Libri Romanzi

“ABEL” DI ALESSANDRO BARICCO

Un western esistenziale

GENNAIO 2024

Baricco è uno degli autori più costanti nelle mie letture. Da quando mia madre mi fece scoprire “Seta”, ho comprato e amato molti dei romanzi di questo scrittore (in primis “Oceano mare”, ma anche il saggio “The game”). Perciò, quando finalmente, dopo anni di silenzio, è uscito un nuovo libro, non potevo non comprarlo! In verità, l’ho commissionato come regalo di Natale a mio babbo e sono andata personalmente a procurarmelo pochi giorni prima del 25 dicembre al Centro Commerciale di San Donato.

  1. Sinossi;
  2. L’autore;
  3. Cosa ne penso?

All’inizio del mese, andando a lavoro, ero passata di fronte alla libreria Feltrinelli, vicino al Duomo: un’intera vetrina era dedicata al romanzo di Baricco, che troneggiava tra le pile rosso fiammante della copertina. Nel 2015, infatti, era uscito La sposa giovane, a cui è seguito un silenzio di otto anni, interrotto solo dalla pubblicazione di alcuni libri di stampo saggistico, tra i quali The Game (2018). L’aspettativa verso questo nuovo romanzo, quindi, era altissima! La lunga gestazione mi incuriosiva, così come la mia posizione verso lo stile e la scrittura di Baricco, così particolare e che non leggevo da anni: gli altri romanzi li ho divorati poco dopo l’adolescenza o comunque non nella mia vita “adulta”.

Alessandro Baricco, Abel, Feltrinelli, Milano, 2023.


Com’era prevedibile, pure la critica aspettava con ansia questo romanzo e si è sbizzarrita con le recensioni, che stoicamente continuo a non aver letto. Le uniche cose che so (perché Lorenzo, il mio compagno, me l’ha anticipato) è che i critici si sono divisi tra appassionati sostenitori e scettici e la maggioranza ha convenuto di interpretare la figura del protagonista come l’alter ego di Baricco stesso. Mi verrebbe da dire, forse un po’ cinicamente, che non è affatto sorprendente: gli scrittori invecchiano e con gli anni aumenta la probabilità che scrivano romanzi parlando di se stessi e ripensando alla propria vita. Mi è venuto subito in mente un esempio lampante: Lezioni di Ian McEwan, che ho letto da poco.

“Così imparai che la sovrapposizione nel tempo di trascurabili decisioni venate di viltà può portare lontano, e perfino a una forma di poetico eroismo.”

P . 14

In ogni caso, all’inizio del 2024, ho cercato di affrontare le pagine di Abel priva di particolari condizionamenti e, da lettrice profana, l’interpretazione della critica non è quella che per me spicca maggiormente. Questo ancor di più se confronto il romanzo con il mastodontico Lezioni, dove il protagonista ha molte più somiglianze, caratteristiche e persino richiami puntuali alla vita dell’autore. Da tale punto di vista, forse, la chiave di lettura che vuole vedere in Abel una trasposizione di Baricco è piuttosto marginale, ovvero non aggiunge al libro niente di particolarmente interessante. Sì, Baricco è in Abel, ma più a livello esistenziale, filosofico riflessivo…

La prima cosa che spicca del romanzo è l’ambientazione: lontana dalla nostra realtà e avvolta in un’atmosfera particolare, rarefatta e sospesa, vera e fantastica al tempo stesso. Si tratta di un’abilità di Baricco che ho sempre trovato affascinante: saper evocare interi universi in poche frasi e ancor meno dettagli. Non è una descrizione a catapultare il lettore nel cuore del vecchio West, ma una sensazione, un clima, una suggestione… È un vero talento di questo scrittore, rimasto immutato nel corso degli anni. In poche pagine siamo sbalzati lontani, in senso geografico e temporale, a fare i conti con le logiche di un mondo distante da noi, dominato da praterie, saloon, sceriffi e pistoleri, impiccagioni, cavalli e rapine.

Alessandro Baricco, Abel, Feltrinelli, Milano, 2023.

Baricco ha sempre creato visioni all’interno dei propri romanzi, scenari esistenziali in cui si incastonano belle metafore e riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla nostra identità, il legame con gli altri e i desideri più profondi. A volte non c’è una coerenza logica a condurre la narrazione, il dipanarsi degli eventi, ma il lettore sente che è giusto così, condivide in primo luogo sensazioni ed emozioni.

Ecco, forse quest’ultima capacità dell’autore si è un po’ inceppata in Abel, o almeno questa è la mia personale sensazione. Talvolta, le visioni hanno un carattere allucinatorio, per me difficile da condividere e un po’ gratuito.

Leggendo, mi aspetto comunque la costruzione di un senso, anche non logico o razionale, ma solo intuitivo… Mi sembra che per alcuni episodi questo manchi e dei fili rimangano slacciati e inerti, senza la bellezza o la suggestione che potrebbe giustificarli.

La trama copre l’arco di una vita, quella del pistolero Abel, in un flusso di frammenti temporali non allineati e non lineari, una specie di flusso di coscienza, il racconto disordinato (sebbene solo in apparenza) dei momenti più significativi di un’esistenza. Perciò il romanzo ha una sua completezza, un inizio e una fine, che possono mescolarsi, tra ricordi e intuizioni, anticipazioni e richiami.

Non mancano suggestioni psicanalitiche, oltre a quelle filosofico-esistenziali. Due su tutte mi hanno colpita: la convinzione che crescere significhi domare se stessi, generando così dolore e repressione verso chi siamo davvero, e il rapporto con i nostri genitori, con nostra madre in particolare.

Alessandro Baricco, Abel, Feltrinelli, Milano, 2023.


“(…) noi impariamo una lezione memorabile sulla vocazione dell’uomo a devastare la purezza per disegnare qualcosa di perfetto, artificiale e schiavo. Senza saperlo, ne ricaviamo l’istinto a credere che diventare grandi sarà una conversione del genere, dove saremo noi a domare noi stessi. Quanta sofferenza ha poi generato questo equivoco (…)”
p. 89

“Forse da bambini non si fa altro che rinunciare alla propria vita per salvare quella della propria madre.”
p. 136

Quando siamo bambini, infatti, dipendiamo totalmente da questa figura e, se un qualche motivo, essa ci appare inaffidabile, sofferente, bisognosa, il nostro istinto è quello di aiutarla perché solo così possiamo sopravvivere: se lei non può occuparsi di noi, sentiamo di essere destinati a perire. Questa linea corre all’interno del romanzo, dalla strana relazione con la madre da parte di Abel e dei suoi fratelli al suo abbandono inspiegabile fino al tentativo di salvarla dall’impiccagione e al sacrificio per renderle la libertà.

Un’altra riflessione ho amato e apprezzato: in più punti del romanzo affiora una vena di quello che potrei chiamare relativismo, mancanza di prospettiva certa e univoca, confusione tra noi e gli altri, disordine temporale, inversione del nesso causa-effetto. Se ne parla a livello filosofico, citando Hume, e spirituale, tramite le parole di una bruja, la strega di una popolazione indigena.

Alessandro Baricco, Abel, Feltrinelli, Milano, 2023.


Abel è un pistolero e la sua precisione e capacità risiede nel predire esattamente gli effetti di ogni sparo, capire cosa accadrà dopo, saggiare le possibilità di un’azione, sempre da un solo punto di vista, il proprio, il dovere di assicurarsi la vittoria e di sopravvivere. Quando cede alla confusione e alla fusione delle parti, quando il relativismo incrina la sua capacità predittiva e offusca la prospettiva, rischia di morire e capisce che non potrà più sparare. Possiamo trasportare la riflessione ad un altro livello: se non siamo certi della netta separazione tra noi e gli altri, eroe e nemici, della ferrea linearità del tempo e della rigida concatenazione delle cause che generano gli effetti, non possiamo prendere una posizione, il dubbio ci farà esitare e questa insicurezza potrebbe condurci alla morte. Al tempo stesso, però, è una visione molto più completa, più naturale e persino rassicurante: non abbiamo guerre da combattere, nemici da vincere, futuro da temere.

“Non c’è futuro, non c’è passato, Giudice. C’è un unico respiro. (…) Tutto si ricompone, e questa è la vita. Quindi non chiederti se c’è un prima o un dopo, perché solo c’è un adesso. Per questo è impossibile aver paura, poiché tutto è già accaduto, e nulla finirà mai.”
p. 49

In conclusione, è un romanzo di lettura scorrevole, suggestivo in alcuni punti, diverso e di un genere tutto suo. Mi è piaciuto? Baricco è sempre Baricco, ma non lo consiglierei come prima lettura né lo annovererei tra i suoi romanzi meglio riusciti.

SINOSSI

Il romanzo ripercorre la vita di Abel, un pistolero leggendario del West, divenuto famoso per aver messo fine ad una rapina sparando simultaneamente con due pistole contro obiettivi diversi. Divenuto lo sceriffo di una cittadina e innamorato della misteriosa Hallelujah Wood, deve fare i conti con il proprio passato e con la propria famiglia, quando la madre viene condannata all’impiccagione per furto.

ALESSANDRO BARICCO

Alessandro Baricco è nato a Torino nel 1958 e laureato in Filosofia. L’amore per la musica e per la letteratura ha ispirato la sua attività di saggista e narratore. Numerosissime sono le sue pubblicazioni: da Il genio in fuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioacchino Rossini (1988) e Castelli di rabbia (1991), il suo primo romanzo, al saggio The Game (2018). Qui è disponibile la bibliografia completa.


IL LIBRO
Alessandro Baricco, Abel, Feltrinelli, Milano, 2023.
> https://www.feltrinellieditore.it/opera/abel/


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