra, invece, troviamo Palazzo Visconti Venosta (XVI-XIX sec.), appartenente ai Visconti Venosta di Grosio, oggi proprietà della Fondazione Camagni. Qui, inoltre, fu ospitato l’orfanotrofio della media e alta Valtellina, denominato Fanciullezza abbandonata. La facciata è molto semplice, con un portale a sesto acuto sormontato da un balconcino; all’interno vi è uno scalone settecentesco in corrispondenza del quale, sul tetto, si eleva una torretta.

Tirano - Porta Bormina.


Chiesetta dell’Angelo Custode e Porta Bormina

Accanto al Palazzo Visconti Venosta, in una rientranza della via che forma un’angusta piazzetta, vediamo la facciata della Chiesetta dell’Angelo Custode, eretta nel XV secolo quale cappella gentilizia dei Venosta. Il piccolo oratorio fu riscotruito alla fine del XVII secolo e passò nell’Ottocento alla Parrocchia di San Martino. All’interno, sull’originale altare ligneo ottocentesco, è custodita la pala dipinta dal valtellinese Felice Carbonera, talentuoso pittore sordomuto.

Volgendo lo sguardo alla fine della via, ci accorgiamo di essere arrivati al secondo ingresso della città: Porta Bormina, sorta nel XV secolo al limite orientale del borgo, in direzione di Bormio. Qui sono chiarissime le tracce della cinta muraria, che formava quasi un angolo retto e proseguiva in due torrioni. Secondo alcuni la porta non si trovava in questa posizione e non potrebbe essere identificata nel piccolo archetto e in quelle due strutture… La vera porta doveva essere stata inglobata in alcune costruzioni ancora oggi esistenti. In ogni caso, questo punto della città è molto suggestivo e merita una visita.

Fontana di via San Carlo, Resti dell’Antica Torre ad Angolo e Chiesa San Carlo

Imbocchiamo la discesa che ci conduce in via San Carlo, dove ci colpisce la fontana risalente alla dominazione austrica e posta qui solo successivamente. Si tratta di un grande crogiuolo per la fusione del piombo! Infatti, alcuni forni furono installati presso la Chiesa di San Carlo; di essi rimangono solo due grandi crogiuoli, simili ad ampie tazze, forse in ghisa, massicce ma al tempo stesso eleganti, alte 60 cm e con un diametro di oltre un metro e mezzo, con un orlo piatto che forma una corona circolare larga 24 cm circa. La fontana di via San Carlo, impossibile da non notare, è posta da un incrocio, davanti ad una vecchia osteria sulla quale campeggiava un bello stemma.

Proseguendo verso il fiume Adda incontriamo i resti dell’antica torre ad angolo e facciamo solo una piccola deviazione a sinistra, verso la Chiesa di San Carlo (XVI – XVII sec.), anticamente cappella gentilizia della famiglia Venosta, unita al palazzo divenuto proprietà Salis. In questo caso l’ispirazione è di tipo barocco, con pregevoli decorazioni in stucco sulla volta, nel presbiterio e lungo la piccola navata. Notevole è la pala del primo Seicento, attribuita a Francesco Zugno.

Tirano - Chiesa dell'Angelo Custode.
Tirano - Fontana di via San Carlo.
Tirano - via San Carlo.

Chiesa Sant’Agostino e Palazzo Homodei Marinoni

Siamo tornati a Porta Poschiavina e al Palazzo Pretorio, così teniamo la destra per arrivare in piazza del Municipio. Prima, però, ci soffermiamo un momento nella via principale osservando la Chiesa di Sant’Agostino (XVII sec.) e l’attiguo Palazzo Marinoni (XVI sec.), che anticamente ne costituiva l’annesso convento. Piccola, semplice e raffinata, la struttura è composta da una sola navata e la chiesa è caratterizzata da un gusto medioevaleggiante, con doccioni a forma di drago. All’interno sono conservate numerose tele seicentesche raffiguranti episodi della vita di San Nicola da Tolentino.

Il Palazzo Marinoni, costruito nel 1576 e proprietà privata di Gianluigi Garbellini e Natalina Valli, fu edificato da Gian Maria del nobile casato degli Homodei; suo figlio Giovan Pietro, pittore, sposò Ursula Marinoni. Il palazzo si mantenne di proprietà della famiglia Marinoni finché nel 1656 non passò, per volontà testamentaria, al santuario della Madonna di Tirano e quindi al Comune di Tirano, proprietario della chiesa. Divenne così la sede ufficiale dell’amministrazione, ma nel 1798 alcuni soldati francesi vi appiccarono il fuoco distruggendo il tetto e le stanze del primo piano. Dopo il restauro, l’edificio fu in parte dato in affisso e in parte adibito a scuola pubblica, finché nel 1908 il Comune ne ricavò una “trattoria con alloggio”. Nel 1972 i due coniugi Gianluigi Gabellini e Natalia Valli comprarono il palazzo, che rischiava la demolizione, e ne curarono un restauro completo, facendolo divenire la loro residenza di famiglia.

Tirano - lavatoi e torre.
Tirano - Chiesa di Sant'Agostino.

Casa Camagni e Palazzo Quadrio

Siamo arrivati nella piazza del Municipio, al cui centro sorge una fontana con la statua allegorica della Storia. Al contrario degli altri spazi del centro, questo non è particolarmente gradevole, anche a causa del traffico e della confusione. Tuttavia, sono degni di nota alcuni palazzi che vi si affacciano, tutti sul lato opposto rispetto al Municipio.

Casa Camagni fu edificata nel XVI dalla famiglia Homodei, passando di proprietà ai Quadio e poiai Camagni. Degni di nota sono l’ampio portale a tutto sesto, le finestre incorniciate in pietra e, sulla parete interna, la meridiana a graffito datata 1667 e il dipinto della “bambina” del XIX sec. attribuito al G. Napoleone Besta di Teglio.

Accanto, Palazzo Quadrio (XV-XVI sec.) è parte del complesso di costruzioni più antiche della potente famiglia Quadrio; l’edificio presenta un impianto architettonico interessante con un duplice cortile e un salone a piano terra affrescano nel Settecento da G. Battista Muttoni con un’allegoria delle Quattro Stagioni.

Tirano - Torre Torelli.



Palazzo e Torre Torelli

Prima di arrivare alla Porta Milanese, ci soffermiamo in via Torelli, dove sorgono le due più importanti costruzioni volute dalla famiglia: Palazzo Torelli (XVII-XVIII sec.), originariamente della famiglia grigione Misani e passata per matrimonio nelle proprietà dei Torelli nel 1790. A questo periodo risalgono il portale barocco e il balconcino. L’affresco di Antonio Caimini, in facciata, è del 1844 e ricorda la visita di San Carlo Borromeo al Santuario di Tirano nel 1580.

Sulla grande via della Repubblica si erge la massiccia Torre Torelli, deputata nell’Ottocento a filanda e chiaro esempio della diffusione del gusto neogotico, tipico del periodo. L’imponente struttura è corredata da doccioni a forma di drago in stile medioevale. Dopo un uso come presidio fascista durante la Seconda guerra mondiale, è adesso inutilizzata.

Porta Milanese, Palazzo Parravicini e Chiesa del Mariano Spasmo

Imboccata via Porta Milanese, arriviamo all’ultimo dei tre ingressi in città. Questa porta ha una caratteristica peculiare: la salita con scala, che consentiva l’accesso al torrione superiore; le porte erano chiuse da complessi meccanismi, studiati appositamente per renderle invalicabili.

Da qui possiamo scegliere se salire verso il Castello di Santa Maria, allontanandoci dal centro della città, oppure chiudere il nostro percorso ad anello con il Palazzo Parravicini e la Chiesa del Mariano Spasmo, entrambi in via Santa Maria. L’edificio nobiliare è il frutto dell’accorpamento, avvenuto nel Seicento e nel Settecento, di più costruzioni cinquecentesche; la facciata è in stile rinascimentale e domina l’omonima piazza con esedra, cappella di famiglia e antica fontana, inserita in una nicchia che funge da quinta teatrale con una vasca ottagonale in pannelli di pietra verde.

Data la sua collocazione, non c’è da stupirsi che la Chiesa del Mariano Spasmo fu l’oratorio dei Parravicini, ricostruito nel 1664 e passato in eredità alla famiglia Merizzi nel 1898. All’interno sono presenti decorazioni in stucco di artisti ticinesi del Seicento.

Siamo nuovamente vicini al fiume Adda, che attraversiamo per tornare al punto di partenza… Questo itinerario, molto semplice e raccolto è estremamente ricco di spunti e ci immerge nell’atmosfera elegante e un po’ decadente della nobiltà di Tirano, alla scoperta di luoghi noti e sconosciuti…

Qui trovate cosa fare e visitare in un giorno a Tirano!

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